Archivi categoria: videoarte

Naples three of three (scheda a cura di Alessandra Troncone) la video installazione di Matilde De Feo al Madre
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Naples three of three è un’ipotesi di storytelling digitale, una trilogia che trasforma le storie in visioni raccontando, attraverso uno sguardo unico e al contempo sempre diverso, la realtà metropolitana di Napoli: tre racconti che entrano in relazione tra loro, ciascuno con la propria autonomia di linguaggio, pensati come tre soglie sulla città, tre capitoli di una ricognizione poetica e visiva sul concetto di comunità ed ecosistema, di trasformazione e resistenza, che si produce attraverso la documentazione, l’incontro e la relazione con l’altro. Per il MADRE l’artista  MATILDE DE FEO allestisce, in un’unica stanza, il primo capitolo della trilogia, dal titolo Desert Flower, e una traccia progettuale del secondo capitolo, Ramondino’s Apologue, storyboard di un ritratto animato dedicato alla scrittrice Fabrizia Ramondino, co-sceneggiato con Marina Dammacco, anteprima che sarà sviluppata in forma completa nel 2018.
Tutta questa trilogia è costruita sull’idea della cross-medialità e sul coinvolgimento degli abitanti della città nel processo di costruzione di una storia comune composta di tante storie individuali, a metà tra documentario e finzione. Nello specifico Desert Flower prende spunto dalla storia della ginestra etnea, pianta particolarmente invasiva che, nell’estate del 2016, ha aggredito il Vesuvio minacciando di renderne completamente giallo il profilo. Nella videoinstallazione De Feo mette in relazione il fenomeno della “giallificazione” con l’intervento dell’uomo, e in particolare con la costruzione di edifici che parimenti alterano il paesaggio urbano. Attraverso il coinvolgimento di cinque abitanti della città, dal centro alla periferia, l’artista documenta il loro vivere la casa e le reazioni emozionali provocate dall’invasione cromatica in atto. Gli stessi abitanti sono protagonisti di interviste pubblicate sul sito web del MADRE a completamento del progetto, grazie alle quali l’artista raccoglie testimonianze dal vivo sul processo di urbanizzazione e sulle dinamiche abitative della città stessa. Il documentario è anche un viaggio attraverso l’architettura modernista: alle immagini intime e private delle case fanno da contraltare quelle pubbliche, ovvero le opere architettoniche di Aldo Loris Rossi, Davide Pacanowski, Franz di Salvo, Luigi Cosenza, Stefania Filo Speziale, Franco Purini. L’elemento cromatico ritorna nello storyboard dedicato a Fabrizia Ramondino, dove ad ogni capitolo è associato un colore. La partitura per immagini è costruita a partire dalla lettura delle opere di Ramondino, in particolare Il libro dei sogni, e da spunti derivati dall’inedita intervista a Mario Martone, che sarà fruibile in forma audio nella stessa sala

Al via la rassegna di videoarte Over the real a Lucca
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martedì 16 aprile ore 18.45 

Auditorium Vincenzo da Massa Carrara – Fondazione Ragghianti 
Via San Micheletto, 3 – Lucca

Presentazione e proiezione delle opere video a cura di:

Lino Strangis e Veronica D’Auria (C.A.R.M.A.),

Maurizio Marco Tozzi.

venerdì 19 aprile ore 17

Auditorium Palazzo delle Esposizioni – Fondazione Banca del Monte di Lucca

Piazza San Martino, 7 – Lucca

“Anni ’70: la Videoarte fra tecnologia e trasformazioni sociali”

Conferenza con la partecipazione di Carlo Ansaloni (Centro Video Arte, Palazzo dei Diamanti, Ferrara), Gianni Melotti (art/tapes/22, Firenze), Michele Sambin (Centro Video Arte, Palazzo dei Diamanti, Ferrara e Galleria del Cavallino, Venezia),Alessandro Romanini (Presidente Comitato Scientifico Fondazione Ragghianti e Docente Accademia di Belle Arti di Carrara); introduce Maurizio Marco Tozzi

sabato 20 aprile ore 15

Auditorium Palazzo delle Esposizioni – Fondazione Banca del Monte di Lucca

Piazza San Martino, 7 – Lucca

https://overthereal.com/artists/

Presentazione e proiezione delle opere video a cura di:

Alessandra Arnò (Visualcontainer),

Gabriel Soucheyre (Videoformes).

On line il nuovo sito dell’artista intermediale Lino Strangis
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Da oggi è on line la nuova ricca veste del sito dell’artista intermediale LINO STRANGIS

A cura di VERONICA D’AURIA, il sito è un accurato percorso tra performance, realtà virtuali, sculture digitali, suoni e computer art del poliedrico artista (e docente di Accademia a Torino e a Pisa) nato a Lamezia Terme (ma residente a Roma ma attivo in tutt’Europa) che ha portato le sue opere nei più importanti Musei d’arte contemporanea e Festival di Arte elettronica. 

Strangis è anche l’autore dell’opera che ci ha gentilmente concesso per il sito come lay out

Lasciatevi andare alle visioni e ai suoni psichedelici digitali del sito! Buona visione!

 

Lino Strangis è un artista intermediale (videoarte, realtà virtuali interattive, performance multimediali, sculture 3D, video-scenografie, sound art e musica sperimentale) e regista

nato a Lamezia Terme il 19/01/1981, vive e lavora a Roma, Torino e Pisa.

Già musicista polistrumentista (strumenti acustici, elettroacustici, elettronici, autocostruiti, digitali), laureato in Filosofia (indirizzo Estetica), durante gli studi universitari, dopo aver avuto i primi esordi nel campo della pittura e delle installazioni, individua le arti audiovisive sperimentali e la ricerca dell’intermedialità come linguaggio prediletto e dopo brevi trascorsi nell’underground romano, tiene la sua prima personale ufficiale nel 2005, al MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma, a cura del direttore Simonetta Lux.

Dal 2006 partecipa a numerosi festival, mostre e rassegne storiche internazionali in Italia e all’estero (ARS ELECTRONICA, Biennale del Mediterraneo, Videoformes, City Sonic, Proyector, Athens Videoart Festival, Invideo,…) e tiene diverse esposizioni personali in gallerie private e prestigiosi musei tra cui MACRO (Roma), MAXXI (Roma), MUSEO PECCI (Prato), FABBRICA DEL VAPORE (Milano), MUSEO RISO (Palermo), MAUTO (Torino), PAN (Napoli), GAMC (Viareggio), WHITE BOX MUSEUM OF ART (Pechino), muBA (S.Paulo).

Attivo anche come sound e multimedia performer ha fondato vari progetti legati alla sperimentazione sonora e l’improvvisazione libera (da solo e con gruppi quali E.T.E.R.E. Project) ed è autore di musiche e sonorizzazioni per se stesso ed altri artisti. Impegnato anche come curatore, critico indipendente e organizzatore di eventi: ha fondato il gruppo curatoriale Le Momo Electronique e dal 2011 è direttore artistico del C.A.R.M.A. (Centro d’Arti e Ricerche Multimediali Applicate).

Dal 2015 è titolare del corso di Installazioni multimediali presso L’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dal 2016 di Computer Art all’Accademia di Belle Arti Alma Artis di Pisa, e dal 2012 al 2016 è stato professore a contratto presso il DAMS dell’Università Roma Tre dove ha tenuto il laboratorio di arti digitali.

Ideatore saggista e curatore dell’edizione (libro+dvd) “La videoarte nel mondo del software” (edita da Palladino editore) ha anche scritto per diverse riviste e pubblicato saggi su diverse edizioni ed è co-autore e regista di Entr’acte Intermediale (programma televisivo dedicato alla videoarte).

Importanti sono anche i suoi impegni nel campo delle installazioni ambientali e delle scenografie multimediali e interattive: dal 2011 collabora agli spettacoli teatrali di Carlo Quartucci e Carla Tatò, ha realizzato le video-scenografie per spettacoli musicali quali SHAMANS OF DIGITAL ERA (che ha anche ideato) e il 70° GALA CONCERT del conservatorio nazionale del Kazakistan.

Hanno scritto di lui e curato sue mostre alcuni dei più noti esperti del settore tra cui Marco Maria Gazzano, Lorenzo Taiuti, Piero Deggiovanni, Francesca Gallo, Anna Maria Monteverdi, Bruno di Marino, Veronica D’Auria, Valentino Catricalà, Maurizio Marco Tozzi, Giacomo Ravesi, Mariagrazia Costantino. Le sue opere sono state esposte al fianco di quelle di artisti come Nam June Paik, Bill Viola, Robert Cahen, Studio Azzurro, Miao Xiaochun, Steina e Woody Vasulka, Gianni Toti.

MEDITATIONS curated by Maurizio Marco Tozzi Areté Venue and Gallery  67 West St #103, Brooklyn, NY, 
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MEDITATIONS
curated by Maurizio Marco Tozzi
August 11th 12pm – 4pm
August 12 th  6:30pm – 9:00pm
Areté Venue and Gallery 
67 West St #103, Brooklyn, NY,
11222 929-397-0025
 
The works of Alessandro Amaducci, Angelica Bergamini, Manuel Diaz, Eleonora Manca, Isabel Pérez De Pulgar and Lino Strangis invite us into a dreamlike journey in order to face the intellectual challenges of this age while trying to re-establish its balance, accepting the necessity to reinvent the world. Something profound seems to be happening in the weakness and darkness of the human condition… sometimes a small breath can change things.
In a world full of solitude, violence, and unbalanced economics, the artists call on their audience to search inside themselves for a new consciousness and equilibrium and to overcome the thresholds of perception and space-time dimensions. These works encourage us to use meditation to negotiate our contemporary spiritual ambivalence: because we live everyday between existing and non-existing, between living and non-living, between being seen and being invisible.
1. Angelica Bergamini, Will you fight or will you dance, 2012
2. Angelica Bergamini, Meditation, 2016
3. Angelica Bergamini, Untitled, 2016
4. Lino Strangis, Running in sub-atomic meditation, 2017
5. Alessandro Amaducci, Post Rebis,  2016
6. Isabel Pérez Del Pulgar, Acciones Nómadas, 2016
7. Eleonora Manca, Vedersi visti (da qui, sottrai), 2018
8. Eleonora Manca, Data in luce, 2018
9. Manuel Diaz, I Am (The ship goes), 2016
TICKETS: FREE
 Later in the day at 7pm is an improv set featuring Markus Reuter (Berlin), Mark Wingfield (London), Tim Motzer (Philadelphia), and Doug Hirlinger (NYC/Philadelphia) in a guitar trio plus drums. The late set starting at 9pm is a talent-packed quadruple bill: 2018 SUMMA SLAM featuring Ikue Mori solo, Peter Evans’ new ensemble “Being & Becoming”, vocalists/noise artists Andrea Pensado (on tour) / Charmaine Lee, and percussionist Chris Strunk (on tour).

KinoKunstschau_2018 Descrivere il resto. Rassegna di videoarte a Lecce
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KinoKunstschau_2018 Descrivere il resto

a cura di Laura Lerario

 Venerdì 4 maggio 2018 dalle ore 20.00, Kunstschau_Contemporary Place a Lecce, inaugura la prima edizione di KinoKunstschau_2018 | Descrivere il resto, rassegna di videoarte a cura di Laura Lerario, con le opere di Enzo Cillo, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, Ignazio Fabio Mazzola, Davide Russo e Carlo Michele Schirinzi.

Una vetrina commerciale in via Guglielmo Paladini 13, nel cuore del centro storico salentino, si trasforma in una zona d’arte nella quale l’immagine in movimento del video incontra il transito occasionale dei passanti, intrecciando i percorsi urbani con quelli della ricerca visiva.

Il binomio fra arte e tecnologia, caratteristico della videoarte, trova espressione tramite un medium – il televisore – ed un contesto ambientale – la strada – generando una fruizione immediata ed inattesa, divenendo punto di contatto, di conoscenza e di scambio.

