Archivi categoria: LIBRI

Sophie Lally, Identity, Performance and Technology Practices of Empowerment, Embodiment and Technicity
887

This project investigates the implications of technology on identity in embodied performance, opening up a forum of debate exploring the interrelationship of and between identities in performance practices and considering how identity is formed, de-formed, blurred and celebrated within diverse approaches to technological performance practice.

Reviews:

‘…this is an important addition to the material on performance and technology and its impact on embodied performance practices. In its ambition and scope this volume will be of interest to those concerned with somatic practice and the range of emergent thinking and multiple impacts of digital technologies deployed in contemporary performance.’ – Scott Palmer, New Theatre Quarterly

‘…a solid collection of interesting and insightful case studies of performance events and practices incorporating media technologies.’ – David Z. Saltz, Theatre Journal

‘This book has something to offer those interested in the confluence of performance and technology from practitioners to scholars of all levels, as well as those outside the academy with an active interest in this type of performance work.’ – Sophie Lally, Contemporary Theatre Review

Memoria Maschera e Macchina nel Teatro di Lepage a Genova-Museo dell’Attore
1190

A Genova Mercoledì 16 gennaio alle ore 17,30 all’interno del Museo-Biblioteca dell’Attore (via del Seminario 10)Anna Maria Monteverdi presenterà il suo libro Memoria maschera e macchina nel teatro di Robert Lepage(Meltemi, 2018).

L‘Autrice sarà introdotta dal prof. Eugenio Buonaccorsi.

Il volume è stato presentato al Festival Flipt del Potlach (Fara Sabina), a Inequilibrio (Castiglioncello), al Piccolo Teatro di Milano per Book city, all’Accademia di Belle Arti di Napoli e di Lecce, a Libriamoci (Sp), al Fla (Pescara).

Memoria maschera e macchina nel teatro di Robert Lepage (Meltemi editore).  di Anna Maria Monteverdi.

Con introduzione di Fernando Mastropasqua.

Memoria, maschera e macchina sono termini interscambiabili nel teatro di Robert Lepage, regista e interprete teatrale franco-canadese considerato tra i più grandi autori della scena contemporanea che usa i nuovi media; se la sua drammaturgia scava l’io del personaggio portando alla luce un vero e proprio arsenale di memorie personali e collettive, la macchina scenica video diventa il doppio del soggetto, specchio della sua interiorità più profonda. La perfetta corrispondenza tra trasformazione interiore del personaggio e trasformazione della scena determinano la caratteristica della macchina teatrale nel suo complesso che raffigura, come maschera, il limite tra visibile e invisibile.

Anna Maria Monteverdi è ricercatore di Storia del Teatro all’Università Statale di Milano e docente aggregato di Storia della Scenografia. Esperta diDigital Performance ha pubblicato: Nuovi media nuovo teatro (FrancoAngeli 2011), Rimediando il teatro con le ombre, le macchine e i new media(Ed.Giacché 2013), Le arti multimediali digitali (Garzanti 2005), Frankenstein del Living Theatre (2005), La maschera volubile (2002). E’ videodocumentatrice teatrale (Nuovo Teatro in Kosovo, La cura del Teatro: Tomi Janezic; La faccia nascosta del teatro: Robert Lepage; Angelica: Andrea Cosentino) ed esperta di digital performance. www.annamonteverdi.it

Eugenio Buonaccorsi è stato professore ordinario di Storia del teatro e dello spettacolo presso l’Università di Genova. Nell’Ateneo ligure ha creato i Corsi di laurea in Dams e in Scienze dello spettacolo, di cui ha assunto la guida come Presidente. È autore di libri, articoli e saggi su vari momenti e figure della storia dello spettacolo, in particolare sul ”Grande Attore” dell’800, la scena futurista, il teatro di Brecht in Italia, Govi e la drammaturgia in Liguria. Ha fondato il Teatro dell’Archivolto, di cui è stato per qualche anno direttore artistico. Per un decennio ha svolto il ruolo di Presidente del Museo-Biblioteca dell’Attore.

Anna Monteverdi: worldwide links
1189

WorldCat identity

http://worldcat.org/identities/lccn-n2002032568/

OPAC CATALOGO BIBLIOTECARIO NAZIONALE

https://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib

LE BIBLIOTECHE DOVE E’ PRESENTE il BALZOLA, MONTEVERDI LE ARTI MULTIMEDIALI DIGITALI EDIZIONE 2004 e 2007

AR0070 AREBA Biblioteca città di Arezzo – Arezzo – AR
BA0018 BA1BA Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi – Bari – BA
BG0366 LO104 Sistema bibliotecario urbano di Bergamo – Bergamo – BG
BO0098 UBOBU Biblioteca Universitaria di Bologna – Bologna – BO
BO0199 UBOBC Biblioteca comunale – Imola – BO
BO0268 UBOIC Biblioteca Giuseppe Guglielmi dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna – Bologna – BO
BO0423 UBODU Biblioteca di discipline umanistiche – Bologna – BO
BO0426 UBOAV Biblioteca del Dipartimento delle Arti – DARvipem – Sezione di Arti visive I.B. Supino – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Bologna – BO
BO0455 UBOMS Biblioteca del Dipartimento delle Arti – DAR – Sezione di Musica e Spettacolo – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Bologna – BO
BO0483 UBODC Biblioteca del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione – Sede Via Azzo Gardino 23 – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – Bologna – BO
BO0563 UBOSB Biblioteca Sala Borsa – Bologna – BO
CA0194 CAGUC Biblioteca universitaria di Cagliari – Cagliari – CA
CB0007 MO1BP Biblioteca Pasquale Albino – Campobasso – CB
CN0002 TO016 Biblioteca civica Giovanni Ferrero – Alba – CN
FC0011 RAVCS Biblioteca Malatestiana – Cesena – FC
FE0017 UFEAR Biblioteca comunale Ariostea – Ferrara – FE
FE0152 UFELF Biblioteca di Lettere e filosofia dell’ Università degli studi di Ferrara – Ferrara – FE riapertura con agibilità parziale; info sito della biblioteca
FI0053 RT1QD Biblioteca dell’Accademia di belle arti – Firenze – FI
FR0021 RL1E1 Biblioteca comunale Filippo Maria de Sanctis – Ceccano – FR
FR0149 RL1O2 Biblioteca comunale Norberto Turriziani – Frosinone – FR
GE0041 LIG26 Civico museo biblioteca dell’attore del Teatro stabile di Genova – Genova – GE
GE0148 LIG35 Biblioteca del Conservatorio statale di musica Nicolò Paganini – Genova – GE
LI0023 LIARO Biblioteca comunale M. Musu – Rosignano Marittimo – LI
LI0074 LIALA Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell’Olio – Livorno – LI
MC0197 UMCBN Biblioteca Statale di Macerata – Macerata – MC
MI0164 PMICA Biblioteca campus Leonardo del Politecnico di Milano – Milano – MI
MI0368 LO126 Biblioteca d’arte – Milano – MI
MI1154 PMIDU Biblioteca Bovisa Candiani del Politecnico di Milano – Milano – MI
MI1181 LO144 Biblioteca dell’Accademia dei filodrammatici – Milano – MI
MI1261 USMN5 Biblioteca di filosofia dell’Università degli studi di Milano – Milano – MI
MI1992 PCM01 Sistema Bibliotecario di Milano – Milano – MI
MO0012 MODCR Biblioteca multimediale Arturo Loria – Carpi – MO
MO0019 MODCV Biblioteca comunale “La Biblio” – Cavezzo – MO
MO0033 MODMD Biblioteca comunale – Medolla – MO
MO0126 MODST Biblioteca comunale – Spilamberto – MO
MO0127 MODVG Biblioteca comunale Francesco Selmi – Vignola – MO
MO0130 MODFR Biblioteca comunale “Paolo Monelli” – Fiorano Modenese – MO
MO0135 MODAD Biblioteca civica Antonio Delfini – Modena – MO
NA0594 CAMAN Biblioteca Comunale mi libro – Sant’Antimo – NA
OR0037 CAGCO Biblioteca comunale – Oristano – OR
PA0064 PALBP Biblioteca centrale della Regione siciliana Alberto Bombace – Palermo – PA
PA0188 PAL61 Biblioteca Comunale Liciniana – Termini Imerese – PA
PC0030 PIAPL Biblioteca comunale Passerini-Landi – Piacenza – PC
PD0343 PUV21 Biblioteca Maldura dell’Università degli studi di Padova – Padova – PD
PG0104 UM160 Biblioteca dell’Accademia di belle arti Pietro Vannucci – Perugia – PG
PG0421 UM176 Biblioteca comunale Sandro Penna – Perugia – PG
PN0027 TSACD Biblioteca civica R. Appi – Cordenons – PN
PR0174 PARSS Biblioteca delle arti e dello spettacolo – Parma – PR
PR0200 PARVC Videoteca comunale – Centro Cinema Lino Ventura – Parma – PR
PU0202 URBBA Biblioteca della Accademia di belle arti – Urbino – PU
PU0206 URBAU Biblioteca centrale dell’Area umanistica dell’Università degli studi di Urbino – Urbino – PU
PV0034 PAV14 Biblioteca comunale – Corteolona – PV
PV0369 PAVU6 Biblioteca della Scienza e della Tecnica – Pavia – PV
PZ0072 BASJM Biblioteca comunale Joseph and Mary Agostine memorial library – Palazzo San Gervasio – PZ
PZ0133 BASPZ Biblioteca nazionale di Potenza – Potenza – PZ
RA0036 RAVCL Biblioteca comunale Classense – Ravenna – RA
RE0110 MODUR Biblioteca Universitaria Interdipartimentale di Reggio Emilia – Reggio nell’Emilia – RE
RM0632 RMBO2 Biblioteca comunale Elsa Morante – Roma – RM
RM0995 RMS66 Biblioteca Giulio Carlo Argan del Dipartimento di storia dell’arte e dello Spettacolo – Sezione Arte. Sapienza Università di Roma – Roma – RM
RM1032 RMSSO Biblioteca di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università degli studi di Roma La Sapienza – Roma – RM
RM1401 RMBR3 Biblioteca comunale Villino Corsini – Villa Pamphilj – Roma – RM
RN0013 RAVRI Biblioteca civica Gambalunga – Rimini – RN
SP0076 LIG04 Centro sistema bibliotecario provinciale – La Spezia – SP
TO0072 TO1H3 Biblioteca civica Nicolò Francone – Chieri – TO
TO0226 TO1S1 Biblioteca Civica Multimediale Archimede – Settimo Torinese – TO
TO0265 BMT01 Biblioteca Nazionale Universitaria – Torino – TO
TO0325 TO070 Biblioteca dell’Accademia Albertina di belle arti – Torino – TO
TO0643 UTO10 Biblioteca di Arte, Musica e Spettacolo – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino – Torino – TO
TS0143 TSAH0 Biblioteca tecnico-scientifica dell’Università degli studi di Trieste – Trieste – TS
TS0269 TSAM1 Biblioteca di scienze della formazione Monfort – Trieste – TS
TV0092 VIARO BIBLIOTECA COMUNALE DI RONCADE – Roncade – TV
TV0114 VIACT Biblioteca comunale – Treviso – TV
UD0192 FVG02 Biblioteca della 1ª Circoscrizione “Udine Centro” – Udine – UD
VA0116 LO103 Biblioteca civica di Varese – Varese – VA
VE0110 VIAWA BIBLIOTECA CIVICA DI MESTRE – Venezia – VE
VE0195 VEAAC Biblioteca IUAV – Venezia – VE
VE0265 VEABA Biblioteca dell’Accademia di belle arti – Venezia – VE
CA0318 CAGPS Biblioteca Sardegna Ricerche – Pula – CA
CO0270 LO139 Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi – Como – CO
CR0058 PAVU9 Biblioteca del Dipartimento di musicologia e beni culturali dell’Università di Pavia – Cremona – CR – Cremona – CR
FI0213 SBTMG Biblioteca Umanistica – Scienze della formazione – Università degli studi di Firenze – Firenze – FI
GE0430 LIG30 Biblioteca del Centro regionale per i dialetti e le tradizioni della Liguria – Genova – GE
LC0035 LO131 Biblioteca civica Uberto Pozzoli – Lecco – LC
MI0344 LO109 Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi – Milano – MI
MI1223 SCMSC Mediateca di Fondazione Scuole Civiche di Milano – Milano – MI
MI1273 USMP8 Biblioteche del Dipartimento di storia delle arti, della musica e dello spettacolo dell’Università degli studi di Milano – Milano – MI
MO0198 MODFC Biblioteca della Fondazione Cassa di risparmio di Modena – Modena – MO
NA0045 NAPAB Biblioteca Anna Caputi dell’Accademia di Belle Arti – Napoli – NA
PE0067 UDAAD Biblioteche del Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi G. D’Annunzio – Pescara – PE
PZ0133 BASPZ Biblioteca nazionale di Potenza – Potenza – PZ
RM0995 RMS66 Biblioteca Giulio Carlo Argan del Dipartimento di storia dell’arte e dello Spettacolo – Sezione Arte. Sapienza Università di Roma – Roma – RM
RM1478 RMSBA Biblioteca dell’Accademia di belle arti – Roma – RM
SP0109 LI2L3 Biblioteca speciale d’arte e archeologia – La Spezia – SP
rm1442 RMSMX Biblioteca del Museo nazionale delle arti del XXI secolo – MAXXI – Roma – RM

