Il testo di Noemi Pittaluga sulle fotografie di Massimo Vitali per la mostra di Giacomo Verde al Camec della Spezia
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Alla mostra LIBERARE ARTE DA ARTISTI al CAMeC della Spezia sono state aggiunte due fotografie di Massimo Vitali e un testo critico della curatrice e studiosa Noemi Pittaluga. Il testo commenta in forma di diascalia 4 fotografie di Vitali che raccontano gli spazi di vita e di arte di Giacomo Verde a cui la mostra è dedicata. Riportiamo su concessione dell’autrice, il testo critico che commenta le fotografie:

Massimo Vitali 4 maggio 2020, lo studio di Giacomo Verde a Lucca

“In seguito alla prematura scomparsa di Giacomo Verde, Massimo Vitali, fotografo famoso a livello internazionale soprattutto per la sua Beach series (inaugurata nel 1994), ha deciso di immortalare lo studio dell’amico artista. Le fotografie scattate sono un’importante testimonianza di come fosse organizzato lo spazio e l’archivio di Giacomo Verde presso la sua abitazione a Lucca e di come fossero catalogati i disegni in faldoni e le videocassette dei progetti video in una libreria. Osservando queste immagini, che inquadrano anche la biblioteca di Verde e oggetti ludici come una motocicletta giocattolo, lo spettatore è in grado di ricostruire l’ambiente creativo nel quale l’autore dava vita a nuove opere, spesso contraddistinte da un carattere giocoso e ironico. Queste fotografie, sebbene lontane per soggetto dal consueto lavoro di Vitali (principalmente interessato a indagare i comportamenti e le relazioni umane nei luoghi di svago – soprattutto spiagge), trattengono nell’impostazione visiva l’imprinting estetica del fotografo. La capacità di cogliere i dettagli, presenti nella stanza a partire dai quadri esplosi (lavori nati da una performance in cui digitando un numero di telefono venivano scoppiati dei palloncini di colore) o dal disegno appoggiato sulla scrivania relativo all’invenzione dei video-totem, rimanda all’abilità dell’autore di inquadrare i particolari che lo circondano e di ricreare attraverso lo scatto un microcosmo, racchiuso nel perimetro della fotografia.

Abituato a riprendere gruppi di persone e a mettere al centro della sua ricerca l’essere umano, nell’osservare queste fotografie non stupisce avvertire la presenza, seppur non corporea, di Verde e del suo pensiero intellettuale. Particolarmente evocativa della sua formazione teatrale è la spiga di grano sulla scrivania, che rimanda alla tradizione dei maggianti alla quale l’autore era profondamente legato per la sua esperienza di teatro di strada, e la fotografia, collocata vicino al computer, che lo ritrae come narratore dello spettacolo Lunga vita all’albero, realizzato con il Teatro delle Albe per il Festival di Santarcangelo. Massimo Vitali coglie con un solo colpo d’occhio, inquadrando l’elemento tecnologico a fianco a ricordi legati alla prima fase creativa dell’artista, il percorso poetico di Verde sottolineando quanto nella produzione video fosse viva l’esperienza teatrale. Lo spazio abitato, qui ricreato metaforicamente con queste grandi stampe che circondano il fruitore, per anni ha custodito e protetto il lavoro dell’artista, oggi oggetto di studio e di una catalogazione sistematica che prevede la digitalizzazione delle opere registrate in formati ormai in disuso (da tenere comunque sempre in considerazione perché le custodie spesso presentano disegni da esaminare come parte integrante dei video).

Con queste fotografie Massimo Vitali ci offre lo spunto per ragionare sull’importanza di archiviare i patrimoni artistici e pone la questione su come questo possa avvenire nel rispetto delle volontà degli autori e quali debbano essere le metodologie da adottare. Non è un caso, infatti, che lo stesso fotografo nell’ultimo periodo abbia intrapreso un progetto di digitalizzazione e archiviazione online di tutti i lavori realizzati negli ultimi trent’anni offrendo in futuro, a chi fosse interessato, la possibilità di visionare l’intero corpus artistico prodotto. Vitali omaggia Giacomo Verde e il suo percorso creativo dal carattere eclettico condividendo attraverso queste fotografie l’interesse per la costruzione dell’immagine (al di là del linguaggio specifico), per la sua creazione e struttura e soprattutto per la sua capacità di veicolare in maniera stratificata diversi messaggi al fruitore.