PROGRAMMAZIONE

What Remains

Enzo Cillo (Maddaloni, CE, 1985, vive e lavora tra Roma e Madrid)

What Remains si riferisce alla persistenza di oggetti legati alla memoria ed alla vita personale. Una foresta notturna lascia intravedere i suoi rami che emergono dall’oscurità. L’opera è connotata da una forte simbiosi fra buio e luce, una ricerca che l’artista conduce con l’intento di far emergere ciò che si interpone fra questi due elementi. Luce ed ombra oscillano come in una danza, con l’intento di svelare i segreti più profondi, composti da immagini naturali e artificiali, appena percettibili, che pongono interrogativi sul loro essere.

 Le cose

Raffaele Fiorella (Barletta, Ba, 1979, vive e opera a Barletta)

L’opera Le cose adopera ingegnosamente le risorse dell’arte digitale. Racconta sogni urbani e surrealistiche realtà, in spazi ampi e suggestivi, dove i corpi si smaterializzano avanzando con estrema leggerezza da un punto all’altro del paesaggio. I pensieri prendono forma traducendosi nelle immagini di “un libro mai letto”. Ne risulta un mondo spesso disomogeneo, illogico e trasognato.

 iosonounconiglio

iovogliofaresoloazioniromantiche

nonbastafarsicrescerelabarba

applaudireècomepiangerepiangereècomeapplaudire

Gianmaria Giannetti (Milano, 1974, vive e lavora tra Bari e Finale Ligure)

Il suo linguaggio espressivo dà vita a produzioni di video e performance incentrate sull’esecuzione e la ripetitività di gesti semplici ed eccentricamente ironici, carichi di impulsività infantile, ma al contempo sagacemente provocatori. La sua originale personalità si rispecchia nei suoi lavori, come nei titoli, in cui non si avvale di punteggiatura e di spazi fra le parole.

Ʈίo

Ignazio Fabio Mazzola (Bari, 1980, vive e opera a Bari)

In Ʈίo, film realizzato in una masseria nei pressi di Conversano, l’ambientazione è sospesa tra passato, presente e futuro. Si scorgono movimenti equestri dai forti contrasti chiaroscurali, che contribuiscono ad un continuo rinnovamento del paesaggio, attraverso una serie di rituali ed azioni. La polarità del bianco e del nero elargisce un veemente risalto alle immagini, dotandole di forte carica espressiva. Le scene che si susseguono pullulano di particolari che l’artista scruta con viscerale attenzione.

 

 Pasticciottoh

Davide Russo (Taranto, 1986, vive e lavora a Lecce)

Con l’ironia che lo caratterizza, Russo gioca sul concetto di identificazione collettiva di un luogo fortemente legato ai suoi prodotti tipici e designato da un considerevole incremento turistico, ma che tende a dimenticare e sottovalutare le peculiarità realmente idiomatiche della propria tradizione e del proprio contesto culturale.

Sonderbehandlung

Carlo Michele Schirinzi(Capo di Leuca, 1974, vive ed opera tra il Capo di Leuca e Torino).

Sonderbehandlung (Trattamento speciale) è una vecchia pellicola martoriata dal tempo, indizio di una rivisitazione del dramma che ha consumato i “turisti forzati dei naufragi storici”. Mentre tutti dormono e tutto tace, si consuma quel “trattamento speciale” con cui i nazisti si riferivano alla morte nelle camere a gas. Il dramma è incarnato da due corpi, in un atto primordiale ed erotico, inturgiditi e lacerati dal tempo, dalla sgranatura della pellicola e dai salti dei fotogrammi. Intanto, un interminabile pioggia bagna la città: quasi un tentativo di detergere il ricordo della catastrofe umana nell’oscurità della coscienza e della notte.

 KINOKUNSTSCHAU_2018 | Descrivere il resto

Enzo Cillo, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, IgnazioFabio Mazzola, Davide Russo e Carlo Michele Schirinzi.

a cura di Laura Lerario

Opening: 4 maggio, ore 20.00-24.00

Dal 4 al 6 maggio 2018

KinoKunstschau_Contemporaryplace

Via Marco Basseo 29, Lecce

Info: + 39 320 5749854  |  info@kunstschau.it  |  www.kunstschau.it

 

 

 

Main Partner
QUANTO BASTA

via Paladini 13, Lecce

 

a cura di Laura Lerario

 

Venerdì 4 maggio 2018 dalle ore 20.00, Kunstschau_Contemporary Place a Lecce, inaugura la prima edizione di KinoKunstschau_2018 | Descrivere il resto, rassegna di videoarte a cura di Laura Lerario, con le opere di Enzo Cillo, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, Ignazio Fabio Mazzola, Davide Russo e Carlo Michele Schirinzi.

 

Una vetrina commerciale in via Guglielmo Paladini 13, nel cuore del centro storico salentino, si trasforma in una zona d’arte nella quale l’immagine in movimento del video incontra il transito occasionale dei passanti, intrecciando i percorsi urbani con quelli della ricerca visiva.

Il binomio fra arte e tecnologia, caratteristico della videoarte, trova espressione tramite un medium – il televisore – ed un contesto ambientale – la strada – generando una fruizione immediata ed inattesa, divenendo punto di contatto, di conoscenza e di scambio.

 

PROGRAMMAZIONE

 

What Remains

Enzo Cillo (Maddaloni, CE, 1985, vive e lavora tra Roma e Madrid)

What Remains si riferisce alla persistenza di oggetti legati alla memoria ed alla vita personale. Una foresta notturna lascia intravedere i suoi rami che emergono dall’oscurità. L’opera è connotata da una forte simbiosi fra buio e luce, una ricerca che l’artista conduce con l’intento di far emergere ciò che si interpone fra questi due elementi. Luce ed ombra oscillano come in una danza, con l’intento di svelare i segreti più profondi, composti da immagini naturali e artificiali, appena percettibili, che pongono interrogativi sul loro essere.

 

 

Le cose

Raffaele Fiorella (Barletta, Ba, 1979, vive e opera a Barletta)

L’opera Le cose adopera ingegnosamente le risorse dell’arte digitale. Racconta sogni urbani e surrealistiche realtà, in spazi ampi e suggestivi, dove i corpi si smaterializzano avanzando con estrema leggerezza da un punto all’altro del paesaggio. I pensieri prendono forma traducendosi nelle immagini di “un libro mai letto”. Ne risulta un mondo spesso disomogeneo, illogico e trasognato.

 

 

iosonounconiglio

iovogliofaresoloazioniromantiche

nonbastafarsicrescerelabarba

applaudireècomepiangerepiangereècomeapplaudire

Gianmaria Giannetti (Milano, 1974, vive e lavora tra Bari e Finale Ligure)

Il suo linguaggio espressivo dà vita a produzioni di video e performance incentrate sull’esecuzione e la ripetitività di gesti semplici ed eccentricamente ironici, carichi di impulsività infantile, ma al contempo sagacemente provocatori. La sua originale personalità si rispecchia nei suoi lavori, come nei titoli, in cui non si avvale di punteggiatura e di spazi fra le parole.

Ʈίo

Ignazio Fabio Mazzola (Bari, 1980, vive e opera a Bari)

In Ʈίo, film realizzato in una masseria nei pressi di Conversano, l’ambientazione è sospesa tra passato, presente e futuro. Si scorgono movimenti equestri dai forti contrasti chiaroscurali, che contribuiscono ad un continuo rinnovamento del paesaggio, attraverso una serie di rituali ed azioni. La polarità del bianco e del nero elargisce un veemente risalto alle immagini, dotandole di forte carica espressiva. Le scene che si susseguono pullulano di particolari che l’artista scruta con viscerale attenzione.

 

 

Pasticciottoh

Davide Russo (Taranto, 1986, vive e lavora a Lecce)

Con l’ironia che lo caratterizza, Russo gioca sul concetto di identificazione collettiva di un luogo fortemente legato ai suoi prodotti tipici e designato da un considerevole incremento turistico, ma che tende a dimenticare e sottovalutare le peculiarità realmente idiomatiche della propria tradizione e del proprio contesto culturale.

 

 

Sonderbehandlung

Carlo Michele Schirinzi(Capo di Leuca, 1974, vive ed opera tra il Capo di Leuca e Torino).

Sonderbehandlung (Trattamento speciale) è una vecchia pellicola martoriata dal tempo, indizio di una rivisitazione del dramma che ha consumato i “turisti forzati dei naufragi storici”. Mentre tutti dormono e tutto tace, si consuma quel “trattamento speciale” con cui i nazisti si riferivano alla morte nelle camere a gas. Il dramma è incarnato da due corpi, in un atto primordiale ed erotico, inturgiditi e lacerati dal tempo, dalla sgranatura della pellicola e dai salti dei fotogrammi. Intanto, un interminabile pioggia bagna la città: quasi un tentativo di detergere il ricordo della catastrofe umana nell’oscurità della coscienza e della notte.

 

 

 

KINOKUNSTSCHAU_2018 | Descrivere il resto

Enzo Cillo, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, IgnazioFabio Mazzola, Davide Russo e Carlo Michele Schirinzi.

a cura di Laura Lerario

Opening: 4 maggio, ore 20.00-24.00

Dal 4 al 6 maggio 2018

KinoKunstschau_Contemporaryplace

Via Marco Basseo 29, Lecce

Info: + 39 320 5749854  |  info@kunstschau.it  |  www.kunstschau.it

 

 

 

Main Partner
QUANTO BASTA

via Paladini 13, Lecce

In libreria il volume sul videomaker Giacomo Verde a cura di Silvana Vassallo per ETS
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Tra i pionieri nel campo della sperimentazione con le arti elettroniche in Italia, Giacomo Verde opera da decenni in un territorio di confine, all’incrocio tra diversi linguaggi e generi. Con coerenza, ironia e un’attitudine hacker, da tempo persegue una ricerca est’etica e tecnologica mai disgiunta dall’impegno sociale e politico. Il suo fare artistico privilegia la realizzazione di oper’azioni processuali con una forte componente performativa, che si traducono nella creazione di contesti partecipativi e relazionali, fra materiali poveri e raffinate ricerche in digitale. Non mancano opere compiute, dalla videoarte al documentario di creazione.
Questa è la prima monografia su Giacomo Verde. I vari aspetti della sua produzione artistica sono analizzati in saggi critici che ne restituiscono le sfaccettature nel contesto internazionale, fra tecno-teatro e videoarte, tradizione di conta-storie e sperimentazioni con innovative tecnologie digitali e interattive, performance audiovisive e ricerche sul videofonino, con un approccio che coniuga improvvisazione giocosa e profondità di riflessione teorica.

Testi di: Andreina Di Brino, Marco Maria Gazzano, Sandra Lischi, Francesca Maccarrone, Anna Maria Monteverdi, Silvana Vassallo.

Silvana Vassallo si ocupa di arte contemporanea e di rapporti fra arte e nuove tecnologie. Su questi temi ha pubblicato saggi e articoli, curato mostre ed eventi per istituzioni sia pubbliche che private, tenuto corsi presso le Università di Pisa e Bologna e presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dal 2014 dirige a Pisa la Galleria Passaggi Arte Contemporanea, oltre a collaborare attivamente con l’associazione Multiversum Arte

1° concorso nazionale “SINESTETICA” per poesia inedita e videopoesia
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SINESTETICA

Il concorso, organizzato dal Comune di Pescara in collaborazione dell’Associazione Mira, nasce dal desiderio di promuovere l’incontro fra le molteplici espressioni della creatività per un’idea ambientale (enviromental) e immersiva dell’opera d’arte.

Il concorso, oltre a essere rivolto ad autori di qualsiasi nazionalità (con testi poetici in lingua italiana), è aperto alle studentesse e agli studenti delle scuole secondarie di I e di II grado e si avvarrà di due giurie qualificate presiedute dal poeta Loretto Rafanelli.
La premiazione dei vincitori si svolgerà il 21 marzo 2018, Giornata Mondiale della Poesia, presso il Museo “Vittoria Colonna” di Pescara.
Nel corso della giornata di premiazione sarà nostro graditissimo ospite il noto autore e critico Valerio Magrelli che, per l’occasione, verrà insignito del Premio Internazionale di Poesia “Città di Pescara”.


Visitate il sito http://www.concorsosinestetica.it su cui troverete info, bando e regolamento del concorso.