 

BASSA RISOLUZIONE di MASSIMO MANTELLINI, per non perdere di vista la nostra unicità.
1169

E’ davvero un bel libro Bassa Risoluzione (Einaudi) di MASSIMO MANTELLINI

Cosa è la “bassa risoluzione”?

Beh intanto non è solo l’oggettistica del mercatino del modernariato, l’audiocassetta a cui guardiamo con malinconia e che vorremmo comprare ma non abbiamo più il registratore. E’ un concetto e mi sembra di capire, dal punto di vista del nostro autore, anche una filosofia di vita. Niente a che vedere con il “tutta questa accelerazione tecnologica…dove stiamo andando, torniamo nelle caverne per intenderci, perché siamo tutti consapevoli, con Galimberti ma anche senza di lui, che la tecnologia ormai non è più oggetto di una nostra scelta. Nessun determinismo, viviamo in ambienti tecnologicamente aumentati, dal lavoro, allo studio, al tempo libero e questa è un’ovvietà; posso citare dalla mia esperienza che siamo passati dalla registrazione cartacea degli esami a quelli on line con firma digitale e con arrivo in mail allo studente in tempo reale del voto certificato.

Beh magari l’incognita è se lo farà vedere ai genitori.

Viviamo comunicando con chatbot on line su Ryanair o altre aziende e scriviamo sperando che alla tastiera a risponderci sia un umano, e per farcelo credere hanno messo dei tempi di attesa superiori a quelli che un algoritmo ci metterebbe per rispondere allo stupido quesito umano del “serve carta d’identità o passaporto?”.

Siamo dentro un’epoca in cui la tecnologia è superiore a qualunque tipo di nostra comprensione; cito un esempio divertente: all’Internet festival di Pisa di pochi giorni fa, alla presentazione di un volume divulgativo su Intelligenza Artificiale, un signore anziano chiedeva all’autore: “Come è fisicamente una Intelligenza Artificiale?”. Ma si: facciamo fatica a credere che esista un’intelligenza senza “corpo”, così l’autore gli parla di un “agente” che fa operazioni di aggregazione dati. Eh si, ma un agente chi è? Continua a chiedersi l’anziano.

Si stenta a credere che l’algoritmo di Google che ci batte a scacchi sia una mente senza corpo perché noi apprendiamo col corpo; loro, le Intelligenze Artificiali solo con i dati, tanti dati, bilioni di dati, immessi da un uomo ma anche auto appresi. E dentro quei dati ci siamo anche noi, trasformati in un algoritmo da vendere alle aziende.

Per questo il libro è ancora più importante; le tecnologie subite passivamente stanno generando mostri: è forse per il nostro senso di colpa che inseriscono tempi di attesa superiori al normale al chatbot di Ryianair, per non sentirci complici di un licenziamento umano o forse solo per la paura atavica di ciascuno di noi a “parlare con una macchina”.

Ha ancora più senso oggi far uscire la nostra umanità, quella che nella mischia generale della corsa all’ultimo gadget e in un ambiente dove conta la condivisione “prima possibile” ci  fa decidere che “formato” dare alla nostra esperienza: quale ingrandimento interiore scegliere per quella visione o sensazione, a chi della nostra cerchia non di amici virtuali o seriali via facebook ma di persone con cui viviamo una vita vera,  consigliare un film, un libro, con quale intensità ascoltare le parole recitate in uno spettacolo teatrale.

La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo” scriveva Milan Kundera.

Ma è questa l’estasi che vogliamo veramente?

Nessuno vuole tornare indietro, certamente, ma è implicito in questo bellissimo libro la riflessione che tutta questa tecnologia ci induca in realtà, a fare scelte in cui la qualità (e aggiungiamo anche i valori) diventa un’eventualità, un caso. Possiamo vedere un bellissimo film, tra poco anche in 8 k, ma tanto poi lo scaricheremo in basso formato dal cellulare e ce lo guarderemo distrattamente mentre siamo in mezzo al caos del metro; stesso ragionamento per la musica. Abbiamo delegato alla tecnologia la nostra attenzione, ci siamo privati della possibilità di godere dello spazio intero del libro e ci accontentiamo delle citazioni di frasi d’autore su twitter, abbiamo perso il senso della vertigine di un tramonto per fotografarlo da un cellulare che di default crea effetti flou che ci faranno guadagnare qualche like; abbiamo infine rinunciato a riconoscere quelle montagne, le strade, perché i sistemi di realtà aumentata del cellulare ce lo suggeriscono, non scegliamo più le geometrie storiche urbane per percorrere una città ma google map.

Presto la memoria che è la nostra bassa risoluzione, sarà completamente “sorpassata” da una visione mediata col cellulare. Superata perché lenta, e perché connette cose “inutili”, non dati ma immagini della coscienza non formulabili in Bit. La memoria affettiva non servirà più a nulla.

Ci sarebbero mille esempi da aggiungere ma bravo il nostro autore che ci fa riflettere su quante cose la tecnologia ci fa lasciare per strada; questa lettura ci ridà il gusto del “perderci” che è poi il vero significato etimologico della parola “error”, quello, appunto che la macchina non fa e l’uomo si.

erróre s. m. [dal lat. error -oris, der. di errare «vagare; […]

Da abbinare a questo libro La lentezza di Milan Kundera.

IN libreria Adriano Fabris: Etica per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione
1141

In che modo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno cambiando la nostra vita? Come possiamo interagire correttamente con i dispositivi che utilizziamo sempre di più? Come possiamo abitare in modo sano i mondi virtuali a cui tali dispositivi danno accesso? Per rispondere a queste domande, il libro approfondisce anzitutto i concetti di fondo che ci permettono di capire le varie tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Discute poi, in prospettiva deontologica ed etica, i problemi legati all’uso dei dispositivi più diffusi: i computer, gli smartphone, i sistemi automatizzati di comunicazione. Esplora infine gli ambienti virtuali a cui le tecnologie dell’informazione e della comunicazione danno accesso, con particolare riferimento a Internet. In sintesi, offre una bussola etica per navigare nel gran mare delle tecnologie comunicative, e per non annegarvi.

EDIZIONE: 2018

Editore: CAROCCI

COLLANA: Quality paperbacks (529)

ISBN: 9788843093038

La prospettiva mediologica del teatro: il volume Teatro e immaginari digitali di Alfonso Amendola e Vincenzo Del Gaudio (Gechi editore)
1061

E’ appena uscito per le edizioni GECHI (Salerno), il volume TEATRO E IMMAGINARI DIGITALI. SAGGI DI MEDIOLOGIA DELLO SPETTACOLO MULTIMEDIALE a cura di Alfonso Amendola e Vincenzo Del Gaudio che contiene contributi oltre che dei curatori, di J. Malvezzi, A.M.Sapienza, M. Tirino, C. Infante,  E. Pitozzi, A. Di Maso,M. Cozzolino, F. Deriu, L. Gemini, R. Savo, A. Pizzo.