Significativa è la presenza in queste fotografie dell’autoritratto, nato dal progetto Spara allo Zombie. Artist=Zombie, che attraverso il titolo pungente, sottolinea come la poetica di un artista sia immune dalla morte fisica. Secondo la legge del “buon vicinato”, introdotta da Aby Warburg, possiamo osservare in questi scatti come il background culturale di Verde abbia infranto le rigide barriere tra le diverse discipline permettendo allo spettatore di rintracciare le connessioni del suo pensiero creativo che, insieme con le opere, sono la sua eredità immortale e preziosa.

Noemi Pittaluga

Dal 25 al 27 agosto Festival ORIZZONTI VERTICALI 2022 | Arti sceniche in cantiere
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eatro, danza, installazioni, incontri, laboratori, nel programma del festival “Orizzonti Verticali  Arti sceniche in cantiere, sottotitolo edizione 2022 (la decima) “Horti conclusi – Visioni prospettiche. Dal 25 al 27 agosto a San Gimignano (Siena).

Direzione artistica di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari. A cura della Compagnia Giardino Chiuso e Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee. Con il contributo di MiC (Ministero della Cultura), Regione Toscana e Comune di San Gimignano – Assessorato alla Cultura, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Orizzonti Verticali quest’anno celebra un traguardo importante nel veicolare la sperimentazione e la ricerca dello spettacolo dal vivo. Un cantiere aperto dove i linguaggi della scena contemporanea, in una commistione di stili e proposte, si sposano con l’architettura storico medievale di San Gimignano, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il festival crea una connessione temporale che riesce a far vivere la città non solo come museo a cielo aperto, ma attiva anche una forza promotrice in grado di rilasciare semi verso un futuro culturale a partire proprio dalla comunità.

Il calendario di OV proporrà percorsi artistici votati alla multidisciplinarietà, con la partecipazione di artisti e compagnie come Michele Santeramo/Fondazione Fabbrica Europa, Instabili Vaganti, Atacama, Ivona, Giardino Chiuso, Teatro dell’Argine, Compagnia Tiziana Arnaboldi, Marco Baliani, in dialogo con i luoghi della città in assonanza con la nostra contemporaneità e il nostro periodo storico. Sette gli spettacoli in cartellone di cui due prime italiane, una prima nazionale ed una prima regionale, affiancati da una installazione dell’artista visivo Sebastiano Pelli, due incontri, un laboratorio con Anna Dora Dorno, Nicola Pianzola e Anuradha Venkataraman.

Il programma – Il festival si aprirà giovedì 25 agosto alle 18 nel cortile del Palazzo Comunale con un incontro aperto al pubblico, agli artisti, agli operatori e ai critici a cui prenderanno parte i direttori artistici e Carolina Taddei, Assessore alla cultura, per la presentazione del decennale di Orizzonti Verticali. A seguire l’artista visivo Sebastiano Pelli parlerà di Diffusori di contenuti, unprogetto a cura dello stesso Pelli e Andrea Montagnani per celebrare i 10 anni di OV.  Al Torrione di Mangiapecore alle 19.30 andrà in scena Storia d’amore e di calcio di Michele Santeramo, interpretato da Fabio Facchini. Alle 22 alla Rocca di Montestaffoli in prima italiana la compagnia Instabili Vaganti presenterà Dante Beyond Borders, uno spettacolo di teatro e danza ispirato alla Divina Commedia e al Mahâbhârata.

Venerdì 26 agosto alle 19,00 alla Rocca di Montestaffoli sarà la volta della compagnia romana Atacama con La danza della realtà di Patrizia Cavola e Ivan Truol. Spettacolo ispirato all’universo di Alejandro Jodorowsky. Alle 20,00 alla Galleria Continua la compagnia IVONA proporrà in prima regionale T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. Il coreografo Pablo Girolami, qui in veste anche di interprete insieme a Guilherme Leal, crea un lavoro che analizza la paura dei buchi, o meglio di tutte quelle piccole figure geometriche che vicine tra loro creano dei piccoli fori. “Lo spazzasuoni/Suono uno” con cui la compagnia Giardino Chiuso debutterà in prima nazionale alle 21.30 (replica 22.30), sarà l’occasione per scoprire un affascinante luogo sotterraneo di San Gimignano, ex rifugio antiaereo.