OVER THE REAL Festival Internazionale di Videoarte di Viareggio. Direzione Artistica di Maurizio Marco Tozzi
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PROGRAMME

mercoledì 6 dicembre

dalle ore 10 alle ore 12 Incontro didattico a cura di Lino Strangis

dalle ore 15.30 alle ore 18.30 proiezione delle selezioni video a cura di: Adonay Bermúdez, Alessandra Arnò, Lino Strangis e Veronica D’Auria, Maurizio Marco Tozzi.

ore 19.00 presentazione ufficiale della manifestazione a seguire

Cocktail party con performance intermediali

ore 21.00 presentazione del film di Francesca Fini

Ofelia non annega” (co-produzione Istituto Luce)

giovedì 7 dicembre

dalle ore 10 alle ore 12 Incontro didattico a cura di Lino Strangis

dalle ore 15.30 alle ore 19.30 proiezione delle selezioni video a cura: Maurizio Marco Tozzi, Lino Strangis e Veronica D’Auria, Gabriel Soucheyre, Alessandra Arnò, Adonay Bermúdez.

venerdì 8 dicembre

dalle ore 15.30 alle ore 17.30 proiezione delle selezioni video a cura di: Alessandra Arnò, Adonay Bermúdez, Gabriel Soucheyre.

dalle ore 18.00 alle 19.30  “Maurizio Camerani: corpo cosa materia natura + TEMPO”

Incontro con l’artista Maurizio Camerani. Introduce il critico Massimo Marchetti,

con la collaborazione di MLB home gallery (Ferrara)

sabato 9 dicembre

dalle ore 15.30 alle ore 19.30 proiezione delle selezioni video a cura di: Lino Strangis e Veronica D’Auria, Maurizio Marco Tozzi, Gabriel Soucheyre, Adonay Bermúdez, Alessandra Arnò.

domenica 10 dicembre

dalle ore 15.30 alle ore 17.30 proiezione delle selezioni video: Gabriel Soucheyre, Lino Strangis e Veronica D’Auria, Maurizio Marco Tozzi.

ore 18.00 Performance live di Golnaz Behrouznia e François Donato

Electro-Anima Experiment” a cura di Gabriel Soucheyre

27° invideo – mostra internazionale di video e cinema oltre (Milano)
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„Origini è il titolo della 27/ma edizione di INVIDEO, Mostra internazionale di video e cinema oltre, che si svolgerà a Milano dal 16 al 19 novembre allo Spazio Oberdan (v.le Vittorio Veneto, 2) e all’Istituto Europeo di Design (via Scesa, 4), organizzato da AIACE Milano per la direzione artistica di Romano Fattorossi e Sandra Lischi.

Il tema di “quest’anno, Origini, – spiegano Fattorossi e Lischi – ci è sembrato il filo conduttore di lavori che in modi diversi evocano le fonti, le nascite, le radici. Il cosmo, le origini stesse della videoarte, cui alcune opere sembrano tornare per ritrovare una creatività radicale e pura; archivi da interrogare; l’universo; le proprie radici; gli inizi di storie appassionanti, di vicende che meritano di essere raccontate.

Ma anche le forme primarie, la memoria, le astrazioni che sono alla base di ricerche stilistiche importanti. Un’edizione che ci parla di nuove strade della creazione audiovisiva, fra nascita e sviluppi”. In programma, come di consueto, la SELEZIONE INTERNAZIONALE con la presentazione al pubblico di trentatre titoli di ricerca e sperimentali, dei quali 10 anteprime italiane e 13 anteprime milanesi provenienti da tutto il mondo e prodotte tra il 2016 e il 2017.

Tra gli eventi speciali l’incontro dal titolo Dialogo fra generazioni: Giuseppe Baresi e i giovani autori, al centro del quale vi sarà il confronto tra due generazioni: quella di Baresi, affermato autore indipendente e storico collaboratore di Studio Azzurro, i cui lavori accostano il linguaggio documentaristico a quello della videoarte, e le opere di nuova generazione dei filmmaker Emiliano Neroni, Giulia Savorani, Fedra Tabbò, Francesco Luzzana, Alberto Danelli.

Baresi riproporrà per l’occasione La febbre (1994), riflessione per immagini sulla disuguaglianza tra nord e sud del mondo, tratta dall’omonimo testo di Wallace Shawn, realizzato insieme a Giuseppe Cederna.

Il collettivo milanese Unzalab, che realizza opere audiovisive attraverso l’utilizzo di materiale ritrovato (diapositive e pellicole), parteciperà al festival con una serata curata dal critico e regista Antoni Pinent, durante la quale verranno messe in scena due performance di “resistenza analogica” dal titolo Un’invenzione a due luci di Livio Colombo (2017) e VER, di Tiziano Doria, Massimo Mosca, Francesco Tartaglia, Carlo Tartivita, Alice Vercesi (2017), entrambe richiami al cinema underground di Pinent.

Inoltre, all’interno della sezione a lui dedicata Antoni Pinent/Presentrospettiva 25 anni il vivace curatore indipendente e regista sperimentale presenterà alcuni suoi cortometraggi in pellicola (super 8, 16 e 35 mm) realizzati tra il 1992 e il 2017. Da segnalare l’anteprima nazionale A MÍ, della regista e artista Caterina Klusemann. Ultimo capitolo della personale trilogia che, attraverso la storia della sua famiglia, con Ima e Georg presentati entrambi in anteprima a INVIDEO 2013, ripercorre la memoria e le tragedie del Novecento.

Nell’opera, con una paziente tessitura di sguardi prevalentemente femminili, fra Europa, Asia, America Latina e Israele, la Klusemann crea, attraverso un percorso tra documentario e videoarte, un tenero racconto d’amore. Il tema della memoria e della famiglia torna anche in Tutto su mio padre Fabio Sargentini della regista Fabiana Sargentini.

Un film sulla figura del padre Fabio, celebre gallerista all’avanguardia e direttore della storica galleria “L’Attico” di Roma, punto di incontro di critici e artisti e centro propulsore dell’arte contemporanea internazionale. Nel documentario si intrecciano sapientemente il racconto personale dell’autrice con rari materiali d’archivio, testimonianze attuali, ricordi, foto di performance e di mostre che vanno a ripercorrere quarant’anni di attività.

Importanti richiami alle avanguardie storiche si ritrovano nelle personali di due talenti dell’animazione contemporanea italiana: Virgilio Villoresi, tra i più versatili filmmaker, realizza progetti in cui le nuove tecnologie si mescolano con le antiche tecniche, e Igor Imhoff, artista che riversa nelle sue produzioni digitali competenze artistiche che spaziano dalla pittura alla musica al video. Entrambi gli artisti presenteranno una selezione delle loro opere. A dieci anni dalla morte di Gianni Toti, creatore della “Poetronica” e protagonista della videoarte internazionale, INVIDEO lo omaggerà con la presentazione delle Cartaviglie, una pubblicazione che è dialogo fra passato e nuove tecnologie, carta e realtà aumentata, realizzata da “La Casa Totiana” di Roma, con la collaborazione dell’editore Rubbettino e della start up Poetronicart. In occasione dell’incontro sarà proiettato Alice nel paese delle cartaviglie, film poco noto di Toti (1980), da cui è tratto il titolo del progetto editoriale. INVIDEO getta uno sguardo sul mondo non solo con la selezione internazionale, ma anche con una sezione dedicata a video e produzioni sperimentali provenienti da diversi paesi dell’Asia (Filippine, Malesia, Hong Kong, Thailandia, Taiwan, Singapore), grazie alla collaborazione con il KLEX – Kuala Lumpur Experimental Film, Video and Music Festival.

La selezione, a cura di Kok Siew-Wai e Fabrizio Gilardino, curatori della manifestazione malese, include dieci opere che vanno dalla finzione sperimentale al documentario, affrontando tematiche politiche e sociali filtrate attraverso lo sguardo di artisti e filmmaker. Un focus sarà dedicato agli Artisti Emergenti, alla sperimentazione filmica e alla videoarte contemporanea proveniente dalla Germania: La German Short Film Association e German Films presenteranno al festival una selezione di 5 cortometraggi sperimentali selezionati tra 120 realizzati da giovani registi tedeschi, che esplorano mondi virtuali, universi astratti, corpi mutanti, domande private e coreografie, attraverso l’uso del documentario e dell’animazione.

Come di consueto lo IED sarà sede di tre masterclass a ingresso gratuito: Scolpire la Luce/Cinema senza cinepresa tenuta da Antoni Pinent, Paesaggi immaginari. Organizzare suoni e visioni a cura di Matias Guerra e Alternative animate, o una via alternativa all’animazione con Igor Imhoff.

Infine Compie 10 anni il Premio Under 35, istituito per sostenere e promuovere il lavoro di giovani autori attraverso l’acquisto e l’inserimento delle opere vincitrici nell’archivio di INVIDEO, al quale concorreranno tutti gli artisti under 35 selezionati. Tutti gli eventi e le proiezioni sono a INGRESSO LIBERO con TESSERA AIACE (5 euro), Cineteca oppure Milano Film Network, salvo differenti indicazioni nelle singole schede degli eventi. INVIDEO è un progetto AIACE con il contributo di Regione Lombardia, Comune di Milano. Si avvale del contributo e della collaborazione di EUNIC Milan|Goethe-Institut Mailand|Forum Austriaco di Cultura a Milano |IED Milano|Raggio verde|Fondazione Cineteca Italiana|Ondavideo Pisa|Amici di INVIDEO e inoltre Eurohotel Milano. INVIDEO è socio fondatore di AFIC (Associazione Festival Italiano di Cinema) e di MFN (Milano Film Network). INVIDEO è parte del “Mese della sperimentazione sull’immagine” con Sport Movies & Tv Fest, Filmmaker Festival, Industry Days di Milano Film Network. INFO:

INVIDEO by A.I.A.C.E. tel. +39 02 76115394 www.mostrainvideo.com info@mostrainvideo.com Ufficio stampa –“

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No-logram INTERACTIVE SCREENLESS PROJECTIONS by LOANIE LEMERCIER
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No-logram

INTERACTIVE SCREENLESS PROJECTIONS by JOANIE LEMERCIER

“I’m obsessed with projections in mid-air, ever since I first saw Princess Leia ‘so-called’ hologram, and I dreamed for years of having a go at Tom Cruise’s UX in minority report.

I’ve used various techniques to explore similar aesthetics: peppers ghost (used in the Tupac Coachella concert), semi transparent screens, mirrors and lenses, which are often referred to as “holograms” but are in fact cheap tricks and just 2d projections.
To avoid misleading use of the word hologram (remember the heated debate with Kickstarter’s CEO about the Holus scam?), I use the term No-logram (not a hologram).

I’m now developing a technique using super fine particles of water, high pressure gaz and custom nozzles, to create true volumetric projections, and build large installations in public spaces. Technically there is no limitation in size / scale.

I use common tracking technologies (depth sensor and image analysis) to allow interaction between the user/audience and the projections.

My works explores geometric patterns, repetitive shapes in nature, and the similarities we can witness when looking at the structure of the universe at various scales. The volumetric projections are also a great medium to question the nature of reality, and how technology can modify our perception of the world we live in.

  

The video below is an early experiment, I am now exploring these ideas further with an interactive installation that I’m planning to show in festivals, and hoping to do a permanent installation in public space, this should work very nicely in gardens and parks. Watch this space 😉

La regista Matilde De Feo racconta Napoli con Naples Three of three
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La regista e videoperformer Matilde De Feo ha appena terminato il suo ultimo poetico e toccante lavoro video. Attraverso la documentazione video e la partecipazione diretta degli abitanti  il video racconta la città metropolitana di #Napoli, dal centro storico alla periferia. 

Il primo capitolo della trilogia #Naplesthreeofthree è#DesertFlower e parla di un’improvvisa trasformazione del paesaggio,
Per raccontarla siamo entrati in cinque case di cinque napoletani, scelti per descrivere il processo di urbanizzazione della città dal centro storico alla periferia. Gli abitanti sono stati sorpresi e ritratti alle prime ore del mattino nei loro spazi, nella loro intima quotidianità, interpretando solo se stessi.