Recensione di Anna Monteverdi

Il volume, che apre nuove prospettive nello studio del teatro contemporaneo, non si limita a fare una sintesi della produzione tecnologica teatrale a partire dalla fortunata stagione del videoteatro italiano degli anni Ottanta (segnalata cronologicamente dallo spettacolo Punto di rottura dei Magazzin)i ad oggi, ma ripensa la produzione scenica in un’ottica di interpretazione critica sociologica e mediologica insieme, cioè guardando al linguaggio teatrale dal punto di vista dei media utilizzati. Cosa cambia sul piano della percezione, della natura della comunicazione, della struttura drammaturgica, dello statuto di spettatore quando il processo creativo teatrale si apre al paradigma mediale assorbendone -completamente o parzialmente – i modi e i punti di vista? Qual è lo “specifico del teatro” quando l’ambiente della performance si estende al network, come si trasformano concetti naturalmente teatrali quali quelli di “immersività”, “interattività”, “immediatezza” una volta che questi vengono “mediati” da sistemi informatici? E come si traducono quegli stessi media una volta che dai videogame o da una APP per cellulare, trasbordano direttamente sul palcoscenico, diventando parte integrante di un processo drammaturgico, espandendo persino i propri territori fisici? Quando la tendenza generalizzata al gaming di un certo teatro porta dall'”artificazione” materiale di cui parlano Nathalie Heinich e Roberta Shapiro, a una vera e propria strutturazione narrativa teatrale legittimata quanto a valore e statuto? La rilettura suggerita nel libro di Del Gaudio e Amendola di Computer as Theatre di Brenda Laurel e degli studi di Abruzzese può essere un valido punto di partenza per ripensare il teatro al tempo dei new media oltre la generalizzazione spesso proposta in convegni internazionali di “intermediality in Theatre” che hanno portato alla valorizzazione iperbolica e a dir poco arbitraria, di operazioni tecnoteatrali non proprio efficaci.

Come dice Mario Perniola ne L’arte espansa: “Nessuna strategia artistica può fare a meno di una strategia teorica”.

In questo caso l’esaustivo volume (sia come contributi che come bibliografia) ha alcuni riferimenti metodologici chiave negli studi di Manovich, Jenkins, Parrikka, Castells, Hutamo, Bolter-Grusin. Tali studi, uniti a quelli italiani legati alla scuola di Salerno dello stesso Amendola e di Urbino di Boccia Artieri aprono la strada a concetti poco esplorati e poco applicati nell’analisi teatrologica, quali “rimediazione”, “schermologia”, transmedialità, iperconnesione che permettono ai numerosi autori dell’antologia, di analizzare e indagare spettacoli-chiave del “teatro analogico” prima e della digital performance poi (da Ritorno ad Alphaville a Camera astratta a Les AIguilles et l’opium a MDLSX), e di riflettere. oltre la pura prospettiva storica, sull’estetica di alcuni fondamentali registi e interpreti (Marcel.lì Antunez Roca, Wilson, Murgia, Motus, Wooster group, Hubert Westkemper, Dynamis).

La produzione di una “neo drammaturgia digitale” per dirla con il felice termine coniato da Antonio Pizzo, porta a un ibrido di teatro e interattività e teatro e cinema ben visibile negli spettacoli di Wilson, Lepage, Wooster Group, Marcel.li Antunez Roca,  mentre la dinamica del “farsi media” apre il teatro ai network più variegati e a una congenialità con internet e con i suoi effetti virali. 

 

Teatro e immaginari digitali. Saggi di mediologia dello spettacolo multimediale a cura di Alfonso Amendola e Vincenzo Del Gaudio, Gechi editore, 2018, Salerno Milano.

Introduzione. Prolegomeni per una mediologia del teatro di A. Amendola e V. Del Gaudio

Sezione I: Teatri dall’analogico al digitale

“Reinventare” il teatro attraverso il cinema. Punto di rottura del Carrozzone/Magazzini Criminali prod. di Jennifer Malvezzi

Da Peter Cheyney a Falso movimento passando per Godard: Alphaville e il teatro come ipermediazione performativa di Mario Tirino

Esperienze pionieristiche: La camera astratta di G. B. Corsetti e Studio azzurro di Annamaria Sapienza

Memoria di pietra. Performing media: un percorso crossmediale tra videoteatro e radiofonia di Carlo Infante

Les aiguilles et l’opium di Robert Lepage: dall’edizione del 1991 a quella del 2013 (aggiornando il software) di Anna Monteverdi

Sezione II: TEATRI DIGITALI

Exils: elementi di schermologia digitale di Vicnezo Del Gaudio

Il prisma del reale. La scena intermediale secondo Dumb Type e Shiro Takatani di Enrico Pitozzi

Adam’s passion: la drammaturgia musicale di Arvo Part nella drammaturgia della luce di Bob Wilson di Angela di Maso

Per oggi non si cade, un esempio di drammaturgia sonora di Milena Cozzolino

Reverse Theatrofilm, Hamlet del Wooster group (2007-2012) di Fabrizio Deriu

Digitale incarnato. Mediologia di MDLSX di MOTUS di Laura Gemini

2115 di Dynamis: il futuro visto dal passato, nel presente di Renata Savo

Giocare con la tecnologia: Pseudo di Marcel.lì Antunez Roca di Antonio Pizzo

 

 

Presentazione del libro “Memoria Maschera e Macchina nel teatro di Robert Lepage” al Festival Inequilibrio di Castiglioncello il 20 giugno. Presenta l’Ing. Massimo Bergamasco del Sant’Anna
1032

Memoria maschera e macchina nel teatro di Robert Lepage (Meltemi editore).  di Anna Maria Monteverdi

Il volume appena edito da Meltemi con introduzione di Fernando Mastropasqua, sarà presentato per la prima volta a Castiglioncello il 20 giugno alle ore 16 nell’ambito del  Festival di Teatro “Inequilibrio” diretto da Fabio Masi e Angela Fumarola.

L’incontro vede la partecipazione insieme all’autrice, dell’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Rosignano Veronica Moretti  e di Massimo Bergamasco, docente di Ingegneria Meccanica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

L’ incontro è legato al Contest Giovani Innovatori 2018 promosso dal Comune di Rosignano Marittimo.

Memoria, maschera e macchina sono termini interscambiabili nel teatro di Robert Lepage, regista e interprete teatrale franco-canadese considerato tra i più grandi autori della scena contemporanea che usa i nuovi media; se la sua drammaturgia scava l’io del personaggio portando alla luce un vero e proprio arsenale di memorie personali e collettive, la macchina scenica video diventa il doppio del soggetto, specchio della sua interiorità più profonda. La perfetta corrispondenza tra trasformazione interiore del personaggio e trasformazione della scena determinano la caratteristica della macchina teatrale nel suo complesso che raffigura, come maschera, il limite tra visibile e invisibile. Il volume contiene interviste a Robert Lepage e allo scenografo Carl Fillion e un’antologia critica con saggi di Massimo Bergamasco, Vincenzo Sansone, Erica Magris, Giancarla Carboni, Francesca Pasquinucci, Andrea Lanini, Ilaria Bellini, Sara Russo, Elisa Lombardi, Claudio Longhi.

Anna Maria Monteverdi è ricercatore di Storia del Teatro all’Università Statale di Milano e docente aggregato di Storia della Scenografia. Insegna Cultura digitale alla Alma Artis Academy di Pisa ed è coordinatrice della Scuola di Arti e Nuove tecnologie dell’Accademia. Esperta di Digital Performance ha pubblicato: Nuovi media nuovo teatro (FrancoAngeli 2011), Rimediando il teatro con le ombre, le macchine e i new media (Ed.Giacché 2013), Le arti multimediali digitali (Garzanti 2005 ). Ha realizzato documentari teatrali per Rai5.

Massimo Bergamasco: Ordinario di Meccanica Applicata presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è Direttore dell’Istituto di Tecnologie per la Comunicazione, Informazione e Percezione della Scuola. Ha fondato nel 1991 il Laboratorio di Robotica Percettiva, dove svolge attività di ricerca su temi di Robotica Indossabile, Interfacce Aptiche e Ambienti Virtuali.

 

Cultural Diplomacy: Arts, Festivals and Geopolitics (Edited by Milena Dragićević Šešić)
876

This book that presents collection of texts has been created as a result of two separate projects: the conference BITEF (Belgrade International Theatre Festival)  and Cultural Diplomacy: Theatre and Geopolitics and the Creative Europe Desk Serbia research project about the state of the art in international and regional cultural collaboration in Serbia. Thus the book is divided in five complementary parts. part I: Cultural diplomacy: soft power or fair cooperation part II: Theatre festivals in cultural diplomacy part III: Paradiplomacy and bottom-up cultural diplomacy part IV: Serbia – challenges and perspectives of international cultural cooperation part V: Cultural cooperation data – statistical annex.

http://kultura.kreativnaevropa.rs/calls/CULTURAL%20DIPLOMACY%20web.pdf

 

Digital performance: bibliography
846

Theatre Performance and Technology: The Development of Scenography in the Twentieth Century (Theatre and Performance Practices) Paperback – 19 Sep 2005 by Professor Christopher Baugh (Author)

Throughout history, all great theatre cultures have used technology as an important part of performance: as a means to shift and change scenic appearance, and as visual rhetoric, spectacle and show. Revolutionary scientific thinking in the twentieth century, alongside the technology to use electric light in performance, served to underpin the ideas of Appia, Craig, Meyerhold, Terence Gray, Caspar Neher and Josef Svoboda. Distinctive though their ideas remain, they were unified in their firm belief that new forms of performance would only be achievable through a detailed and close study of artistic resources and technologies.

Their practices and understandings have served both to significantly expand and to create distinctive new connections and possibilities between technology, scenography and performance. In this stimulating survey, Christopher Baugh explores the ways in which development and change in technology have been reflected in scenography, and considers how change in scenographic identity has impacted upon the place and meaning of performance.

Theatre and the Digital Paperback – 2 Oct 2014

This question opens up a rich seam of provocative and original thinking about the uses of new media in theatre, about new forms of cultural practice and artistic innovation, and about the widening purposes of the theatre’s cultural project in a changing digital world. Through detailed case-studies on the work of key international theatre companies such as the Elevator Repair Service and The Mission Business, Bill Blake explores how the digital is providing new scope for how we think about the theatre, as well as how the theatre in turn is challenging how we might relate to the digital.