Sabato 27 agosto alle 17,00 al Palazzo della Propositura si terrà un incontro con gli artisti del Teatro dell’Argine dal titolo Politico Poetico. Il racconto, Viaggio intorno a Il Labirinto – Spettacolo in Realtà Virtuale. Alle 19.30 al Giardino di Sant’Agostino la compagnia svizzera di Tiziana Arnaboldi riporterà all’attenzione del pubblico le grandi intuizioni della Bauhaus, la famosa scuola di arte e design tedesca, attraverso Autour du corps in prima italiana. Al termine dello spettacolo per il pubblico sarà possibile visitare il sotterraneo del Torrione di Sant’Agostino, nell’antica cinta muraria di San Gimignano, in cui si trova l’opera Underground di cemento e sassi dell’artista di fama mondiale Anish Kapoor.

Chiuderà il festival alla Rocca di Montestaffoli alle 20.30 Marco Baliani con Opposti flussi. Uno spettacolo che procede per digressioni, racconti, miti e fiabe. Il tema sono le opposizioni, le dualità. Si tratta di un’opera plurima, stratificata, colta e molto coinvolgente, in cui la voce si fa creatrice di personaggi che, assenti dalla scena, prendono vita nell’immaginario di chi l’ascolta. Uno spettacolo che è anche una lezione sulla comunicazione, una serie di gustose digressioni e un laboratorio teatrale.

Completeranno la programmazione del festival venerdì 26 agosto alle 11 la masterclass “Millenial footsteps/Passi millenari sulla scena contemporanea”, tenuta da Anna Dora Dorno, Nicola Pianzola e Anuradha Venkataraman. Sabato 27 alle 11 tocca a “L’uso verticale per una visione orizzontale”, un’incursione al Palazzo Comunale, alla Pinacoteca e alla Torre Grossa a cura di Marco Lisi.

I luoghi del festival – Ai luoghi di rappresentazione della passata edizione, i giardini – horti conclusi – sia privati che pubblici, che hanno alimentato quel senso di appartenenza all’azione culturale, quest’anno si aggiungono cortili, architetture di difesa ed un rifugio antiaereo.

Orizzonti Verticali, che amplia la programmazione del Festival Fabbrica Europa, è un progetto condiviso con la Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Ente Regionale per lo spettacolo dal vivo riconosciuto dalla Regione Toscana, per dare concretezza alla diffusione e all’offerta artistica su tutta la Toscana. L’interconnessione tra i due progetti è la naturale prosecuzione che la Fondazione ha come obiettivo, quello di esplorare territori fecondi e propulsivi per alimentare un pensiero artistico contemporaneo libero e propositivo. 

OV è nato nel 2013 a San Gimignano ed è curato da Compagnia Giardino Chiuso e da Fondazione Fabbrica Europa, con il contributo di MiC, Regione Toscana e Comune di San Gimignano – Assessorato alla Cultura, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

INFORMAZIONI

Compagnia Giardino Chiuso

www.giardinochiuso.com  facebook: Orizzonti  Verticali – Arti sceniche in cantiere / instagram: orizzontiverticali 

Call for Proposals_ Body Space and Technology
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CALL FOR ARTICLES, PERSPECTIVES, PERFORMANCES AND REVIEWS

Body, Space & Technology, now in its twenty-second year of publication, is a leading online interdisciplinary journal, publishing on all aspects of contemporary arts practice. 

The EBSCO indexed journal publishes non-themed refereed articles, artist-led perspectives on their practice, together with a wide range of reviews of books, performances, installations, design, as well as visual and sonic art. It also reports on related conferences, symposia and other arts-based events.  BST recently moved to a new platform at the Open Library of the Humanities and the latest issue together with all material from previous issues is available on the Journal’s website here: www.bstjournal.com 

Initial proposals need to be approximately 300 words. The Journal supports interactive sound and visual media.

Deadline for paper proposals – Friday 23 September

Deadline for finalised material – Monday 24 October

Deadline for perspectives, reviews and performance proposals – Friday 30 September

Deadline for finalised material – Monday 24 October

Publication due January/February 2023

All proposals to be submitted to:

editorial@bstjournal.com

susan.broadhurst@brunel.ac.uk

barrynet.edwards@gmail.com

Finalised Perspectives, Reviews and Performance and all Finalised Paperswww.bstjournal.com/submit/start
Prof Sue Broadhurst,
Professor Emeritus and Honorary ProfessorPerformance and Technology,Department of Arts and Humanities,
Brunel University,
London,
UB8 3PH, UK
Email: susan.broadhurst@brunel.ac.uk
Chair of Digital Research in the Humanities and Arts (DRHA) http://www.drha.uk/Joint Editor of Body, Space & Technology Journal – https://www.bstjournal.com/Joint Editor of Palgrave’s ‘Series in Performance and Technology’ https://www.palgrave.com/gp/series/14604