#naples #storytelling #documentary #trilogia #town#newproject #wearecoming #politticodigitale #home#casa — con Giovanna PignataroRosita VallefuocoLuciano Ferrara

5-9 ottobre Inaugurazione della Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia K. Szymanowski | A. Pappano | Masbedo | Orchestra e Coro dell’Accademia di Santa Cecilia
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Inaugurazione della Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
K. Szymanowski | A. Pappano | Masbedo | Orchestra e Coro dell’Accademia di Santa Cecilia

5 – 9 ottobre 2017

Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia
h 19:30, h 18, h 20:30

Król Roger (Re Ruggero) Opera in forma semiscenica

Con l’opera Król Roger di Karol Szymanowski (1924), il Direttore Antonio Pappano ha scelto d’inaugurare la Stagione Sinfonica 2017 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Per l’occasione, Romaeuropa Festival ha invitato MASBEDO a interagire con l’orchestra per realizzare un progetto visivo live di regia in presa diretta e proiezioni video. Più volte ospite del Festival, il duo artistico composto da Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970) torna a ragionare sulla relazione tra figura, suono e spazio. Al lavoro di ripresa e manipolazione in presa diretta di oggetti e immagini, disposti su un tavolo, si aggiungono la presenza e i movimenti di orchestra e cantanti. Proprio loro sono protagonisti dei video realizzati attraverso due telecamere poste in fondo alla sala e inseriti all’interno delle immagini più astratte costruite appositamente dagli artisti. Un modo per rivelare gli aspetti più appassionanti del Re Ruggero, accompagnando la narrazione del libretto ambientato in una Palermo normanna e noto per essere una sofisticata rivisitazione de Le Baccanti di Euripide.

Da Torino a Odessa: l’italiano che ha vinto l’ Odessa Light Festival
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Arriva questo messaggio su Facebook e allora noi diffondiamo la notizia perché ne vale la pena: E’ un italiano si chiama Tommaso Rinaldi (aka High files) il giovanissimo vincitore di uno dei contest più famosi al mondo di Light art con un progetto di videomapping HIGHCONTRAST.

Sono felice e orgoglioso di annunciare la mia vittoria nella categoria “Vj ART” nel Contest dell’ Odessa Light Fest con il Video Mapping “High Contrast”. Un grazie speciale a Marco Ganora aka Grano e Vella Valentina per l’intensa musica, senza di voi sarebbe stato tutto più difficile.

Tommaso ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Torino e lo trovate in molti festival internazionali, recentemente una sua installazione era anche al Pomezia Light Festival e siccome c’era piaciuta molto, ne abbiamo parlato qua

Gli abbiamo fatto due domande in chat sul progetto.

Ci dici qualcosa del tuo progetto vincitore?

 

“High Contrast” è un videomapping in bianco e nero pensato per la facciata del Consiglio cittadino di Odessa e realizzato per l’Odessa Light Fest, in cui la superficie della facciata cambia materia e diventa un solido astratto capace di mostrarci nuove dimensioni e realtà, realtà fatte di una materia e un tempo sconosciuti. Un lavoro che parla di nuove trasformazioni spaziali e che mette in gioco la mente umana e le sue percezioni attraverso un uso improprio di una luce pura, ma che basta ad ingannare l’occhio dello spettatore trascinandolo in una dimensione irreale e fittizia.

Software?

Resolume arena, after effects e trapcode

Musica?

La musica a cura di Marco Ganora Aka Grano e Valentina Vella alla voce è stata realizzata appositamente per questo Videomapping con lo scopo di creare anche una struttura sonora difficile da comprender, con sezioni noise e astratte e forti melodie vocali e ritmiche a tratti.

Ispirazione?

l’ispirazione nasce da studi che sto conducendo su teorie fisiche e scientifiche e soprattutto dalla relatività Einstainiana. sono rimasto affascinato dalla relazione costante tra tutte le forze che influiscono sul nostro universo fisico e soprattutto sulla relazione tra gravità e luce, da lì nasce l’intento di piegare e in certo modo curvare ,tramite la luce, tanto la superficie fisica dell’edificio quanto la percezione mentale dello spettatore

Ether’ò stupefacente installazione video di Diego Labonia in collab.con Simone Palma al #PomeziaLightFestival
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Non me ne vogliano gli altri artisti ma l’installazione di Ether’ò è quello che più mi è rimasta impressa di tutto il Festival di Pomezia. Ho sperimentato un incantato stupore a guardarla, che ho condiviso con bambini, giovani e anziani tutti raccolti intorno alla fontana circolare di Piazza Indipendenza diventata per l’occasione, come dice la scheda “pozzo metafisico” ma come dico io, anche un po’ “golfo mistico”.

Immagini che salivano a galla come ectoplasmi, volti, oggetti, ombre che camminavano sull’acqua, davvero impressionate e magico.

L’acqua diventa schermo dove quasi ci specchiamo, in un rituale collettivo, in stato sonnambolico, dove le immagini proiettate in questo strano liquido bianco lattiginoso, appaiono e scompaiono, si distorcono, assumono una forma a noi estranea e diventano enigma magmatico.

Sembra di guardare un film surrealista, un fotogramma tratto da Cocteau, da Maya Deren.

In effetti, qua lo stupore che la tecnologia dovrebbe regalarci come emozione, tra le tante altre cose, ci connette con il nostro intimo, con gli archetipi che abitano il nostro mondo interiore, e con l’eterno bambino che vuole giocare con le macchie, con le nuvole, con le pozzanghere; che vuole sorprendersi, sognare ad occhi aperti e anche lasciarsi ingannare da quel mondo inanimato di oggetti incomprensibili. Una percezione falsata da quell’acqua che sembra quel pozzo dove da piccoli rispecchiandoci, affogati da mille fantasie, abbiamo creato storie assurde. 

In epoca di immagine altamente definita, di perfezione algida foto-cine-videografica, lo spaesamento dovuto all’incertezza delle forme, dei contorni, della luce di questa davvero impressionante installazione, ci riporta a uno straneamento inconsueto che ci connette con l’immaginazione più profonda che alberga in noi.

Mi vengono in mente le parole di Stan Brakhage da Metaphors on visions:

“Fate entrare le cosiddette allucinazioni nel dominio della percezione..accettate le visioni di sogno, sogni notturni e a occhi aperti, come se fossero avvenimenti reali, facendo anche in modo che le astrazioni, in così dinamico movimento quando si premono le palpebre, siano veramente percepite. Rendetevi conto che non siete influenzati solo da fenomeni visuali sui quali siete focalizzati e cercate di sondare le profondità di tutto ciò che condiziona la vista”.

Effettivamente Brakhage, il grande genio del cinema sperimentale americano, che immaginava un rifiuto totale di regole di ordine visuale precostituite, avrebbe apprezzato questo lavoro.

Lo studio dell’opera è stata presentata al Villaggio Globale in dicembre 2016, ed è stata ideata da Diego Labonia in collaborazione con Simone Palma. Entrambi appartengono al festival di Light Art di Roma “RGB Light Experience”.

Diego Labonia, in arte Dielab, cresce nell’era analogica tra transistor, cavi e musicassette, nutrendo un istinto digitale dal VIC20 in poi. La commistione di queste due tecniche, analogico e digitale, si connota di una forte spinta verso il topic della luce nelle sue forme installative. Dopo aver fondato LUCI OMBRE inizia a realizzare progetti di illuminazione urbana tra cui Radiolaser. L’esperienza nel settore continua con la direzione artistica del primo festival di light art a Roma, RGB Light Experience – Roma Glocal Brightness, in occasione del quale realizza l’installazione luminosa Specchio Riflesso.

Simone Palma concentra la sua ricerca nella realizzazione di scenografie digitali per il teatro e nell’esplorare il dialogo tra uomo e macchina nel contesto di una performance. Tra le videoproiezioni teatrali ricordiamo quelle per The Coast Of Utopia, Valse de Meduse, Citizen X e Phantasmagorica di TehoTeardo/MP5. Dal 2015 collabora con RGB Light Experience – Rome Glocal Brightness per il quale realizza il videomapping Stream of Life. Parallelamente all’attività artistica, si occupa di servizi di visualizzazione e animazione tridimensionale per diversi studi di architettura romani e di produzioni video indipendenti.

EDOARDO ROMAGNOLI + GIUSEPPE LA SPADA: LA LUNA E IL MARE, LUISA CATUCCI GALLERY, Berlin
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14th July – 31st August

Opening Reception
Thursday 13th
7-10pm

The Moon is distant from the Sea –

And yet, with Amber Hands –
She leads Him – docile as a Boy –
Along appointed Sands –
He never misses a Degree –
Obedient to Her eye –
He comes just so far – toward the Town –
Just so far – goes away –
Oh, Signor, Thine, the Amber Hand –
And mine – the distant Sea –
Obedient to the least command
Thine eye impose on me –
Emily Dickinson
The very first encounter between Edoardo Romagnoli and the moon has to be be traced back to 1990 and since then, the love story between the Italian artist and the elusive satellite has never come to an end.Almost indulging the moon’s changing nature, Romagnoli always seeks her under her own terms: “I have to go to places where the moonlight doesn’t have to compete with unnatural light such as glare or reflections from street lamps. These are usually peaceful and remote places that are also conducive to thought and would be inspiring even without the moon”.While most photographers try to capture as much light as possible, Romagnoli does just the opposite, allowing his favourite subject to glow with her own special light without adding any artificial enhancement that would deprive her of her mystery.By pointing the camera toward the sky, Romagnoli engraves the darkness with cryptic messages, creating nocturnal visions which become as silent, mysterious and metaphysical as the moon.
The photos are realised moving the camera and they have been in any way modified in post production.

Giuseppe La Spada

In the attempt to explore the place beneath superficial tension, hiding underneath the subtle transparent membrane which keeps us separated from the real world, Giuseppe La Spada’s work focuses on water as an element of suspension and balance between several ancestral dualisms: life and death, light and darkness, visible and invisible.Water is a dimension where all the sensorial perceptions change, affecting the relationship between reality and fiction but also representing a space of possibility for the individual to get in touch with the deepest part of the self, in a kind of vertical journey where body and water share the same fluid materiality. Like mythical creatures, halfway between human and animal, La Spadas’ subjects are never fully underwater, floating quietly over the transient place in-between the surface and the sea bottom.Focusing only on natural elements, La Spada’s work also share certain sensitivity toward environmental issues. Aside from taking part to several ecological projects, in 2007 the artist won the prestigious Webby Award, thanks to the web project “Mono No Aware” made in collaboration with the Oscar winner artist Ryuichi Sakamoto.

Appena ripubblicato il volume di Simonetta Fadda “Definizione zero Origini della videoarte fra politica e comunicazione”, Meltemi ed.
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Nel pieno delle contestazioni degli anni Sessanta, arriva il video ed è subito fagocitato dagli artisti e dagli attivisti. È il medium giusto al momento giusto, per creare una televisione dal basso capace di coinvolgere lo spettatore in situazioni collettive che gli permettono di entrare consapevolmente e fisicamente nel processo di trasmissione delle immagini. Dalle installazioni TVCC di Dan Graham e Peter Campus alle sperimentazioni sul segnale elettromagnetico di Nam June Paik o Steina e Woody Vasulka, fino alle esperienze italiane più innovative (Luciano Giaccari, Alberto Grifi, collettivo Videobase, Laboratorio di Comunicazione Militante), il volume di Simonetta Fadda analizza il video come tecnologia e come forma culturale dell’epoca analogica, ripercorrendo la sua storia iniziale nel mondo dell’arte e dell’attivismo politico, fino al 1979. Pubblicato per la prima volta nel 1999, in questa nuova edizione, ampiamente aggiornata e integrata da materiali inediti e da scritti dei “pionieri” della video arte in Italia, Definizione zero estende l’orizzonte della ricerca alla svolta visuale determinata dal digitale, con una riflessione finale sulle ricadute estetiche e antropologiche della tecnologia numerica.

Simonetta Fadda, insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e alla Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” (Milano). Traduce testi di arte contemporanea. Ha curato l’edizione italiana di Expanded Cinema di Gene Youngblood (con Pier Luigi Capucci, Bologna 2013) e di Neoism, Plagiarism and Praxis di Stewart Home (Neoismo e altri scritti, Genova 1997). Le sue opere video sono esposte in collezioni pubbliche e private in Italia e in Europa.