Performance and Technology: Practices of Virtual Embodiment and Interactivity Paperback – 13 Oct 2006

Staging the Screen: The Use of Film and Video in Theatre (Theatre and Performance Practices) Paperback – 19 Nov 2007

Immersive Theatres: Intimacy and Immediacy in Contemporary Performance Paperback – 31 May 2013

Practicable From Participation to Interaction in Contemporary Art Edited by Samuel Bianchini and Erik Verhagen
824

How are we to understand works of art that are realized with the physical involvement of the viewer? A relationship between a work of art and its audience that is rooted in an experience that is both aesthetic and physical? Today, these works often use digital technologies, but artists have created participatory works since the 1950s. In this book, critics, writers, and artists offer diverse perspectives on this kind of “practicable” art that bridges contemplation and use, discussing and documenting a wide variety of works from the last several decades. The contributors consider both works that are technologically mediated and those that are not, as long as they are characterized by a process of reciprocal exchange.

The book offers a historical frame for practicable works, discussing, among other things, the emergence and influence of cybernetics. It examines art movements and tendencies that incorporate participatory strategies; draws on the perspectives of the humanities and sciences; and investigate performance and exhibition. Finally, it presents case studies of key works by artists including and offers interviews with such leading artists and theoreticians as Claire Bishop, Thomas Hirschhorn, Matt Adams of Blast Theory, Seiko Mikami and Bruno Latour. Numerous illustrations of artists and their works accompany the text.

https://mitpress.mit.edu/books/practicable

About the Editors

Samuel Bianchini, an artist and researcher, is Associate Professor at the École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs (EnsAD), PSL Research University Paris where he is the head of the “Reflective Interaction” Research Group of EnsadLab, the school’s laboratory.

Erik Verhagen, an independent curator and an art critic, is Associate Professor of Contemporary Art History at Université de Valenciennes.

Contributors
Matt Adams (Blast Theory), Jean-Christophe Bailly, Samuel Bianchini, Claire Bishop, Jean-Louis Boissier, Nicolas Bourriaud, Christophe Charles, Valérie Châtelet, Jean-Pierre Cometti, Sarah Cook, Jordan Crandall, Dominique Cunin, Nathalie Delbard, Anna Dezeuze, Diedrich Diederichsen, Christophe Domino, Larisa Dryansky, Glória Ferreira, Jean-Paul Fourmentraux, Gilles Froger, Masaki Fujihata, Jean Gagnon, Katrin Gattinger, Jochen Gerz, Piero Gilardi, Véronique Goudinoux, Usman Haque, Helen Evans and Heiko Hansen (HeHe), Jeppe Hein, Thomas Hirschhorn, Marion Hohlfeldt, Pierre-Damien Huyghe, Judith Ickowicz, Eric Kluitenberg, Janet Kraynak, Bruno Latour, Christophe Leclercq, Frédérik Lesage, Rafael Lozano-Hemmer, Peter Lunenfeld, Lawrence Malstaf, Julie Martin, Seiko Mikami, Dominique Moulon, Hiroko Myokam, Ernesto Neto, Mayumi Okura, Eddie Panier, Françoise Parfait, Simon Penny, Daniel Pinkas, Chantal Pontbriand, Emanuele Quinz, Margit Rosen, Alberto Sánchez Balmisa, Frederik Schikowski, Arnd Schneider, Madeline Schwartzman, Luke Skrebowski, Vanessa Theodoropoulou, Rirkrit Tiravanija, Andrea Urlberger, Erik Verhagen, Franz Erhard Walther, Peter Weibel, Renate Wiehager, Catherine Wood, Giovanna Zapperi, Anne Zeitz, David Zerbib

Edited by Samuel Bianchini and Erik Verhagen with the collaboration of Nathalie Delbard and Larisa Dryansky.

L’opera d’arte del futuro. Alle origini della multimedialità. Ristampato il volume di R.Wagner per goWare edizioni
667

Torna disponibile al grande pubblico un’opera fondamentale per capire la modernità e gli sviluppi dell’arte e dell’estetica contemporanea. Si tratta di L’OPERA D’ARTE DEL FUTURO che ha influenzato intere generazioni di artisti e pensatori, come mostrano i tre saggi introduttivi di Paolo Bolpagni, Andrea Balzola e Anna Maria Monteverdi. Con questa opera breve, intensa, polemica, e alle volte confusa ma geniale, scritta nell’anno spartiacque del 1849, Wagner si proponeva di rivoluzionare l’intero concetto di arte della tradizione occidentale, riconducendolo all’ideale dei classici. Wagner era categorico: un’opera d’arte moderna non può che essere inclusiva di tutte le forme artistiche: la poesia, la danza, la pittura, la scultura, la musica, l’architettura e la parola. Non è forse questo il moderno concetto di mash-up? Non è forse questo quello che ricercano la produzione artistica contemporanea e la comunicazione più innovativa? Sarà per primo lo stesso Wagner che cercherà di realizzare nelle sue opere questo ideale multimediale. La lettura di questa operetta vi porterà all’origine del tutto.

http://www.goware-apps.com/lopera-darte-del-futuro-alle-origini-della-multimedialita-richard-wagner/

The Participatory Condition in the Digital Age 2016 • Darin Barney, Gabriella Coleman, Christine Ross, Jonathan Sterne, and Tamar Tembeck, Editors
647

An unprecedented transdisciplinary call to reassess the meaning of participation in the digital age

Structured along four axes investigating the relations between participation and politics, surveillance, openness, and aesthetics, The Participatory Condition in the Digital Age comprises fifteen essays that explore the promises, possibilities, and failures of contemporary participatory media practices. This book represents the most comprehensive and transdisciplinary endeavor to date to examine the nature, place, and value of participation in the digital age.

https://www.upress.umn.edu/book-division/books/the-participatory-condition-in-the-digital-age

Technologies of Theatre: Joseph Furttenbach and the Transfer of Mechanical Knowledge in Early Modern Theatre Cultures (Zeitsprünge)
643

Baroque theatre spectacles are frequently celebrated for their overwhelming effects and marvelous technologies. However, little is known about how the mechanical knowledge for elaborate stage machineries was actually acquired by architects and engineers, and how it disseminated throughout European theatre cultures with regard to specific religious, social, political as well as economical contexts. So far unnoticed by historians of theatre and performance, the early seventeenth-century codex iconographicus 401 (Bavarian State Library) offers new insight to the transfer of mechanical knowledge and theater technology.

This manuscript can now be attributed to Joseph Furttenbach (1591-1667), building master of the Swabian city of Ulm, today best known for his numerous publications on architectural theory. The codex incorporates technical drawings and descriptions of the theatrical machineries invented and designed by Giulio Parigi for the epoch-making festivals at the Medici court in Florence. The invention and construction of theatrical machineries was taught at Parigi’s Florentine academy of art and engineering, which Furttenbach attended. Besides an English translation of Furttenbach’s manuscript (originally written in German language), this volume collects studies at the intersection of theater, architecture, and technology, proposing an innovative approach to the historiography of early modern theater.

Performance and Media, Taxonomies for a changing field
639

Performance and Media Taxonomies for a Changing Field by Sarah Bay-Cheng, Jennifer Parker-Starbuck, and David Saltz

An innovative approach for explicating and mapping work at the media and performance nexus

Description

This timely collaboration by three prominent scholars of media-based performance presents a new model for understanding and analyzing theater and performance created and experienced where time-based, live events, and mediated technologies converge–particularly those works conceived and performed explicitly within the context of contemporary digital culture.
Performance and Media introduces readers to the complexity of new media-based performances and how best to understand and contextualize the work. Each author presents a different model for how best to approach this work, while inviting readers to develop their own critical frameworks, i.e., taxonomies, to analyze both past and emerging performances. Performance and Media capitalizes on the advantages of digital media and online collaborations, while simultaneously creating a responsive and integrated resource for research, scholarship, and teaching. Unlike other monographs or edited collections, this book presents the concept of multiple taxonomies as a model for criticism in a dynamic and rapidly changing field.
“By drawing distinctions, differences, limits, and oppositions, by naming them with terms that already have a context, history, set of cultural associations, and meanings, the authors ‘create’ the board on which others can play. Bay-Cheng, Parker-Starbuck, and Saltz offer maps for the field (understood as a metaphorical territory) that will allow others to perform operations—creative and/or analytical—that may not have been possible otherwise.”
— Lance Gharavi, Arizona State University
Photo: Scene from The Builders Association multimedia theater project, Continuous City,Summer 2008.  Photo by James Gibbs.
Sarah Bay-Cheng is Professor of Theatre and Dance at Bowdoin College
Jennifer Parker-Starbuck is Professor of Theatre and Performance Studies at the University of Roehampton, London.
David Z. Saltz is Associate Professor of Theatre and Film Studies at the University of Georgia.

SuperLux Smart Light Art, Design & Architecture for Cities by Davina Jackson
638

SuperLux: Smart Light Art, Design and Architecture for Cities, edited by Davina Jackson, is the world’s first comprehensive monograph surveying recent milestones and triumphs using digital systems for lighting urban environments. The book’s three main pictorial sections focus on projects that use light to animate architecture and media screens, new forms of lighting in industrial zones and public areas, and interactive installations in urban spaces.

Its 272 pages include more than 400 images of post-2008 examples of energy-effective light installations – illuminated buildings, bridges, streets, parks, plazas, media walls, public interiors, water systems and gallery spaces, including interactions and augmented reality games using mobile devices.

Description

In recent years, new lighting technologies have been used to illuminate cities and towns in creative, energy-efficient ways. “Smart Light” is now a widely used term for the new technologies and ecological ideas that are transforming nighttime atmospheres and spectacular Smart Light festivals are awing audiences around the world.

Featuring more than 120 public artworks, design installations, and architectural elements, SuperLux is a visual celebration of the ingenuity and artistry of the latest lighting technology. The book’s three sections focus on projects that use light to animate architecture and media screens; new lighting in former industrial zones and new public areas, including wayfinding and street lighting; and interactive installations in urban spaces. Each is punctuated with essays by leading experts and designers on this remarkable new phenomenon.

As our public buildings, public spaces, and even homes become increasingly interactive, intelligent lighting design will become ever more relevant to our lives. SuperLux is an exciting introduction for designers, architects, artists, and anyone intrigued by the power of light.

Contributors

Davina Jackson

Author

Davina Jackson is a Visiting Research Fellow at Goldsmiths College of Art, University of London, and former editor of Architecture Australia magazine. Her previous books include Next Wave: Emerging Talents in Australian Architecture.