TOMI JANEZIC_WORKSHOPS and THE LITTLE FESTIVAL OF KRUŠČE CREATIVE CENTER from August 2nd to August 20th 2022
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Five days summer creative encounters dedicated to (inter)personal and artistic processes

BODIES WORLDS from August 2nd to August 6th
SPACES CURRENTS from August 9th to August 13ththe little festival of psychodrama from August 16th to August 20th
https://www.youtube.com/watch?v=O_vvEQvQR7k&thttps://www.youtube.com/watch?v=oGE-gkJDD1U&thttps://www.youtube.com/watch?v=KstwsUeXWgM
There will be experiential workshops, lectures, talks, performances, concerts, exhibitions, film screenings with almost 60 guests from different countries that work in fields of group psychotherapy, body and acting techniques, philosophy, aesthetics, psychoanalysis, dramaturgy, journalism, theology, movement, dance and choreography, acting, directing, architecture, literature, set design, performance, painting, music etc.
Info and pplication: info@krusce.si https://krusce.sihttps://www.facebook.com/KrusceCreativeCenter/ Participants of different generations   are welcome, no  previous experience, education or special  profession are needed to apply.
 

POLIS Teatro Festival premiato dal Ministero della Cultura con il più alto punteggio di qualità artistica nella categoria Festival di teatro
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POLIS Teatro Festival, diretto da Agata Tomsic e Davide Sacco / ErosAntEros dal 2018 a Ravenna, entra nel Fondo Unico dello Spettacolo del Ministero della Cultura per il triennio 2022-2024 ottenendo il più alto punteggio di qualità artistica in tutta Italia  nella categoria Festival di teatro. La sfida di POLIS, che da quest’anno ha assunto la nuova veste di festival internazionale mettendo al centro del programma un focus internazionale sulla drammaturgia contemporanea francese, dopo il successo di pubblico e il numeroso seguito della critica nazionale, viene ora anche premiata dal FUS.

La bella notizia giunge alla compagnia ravennate ErosAntEros, mentre si trova al Festival d’Avignon, selezionata dall’European Theatre Convention, la più ampia rete di teatri pubblici in Europa, per un’importante esperienza di networking internazionale, che andrà a incentivare e solidificare l’apertura internazionale di POLIS.

In questi cinque anni POLIS ha coinvolto artisti, operatori e studiosi di massimo rilievo, promuovendo progetti e spettacoli innovativi tra spettatori di età, provenienze sociali e culturali diverse, alternando sui propri palchi ospiti di varie generazioni e provenienze, accomunati da una ricerca teatrale che non smette mai di mettersi alla prova, di porre domande ai temi urgenti del presente, di aprire nuove prospettive interpretative e di mettersi in relazione con altri soggetti culturali e sociali del territorio.

POLIS Teatro Festival è sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Otto per Mille della Chiesa Valdese, Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea e Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

ErosAntEros – POLIS Teatro Festival

Francesca Mambelli | comunicazione@erosanteros.org | 3403868758

http://erosanteros.org | http://polisteatrofestival.org

Davide Sacco e Agata Tomsic sono fondatori e direttori artistici della compagnia teatrale ErosAntEros da gennaio 2010. La loro ricerca porta avanti un teatro impegnato che non rinuncia al valore estetico della forma, in forte relazione con la storia, il presente e i territori in cui viene creato, con l’obiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione un’arma per trasformare il reale.

Sono stati prodotti da importanti istituzioni teatrali, tra le quali Emilia Romagna Teatro, Ravenna Festival, Théâtre National du Luxembourg, Teatro della Toscana, Teatro Piemonte Europa, Teatro della Tosse, Campania Teatro Festival.

Sin dagli esordi sono stati coinvolti in importanti progetti internazionali presso: il Festival d’Avignon, selezionati dal bando di Festival d’Avignon, Pro Helvetia e MiBACT; il F.I.N.D. plus festival della Schaubühne di Berlino (Germania), scelti da Emilia Romagna Teatro per il Progetto Prospero, co-finanziato dal programma Creative Europe; l’Odin Teatret / Nordisk Teaterlaboratorium di Holstebro (Danimarca); il Grotowski Institute di Wroclaw (Polonia).