Incontro con art/tapes/22 Ciclo incontri “Firenze Settanta 4 maggio 2017 ore 18 Palazzo Strozzi
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Incontro con art/tapes/22
Ciclo incontri “Firenze Settanta

4 maggio 2017 ore 18 | sala Altana di Palazzo Strozzi

Il ciclo di incontri racconta la Firenze dei Settanta, “anni di piombo”, cupi, con la contestazione che infiamma le piazze, ma straordinariamente innovativi e creativi. Un periodo fervido di sperimentazioni contemporanee in cui la città ebbe un ruolo importante nel contesto internazionale.

Giovedì 4 maggio alle 18.00 nella sala Altana al 5° piano di Palazzo Strozzi si terrà l’Incontro con art/tapes/22: Maria Gloria Conti Bicocchi, Gianni Melotti, Carmine Fornari, Andrea Giorgi, Alberto Pirelli, coordinato da Ludovica Sebregondi.

Maria Gloria Conti Bicocchi apre nel 1973 art/tapes/22, in via Ricasoli al 22, come studio di videoarte.
Centro propulsivo che diviene in breve il punto focale in Europa per la produzione di videotape. Dal settembre 1974 al febbraio ’76 vi lavora Bill Viola, che ad art/tapes conosce e collabora con alcuni tra i giovani, ma già affermati, artisti della scena mondiale – tra cui Sandro Chia, Gino De Dominicis, Giulio Paolini, Charlemagne Palestine, Jannis Kounellis, Chris Burden, Alexis Smith, Joan Jonas, Douglas Davis, Takahiko Iimura, Alvin Lucier, Terry Fox, Peter Hutchinson, Gérald Minkoff e Muriel Olesen – venuti per produrre i propri video. Le testimonianze di chi allora lavorò a quel progetto innovativo sono accompagnate dalle foto di Gianni Melotti.

CALENDARIO DEGLI INCONTRI

Giovedì 4 maggio ore 18.00
Altana di Palazzo Strozzi
Incontro con art/tapes/22: Maria Gloria Conti Bicocchi, Gianni Melotti, Carmine Fornari, Andrea Giorgi, Alberto Pirelli, coordinato da Ludovica Sebregondi.

Giovedì 11 maggio, ore 18.00
Sala Ferri di Palazzo Strozzi
Palazzo Strozzi per l’arte contemporanea: storie dai Settanta di Giovanna Uzzani.

Giovedì 18 maggio, ore 18.00
Sala Ferri di Palazzo Strozzi
Incontro con Lapo Binazzi, Bruno Corà e Paolo Masi coordinato da Senzacornice

Giovedì 25 maggio, ore 18.00
Sala Ferri di Palazzo Strozzi
Arte e musica al Maggio fiorentino di Moreno Bucci.

 

Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

 

Nella foto Arnulf Rainer – art/tapes/22
Photo © Gianni Melotti, 1974 Firenze

MEDIA ART FESTIVAL, ROMA
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Nella prestigiosa cornice del MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, dal 27 al 29 aprile, oltre 35 artisti digitali nell’insolito ruolo di changemaker sperimentano nuovi processi e sinergie tra tecnologia e arte nella mostra “The power to change the world“.

Il Media Art Festival, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Mondo Digitale per esplorare nuove frontiere della cultura e dell’arte, giunge alla sua terza edizione con il focus su “Path Toward Human Sustainability”, dedicato a una sfida cruciale del XXI secolo. Digitale, intelligenza artificiale e genetica sono i settori che stanno registrando le mutazioni più veloci e complesse, trasformando in profondità il modo di produrre e di consumare, anche a livello culturale. L’headline della scorsa edizione “L’arte in un mondo che cambia” diventa “L’arte che cambia il mondo“, grazie anche ai laboratori creativi per lo sviluppo sostenibile, realizzati con la collaborazione di ricercatori, scienziati e maker.

Si consolida la formula del multi-evento, che, oltre alla mostra, affianca a workshop con artisti-attivisti, come l’americano Joseph Delappe, per la prima volta in Italia, percorsi per scuole di ogni ordine e grado. Da settimane infatti giovani artisti italiani lavorano con gli studenti alla realizzazione di opere d’arte inedite da esporre nella tre giorni al Maxxi: un vero e proprio laboratorio di produzione diffusa per avvicinare le nuove generazioni a un uso attivo, innovativo e creativo della tecnologia.

L’evento non solo porta nella capitale artisti e ospiti di rilevanza mondiale, ma è inserito in un prestigioso “sistema di festival internazionali“, come Arctic Biennale di Stavanger e Spectra Aberdeen’s Festival of Light, sostenuti dal Programma Europa Creativa. Un progetto laboratorio unico nel suo genere che ha coinvolto nella realizzazione di opere d’arte presso la Palestra dell’Innovazione gli artisti internazionali del progetto European Light Expression Network – ENLIGHT grazie al contributo della Commissione europea Programma Europa Creativa, delle Residenze d’artista attivate con il Goethe-Institut e del progetto artistico-educativo “Carbon Footprint attraverso le digital art”, realizzato con il sostegno del Miur in collaborazione con il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma.

Gli artisti sono stati chiamati a produrre progetti e contenuti anche attraverso gli strumenti di fabbricazione digitale della Palestra dell’innovazione della Fondazione Mondo Digitale, in collaborazione con maker, artigiani, musicisti, designer, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di nuove competenze e sinergie tra diverse professionalità.

Sin dall’edizione pilota punto di forza del Media Art Festival è la contaminazione di arti, generi, tecniche, tecnologie e soprattutto pubblici. Per la prima volta, infatti, un evento culturale coinvolge tanti pubblici diversi come protagonisti, interpretando in modo originale la sfida dell’audience development, priorità del programma Europa Creativa.

Il Media Art Festival è un’iniziativa della Fondazione Mondo Digitale realizzata con il supporto della Commissione Europea in partnership con un network “ibrido” di collaborazioni, come ambasciate, aziende ICT, accademie, istituti di cultura, università ecc.

Per conoscere gli artisti in mostra consultare il sito mediaartfestival.org.

Presto online i partner, gli ospiti e il programma dell’iniziativa.

 

Valentino Catricalà

Ricercatore

Direttore artistico Media Art Festival

Coordinatore progetti arte e media

Fondazione Mondo Digitale

Tel 06 42014109

Cell. 339 3981241

v.catricala@mondodigitale.org

Twitter: @ValentinoCatric

Skype: valentino.catricala

ENJOY FORGETTING: Masbedo a Massa Palazzo Ducale sabato 18 marzo
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Liberamente ispirata ad una frase di David Byrne, a sua volta citata in una delle opere in mostra, Enjoy Forgetting presenta 7 lavori video di artisti internazionali tra più interessanti nel panorama contemporaneo tra cui il duo di videomaker MASBEDO.

MASBEDO Handle with care

Ognuna con le sue peculiarità, tecniche e contenutistiche, le opere sono velatamente accomunate dalla ricerca degli artisti di dare un senso alla storia, agli avvenimenti contemporanei o anche solo dalla riflessione sulla coscienza dello scorrere del tempo. Dalla denuncia alla amara presa coscienza, dall’ironia alla poetica disillusione, i sette artisti invitati generano ognuno a proprio modo delle forti emozioni nello spettatore.

http://www.lagazzettadimassaecarrara.it/cultura/2017/03/da-sabato-a-palazzo-ducale-la-mostra-enjoy-forgetting/

 

Gli artisti sono:

MASBEDO, Nicolò Massazza (Milano 1973) e Iacopo Bedogni (Sarzana 1970)

Eulalia Valldosera (Barcellona, Spagna 1963)

Raffaela Mariniello (Napoli 1961)

Nasan Tur (Offenbach Germania 1964)

Francesco Jodice (Napoli 1965)

Igor Grubic (Zagabria, Croazia 1969)

Filippo Berta (Bergamo 1977)

1 Filippo Berta, Homo Homini Lupus, 2011, 3’, Courtesy l’artista

In una desolata distesa dall’aspetto lunare un branco di lupi si contende una bandiera come fosse l’unica fonte vitale provocando una lotta dissennata e convulsa. Il feticcio centrale simbolo trasversale di identità e di potere viene eroso in pochi attimi dalla ferocia brutale delle fiere allegoria ancestrale di un’umanità irrazionale e violenta. Rifacendosi dichiaratamente alle teorie di Hobbes secondo cui a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione, Berta restituisce un quadro spietato dell’Italia di oggi.

Filippo Berta è nato a Treviglio (Bergamo) 1977, vive a Milano. Nel 2015 ha vinto il MIA Foundation Award, Bergamo, nel 2014 il Premio Maretti all’Avana, Cuba ed è stato finalista al Talent Price di Roma. Ha esposto al MOG Museo di Arte Contemporanea, Goa (2016, India), al MSU Museo di Arte Contemporanea, Zagabria (2016, HR), alla Galleria Civica di Danzica (2015, PL), Museo dell’Architettura e del Design della Slovenia, Ljubljana (2014, SI), Museo Jonkopings Lans (2013, SE), al Museo di Pori (2013, FI), alla Museo Civico di Brema (2013, DE), al Museo MADRE di Napoli (2012). Ha partecipato alla IV Biennale di Thessaloniki (2013, GR), alla III Biennale di Mosca – Young Art (2012, RU), Biennale di Praga V Edizione (2011, CZ). Residenze per artisti: Fondazione Ratti di Como (2012), Careof , Milano (2011), Fondazione Spinola Banna, Torino (2009). Nel 2008 è tra i vincitori della IV Edizione del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento.

2 MASBEDO tracce della performance del 18 Marzo

MASBEDO è un duo artistico basato a Milano composto da Nicolò Massazza (1973, Milano) e Jacopo Bedogni (1970, Sarzana). Il linguaggio privilegiato della video arte è frutto di un percorso artistico multidisciplinare e trasversale che li vede partecipi in differenti collaborazioni artistiche con scrittori, musicisti, attori di cinema e teatro tra cui Michel Houellebecq, Marlene Kuntz, Juliette Binoche. Tema centrale della ricerca dei MASBEDO è la natura: una natura primitiva, primordiale, inospitale in duetto continuo con l’uomo. L’unione tra grammatica estetica, onirica e raffinata, e un linguaggio narrativo iper reale sottolinea l’inesorabile incomunicabilità umana. Nel 2015 hanno realizzato il loro primo lungometraggio The Lack presentato al Festival del Cinema di Venezia. I loro lavori sono stati esposti in numerosi musei e festival italiani ed internazionali tra cui Leopold Museum di Vienna, il Castello di Rivoli e la Fondazione Merz di Torino, RomaEuropaFestival, Padiglione Italia 53°Biennale di Venezia e sono in importanti collezioni tra cui GAM di Torino, MACRO di Roma, DA2 Museo di Arte Contemporanea di Salamanca, CAAM Centro Atlantico di Arte Moderna di Las Palmas, Junta de Andalucia, Tel Aviv Art Museum.

3 Eulalia Valldosera, Dependencia mutua, 2009, 2 Video monocanale, 6’/4’30’’, Courtesy Studio Trisorio, Napoli

Nel doppio video Dependencia mutua l’artista, come spesso nella sua ricerca, indaga i rapporti dialettici tra servo e padrone, in questo caso interpretati da donna di origini ucraine, testimone di un triste fenomeno di umile immigrazione nel nostro paese, e da una scultura romana dell’Imperatore Claudio conservata nel Museo Archeologico di Napoli. Ad una lettura più approfondita scopriamo che la donna è la collaboratrice domestica della sua gallerista e che Valldosera invitandola quale protagonista del suo lavoro cortocircuita il rapporto di dipendenza tra le due donne catapultandola in un altro contenitore d’arte, il Museo appunto, in cui naturalmente non era mai entrata, ed affidandole il delicato compito di prendersi cura del passato.