The images and editorial texts are punctuated by guest essays from leading European scholars and light art designers, including Professor Peter Weibel (founder-director of the ZKM Media Arts Center), Professor Mary-Anne Kyriakou (founder of the first three Smart Light festivals), Dr Vesna Petresin (multimedia artist), Dr Thomas Schielke (curator and writer), and Professor Peter Droege (Chair of the World Renewable Energy Council).

Additional highlights of this timely volume are Dr Schielke’s Timeline of Luminous Structures since the 13th century, Professor Droege’s proposal for designers to subscribe to the SuperLux Code of Energy Conduct, European Space Agency photographs of cities at night from the International Space Station, and a list of notable city light festivals, approved by European festivals curator Bettina Catler-Pelz.

The book has been approved by UNESCO as a contribution to the United Nations’ 2015 International Year of Light and Light-based Technologies.

SuperLux: Smart Light Art, Design and Architecture for Cities is published globally by Thames and Hudson, London, 2015, ISBN 9780500343043. Cover photograph (above) shows Mer-veille, a LED installation by Yann Kersalé, illuminating metal filigree screens around the new MuCEM building in Marseille, by architect Rudy Ricciotti. Photo Lisa Ricciotti/MuCEM.

The book’s Australian press release is here and the international press release is here.

Theatre performance and Technology by C. Baugh
637

CHRISTOPHER BAUGH is Emeritus Professor of Performance and Technology at the University of Leeds. He is himself a professional stage designer, is Chair of the Society for Theatre Research’s Research Committee, was on the planning committee for The Globe Theatre, Bankside, and is editor of the journal Scenography International (with Christine White).

Throughout history, scenography has played a significant role in theatre, always drawing upon the latest technologies of manufacture and control. In the twenty-first century, it is fast becoming an artistic practice in its own right, engaging with audiences in varied ways. Christopher Baugh considers how change in scenographic identity has impacted upon the place and meaning of performance over the past 300 years.
Thoroughly revised and updated, the second edition of the book by PALGRAVE ed. discusses:
• moving light technologies
• the Internet as a platform of performance
• urban scenography
• scenography’s role in the creation of memory
• the development of scenography as a collaborative practice.

Aesthetics of Interaction in Digital Art By Katja Kwastek, MIT PRESS
393

Aesthetics of Interaction in Digital Art By Katja Kwastek

Since the 1960s, artworks that involve the participation of the spectator have received extensive scholarly attention. Yet interactive artworks using digital media still present a challenge for academic art history. In this book, Katja Kwastek argues that the particular aesthetic experience enabled by these new media works can open up new perspectives for our understanding of art and media alike. Kwastek, herself an art historian, offers a set of theoretical and methodological tools that are suitable for understanding and analyzing not only new media art but also other contemporary art forms. Addressing both the theoretician and the practitioner, Kwastek provides an introduction to the history and the terminology of interactive art, a theory of the aesthetics of interaction, and exemplary case studies of interactive media art.WLG mosaique 2.preview
Kwastek lays the historical and theoretical groundwork and then develops an aesthetics of interaction, discussing such aspects as real space and data space, temporal structures, instrumental and phenomenal perspectives, and the relationship between materiality and interpretability. Finally, she applies her theory to specific works of interactive media art, including narratives in virtual and real space, interactive installations, and performance—with case studies of works by Olia Lialina, Susanne Berkenheger, Stefan Schemat, Teri Rueb, Lynn Hershman, Agnes Hegedüs, Tmema, David Rokeby, Sonia Cillari, and Blast Theory.

The Builders Association, Performance and Media in Contemporary Theater
392

The Builders Association, Performance and Media in Contemporary Theater By Shannon Jackson and Marianne Weems

 This book begins with the building of a house, and the building of a company while building the house. It expands to look at the ideas found in various rooms, some of which expanded into virtual space while they still were grounded in the lives of the artists in the house.

—from the preface by Marianne Weems

The Builders Association, an award-winning intermedia performance company founded in 1994, develops its work in extended collaborations with artists and designers, working through performance, video, architecture, sound, and text to integrate live performance with other media. Its work is not only cross-media but cross-genre—fiction and nonfiction, unorthodox retellings of classic tales and multimedia stagings of contemporary events. This book offers a generously illustrated history and critical appraisal of The Builders Association, written by Shannon Jackson, a leading theater scholar, and Marianne Weems, the founder and artistic director of the company. It also includes critical meditations from such artists and scholars as Elizabeth Diller, Pico Iyer, Saskia Sassen, Kate Valk, and many others.

Technological wizardry in the theater has a long history, going back to the deus ex machina of ancient Greek drama. The Builders Association makes its technological dependence visible, putting backstage technologies center stage and presenting architectural assemblies of screens and bodies. Jackson and Weems explore a series of major productions—from MASTER BUILDER (Ibsen by way of Gordon Matta-Clark) to SUPERVISION (an exploration of dataveillance) to HOUSE/DIVIDED (the foreclosure crisis juxtaposed with the Joads of Steinbeck’s The Grapes of Wrath). Each work is described through a series of steps, including “R&D,” “Operating Systems,” “Storyboard,” and “Rehearsal/Assembly.”

The Builders Association not only traces the evolution of an intermedial aesthetic practice but also tells a story about how a group makes the risky decision to make art in the first place.

 images (17)

About the Authors

Shannon Jackson is Director of the Arts Research Center at the University of California, Berkeley, where she is Richard and Rhoda Goldman Professor of Rhetoric and of Theater and Performance Studies; previous books include Professing Performance and Social Works.

Marianne Weems is Artistic Director of The Builders Association, a faculty member of Carnegie Mellon University’s Integrative Design, Arts, and Technology Program, and coauthor of Art Matters: How the Culture Wars Changed America.

Endorsements

“A perfect pair; Marianne Weems, founder, director, and visionary of The Builders Association and Shannon Jackson, critic, historian, and educator extraordinaire, have created a book about the way that The Builders Association have built their remarkable repertoire over the past several decades. It is a how-to manual, an historic document, and a guide through important theater, art, and new media conversations. A pleasure to read. It makes one want to see each of the productions presented here in such many-sided and wondrous detail, all over again.”
RoseLee Goldberg, art historian, critic, and curator, and founding director of Performa
“Marianne Weems and The Builders Association have spent two decades refusing to divide expressive forms into ‘Old vs. New,’ as they invent their astonishing hybrids of live performance and digital media. Jackson and Weems’s book is a record and synthesis of their remarkable work.”
Clay Shirky, author of Cognitive Surplus and Here Comes Everybody
“Asserting ‘we had almost no interest in theatre,’ The Builders Association creates the most marvelous . . . theatre. A performance universe of collage and coherence, a visual-literary media feast served with pinpoint precision. Drawing from deep wells of digital design, architecture, film, dramaturgy, and acting, The Builders make actual and virtual realities of social and political significance. Hugely entertaining, too. A theatre for the twenty-first century, like no other. This elegant, lively, and comprehensive book by Jackson and Weems brings it all home.”
Richard Schechner, Performance Studies, Tisch School of the Arts, New York University; Editor,TDR: The Drama Review
“In The Builders Association, scholar Shannon Jackson and founder/director Marianne Weems expertly careen through twenty extraordinary years of this new media theater company’s pioneering work and in the process, demonstrate how one of the oldest forms of art can amplify and make sensible our historic and future moment of globalized, mediatized life.”
Chris Salter, artist, University Research Chair in New Media, Technology, and the Senses, Concordia University, Montreal; author of Entangled: Technology and the Transformation of Performance andAlien Agency: Experimental Encounters with Art in the Making

Remedi-Action, il videoteatro torna alla ribalta nel volume di Jennifer Malvezzi
337

Mi rendo conto che una mia recensione di un libro in cui io compaio come citazione nella prima pagina dell’editore Postmedia rischia di non essere credibile. Ma non ci sono dubbi sul fatto che questo libro Remedi-Action. Dieci anni di videoteatro italiano scritto dalla giovane e ben documentata Jennifer Malvezzi, borsista di ricerca all’Università di Parma, sia un ottimo strumento di studio e di ricerca per chiunque voglia ancora addentrarsi in quel “paesaggio elettronico” che componeva la gloriosa arte teatrale degli anni Ottanta. Insomma un libro da consigliare a studenti e docenti e a tutti coloro che vogliono conoscere quel teatro italiano che ha avuto una brillante stagione di sperimentazione e in cui la tecnologia era uno dei linguaggi chiave da sperimentare in una generale e generazionale euforia di contaminazione.

Il mio ragionamento sulla “bontà” di questo libro si basa sul fatto che chiunque abbia scritto su questo argomento ovvero il videoteatro, a meno di non averlo vissuto personalmente come spettatore, ha sempre fatto riferimento sostanzialmente, al libro di Andrea Balzola (La nuova ricerca elettronica), a quelli di Valentina Valentini (Teatro in immagine, Camera astratta), a Bruno di Marino (il catalogo Elettroshock) e (of course) agli scritti sparsi di Carlo Infante. Sembrava non ci fosse più nulla da dire sul fenomeno, visto anche che quegli anni erano stati letti nelle recensioni straordinarie (e analiticissime) di critici come Beppe Bartolucci e Franco Quadri.

Quello che ha forse confuso la critica (me compresa) e molti di coloro che hanno tentato di fare una storiografia di  questo fenomeno già tramontato alla fine del decennio Ottanta e consegnato alla memoria e alla fortuna (nel senso latino del termine…), sono proprio questi validissimi scritti di studiosi e teorici tra il 1990 e il 1995 che hanno avuto  sicuramente il merito di portare alla ribalta un fenomeno artistico italiano degno attenzione ma che limitavano (per ragioni editoriali o di scelte personali) la ricerca a un ambito circoscritto di autori e opere.

Evidentemente molto rimaneva ancora da raccontare, e non certo tra i minori: il lavoro pionieristico di Michele Sambin, per esempio, performer video solitario e in seguito col Tam Teatromusica, è stato ingiustamente emarginato o solo parzialmente studiato, per poi essere riscoperto successivamente grazie al Festival Invideo che digitalizzò nel 2004 l’intero archivio di Sambin.pm143dpi300

Non a caso la copertina del libro della Malvezzi è una foto di scena del Tam Teatromusica che anticipa al lettore in qualche modo che il contenuto va nella direzione di una “riscoperta” di un sommerso di qualità.