Negli anni la direzione artistica di Sacco e Tomsic ha: codiretto e organizzato a Ravenna il festival Fèsta e la stagione Ravenna viso-in-aria (2012-2014); collaborato al progetto di laboratori non-scuola del Teatro delle Albe (2014-2018); prodotto e distribuito i propri spettacoli in Italia e all’estero (2010-oggi); inoltre, è stata consulente teatrale della candidatura a Capitale Europea della Cultura di Piran2025, guidando un progetto con una rete di 30 partner europei di massimo rilievo (2020).

Nel 2018 fondano POLIS Teatro Festival che, sotto la loro direzione, ospita  artisti di rilevanza internazionale e realizza progetti partecipativi che prevedono un forte coinvolgimento dei cittadini. Nel 2020, POLIS si trasforma in convegno internazionale online sul teatro del futuro coinvolgendo 67 artisti, operatori e studiosi, i cui contributi sono raccolti nel libro Quale teatro per il domani? (Editoria & Spettacolo). Nel 2021 torna dal vivo con un festival interamente dedicato agli artisti indipendenti e tra i primi in Italia a ripartire a maggio dopo la chiusura dei teatri. Nel 2022 rilancia ancora aprendosi alla scena contemporanea europea mettendo al cuore del festival un focus internazionale sulla drammaturgia contemporanea francese.

LIBERARE ARTI DA ARTISTI il testo di Giacomo Verde (1997)
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LIBERARE ARTI DA ARTISTItesto di apertura per la mailing list Arti-Party

C’è una cosa che la storia dei media ci ha insegnato: nessuna nuova tecnologia cancella le altre ma le ridefinisce. Mi pare che anche nel campo delle poetiche artistiche avvenga lo stesso. Un’altra cosa che abbiamo imparato (o che stiamo imparando) in occidente, in questo fine millennio, è che non possono esistere assolutismi, regole di comportamento totalizzanti che non siano il rispetto delle differenze e della complessità dei punti di vista con una nuova presa di coscienza dei conflitti sociali, politici ed estetici: ognuno ha le sue ragioni, si tratta di scegliere da che parte stare: comunque in conflitto e in allegria.

C’è una battuta del mio amico “poeta” Lello Voce di Theleme che mi piace moltissimo, dice:- Poets go home! Non c’è peggior nemico della poesia di chi vuole fare il poeta-. E io aggiungo: non c’è peggior nemico dell’arte di vuole fare l’artista come non c’è peggior nemico delle tubature di chi vuol fare l’idraulico.

Comunque ho l’impressione, che di questi tempi, tutti quelli che si atteggiano ad Artisti (preoccupandosi principalmente di come fare a vendere le “ispirate opere” del loro ingegno: pittura, scultura o video che sia) stanno dalla stessa parte del “pensiero-mercato” che affama il mondo e si preoccupa principalmente del proprio profitto individuale, qui e ora!
Chi continua a creare “feticci artistici” cercando di dargli “plusvalori emotivi”, che potranno essere acquistati solo da chi ha tanti soldi, è bene che sappia che sta dalla parte degli assassini! (Esagero?)

Se è vero che gli artisti sono persone creative e intelligenti (?) dovrebbero accorgersi che la loro “sapienza” è sprecata quando viene usata per fare opere, feticci, di rappresentazione: perchè invece di fare “figure che criticano” il mondo non provano a fare il mondo?
Perchè sono prigionieri di una “allucinazione semantica” che immagina l’uso della creatività solo nei contesti dell’arte tradizionale (o della pubblicità), allora io dico: LIBERARE ARTI DA ARTISTI, in tutti i sensi (e qualsiasi sottinteso è voluto).
 

ARTI LIBERI!

Giacomo Verde
marzo 1997
 torna all’indiceframes dal video “Opera d’Arto Video” 1994

IN memoria di Peter Brook: le scenografe del suo teatro. Chloe Obolenski
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Peter Brook e Chloe Obolenski: la scenografia irradiante

Nata in Grecia nel 1942, scenografa e costumista la Obolenski iniziò come assistente di Lila De Nobili considerata l’ultima grande rappresentante della tela dipinta a teatro: sarà con lei per l’Aida di Zeffirelli alla Scala nel 1962 e in seguito firmerà il Fidelio, opera che apre proprio la stagione scaligera nel 2014-2015); la sua collaborazione con Peter Brook fu di lunga durata e cominciò dal periodo successivo al ritorno dal viaggio di studio e di ricerca in Africa e all’insediamento a Parigi del Centro Internazionale di Ricerca Teatrale (CIRT) al Bouffes du Nord.

È il 1980 e firma The Cherry Orchard, Carmen, The Mahabharata (versione teatrale e cinematografica), Pelléas et Mélisande, The Tempest, The tragedy of Hamlet.