Nelle sue installazioni multi-mediali l’artista esplora le relazioni tra identità, corpo e potere, con particolare riferimento alle rappresentazioni sociali che ne dipendono. Le opere dell’artista indagano le radici storiche, sociali, culturali e antropologiche che, nei secoli, hanno condizionato tanto la definizione dei ruoli sociali quanto la loro percezione collettiva. Ha esposto in diversi musei e gallerie internazionali fra cui il Reina Sofia di Madrid, il Museo d’Arte Contemporanea di Montreal e il PS1 di New York. Ha partecipato alla Biennale di Lione (2009), alla Biennale di San Paolo (2004), alla Biennale di Venezia (2001), alle Biennali di Johannesburg e Istanbul (1997), allo SkulpturProjects di Münster, alla Biennale di Sidney (1996).

4 Igor Grubic, Monumen,2015, 44’,Courtesy l’artista

Monument è un documentario poetico-sperimentale composto da una serie di nove ritratti di imponenti memoriali di cemento antifascisti commissionati dalla Ex Jugoslavia. Durate la guerra degli anni ’90 nei Balcani questi “guardiani della storia”, costruiti per onorare le vittime della II Guerra Mondiale, sono stati in parte distrutti perché percepiti come meri monoliti di un’ideologia comunista superata. Il tentativo di cancellare queste costruzioni è alla base di questo lavoro che punta dunque a rileggerne nella storia l’eco della questioni politiche nei Balcani. L’artista sottolinea l’inaspettata fragilità di queste strutture monumentali riprendendole in uno scenario naturale di passaggio, di cambio stagionale, evidenziando metaforicamente anche il ruolo e la ciclicità della natura che è stata testimone di una serie di traumi e di cambiamenti radicali. In una atmosfera quasi spirituale l’artista lascia che i monumenti si raccontino da soli innescando allo stesso tempo un interrogativo sul valore ed il senso del monumento oggi.

Igor Grubić (Croazia 1969) è noto per il suo attivismo politico e morale e per le sue operazioni negli spazi pubblici, spesso nati in un’atmosfera misteriosa di anonimato, che mirano a generare nuovi significati come la serie 366 Liberation Rituals (2008) o Black Peristyle (1998). Attivo dagli anni 90 il suo lavoro include performance, fotografia e video e dal 2000 inizia a lavorare anche come produttore. I suoi lavori sono stati esposti in numerose rassegne ed istituzioni internazionali tra cui Manifesta 4, Francoforte; Tirana Biennale 2; 50.October Salon Belgrade; 11. Istanbul Biennial; Manifesta 9, Genk, Gwangju Biennale 20th; ‘Zero Tolerance’, Moma PS1, New York, Palais de Tokyo, Parigi. In Italia tra le altre ha partecipato a Present Future ad Artissima nel 2001 e alle mostre Il Piedistallo vuoto e Gradi di Libertà rispettivamente al Museo Civico Archeologico e al Mambo di Bologna in 2014 and 2015.

5 Raffaela Mariniello, Still in life, 2013, 13’, Courtesy Studio Trisorio, Napoli

Racconto silente e struggente girato pochi giorni dopo il disastroso incendio che devastò La Città della Scienza di Napoli, ubicata nella ex zona industriale di Bagnoli. Il video rappresenta il contributo dell’artista all’opera di ricomposizione delle immagini e dei simulacri di ciò che restava tra le macerie del Science Center napoletano, fiore all’occhiello della città ed oggi fardello inconcluso come tutta l’area limitrofa.

Raffaela Mariniello è nata a Napoli nel 1965. Tra le più note fotografe del nostro territorio, la sua ricerca è rivolta a tematiche sociali e culturali, con un’attenzione particolare alla trasformazione del paesaggio urbano e al rapporto tra l’uomo i luoghi che abita. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero, tra cui la XII Quadriennale d’arte di Roma, la VIII Biennale di Fotografia di Torino, la XI Biennale di Architettura di Venezia, il Festival della Fotografia di Roma, e ha esposto tra gli altri al MOCA di Shangai, Museo MAXXI di Roma, al Museo MADRE, Napoli.

6 Francesco Jodice, Atlante, 2015, film 9’, Courtesy Michela Rizzo Venezia

Con Atlante Francesco Jodice ci introduce in un percorso temporale del secolo breve costruito con un flusso di materiale di repertorio. La magnetica carrellata di immagini e citazioni, con la tecnica del found footage, è allo stesso tempo una riflessione sulla storia delle immagini in movimento, dalla pellicola al super8 al VHS. Ritraendo l’Atlante Farnese in un epico piano sequenza, l’artista erge a simbolo dello squilibrio il mitologico titano condannato a sorreggere sulle spalle per l’eternità il peso delle costellazioni e dunque della storia dell’umanità. Il video testimonia l’interesse dell’artista sulla “possibilità della durata di queste insostenibili sproporzioni dovute a un ineludibile perdurare delle disuguaglianze”. (F.J.).

Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile. Insegna al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali e al Master in Photography and Visual Design presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e alla Scuola Holden di Torino. È stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato a grandi mostre collettive come Documenta, la Biennale di Venezia, la Biennale di Sao Paulo, la Triennale dell’ICP di New York, e ha esposto al Castello di Rivoli, alla Tate Modern di Londra e al Prado di Madrid. Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante fotografico What We Want, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers. I suoi lavori più recenti – Atlante, American Recordings e Sunset Boulevard esplorano il futuro dell’Occidente.

7 Nasan Tur, Magic, 2013, Hd video, 14’, Courtesy Blain|Southern e l’artista

Con un plot narrativo di estrema semplicità, il primissimo piano della mani di un mago, Magic è un video ironico e amaro. L’artista, col magistrale sarcasmo che lo caratterizza, rappresenta con piglio ludico l’ignobile predisposizione dell’uomo all’illusione, al cedere alla propaganda, al voler affidare pigramente e acriticamente il proprio giudizio a quanto ci viene “magicamente” imboccato dai sistemi di potere tra cui in primis i media.

Nasan Tur è nato a Offenbach Germania nel 1974, vive a Berlino. Graffiante e a tratti ironico il suo lavoro di riflette il contesto sociale e geopolitico da cui nasce. L‘artista di origini turche realizza installazioni e video che indagano le ideologie politiche, i messaggi subliminali e i simboli del potere – come del dissenso – che trova direttamente nel paesaggio urbano e nel milieu antropologico che lo circonda. Con un linguaggio eclettico e ludico mette a nudo i limiti della comunicazione e la fragilità della percezione manipolando ciò che la realtà offre direttamente allo sguardo. Le più recenti mostri personali sono: Running Blind, Kunst Haus Wien, Vienna, Austria, (2016), Nasan Tur: L’ombra Della Luce, Musei di Villa Torlonia, Rome, Italy (2015); Kunstraum Innsbruck, Innsbruck, Austria (2014). I suoi lavori sono stati esposti in importanti mostre internazionali tra cui: ISTANBUL: PASSIONE, GIOIA, FURORE, Fondazione MAXXI, Rome (2015); Creating Common Good, Kunsthaus Wien, Vienna (2015); Gradi di Libertà, MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna (2015), Martin-Gropius-Bau, Berlin, DE (2015); Stand Up!,Centre Pompidou, Paris, France (2015); 6th Taipei Biennial, Taiwan (2008); 10th Istanbul Biennial, Istanbul, Turkey (2007).

Media Art Festival di Roma edizione 2017
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Aperta la Call 4 Artist per l’edizione 2017 del Media Art Festival di Roma.

Dopo il successo della precedente edizione, torna nel 2017 l’appuntamento con il Media Art Festival di Roma, il festival di arti digitali, ideato e promosso dalla Fondazione Mondo Digitale.

Una società tecnologica complessa modifica il concetto di umanità e di essere umano? Come ci rapportiamo con il continuo progresso tecnologico? Sono queste le domande aperte dalla nuova edizione del Media Art Festival di Roma che ha come tema: Paths Towards Human Sustainability.

Ogni artista può presentare fino ad un massimo di due progetti scegliendo tra 4 categorie: installazioni, videoarte, performance e sound art. La submission è gratuita.

Un comitato di esperti (che verrà annunciato prima della scadenza del bando) selezionerà le proposte. La giuria si riserva il diritto di selezionare le opere in base ai criteri di: fattibilità, innovatività del progetto, originalità, vicinanza con i temi dell’edizione 2017.

Gli artisti, che si candidano a partecipare con un progetto nella categoria “installazione”, sono invitati a specificare se in possesso dei materiali necessari per la realizzazione dell’installazione stessa. In caso contrario il comitato organizzatore del Festival verificherà la fattibilità dell’allestimento dell’opera sulla base dei costi, dei materiali necessari e della disponibilità dello spazio espositivo.

Gli autori dei singoli progetti sono gli esclusivi titolari dei relativi diritti di proprietà delle opere, della cui originalità si fanno garanti. Partecipando alla open call, gli autori accettano l’+
esposizione temporanea delle opere all’interno degli spazi del Festival

Submission fino al 30 dicembre 2016.

Gli esiti della Call 4 Artist saranno pubblicati sul sito www.mediartfestival.org

Per info

info@mediaartfestival.org

Al via Over The Real – Festival Internazionale di Videoarte a Viareggio
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Dopo il successo dello scorso anno la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani presenta la seconda edizione di Over The Real – Festival Internazionale di Videoarte che si svolgerà dal 17 al 20 novembre 2016.
Il Festival è sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ed è patrocinato dalla Provincia di Lucca, dalla Regione Toscana e dal Comune di Forte dei Marmi.

Quattro giorni di proiezioni, talk, workshop, performance ed eventi collaterali che quest’anno vedranno coinvolta anche una nuova sede: la Fondazione Villa Bertelli di Forte dei Marmi che ha aderito all’intento della GAMC di realizzare una manifestazione che coinvolga ampiamente il territorio versiliese.

Over The Real, diretto da Maurizio Marco Tozzi e Lino Strangis, presenta le più significative linee di ricerca emergenti degli ultimi anni nel panorama internazionale delle arti audiovisive, grazie alla presenza di artisti, critici, curatori e ricercatori fra i più illustri del settore. Un Festival che delinea lo stato dell’arte contemporanea in questo presente caratterizzato soprattutto dalla estrema accessibilità e potenza degli strumenti digitali che permettono una enorme quantità di soluzioni estetiche. Una storia iniziata come nicchia (la cosiddetta videoarte) che si è trasformata oggi in un fenomeno estremamente evoluto e complesso.

INGRESSO LIBERO

Programma completo: www.overthereal.com

ELENCO ARTISTI PER SELEZIONE

Selezione INTROSPEZIONI a cura di Maurizio Marco Tozzi
MIST (Alessandro Amaducci + Eleonora Manca) (Italia) – Transient, 3’12”, 2015

Michele Sambin (Italia) – Diogene 1977_2016, 5’32”, 1977-2016

Duygu Nazlı Akova (Turchia) – Hive, 4’00”, 2014

Isabel Perez De Pulgar (Spagna/Francia) – Helix Aspersa, 6’04”, 2016

Angelica Bergamini (Italia/Usa) – Meditation, 1’31”, 2016

Marcantonio Lunardi (Italia) – The Cage, 5’46”, 2016

Sofia Bersanelli (Italia) – Ritorno a mia madre, 6’20”, 2015

Alberta Pellacani (Italia) – Camminare sull’acqua, 3’22”, 2016

Rodrigo Noya (Argentina) – Composition n°2, 5’06”, 2016

Selezione C.A.R.M.A. a cura di Lino Strangis e Veronica D’Auria

Carmelo Brustia (Italia) – Born, 6’43”, 2016

Lino Strangis (Italia) – A strange earthquake of the mind, 6’45”, 2016

Boris Labbé (Francia) – Any Road, 10’04”, 2016

Ahmad Nejad (Iran) – Quelques minutes de rêve, 3′,53”, 2014

Masoud Moein Eslam (Iran) – Tehran, 2’55”, 2015

Christin Bolewski (Germania) – shizen?natural, 7’15”, 2015

Roberto Opalio / My Cat is an Alien (Italia) – The Antigravitational Sense Of Nothingness, 4’16”, 2016