In sostanza, la visione del videoteatro italiano anche nel percorso di studio di generazioni di studenti, si è sempre limitata ad alcuni esempi-faro (Camera astratta di Studio azzurro e Giorgio Barberio Corsetti/Gaia scienza; Crollo nervoso dei Magazzini; Tango Glaciale di Falso Movimento, Eneide di Krypton). Questo libro ha il pregio di raccontare un videoteatro diverso, certo anche con quegli esempi famosi e con quei protagonisti indiscussi della scena su cui forse era stato già detto quasi tutto, ma attingendo a un universo più ampio, che si apre al videoclip per esempio e alla cultura pop a cui molti autori si richiamavano. E così ecco spuntare le coppie Taroni/Cividin, Dal Bosco/Varesco ecco riemergere Antonio Syxty e le esperienze pionieristiche di distribuzione come Tape connection dell’attivissima Maia Borelli o Soft video (vedi ampia sezione di interviste ai protagonisti).

Il capitolo dedicato ai Magazzini di Tiezzi riporta alla luce, come da archeologia del postmodern, lavori sperimentali del gruppo e materiali inediti frutto di un’accurata ricerca d’archivio come si faceva una volta. Così la distanza cronologica dal fenomeno (per ragioni diciamo generazionali) in realtà, permette all’autrice di inquadrare il fenomeno nella giusta prospettiva critica attuale. La Malvezzi rielabora sulla base di molti testi pubblicati in questi anni sulla videoarte e sul teatro digitale, il videoteatro storico rintracciandone il valore non solo nella memoria ma nella “remediation” come occhieggia il titolo, ovvero ciò che un linguaggio esercita e elabora per riadattarsi a un nuovo ambiente (nel caso specifico al digitale). Quale sarà il volto del videoteatro attuale trasformato? Un discorso che apre scenari importanti considerata l’ampia produzione di performance tecnologiche contemporanee, ormai dimentiche di pionieri e affini.

Ma come non riconsiderare, per esempio, le scene prospettiche fatte di luce e diapositive di Ritorno ad Alphaville e in generale i lavori di Martone come le fondamenta dell’ampia (e spesso poco creativa) produzione di scenografia in videomapping?

Ritorno ad Alphaville, Martone. Foto di Cesare Accetta.
Ritorno ad Alphaville, Martone. Foto di Cesare Accetta.

Ci limitiamo a sottolineare che ben pochi lavori teatrali allo stato attuale delle tecnologie hanno avuto l’impatto e la forza eversiva di Camera astratta che a dirla tutta, fu presentato a Kassel (chissà che ne avrebbe detto Vila-Matas); ed oggi mostrare le testimonianze video a studenti d’accademia e persino a convegni internazionali (come quest’anno alla Sorbonne Nouvelle dove Vincenzo Sansone in un commosso omaggio a Paolo Rosa, ha presentato attività videteatrale di Studio azzurro) ha ancora un impatto tale che sembra giustificare l’affermazione di Rosalind Krauss: Reinventare un medium.

Ottime le schede finali (tratte da video opere ispirate agli spettacoli) che sintetizzano anche a vantaggio della nuova didattica, artisti e tendenze e dove forse, una scheda sul lavoro di Giacomo Verde ci stava bene. Un libro veloce dove come nella valigetta di Duchamp, ci sta dentro tutto. Anche le nostre memorie.

The Allure of the Selfie: Instagram and the New Self Portrait by Brooke Wendt
317

About the publication: Over 130 million images with the hashtag ‘selfie’ have been uploaded to the social media platform Instagram. In The Allure of the Selfie: Instagram and the New Self-Portrait, Brooke Wendt examines the significant hold that the ‘selfie’, or the digital self-portrait, has over self and society. Media theorist Vilém Flusser observed that society could become programmed to snap pictures for the sole benefit of cameras, as though under a ‘magical spell’, if photographs continued to be undecoded. Wendt examines this magical spell by analyzing users’ self-portraits on Instagram, one of the most popular contemporary platforms for image production.

Marshall McLuhan’s reframing of the Narcissus myth elucidates the allure of the selfie. McLuhan notes that Narcissus was numb to his mirror image and did not recognize his reflection as his own – he thought his image was that of another. As though unaware that we are looking at ourselves, we quickly become numb to our selfies, taking numerous pictures of ourselves without hesitation. It is the promise of pluripotentiality that fascinates us; however, we are also perpetually tempted and trapped by the notion of creating an ideal self with digital tools such as filter and hashtag functions. In the five essays comprising The Allure of the Selfie: Instagram and the New Self-Portrait, Brooke Wendt thus questions the changing nature of identity and the self-portrait in the age of Instagram.

About the author: Brooke Wendt is a visual culture critic, photographer, and curator. She holds a BFA in Photography from Kendall College of Art and Design (Grand Rapids, Michigan) and an MA in Critical Theory and Creative Research from Pacific Northwest College of Art (Portland, Oregon). Currently, Brooke Wendt works as a strategic researcher in the design strategy field and questions the purposes of new technologies.

Colophon: Network Notebooks editors: Geert Lovink and Miriam Rasch.

Design: Medamo, Rotterdam http://www.medamo.nl. ePub developer: André Castro. Publisher: Institute of Network Cultures, Amsterdam. Supported by: Amsterdam Creative Industries Publishing, University of Applied Sciences (Hogeschool van Amsterdam), Stichting Democratie en Media, and Pacific Northwest College of Art.

Brooke Wendt, The Allure of the Selfie: Instagram and the New Self Portrait. Network Notebooks 08, Institute of Network Cultures, Amsterdam, 2014. ISBN 978-90-822345-1-0.

 

IPPOLITA: Nell’acquario di Facebook
316

Facebook si avvia ad avere un miliardo di utenti. È uno straordinario dispositivo in grado di mettere a profitto ogni movimento compiuto sulla sua piattaforma. Nell’illusione di intrattenerci, o di promuovere i nostri progetti, lavoriamo invece per l’espansione di un nuovo tipo di mercato: il commercio relazionale. Nell’acquario di Facebook siamo tutti seguaci della Trasparenza Radicale: un insieme di pratiche narcisistiche e pornografia emotiva. Ci siamo sottoposti in maniera volontaria a un immenso esperimento sociale, economico, culturale e tecnico. L’anarco-capitalismo dei right libertarians californiani è il filo conduttore che ci permette di collegare Facebook ai Partiti Pirata europei, a Wikileaks. Gli algoritmi usati per la pubblicità personalizzata dai giganti della profilazione online, i nuovi padroni digitali (Facebook, Apple, Google, Amazon) sono gli stessi utilizzati dai governi dispotici per la repressione personalizzata.
Nel nome della libertà di profitto. Tranquilli, nessun complotto: è solo il FAR WEST DIGITALE.

ippolita_copertina_acquario_fronte-EPUB

Ippolita è un gruppo di ricerca interdisciplinare attivo dal 2005. Conduce una riflessione ad ampio raggio sulle ‘tecnologie del dominio’ e i loro effetti sociali. Pratica scritture conviviali in testi a circolazione trasversale, dal sottobosco delle comunità hacker alle aule universitarie. Tra i saggi pubblicati: Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale (Elèuthera 2005); Luci e ombre di Google (Feltrinelli 2007, tradotto in francese, spagnolo e inglese); Nell’acquario di Facebook (Ledizioni 2013, tradotto in francese, spagnolo e inglese); La Rete è libera e democratica. FALSO! (Laterza 2014).

Ippolita tiene formazioni teorico-pratiche di autodifesa digitale e validazione delle fonti online per accademici, giornalisti, gruppi di affinità, persone curiose.

Siamo un gruppo indipendente; facciamo ricerca indipendente. I nostri libri sono liberi come la libertàLibero non significa gratuito: se puoi fare una donazione, grazie. La cultura non si vende e non si compra: si sostiene. La cultura è una modalità di relazione. Diffondi e sostieni, e se vuoi aiutare in qualche modo il progetto, organizzare presentazioni, laboratori, altro, facci sapere.

From Print to E-books: A Hybrid Publishing Toolkit for the Arts
315

The Institute of Networked Cultures in Amsterdam have produced this innovative toolkit for digital publishing in the arts. This practical guide, it’s a useful publication that should be of great use

This Toolkit is meant for everyone working in art and design publishing. No specific expertise of digital technology, or indeed traditional publishing technology, is required. The Toolkit provides hands-on practical advice and tools, focusing on working solutions for low-budget, small-edition publishing. Everything in the Hybrid Publishing Toolkit is based on real-world projects with art and design publishers. Editorial scenarios include art and design catalogues and periodicals, research publications, and artists’/designer’s books.

You can download from the site of SIlvio Lo Russo here

About the authors: Digital Publishing Toolkit Collective, consists of: Marc de Bruijn, Liz Castro, Florian Cramer, Joost Kircz, Silvio Lorusso, Michael Murtaugh, Miriam Rasch, Margreet Riphagen and Pia Pol

Editors: Joe Monk, Miriam Rasch, Florian Cramer and Amy Wu
Images: Medamo and Kimmy Spreeuwenberg
Print design: Medamo and Kimmy Spreeuwenberg
EPUB design: André Castro
Cover design: Medamo and Kimmy Spreeuwenberg
Publisher: Institute of Network Cultures, Amsterdam
Supported by: SIA National Regieorgaan Praktijkgericht Onderzoek

 For background material, blog posts, videos and the software created within this Digital Publishing Toolkit project please visit:http://networkcultures.org/digitalpublishing/.

Uscito il volume a cura di Simone Arcagni “I media digitali e l’interazione uomo macchina” ed. Aracne
290

Con l’avvento della rete e dei social network e con il sempre più deciso affermarsi della dimensione gaming del digitale, l’universo mediale è stato attraversato da forme intense di interattività: dal semplice commento, risposta e scrittura dei forum dei blog e dei social, fino a pratiche di storytelling partecipato. La televisione diventa smart e si fa interattiva, il cinema si ibrida in rete con i game e nascono forme di cinema, di web serie e di web documentari interattivi. L’uso di sensori come Kinect e di microchip rendono performativa la fruizione trasformando definitivamente lo spettatore in utente. E l’interactive design produce software e interfacce sempre più aperte alla manipolazione da parte dell’utente. L’interattività coinvolge il mondo dei media, il web e l’universo mobile e si insinua nelle pratiche: giornalismo, comunicazione pubblica, pubblicità, performing art e così via.