Lo studioso rumeno George Banu spiega l’idea di architettura-scenografia di Brook, affermando come, successivamente all’ingresso al nuovo teatro di Parigi, trovato in stato di abbandono e in rovina, si attui definitivamente quel principio, memore del teatro elisabettiano e tanto ricercato dal regista, di avvicinamento col pubblico (“l’estetica della sfera”):

Brook non ama la polivalenza dei teatri recenti, perché troppo integrata con la tecnica: e nemmeno la scenografia, nel senso tradizionale del temrine. Preferisce lavorare con il luogo teatrale nella sua doppio funzione di scena e edificio. Così sfugge alla pesantezza dell’attrezzatura propria delle sale polivalenti, e agli artifici degli scenari. Brook fa appello alle risorse del luogo (…) Mediante il cambiamento della tinta murale, Chloé Obolenski cerca di captare la colorazione di un testo per farne la dominante visiva di uno spettacolo. L’uso scenografico dell’architettura s’impone con maggiore evidenza[1].

Patrick Tourneboeuf Le Théâtre des Bouffes du Nord. Paris @CC

È il periodo in cui Chloé Obolenski inizia la collaborazione con Brook: trovato a Parigi un teatro all’italiana in stato di abbandono il regista inglese decide di tenere i segni e la memoria dell’antico spazio e del suo vissuto (il boccascena e i palchetti), eliminando il palcoscenico e ogni idea di décor. Il muro a vista senza fondale, ridipinto di intonaco color rosso, a ogni spettacolo si accende e riscalda l’ambiente: aparentemente spoglia, la scena è in realtà, ricchissima. In questo vuoto apparente che celebra l’incontro perfetto tra attore e spettatore oltre lo spazio-tempo dell’ordinario, Brook e la Obolenski introducono pochi elementi scenici fondamentali: tappeti, cuscini, stoffe che raccontano sottovoce, antiche civiltà e i loro colori, resi vivi dalle luci di Jean Kalman introducono una “sensualità comune”, come ricorda Banu: “Le stoffe dalle tinte cupe che Chloé Obolenski cerca con ostinazione sembrano oggi l’equivalente scenografico delle parole irradianti tanto ricercate da Brook e Carrère sul piano del linguaggio”[2].

Dietro l’irradiazione delle parole un metodo di sintesi, di musicalità e di chiarezza, di intensità e armonia, di “rimozione del superfluo per intensificare ciò che rimane” che anche lo spazio scenico adotta: la scenografia si alimenta, come spiega Brook nel volume La porta aperta, del “disegno base” del regista e delle “esplorazioni di un intero gruppo di individui fantasiosi e creativi” e per questo non può essere progettato prima delle prove affinché la recitazione non si adatti a essa. Dal Mahabharata alla Tragedia d’Amleto si introduce un’ambientazione intima e solenne: elementi naturali in scena (la pozzetta d’acqua con un asse come ponticello, sabbia e pietre) insieme ai tappeti (memoria di una ritualità africana e orientale) abitati dagli attori e musicisti con naturalezza senza convenzionalità.

Se il realismo e l‘illustrazione letterale non appartengono certo alla grammatica brookiana, non occorrono castelli per Hamlet e neanche l’acqua per la Tempesta, ma servono comunque elementi per evocarne la storia perché “Nessun testo può mai parlare da solo”[3]: Brook racconta che per l’allestimento della Tempesta ad Avignone la Obolenksi aveva preparato non oggetti scenici ma delle “possibilità”: “Funi che pendevano dal soffitto, scale, assi, pezzi di legno, casse da imballaggio. Inoltre tappeti, cumuli di terra di colori diversi, vanghe e badili”. Tutto viene scartato nel corso delle improvvisazioni e prevalse ancora l’idea di spazio vuoto: rimase solo un oggetto, un modellino di barca rossa sulla testa dell’attore africano che recitava la parte di Ariel, e a questo Chloé Oblonski aggiunse per la scena piccoli cumuli di terra ricca di pigmenti caldi di color rosso di Siena e canne di bambù. Il racconto avvincente di Brook della ricerca della soluzione che delimitasse lo spazio di recitazione ad Avignone evidenzia come Brook ritornò alla soluzione del tappeto, utilizzata per le prove; la Oblonski usò il tappeto persiano usato per La conferenza degli uccelli, ma solo per delimitare un perimetro sulla terra con dei pali di bambù. Una volta levato il tappeto, rimase un rettangolo che fu riempito di sabbia rosa: quello fu il terreno di gioco degli attori, in sostanza “un posto in cui il teatro non fingesse di essere nient’altro che il teatro”.