Antonello Matarazzo (Italia) – Pneuma, 2’33”, 2015

Roberto Liberati (Italia) – Psychogeography, 6’15’’, 2016

Igor Imhoff (Italia) – Zero, 5’35’’, 2014

Silvia De Gennaro (Italia) – This is not a horror movie, 6’29”, 2014

Paolo Bandinu (Italia) – No Country, 2’21”, 2015

Rimas Sakalauskas (Lituania) – Bipolar, 9’59’’, 2015

Piero Chiariello (Italia) – Luce sul mare, 4’16’’, 2015

Selezione Visualcontainer a cura di Alessandra Arnò

Flavio Scutti (Italia) – Rides, 5’26”, 2016

Matteo Pasin (Italia) – Weltanschauung – Il mondo come volontà di rappresentazione, 5’50”, 2016

Sonia Armaniaco (Italia) – No more upgrade, 2’32”, 2016

Debora Hirsch (Brasile/Italia) – ETIX, 1’33”, 2003

Rita Casdia (Italia) – Skin Life, 2’28”, 2014

Riccardo Muroni (Italia) – 010, 11’11”, 2015

Selezione Festival Entre Islas diretto da Adonay Bermúdez

Martinho Mendes (Madeira – Portogallo) – Belladonna, 7’43”, 2015
Curatore: Vítor Magalhães (Portogallo)

canecapovolto (Sicilia – Italia) -Having Fun Not Learing, 8’03”, 2015
Curatrice: Serena Ribaudo (Italia)

Moneiba Lemes (Canarie – Spagna) – First we take Berlin [?], 6’40”, 2014
Curatore: Adonay Bermúdez (Spagna)

Bronwyn Holloway-Smith and Simon Ward (Nuova Zelanda) – Destination Pioneer City, 6’22”, 2012
Curatore: Rob Garrett (Nuova Zelanda)

Luis Mata e Juan Carlos Portillo (Isla Margarita – Venezuela) – Buscando horizontes, 3’17”, 2013
Curatrice: Leyla Dunia (Venezuela)

Jason Mena (Porto Rico) – Meaningless work, 6’23”, 2005
Curatrice: Sofía S. Reeser del Rio (Porto Rico)

Selezione Videoformes a cura di Gabriel V. Soucheyre
Julian Masson (Francia/USA) – Shape Shifter, 4’03”, 2014

Ryo Ikeshiro (Giappone/Inghilterra) – Construction in Kneading, 6’30”, 2013

Hugo Arcier (Francia) – Je pars, 4’44”, 2014

Edouard Taufenbach (Francia) – FROM A TRAIN, 3’40”, 2014

Dalit Sharon & Amichy Bikovsky (Israele) – A Machine for Living, 2’49”, 2015

Bennet Meyer & Iris Schwarz (Germania/Austria) – Artefrakt, 2’56”, 2014

Moïa Jobin-Paré (Canada) – 4min15 au révélateur, 4’44”, 2015

Myriam Boucher (Canada) – Cités, 11’01”, 2015

Jeroen Cluckers (Belgio) – Oneiria, 3’52”, 2014

34° TORINO FILM FESTIVAL / ONDE Romano Sambati in ECLISSE SENZA CIELO di Carlo Michele Schirinzi
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34° TORINO FILM FESTIVAL / ONDE

Romano Sambati in
ECLISSE SENZA CIELO
di Carlo Michele Schirinzi

ECLISSE SENZA CIELO
È l’incontro di due sensibilità, capaci di scavare profondamente dentro l’etica della natura e dell’uomo. Romano Sambati lo ha fatto con una ricerca solitaria, spesso controcorrente, lontana dalla logica della contemporaneità, anticipando per alcuni versi le attuali riflessioni sul paesaggio. Precursore di una filosofia della natura che procede per sottrazioni, si riferisce costantemente a universi poetici e letterari e sviluppa una pratica in cui la qualità dell’azione artistica si connette alla qualità e alla profondità del pensiero. Nei suoi lavori ha spesso contemplato le profondità dell’abisso e dell’infinito, trasformando la pittura e la scultura in pratiche meditative e metafisiche.

Carlo Michele Schirinzi è tra i più autentici talenti della videoarte e della cinematografia. È stato allievo di Romano Sambati e qui gli rende omaggio con un nuovo lavoro ispirato alle Eclissi e agli Angeli senza cielo, realizzato insieme con Stefano Urkuma De Santis. È la scena dello stupro e dell’uccisione di Karin, tratta dal film La fontana della Vergine di Ingmar Bergman (Svezia, 1959), mutilata del suo audio e sottoposta a una tortura inflitta dal vivo a immagine e suono.

 

Invideo Milano dal 17 al 20 novembre
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26 anni di festival, 26 anni alla ricerca della migliore produzione audiovisiva sperimentale in tutto il mondo.
Oltre 3000 artisti presentati. Tendenze, nuove narrazioni, immaginari iperbolici, realismi creativi, sperimentazioni visive, riflessioni contemporanee.
Le #Seduzioni di #Invideo2016 vi aspettano dal 17 al 20 novembre allo #Spazio#Oberdan di Milano.

Volete scoprire la selezione internazionale? Visitate il sitohttp://www.mostrainvideo.com
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26 years of festival, 26 years searching for the best experimental audiovisual production worlwide.
More than 3000 artists presented. Trends, new narratives, hyperbolic imaginary imaginaries, creative realisms, visual experiments, contemporary reflections .
Join the #Seductions of the new #Invideo2016 edition from the 17th to 20th November, #Spazio #Oberdan Milan.

Click on our website to discover the official selection:
http://www.mostrainvideo.com

Anri Sala: Answer me, New Museum, New York
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In February 2016, the New Museum presents a major exhibition of the work of Anri Sala (b. 1974), one of the most acclaimed artists to emerge in recent decades. The exhibition marks the most comprehensive survey of his work in the United States to date.

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Anri Sala, Ravel Ravel, 2013 (detail). Two-channel HD video and sixteen-channel sound installation, color; 20:45 min. © Anri Sala. Courtesy Galerie Chantal Crousel, Paris; Marian Goodman Gallery; and Hauser & Wirth

Highlighting Sala’s continuing interest in how sound and music can engage architecture and history, “Anri Sala: Answer Me” features extensive multichannel audio and video installations that unfold across the Second, Third, and Fourth Floor galleries, composing a symphonic experience specific to the New Museum.

In his early video works from the late 1990s, Sala used documentary strategies to examine life after communism in his native Albania, observing the role of language and memory in narrating social and political histories. Since the early 2000s, his video works have probed the psychological effects of acoustic experiences, embracing both music and sound as languages capable of conjuring up images, rousing nostalgia, and communicating emotions. In subtle visual narratives, Sala often depicts what appear to be fragments of everyday life, and his intimate observations experiment with fiction to double as enigmatic portraits of society.

Since the mid-2000s, Sala’s works have featured musicians in both films and live performances: In films such as Long Sorrow (2005) and Answer Me (2008), musicians intone requiems for the failed histories dormant in the architecture surrounding them. In Le Clash (2010), and Tlatelolco Clash (2011), organ-grinders stroll deserted streets, amplifying a sense of alienation and uncertainty with their unexpected interpretations of a familiar song. The exhibition also includes a recurring live performance entitled 3-2-1 (2011/16), in which saxophonist André Vida improvises alongside musician Jemeel Moondoc’s recorded lamentation inLong Sorrow, expanding on the dynamics of free-jazz in a duet that changes with each recital. Throughout these works, music resounds as both a cathartic release and an incantation that evokes historical chapters that are neither distant nor closed.

In recent works, Sala has interpreted musical compositions in multichannel video and sound installations that emphasize the perception of sound in relation to architectural spaces. This exhibition features a new spatialization of Sala’s The Present Moment (in B-flat) (2014) and The Present Moment (in D) (2014), in which he rearranges Arnold Schoenberg’s “Verklärte Nacht” [Transfigured Night] (1899) to create the sense that individual notes, abstracted from the composition, travel freely throughout the gallery before accumulating and playing in repetition as if trapped in a spatial impasse. The exhibition also includes the US premiere of Sala’s striking installation “Ravel Ravel Unravel” (2013), first exhibited at the 55th Venice Biennale, where Sala represented France. In Ravel Ravel (2013), two interpretations of Maurice Ravel’s “Piano Concerto for the Left Hand in D-major” (1929–30) are projected simultaneously in a semi-anechoic chamber, a space designed to absorb sound. Sala recomposed the tempo of the concerto for each musician so that the two performances progress in and out of sync to produce the perception of musical echoes—a paradoxical experience in a space in which actual echoes are impossible. The dynamics of repetition and reverberation—rhetorical and compositional tropes in Sala’s works—underpin the ideas explored in the exhibition and enrich the historical dialogues embedded throughout the artist’s oeuvre.

Anri Sala was born in 1974 in Tirana, Albania, and lives and works in Berlin. He has exhibited internationally for many years, with solo shows at Haus der Kunst, Munich (2014); the 55th Venice Biennale (2013); the Centre Georges Pompidou, Paris (2012); the Serpentine Gallery, London (2011); the Contemporary Arts Center, Cincinnati (2009); the Museum of Contemporary Art, North Miami (2008); and the Fondazione Nicola Trussardi, Milan (2005); among other venues. Sala has received the Vincent Award (2014), the 10th Benesse Prize (2013), the Absolut Art Award (2011), and the Young Artist Prize at the Venice Biennale (2001). He has taken part in many group exhibitions and biennials, including the 12th Havana Biennial (2015), the Sharjah Biennial 11 (2013), the 9th Gwangju Biennial (2012), dOCUMENTA (13) (2012), the 29th São Paulo Biennial (2010), the 2nd Moscow Biennial of Contemporary Art (2007), and the 4th Berlin Biennial (2006).

Live performances of 3-2-1 will occur in the Third Floor gallery throughout the run of the exhibition. The first performance of the day begins at 11:30 a.m., with additional performances occurring every hour until the Museum closes.

Every Wednesday throughout the exhibition, Intervista (Finding the Words) (1998) and Nocturnes (1999) will be screened in the New Museum Theater from 11 a.m. to 6 p.m.

The exhibition is curated by Massimiliano Gioni, Artistic Director; Margot Norton, Associate Curator; and Natalie Bell, Assistant Curator.

Pipilotti Rist al Kunsthaus, Zürich.
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26 February – 8 May 2016

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Pipilotti Rist (b. 1962) is a pioneering figure in video art and has achieved international fame for her sensual and audacious video installations that tackle conventions and taboos in an entertaining, ironic and self-confident way. The exhibition presents key works from the beginning of her international career, including the early single-channel videos with which she became known in the 1980s. Pipilotti Rist is creating a large-format installation in the expansive space of the Bührle gallery specially for the exhibition, in which she explores new artistic and technical avenues.
The show is more than just a retrospective: it is conceived to fill the designated space in its totality as one single installation, in which new and older works reveal surprising links between the various phases of her career and fields of activity. The catalogue, in German and English, is designed as a glossary illuminating the most important themes and concepts of Pipilotti Rist’s artistic universe through literary and visual materials.
The exhibition with Pipilotti Rist is an exclusive presentation at the Kunsthaus Zürich.

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Pipilotti Rist, Worry Will Vanish Horizon, 2014 Installation view, Hauser & Wirth, London, 2014, photo: Alex Delfanne Both images: courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine

 

Il futuro del classico. Salvatore Settis alla Alma Artis Academy
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Il professor Settis ha inaugurato l’anno accademico alla Alma Artis con un’importante lezione sul rapporto tra la videoarte di Bill Viola e la classicità a cui hanno partecipato studenti e docenti, oltre che numerose personalità del mondo accademico, cittadino e politico. Una straordinaria occasione per riflettere sulla necessità di indirizzare sempre più l’Alta Formazione Artistica verso la sperimentazione e l’innovazione tecnologica ma senza dimenticare l’importanza dello studio e della conoscenza della storia dell’arte.

Pur specialista di arte antica e “post antica” (come lui stesso si è definito) Settis, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha raccontato di aver deciso in questa occasione di fare un’incursione nella videoarte dopo aver conosciuto personalmente il genio di Bill Viola e aver scritto un saggio introduttivo al catalogo della mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma; è stato uno scambio di saperi che ha portato lo statunitense Bill Viola, all’epoca della sua permanenza al Research Institute del Getty Museum dove Settis era direttore, a immaginare nuovi formati assai atipici per la videoarte e espressamente ispirati alla pittura su tavola dell’antichità e agli affreschi e tele del Rinascimento (il riquadro a mezze figure poi definito “dramatic close up, le predelle, i trittici).

