Interviste ai protagonisti (artisti e teorici) del Teatro multimediale: nuove frontiere (della tecnologia) e vecchi problemi (di budget). #2 Giacomo Verde
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 1. Anna Monteverdi. Quando cominci un progetto artistico di teatro multimediale ti garantisci prima di avere il budget necessario tramite “call”, bandi, residenze o finanziamenti esterni di Teatri o lavorate in autoproduzione? E quali sono i costi di una tua produzione tecnologica?

GIACOMO VERDE: Di solito lavoro in auto produzione. Oppure sulla proposta di “qualcuno” di fare una nuova produzione. Non ho mai fatto bandi perché solitamente chiedono di vedere dei risultati che io posso raggiungere solo alla fine del lavoro. Dato che lavoro con tecnologia “povera” quando sono in autopruduzione i costi possono andare da alcune centinaia di euro ad un massimo tre o quattromila euro. Se invece c’è una commissione o una proposta di lavoro il budget può arrivare anche 20.000 euro. Parliamo comunque di produzioni medio/piccole.

2.Anna Monteverdi  Se ci fosse una “call” per teatro multimediale per incentivare il lavoro di nuovi autori o per una creazione di una nuova opera quale credi che sia una cifra adeguata che un Teatro, un Festival dovrebbe stanziare?

GIACOMO VERDE: Bisognerebbe dividere il costo del lavoro di ideazione, allestimento e prove da quello per le tecnologie. Quindi almeno 15 o 20 giorni di ideazione e prove tecnologiche per gli autori teatrali e tecnologici. Poi  dai 15 a 30 giorni di allestimento finale (con il numero di performer necessari) comprese la realizzazione di immagini, musiche o programmazione. E poi l’acquisto o i noleggi delle tecnologie necessarie. E parliamo comunque di produzioni medio/piccole. Quindi circa 7.000 € minimo per le persone + altrettanti per le tecnologie. Arrotondando servirebbero almeno 15.000 euro per fare una nuova piccola produzione che possa permettersi di sperimentare nuove soluzioni tecno-drammaturgiche.

3. ANNA MONTEVERDI Il sistema delle residenze può essere utile alla creazione del teatro multimediale? Cosa implica una residenza per questo teatro e nel caso, cosa dovrebbe offrire un teatro/Festival che propone una residenza a una intera troupe o compagnia? 

GIACOMO VERDE Si la residenza può essere certamente utile. La residenza deve offrire almeno l’ospitalità completa, lo spazio prove e se necessario assistenza tecnica. Se poi chi offre la residenza è anche il produttore o co-produttore dell’opera deve aggiungere quello che serve appunto alla sua realizzazione in termini economici.

4.ANNA MONTEVERDI Il fatto che vengano attribuiti finanziamenti così bassi come abbiamo osservato in questo periodo, a vostro avviso non obbliga forse l’artista a “spezzettare” il lavoro in troppi segmenti di lavoro che rischiano di far perdere continuità e novità al lavoro stesso? Come possiamo indirizzare una certa politica culturale teatrale a un maggior investimento facendo capire ai teatri la complessità (e i costi) di questo teatro?

GIACOMO VERDE In effetti lo spezzetamento delle produzioni in diverse residenze non aiuta la realizzazione. L’unica soluzione è che una realtà decida veramente di investire in questo campo dimostrando cosa si può davvero fare. Altrimenti vedo molto difficile che i “teatranti” italiani possano provare a fare qualcosa di nuovo rischiando cifre che considerano troppo impegnative. Per loro è meglio restare sul convenzionale o rischiare pochi soldi. Così in teatro non riescono ad entrare immaginari e argomenti che appartengono alla moderna cultura digitale se non in forma superficiale e banalmente “spettacolare”.

5.ANNA MONTEVERDI Esiste una formula ideale per la creazione di questo tipo di spettacolo? Quale situazione hai conosciuto che corrisponderebbe a una specie di “buona pratica” (residenziale o di produzione) legata al teatro tecnologico? 

GIACOMO VERDE La formula ideale è quella necessaria alla produzione di qualsiasi spettacolo innovativo: tempo, spazio, materiali e persone giuste con finanziamenti adeguati. Le situazioni buone che ho incontrate sono state  EX Machina di Lepage come modello massimo e ultimamente (in piccolo) la Compagnia ALDES di Roberto Castello nella quale mi trovo ad operare per le mie produzioni.

6.ANNA MONTEVERDI A tuo avviso c’è qualche nuova tecnologia che non è ancora stata esplorata e che si presterebbe a un “nuovo formato” di teatro tecnologico? Per esempio la Robotica o la AI? 

GIACOMO VERDE Secondo me la Realtà Aumentata è una tecnologia che può essere ancora molto esplorata per “nuovi formati” teatrali. La Robotica e la AI aprono delle questioni che al momento trovo meno interessanti dal punto di vista scenico. Bisognerebbe comunque avere tempo e tecnologie e disposizione per poterle sperimentare. Immagino che in teatro entreranno a farne parte davvero solo quando gli autori teatrali faranno esperienza di queste tecnologie nella loro vita quotidiana.

7.ANNA MONTEVERDI La considerazione che ci sono poche produzioni  o pochi gruppi che propongono modalità innovative sul piano della narrazione teatrale (ritornando al vecchio “videoteatro mai tramontato)  mette a vostro avviso in stallo anche l’aspetto di un’analisi teorica del fenomeno della cosiddetta “intermediality?” 

GIACOMO VERDE Si certo. Anche se sul “vecchio video teatro” in realtà non è mai stata fatta un’analisi approfondita e condivisa tale da permetterne una sua evoluzione. Anche per questo ci sono poche nuove produzioni o gruppi che lavorano in questa direzione. Ancora c’è molta ignoranza sull’uso e sul significato delle tecnologie video o digitali in teatro. Attualmente il teatro italiano è l’ultimo anello della catena di mutazioni antropologiche in atto provocate dall’avvento del digitale. E questo perché in Italia siamo troppo legati a schemi mentali che tengono separati cultura umanistica e cultura scientifica. Anche se siamo la patria di Leonardo!!