[1] G. Banu, Peter Brook, Da Timone d’Atene alla Tempesta o Il regista e il cerchio, Firenze, Casa Usher 1994 (1° ed.: 1991), pag. 32.

[2] Ivi, pag. 80.

[3] P. Brook, Non ci sono segreti, in La porta aperta, Torino, Einaudi 2005 (1° ed. 1993), pagg. 70-85. Tutte le citazioni sono tratte da questo capitolo.

Le scenografe di Peter Brook: Sally Jacobs
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IN memoria del grande regista Peter Brook scomparso ieri 3 luglio 2022, metto on line due paragrafi del mio nuovo libro sulle Scenografe (Dino Audino) dove si parla delle artiste che hanno collaborato con Peter Brook per lungo tempo, dando vita insieme a lui a dei capolavori immortali. Buona lettura!

Peter Brook e la “white box” di Sally Jacobs.

Il nome di Sally Jacobs (1932-2020)[1] è legato a l regista inglese Peter Brook, protagonista della stagione di ricerca degli anni Sessanta e Settanta e considerato il più grande regista della scena teatrale del Novecento; la Jacobs lavora tra gli altri, alla realizzazione del Marat-Sade (1964) e A Midsummer Night’s Dream (1970), ultima regia brookianaper la Royal Shakespeare Company a Stratford-upon-Avon; entrambi spettacoli iconici e centrali nella produzione brookiana perché nati nel contesto degli anni di un impegno politico collettivo e nel momento della  più intensa sperimentazione di Brook, quando cioè, sperimentò il concetto artaudiano di “crudeltà” e quello di “spazio vuoto” da lui elaborato nel 1968. Nel 1964 Brook costituisce il gruppo di ricerca teatrale alternativa Lamda (London Academy of Music and Dramatic Art), conosce l’attività di Jerzy Grotowsky e legge Il teatro della crudeltà di Antonin Artaud a cui dedicherà insieme con Charles Marowitz, una serie di rappresentazioni pubbliche basate su improvvisazioni, per esplorare come mettere in pratica le idee sostenute dall’autore surrealista francese e trovare nuove forme di espressione teatrale. È proprio il momento in cui Brook incontra la Jacobs che aveva al suo attivo fino a quel momento, poche esperienze teatrali.

La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell’ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade conosciuto anche solamente come Marat-Sade (1964), viene considerata una delle pietre miliari teatrali del secondo Novecento e l’applicazione della ricerca sul teatro della crudeltà: l’opera teatrale fu scritta dallo scrittore, regista e drammaturgo tedesco Peter Weiss nel 1963 che ambientò l’incontro immaginario di Marat con il Marchese de Sade nel manicomio di Charenton, dove Sade venne recluso negli ultimi tredici anni della sua vita. Uno spettacolo sulla follia ma anche sulla libertà, sulla giustizia, sulla rivoluzione, o forse uno spettacolo che è già rivoluzione in atto, dove la tecnica dello straneamento brechtiano, della distanza oggettiva coesiste con la folgorazione fisica del teatro della crudeltà di Artaud, e persino con la poesia di Shakespeare:

A partire dal titolo (La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell’ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade), ogni elemento di questo testo è progettato per colpire lo spettatore al mento, per poi alleviarne il dolore con un po’ di ghiaccio, costringerlo a valutare cosa gli è successo, quindi dargli un calcio nei cosiddetti e infine fargli riprendere i sensi. Non è esattamente Brecht e neanche Shakespeare, ma è molto elisabettiano e molto contemporaneo, appartiene al nostro tempo[2].

La sintesi della ricerca espressiva del Marat-Sade teatrale sta in una frase di Brook tratta da Il punto in movimento: “Come possiamo rendere gli spettacoli densi di esperienza?”[3] a cui Artaud aveva già dato la sua risposta: “L’azione del teatro, come quella della peste. È benefica, perché spingendo gli uomini a vedersi quali sono, fa cadere la maschera, mette a nudo la menzogna, la rilassatezza, la bassezza e l’ipocrisia”[4].

 La Jacobs racconta che aveva lavorato alla scenografia sulla base dei suggerimenti di Brook, molto chiari e precisi ma anche piuttosto aperti; si trattava di tracciare una scena occlusa per dare l’idea di prigionia ma libera per le improvvisazioni e le esplosioni d’ira e di follia dei prigionieri, gettati in faccia al pubblico: “Voleva utilizzare tutto il palcoscenico e avere i detenuti di Charenton sempre presenti ma solo sul perimetro, in modo che l’andare e venire formasse una grande scenografia”[5].