9788854884380 (1)

I media digitali e l’interazione uomo macchina

Con saggi di:

Leandro Agrò, Stefania Antonioni, Sebastiano Bagnara, Ornella Costanzo, Luigi Galluccio, Salvatore Iaconesi, Mirko Lino, Giulio Lughi, Giusy Mandalà, Alberto Marinelli, Tatiana Mazali, Graziella Mazzoli, Vanessa Michielon, Sara Monaci,Annamaria Monteverdi, Domenico Morreale, Oriana Persico, Simone Pozzi,Andrea Resmini, Mario Ricciardi, Domenico Sciajno, Gabriella Taddeo, Luca Tremolada

Simone Arcagni è docente associato presso l’Università degli Studi di Palermo. Studioso di cinema, media, nuovi media e nuove tecnologie. Collabora con «Nòva24», «Oxygen», «Technonews», «Segnocinema», «Digicult» e altre riviste scientifiche e di divulgazione scientifica. Tiene un suo blog (Postcinema) per “Il Sole 24 Ore”. Dirige «Screencity Journal». Tra le sue pubblicazioni: Screen City (Bulzoni), Music Video (con Alessandro Amaducci), Oltre il cinema. Metropoli e media (Kaplan).

Anatomia della bellezza. Cura di sè, arte e spettacolo da Platone ai selfie, di Tommaso Ariemma alla Galleria Francesco Foresta di Lecce
287

tommaso ariemma

Cosa ci rivela la diffusa pratica del selfie? L’arte contemporanea ha davvero preso le distanze dalla bellezza? Perché amiamo così tanto le storie? La nostra società è davvero una società dello spettacolo? Il presente studio affronta i pregiudizi che ormai permeano la visione dell’arte, della società e del rapporto con sé. Analizzando costumi, stili di vita e serie tv di qualità, l’autore vuole fornire risposte a domande cruciali, per comprendere meglio il nostro tempo e il nostro rapporto con la bellezza e la sua molteplicità, una teoria generale del bello che attraversa la storia dell’arte, della moda, della cosmetica e le teorie dei media e della narrazione. La tesi di Anatomia della bellezza è che l’esperienza contemporanea del bello si svolga su almeno quattro fronti: quello eccessivo proprio della lotta per la visibilità e per l’aspetto corporeo; quello in difetto nell’esperienza dell’arte contemporanea; quello interno all’esperienza del racconto; e infine quello per errore nelle nuove narrazioni mediali.

“Per Platone, l’ideale che l’anima coglie grazie a un “ricordo” speciale, risalente a prima che prendesse corpo, si trova sempre oltre la dimensione terrena e sensibile: nell’iperuranio. Tuttavia la nostra attenzione si concentra sempre su questo oltre senza notare la barriera che lo rende possibile: il Cielo, dominio di Urano. Non si dà iperuranio senza la barriera “uranica” che separa il mondo delle idee dal mondo delle cose.
Ora, nel momento in cui Urano perde il suo potere – ossia ciò che è implicito nella Nascita di Venere di Botticelli – non c’è più barriera uranica e le idee eterne possono cadere nel mondo, realizzarsi nel tempo (non a caso la detronizzazione di Urano avviene per mano di Crono, dio del tempo).
Ciò che avviene nel Rinascimento viene riassunto, dunque, nel celebre dipinto di Botticelli: la malinconia sul volto di Venere simboleggia bene l’affermarsi di una nuova epoca e di una nuova visione del mondo; che sia poi una donna rivela il nuovo bersaglio su cui si eserciterà maggiormente la nuova vita delle idee: il corpo femminile” (Anatomia della bellezza. Cura di sé, arte, spettacolo da Platone al selfie, pp. 14-15)

Viaggio tra teatro e cinema in Kosovo a Pisa
282

A Pisa al Teatro Rossi Aperto in Via Collegio Ricci, domenica 14 giugno ci sarà una serata per conoscere il teatro di Jeton Neziraj e il Kosovo attraverso gli occhi e l’esperienza di Anna Maria Monteverdi – studiosa di digital performance e video teatro e docente di Storia del Teatro all’Accademia di Belle Arti di Lecce e Drammaturgia multimediale all’Accademia di Brera.

Alle 21 presentazione del testo teatrale “La distruzione della Torre EIffel“di Jeton Neziraj (ed. Cut up) insieme alle curatrici Anna Monteverdi, Monica Genesin.

A seguire proiezione del film documentario “Nuovo Teatro in Kosovo – Teatri i ri ne Kosove” regia di Anna Monteverdi, immagini di Alessandro DI NAro e Giancarla Carboni. Introduce e partecipa la docente di media Sandra Lischi.

11427867_10207325533162494_724836201664711565_n

Jeton Neziraj già direttore del Teatro Nazionale del Kosovo è la coraggiosa voce politica nel teatro del nuovo Kosovo, impegnato sul fronte dell’attivismo intellettuale e sul ruolo dell’artista, sulla sua responsabilità e sul margine di libertà nei processi socio-politici in atto.La distruzione della Torre Eiffel (ed. Cut Up) è la sua prima opera ad essere tradotta in italiano. Nel suo teatro umorismo e comicità possono diventare armi straordinarie per distruggere luoghi comuni e convinzioni nazionaliste

Stage design, a new book.
216

Stage Design: Concerts, Events, Ceremonies and Theater (Inglese)

Stage designers must create an immersive and engaging environment that lasts only hours or days but is remembered for a lifetime. Whether its Jay-Z at Carnegie Hall, Radiohead on a world tour, Celine Dion in Las Vegas, Nelson Mandelas 90th birthday, a dramatic production of Hairspray, or the launch of McLarens latest Formula One race car, every situation demands memorable staging that works in perfect harmony with the central event.

61xERoXXKgL

Lasers, computer driven visuals and gigantic props are well and fine, but worthless without a strong concept and well-organized infrastructure. Chapters found within Stage Design include: Concerts, Awards Ceremonies, Dramatic Productions, and Events. These varied happenings illuminate the common goal of producers and designers worldwide – galvanizing an audiences attention for a finite period of time. From Mexico to Johannesburg and London to Las Vegas, the reader will discover the most innovative stages the world over.

I primi cinquant’anni del Theatre du soleil celebrati con un libro
146

Non poteva che essere Beatrice Picon-Vallin l’autrice del volume definitivo sul Theatre du Soleil fondato da Ariane Mnouchkine e in uscita per Acte Sud. La pubblicazione esce per i 50 anni della Compagnia e segue la lunga scia di libri e anche film prodotti da Arte’ che ci permettono di avere uno sguardo su “tutto quello che rimane” dello spettacolo.

Poche compagnie teatrali possono vantare la longevità del Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine, regista francese che ha messo in scena la Storia, la Rivoluzione e la lotta dei popoli per la libertà (1789, 1793, L’Age d’Or). Stare una sera alla Cartoucherie, sede storica della compagnia nel bel mezzo del Bois de Vincennes, è un’esperienza unica che, per chi ama il loro teatro, giustifica da solo, un viaggio a Parigi. La cena, un caffè o la limonata del deserto insieme agli attori e agli altri spettatori prima e dopo lo spettacolo, la visione ravvicinata degli artisti che si truccano, Mnouchkine che si intrattiene a parlare “in amitié” con chiunque, è qualcosa che difficilmente si cancella dalla memoria.

Personalmente ho visto tutti gli spettacoli del Soleil dal Tartuffe (1995) in poi e tutti quelli raccontati nel libro (alcuni anche più volte e fuori della sede parigina: Tambours sur la Digue lo vidi nel 2001 al Festival dei teatri delle Americhe di Montréal, in un gigantesco Palazzetto del Ghiaccio sold out da svariati mesi). L’ultima avventura teatrale della Mnouchkine,Les Naufragés du Fol Espoir è una curiosa rielaborazione cine-teatrale dal romanzo postumo di Jules Verne che diventa una sorta di viaggio anche per gli spettatori: la storia, ambientata agli inizi del Novecento durante un film in corso di lavorazione negli scantinati di un ristorante, esplora gli ideali e le utopie socialiste che in quegli anni infiammavano nobili animi. Così, mentre si gira il film ispirato all’attraversamento in nave delle lande ghiacciate, si indaga la psicologia dei naviganti e dei viaggiatori: chi alla ricerca dell’oro, chi alla ricerca di un lavoro, chi alla ricerca di un luogo dove piantare la bandiera del socialismo. Ma la nave è il microcosmo del mondo dove viltà e coraggio, nobiltà e avidità, amore e odio si scontrano per approdare nel deserto ghiacciato di una terra vuota e inutile ma che pure è contesa dall’Inghilterra e dall’Australia.

Qual è dunque, il luogo dove far crescere gli ideali del socialismo? Nessuno, non più, neppure nella lontana terra ghiacciata dove nulla cresce, perché neanche lì gli uomini riescono a vivere in armonia accecati come sono dal denaro, dal potere, dalla vendetta. A questa conclusione amara viene il sospetto che Mnouchkine aggiunga un sotteso happy end: la terra promessa esiste, ed è proprio la Cartoucherie il luogo del suo teatro che ha dimostrato a tutti che si può vivere in comunità condividendo vita, ideali e utopie dentro e fuori il teatro e trasmettendo a tutti le bonheur della concordia. Qua la rivoluzione francese ha avuto esito positivo, e Ariane Mnouchkine ha usato la scena per portare alla luce i problemi concreti dell’umanità non sottraendosi dunque, a quel dovere del teatro, a cui spesso le compagnie invece, si fanno latitanti, di ficcare gli occhi in faccia alla vita: la tragedia dei profughi, le violenze, le persecuzioni, le emarginazioni, la mancanza dei diritti civili nei paesi totalitari, le torture, le discriminazioni. La Cartoucherie è veramente la no man’s landdove tutti hanno diritto di cittadinanza, dove è possibile incontrare il teatro degli oppressi, il teatro d’Oriente, quello di Baghdad e dove conoscere altre culture, altre lingue. Les Ephemères è un vero spettacolo-fiume in cui si raccontano quasi sottovoce, le piccole cose della vita, ricordi lontani e dolori familiari che offrono uno scorcio assai realistico delle variegate vicende umane e delle relative problematiche e divisioni sociali. Il tutto (attori e oggetti di scena) raccontato in una pedana mobile mossa all’uopo da servi di scena (repousseur), modalità inaugurata dal gruppo ai tempi di Le Dernier Caravansérail. Un libro importante da aggiungere alla biblioteca ideale che racconta i protagonisti di questo “teatro vivente”.