Salvatore Settis. Fotografia di Nicola Gronchi
Salvatore Settis. Fotografia di Nicola Gronchi

Dagli anni Settanta ad oggi l’artista statunitense crea video-installazioni concepite come ambienti totalizzanti in cui lo spettatore è avvolto da potenti immagini video simboliche che altro non sono che profonde meditazioni sull’essere umano. Grazie all’incontro con Settis a Los Angeles, e grazie ai riferimenti classici da lui suggeriti, Viola inizia a comporre il ciclo delle Passioni, che esplora la complessità delle emozioni umane, attualmente unico lavoro di videoarte al mondo ad essere inserito come opera permanente all’interno della National Gallery di Londra. Settis racconta come Bill Viola veniva spesso a studiare al Getty Institute che con i suoi 800.000 libri vantava la più importante biblioteca al mondo di storia dell’arte.

In un suo volume recentemente ristampato da Einaudi dal titolo emblematico “Il futuro del classico” il professor Salvatore Settis provava a declinare il tema del “classico” non più come modello immutabile bensì quale stimolo (e non vincolo) a un serrato confronto  tra antichi e moderni perché i classici ci appartengono, ci hanno generato ma a nostra volta li “rigeneriamo” ogni volta che li convochiamo nel presente. Su questa linea dell’attualità dell’antico, vissuto in senso dinamico cioè non come “morta eredità” ma come una “riconquista” fatta con occhi nuovi e tecniche nuove (e forse anche con  nuove narrazioni) si è basata la straordinaria lezione del professor Settis all’Accademia Alma Artis.

Salvatore Settis. Fotografia di Nicola Gronchi.
Salvatore Settis. Fotografia di Nicola Gronchi.

Lo sguardo nuovo rivolto al classico è oggi quello della videoarte che prova a re-inventarne temi e formati, stile, linguaggio, sintassi; Settis trova tra le opere di Bill Viola un diretto riferimento agli antichi formati della pittura su tavola, sottolineando significative e profonde corrispondenze come nelle opere video Visitazione, Emergence e Catherine’s room che riprende il formato a fascia dipinta della predella che faceva da corredo alle pale d’altare.

E’ stata un’importantissima occasione per parlare di classicità e di nuovi mezzi espressivi in un luogo di alta formazione artistica in cui si studiano le nuove forme tecnologiche del visivo che aprono a inedite prospettive narrative, ci auguriamo, il più lontane possibile da una “spettacolarizzazione dell’immagine” e da una “estetica della superficie”.

 

LUIGI ONTANI Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro, Videoteca GAM Torino
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Incontro con l’artista: martedì 15 dicembre Ore 18:3
In VideotecaGAM fino al 14 febbraio 2016
Luigi Ontani è fra gli artisti che più hanno utilizzato il film e il video in Italia. Le sue numerose opere in Super8 e in video sono conservate nella raccolta della VideotecaGAM sin dall’anno della sua istituzione, nel 1999, all’ampio catalogo mancava però un’opera girata a Palazzo Taverna a Roma, in occasione degli Incontri Internazionali d’Arte: Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Finalmente è stato possibile riversare il contenuto del master, un nastro mezzo pollice Sony V-32, e restituirne a distanza di alcuni decenni la visione e garantire la certezza della sua futura preservazione.
L’opera mostra il giovane Ontani ripreso di spalle, col volto contro il muro, nella tipica posizione di chi, nel gioco del nascondino, conta a voce alta prima di andare in cerca dei compagni. Se nel gioco i bambini sono soliti contare sino a trenta o poco più, Ontani sceglie di contare fino a 1972, anno di realizzazione del video. Soltanto dopo una puntuale elencazione degli anni trascorsi tra la nascita di Cristo e il 1972, l’artista, come risvegliatosi al presente, si gira verso il pubblico e dichiara: Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro, facendo così coincidere la fine della sua azione con l’annuncio sotteso di un inizio.
Numerosi artisti utilizzavano in quegli anni la durata del nastro per mettere in scena un’azione ripetitiva che potesse distendersi monotona, senza cesure o variazioni narrative, per l’intera durata del video, facendo del tempo contenuto nel nastro un tempo solido, fattuale, concretizzato da un unico gesto ripetuto, secondo uno schema compositivo lineare che molto doveva alla musica minimalista. Apparentemente Ontani fa qualcosa di simile, ma è ancor più radicale nel suo far coincidere la durata temporale con un atto che è l’enunciazione stessa del passare del tempo. Nondimeno lo scartoimmaginifico, che è proprio del suo lavoro sin dagli esordi, trova voce in quel sovrapposi dello scorrere del tempo quotidiano, con il tempo storico e cosmico degli anni che divengono nel gioco dell’artista brevi come secondi, ma pur sempre evocativi di avvenimenti, fatti storici, epoche, culture che inevitabilmente sfilano veloci nella nostra memoria ascoltando la galoppante concatenazione dei numeri pronunciati. È come se l’artista, con la leggerezza di un bambino, avanzasse rapido attraverso il tempo, come un nuovo angelo della storia, ma volto verso il futuro, come rapito dal desiderio d’incominciare a giocare e agire sotto il segno dell’arte, in quel presente la cui soglia si apre al numero 1972.
In mostra sono visibili in proiezione anche le prime opere girate da Luigi Ontani con una cinepresa Super8 presso lo Studio Bentivoglio di Bologna nel 1969 e sette stampe fotografiche realizzate dall’artista negli stessi anni, composte da alcune sequenze tratte dalle foto di scena.
Le opere saranno visibili in VideotecaGAM fino a domenica 14 febbraio 2016
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31
10128 Torino
tel. + 39 0114429518
www.gamtorino.it

Orario:
Dal martedì alla domenica 10:00 – 19:30
Dal 1 febbraio 2016 dal martedì alla domenica 10:00 – 18:00
Ingresso gratuito. Non occorre appuntamento.

Luce. Scienza Cinema Arte – 14 novembre 2015 – 17 gennaio 2016 Parma
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Luce. Scienza Cinema Arte – 14 novembre 2015 – 17 gennaio 2016 Palazzo del Governatore, Parma

Tra i numerosi eventi promossi dall’Università di Parma, con la co-organizzazione di Comune di Parma e IMEM–CNR e in sinergia con numerosi altri soggetti e istituzioni, in occasione dell’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce, proclamato dall’UNESCO per il 2015, si inserisce la mostra Luce. Scienza Cinema Arte, allestita al Palazzo del Governatore dal 14 novembre al 17 gennaio.

Articolata in tre sezioni, la mostra indaga la luce dal punto di vista fisico-chimico e nelle sue applicazioni in ambito estetico: illustra, attraverso numerosi straordinari apparecchi, la storia delle tecnologie della visione che hanno portato alla nascita e all’affermazione del cinema e anche, nella sezione dedicata ad arte e fotografia, a cura di Cristina Casero con Jennifer Malvezzi, gli esiti in ambito artistico e fotografico dell’uso della luce. Attraverso più di ottanta opere — molte delle quali provenienti dalle collezioni CSAC — tra lavori di matrice fotografica, film, video e installazioni, tutti incentrati sull’uso della luce, la rassegna intende indagare, in primo luogo, le più interessanti esperienze italiane nell’ambito delle sperimentazioni con la luce.

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In occasione di questa mostra, si è deciso di circoscrivere il campo di indagine ad uno specifico ambito di ricerca, che viene affrontato senza alcuna pretesa di esaustività ma con la volontà di proporre una riflessione intorno alle “scritture della luce”, ossia a quelle opere per la cui realizzazione gli autori hanno utilizzato la luce come strumento diretto di scrittura o hanno usato direttamente la materia luminosa come mezzo espressivo. A partire dalle sperimentazioni sul linguaggio fotografico di Luigi Veronesi, Franco Grignani e Nino Migliori, si sono raccolte opere in cui gli autori hanno assunto il segno di luce come elemento di base della comunicazione visiva, in un arco di tempo compreso tra il secondo dopoguerra ai giorni nostri. Così, in mostra, accanto agli interventi di artisti che hanno utilizzato il neon, la fibra ottica o altre soluzioni analoghe per realizzare installazioni luminose, ci sono opere di autori che lavorano con la luce, o sulla luce, in differenti e personali accezioni.

Questa esposizione intende, quindi, restituire un’idea della fertilità e della ricchezza offerte dall’impiego della luce nelle espressioni artistiche, suggerendo quanto sia variegato e multiforme un ambito di ricerca che, a partire dagli anni Settanta, si estende anche al video, al film d’artista e alla performance, campi nei quali la scrittura diretta della luce ha contribuito al raggiungimento di esiti di grande interesse. In questo senso, di particolare rilievo è il fatto che, esclusivamente per la giornata inaugurale, dalle ore 17,00, verranno ri-eseguite per gli spettatori alcune storiche performance.

Gustavo Frigerio sarà protagonista di Quiesciente, obliqua, una performance ideata da Ferruccio Ascari e eseguita dai due per la prima volta nel 1981; Andrea Granchi mostrerà due sue storiche pellicole, Teoria dell’Incertezza (1978) e Morte del movimento (1974), quest’ultima proiettata solo per l’opening in 16 mm. Entrambi i film verranno sonorizzati dall’artista con l’aiuto del pubblico; lo storico Film a strisce (La petite mort) del 1976 verrà proiettato e sonorizzato dal vivo da Michele Sambin, in una versione inedita.

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Artisti presenti in mostra al Palazzo del Governatore: Vincenzo Agnetti, Andrea Aquilanti, Ferruccio Ascari, Carlo Bernardini, Cioni Carpi, Maurizio Cattelan, Antonio Cavadini, Mario Cresci, Bruno Di Bello, Marco Di Giovanni, Andrea Granchi, Franco Grignani, Alice Guareschi, Kensuke Koike, Francesco La Fosca, Silvia Lelli, Marco Lodola, Claudia Losi, Paola Mattioli, Antonella Mazzoni, Nino Migliori, Ugo Mulas, Maurizio Nannucci, Germano Olivotto, Luca Patella, Concetto Pozzati, Antonio Rovaldi, Michele Sambin, Aldo Tagliaferro, Roberto Taroni, Giorgio Tentolini, Luigi Veronesi, Silvio Wolf e Michele Zaza.

Il racconto dispiegato dalle opere scelte per l’occasione nell’Archivio-Museo del CSAC all’Abbazia di Valserena a Paradigna e selezionate da Francesca Zanella, mette ‘in luce’ i nodi di una vicenda italiana che intreccia ricerca artistica, progettazione industriale, comunicazione di massa, indagine scientifica, e i numerosi riflessi tra un’ ambito e l’altro. È possibile poi ricostruire il contesto della fondamentale mostra Arte programmata, concepita da Munari e realizzata nel 1962, con opere riferibili a quella situazione, di Alviani, Boriani, Colombo, Chiggio, Mari e Varisco. Queste ed altre opere, assieme a quelle dislocate nel Palazzo del Governatore, ricevono un senso peculiare in rapporto, anche di prossimità fisica, con gli archivi del CSAC, istituzione che proprio della interdisciplinarità e delle interconnessioni tra arte, comunicazione, funzione collettiva dell’immagine e ricerca linguistica ha fatto i fondamenti di una vicenda unica in Europa e nel mondo. Artisti presenti in mostra allo CSAC: Getulio Alviani, Davide Boriani, Cioni Carpi, Enrico Castellani, Ennio Chiggio, Gianni Colombo, Hugo De Marco, Horacio Garcia Rossi, Enzo Mari, Bruno Munari, Grazia Varisco. Info e sedi: Palazzo del Governatore piazza Garibaldi 2, Parma. Orari: martedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 13 – venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 19 eventi.unipr.it/luce/ CSAC – Centro Studi Archivio Comunicazione Abbazia di Valserena, Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma) Orari: martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 15 – sabato e domenica dalle 10 alle 20 www.csacparma.i