 Sul sito si parla di Soleil qua

https://www.annamonteverdi.it/digital/tag/theatre-du-soleil/

e qua:

https://www.annamonteverdi.it/digital/un-teatro-attraversato-da-visioni-il-theatre-du-soleil/

In attesa della nuova produzione del Soleil quindi segnaliamo:

Les éditions Actes Sud publient
en coédition avec le Théâtre du Soleil

Le Théâtre du Soleil
Les cinquante première années

de Béatrice Picon-Vallin

Actes Sud / Beau livre. Coédition Théâtre du Soleil

Ouvrage broché avec une jaquette-affiche et un livret
19,6 x 25,5 cm / 352 pages, 250 iconographies
ISBN 978-2-330-03720-8. Prix TTC 45 €

 

En librairie à partir du 26 novembre 2014
Disponible au Théâtre du Soleil dès le 5 novembre

Intervista a Anna Monteverdi su La distruzione della Torre Eiffel di Neziraj
139

Cosmotaxi
ricerca
» ricerca nella sezionecosmotaxi
» ricerca globaleadolgiso.it

 

home » cosmotaxi
Questa sezione ospita soltanto notizie d’avvenimenti e produzioni che piacciono a me.
Troppo lunga, impegnativa, certamente lacunosa e discutibile sarebbe la dichiarazione dei principii che presiedono alle scelte redazionali, sono uno scansafatiche e vi rinuncio.
Di sicuro non troveranno posto qui i poeti lineari, i pittori figurativi, il teatro di parola. Preferisco, però, che siano le notizie e le riflessioni pubblicate a disegnare da sole il profilo di quanto si propone questo spazio. Che soprattutto tiene a dire: anche gli alieni prendono il taxi.

venerdì, 14 novembre 2014

La distruzione della Torre Eiffel

 

 
Winston Churchill, tra le tante lapidarie affermazioni, ne disse una che, forse, può valere ancora oggi: “I Balcani producono più storia di quanta ne possono digerire”.
In quel territorio, il Kosovo ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008.
Da Wikipedia: “Il Kosovo è riconosciuto come stato da 108 dei 193 paesi dell’Onu (tra cui 23 dell’Unione europea, Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto), mentre altri 51 stati membri (tra cui Russia e Cina, membri permanenti del consiglio di sicurezza con diritto di veto) si sono dichiarati contrari al riconoscimento. La Serbia, lo considera come sua Provincia Autonoma, alla pari della Voivodina nel nord”.

Sono poche le notizie che arrivano da noi sullo scenario culturale kosovaro, ma circa la ribalta teatrale di quel paese abbiamo articoli e dossier sul Teatro in Kosovo su “Teatro e Storia”, “Hystrio” “Ateatro” e “Rumorscena” firmati da Anna Maria Monteverdi(in foto), che di recente ha pure curato un volume del drammaturgo Jeton Neziraj già direttore del Teatro Nazionale del Kosovo.
Il libro ha lo stesso titolo di un lavoro scritto da Neziraj: La distruzione della Torre Eiffel.
Lo ha pubblicato la casa editrice Cut-Up.
La traduzione è di Giancarla Carboni (autrice e drammaturga) e Monica Genesin (studiosa di lingua e letteratura albanese dell’Università del Salento).
Anna Maria Monteverdi è la maggiore specialista che abbiamo in Italia di teatro tecnologico, come si può notare sia leggendo l’imperdibile Nuovi media, nuovo teatro sia navigando sul sito web che conduce in Rete.
Ecco un suo videoritratto.

Ad Anna Maria Monteverdi ho rivolto alcune domande.
Perché ti attrae la scena teatrale kosovara?

Quando in un contesto devastato da una guerra recente, in un clima di ricostruzione dove percepisci corruzione, colonizzazione economica dei colossi tedeschi, svizzeri e americani, trovi una compagnia teatrale che fa di tutto per ristabilire un’identità nazionale, riportare la cultura all’interno della propria tradizione e lingua, individuando tematiche anche scomode pensi che quel teatro sia “necessario”. Rifondare una cultura nazionale, discutere delle problematiche scottanti come il rapporto con la Serbia può essere difficile e pericoloso, e infatti chi lo fa è soggetto a censure di Stato. Da questa parte dell’Europa il teatro è ormai soltanto un’operazione rassicurante e normalizzante e abbiamo perso la dimensione del “pericolo” che può esserci dietro la parola teatrale ma lì intuisci che può davvero essere tagliente e incidere sulla realtà e sulle coscienze.

Che cosa rende importante la figura di Jeton Neziraj?

Jeton Neziraj è un giovane drammaturgo con alle spalle quasi venti testi teatrali rappresentati in tutto il mondo, io l’ho tradotto in Italia per la prima volta per mostrare che la drammaturgia contemporanea dell’Est sta dando ottimi risultati. Lui si è formato alla “scuola parallela” del Kosovo durante la guerra; infatti la cultura e la lingua albanese durante la repressione di Milosevic erano bandite e anche i teatri erano chiusi, quindi rinacquero grazie a Rugova che divenne il primo presidente del Kosovo. Fu nei teatri paralleli, clandestini, negli scantinati, dove i giovani impararono quella cultura proibita dal regime. Neziraj parla in maniera molto ironica della situazione di nuova “occupazione” del Kosovo, con le missioni militari internazionali e i governanti corrotti; prende poi in giro sia il fondamentalismo che la paura generalizzata verso l’Islam delle democrazie europee.

Esiste nei Balcani un teatro tecnologico?

Sarebbe pretendere troppo! Niente teatro tecnologico, gli spazi sono davvero minimali e le produzioni ridotte all’osso, però trovi un ottimo teatro d’attore, un teatro di parola molto frequentato dai giovani. Ma il nuovo progetto in cui è coinvolto Neziraj in Italia con il musicista Gabriele Marangoni prevede effettivamente anche l’uso di elettronica. SI chiama “Diffraction. In paradise artists can fly” ed è un progetto che unisce teatro musica ed elettronica con il testo teatrale di Neziraj, tra il comico e il politico e un ensemble che esegue partiture di musica contemporanea create da Marangoni, fisarmonicista e compositore che da anni collabora con Neziraj in Kosovo. Questo il link per visitare il sito.
Il debutto sarà a Prishtina oggi 14 novembre e il 19 a Pisa al Teatro Sant’Andrea grazie alla Fondazione Toscana Spettacolo dopo una residenza a Castiglioncello presso Armunia
.

Jeton Neziraj
La distruzione della Torre Eiffel
A cura di Anna Maria Monteverdi
Traduzione di
Giancarla Carboni
Monica Genesin
Pagine 108, Euro 13.00
Cut-Up Edizioni

 

postato venerdì, 14 novembre 2014 alle 00:44 :: permalink

 

Alessandro Amaducci: Videoarte. Storia, autori, linguaggi
136

La straordinaria avventura di cinquant’anni di vita della videoarte viene qui raccontata con la formula di un manuale agile che cerca di coniugare processi storici con analisi linguistiche, guidando il lettore a scoprirne i protagonisti, le tendenze, le estetiche.

Kaplan editore, 2014
2014, ISBN: 978-88-89908-99-0
pp. 212, € 20,00

Clicca qui per scaricare l’indice e l’introduzione 
Clicca qui per accedere al sito di Alessandro Amaducci

Uscito il volume sul Teatro di Jeton Neziraj (Kosovo) per Cut up edizioni
128

E’ uscito per Cut up edizioni della Spezia il volume La distruzione della Torre Eiffel del drammaturgo kosovaro Jeton Neziraj. La traduzione è di Giancarla Carboni (autrice e drammaturga) e Monica Genesin (studiosa di lingua e letteratura albanese dell’Università del Salento). La supervisione a la curatela è di Anna Maria Monteverdi che ha curato diversi articoli e dossier sul Teatro in Kosovo per “Teatro e Storia”, “Hystrio” “Ateatro” e “Rumorscena”.
Il teatro di Jeton Neziraj è arrivato recentemente in Italia al Festival VIE di Modena riscuotendo grande successo di critica e di pubblico.
Dalla Spezia è partito anche il nuovo progetto teatrale dal titolo Diffraction. In paradise artists can fly che vede coinvolto il drammaturgo Neziraj, Anna Monteverdi e il musicista Gabriele Marangoni che debutterà a Pisa il 19 novembre al Teatro Sant’Andrea per la Fondazione Toscana Spettacolo.

Neziraj è la coraggiosa voce politica spesso censurata nel teatro del nuovo Kosovo, impegnato sul fronte dell’attivismo intellettuale e sul ruolo dell’artista, sulla sua responsabilità e sul margine di libertà nei processi socio-politici in atto. La distruzione della Torre Eiffel è la prima opera ad essere tradotta in italiano. La paura generalizzata del fanatismo religioso e dei suoi simboli attecchisce sempre di più in Europa: Neziraj ne esplora ironicamente le cause e le degenerazioni costruendo una perfetta macchina drammaturgica che non risparmia nessuno e smonta i fraintendimenti e i pregiudizi sull’Islam ma anche quelli sulla tollerante Europa. Nel suo teatro umorismo e comicità possono diventare armi straordinarie per distruggere luoghi comuni e convinzioni nazionaliste.

Jeton Neziraj (Prishtina, 1977) è autore di oltre 15 testi teatrali tradotti in tutto il mondo, rappresentati a Vienna, Parigi, New York, Londra, Istanbul, e recentemente al Festival Vie di Modena, oltre che in Kosovo, Albania, Croazia e Macedonia. Liza is sleeping ha vinto nel 2007 il premio come miglior testo albanese. Unico autore ad essere rappresentato a Belgrado, dirige la compagnia Qendra multimedia. Per le tematiche dei suoi testi, i suoi spettacoli sono stati censurati in Serbia e in Cina. Neziraj fa parte della rete EURODRAM network europeo di drammaturgia.