Sembra ispirarsi direttamente alla scena della Jacobs quella più recente per La mort de Danton di Buchner a firma di Jan Pappelbaum, stage designer del regista berlinese Thomas Ostermeier sostenitore di un teatro politico e democratico.

Maquette del Marat-Sade rifatta sull’originale dalla stessa autrice per il Victoria & Albert Museum

La platea è costituita da un’arena e il palco da una pedana di legno con scivoli che rappresenta la piazza della rivoluzione francese che accoglie la ghigliottina, soluzione ideale per uno spazio scenico che collochi il pubblico negli spalti come parte del popolo che durante la Rivoluzione assistette all’esecuzione.

Fotografia di scena e modellino di  A Midsummer Night’s Dream, Royal Shakespeare Company, 1970 . Fonte archivio digitale Victoria & Albert Museum.

Nel Sogno di una notte di mezza estate (1970) la Jacobs progetta una grande scatola bianca (la white box come verrà chiamata) aperta dal lato del pubblico, ovvero uno spazio bianco molto alto, illuminato in modo abbagliante e candido che permetteva di collocare gli attori vestiti con abiti moderni dai colori primari, ad altezze diverse, con un verticalismo che univa il circo con l’upper stage del Globe theatre. Le due porte collocate sul fondo della scena rimandavano infatti, al teatro elisabettiano. Oberon e Puck sui trampoli, musicisti posti su una piattaforma di ferro in alto, attori su trapezi o sospesi in aria. Niente foreste o città ateniesi, la Jacobs ricrea un mondo di sogno, disegnando anche costumi e oggetti di scena bizzarri ma che non mutano il senso di un teatro “minimalista”, il “teatro dalle forme semplici”:

(…) la domanda inevitabile è: come posso mettere in scena fate e spiritelli? Non si può dare risposta ricorrendo ad espedienti estetici, perché a un livello immediato la parola “fata” non dice nulla alle menti contemporanee (…) Una fata rappresenta la capacità di trascendere le leggi naturali e di partecipare alla danza delel particelle energetiche che si muovono a incredibili velocità. Quale immagine teatrale potrebbe consentire a dei corpi umani di suggerire degli esseri incorporei? Certamente non delle scolarette vestite da fatina. Dopo aver visto deglis acrobati cinesi insieme con la scenografa Sally Jacobs riflettendo con lei abbiamo trovato la chiave: un essere umano che con la sua abilità dimostri gioiosamente di poter trascendere i propri limiti naturali e diventare un riflesso di energia pura. Ecco cosa significava per noi fatato. E dalla ricca creatività di Sally iniziarono a fluire nuove immagini[6].

Uno spazio libero da oggetti, un “contenitore bianco” come lo chiamerà la Jacobs, che ricorda il celebre inizio del libro The empty space: “Posso scegliere un qualsiasi spazio vuoto e dire che è un nudo palcoscenico. Un uomo attraversa questo spazio vuoto mentre un altro lo sta a guardare, e ciò basta a mettere in piedi un’azione scenica”[7]. Una scena compositiva questa del Sogno che risulta ancora “visivo spettacolare”, come ricorda Guido Di Palma, ma che si sta definendo sempre più quale “spazio di relazione”: dal “teatro composizione al teatro dell’esperienza”[8].


[1] Dal 1951 al 57 la Jacobs fu segretaria di produzione, in diversi film inglesi prima di studiare Design alla Central School of Arts and Crafts di Londra. Nel 1960 si ritrovò a dipingere le scenografie in un piccolo teatro a Colchester e l’’anno dopo divemtò assistente designer della Herbert per la prima produzione di The Kitchen di Arnold Wesker al Royal Court Theatre di Londra. L’archivio della Jacobs è all’Houghton Library (Theatre collection- Harvard). La Jacobs ha creato scenografie anche per Andrei Serban per la Turandot (1984), spettacolo rimasto in repertorio per 30 anni, e per Sam Shepard, Joe Chaikin and Richard Foreman.

[2] P. Brook, Il punto in movimento, Roma, Dino Audino editore, p. 43.

[3] Ivi p. 42.

[4] A. Artaud, Il teatro e il suo doppio, Torino, Einaudi 1968, pag.150.

[5] Cit. in A. Hunt, G. Reeves, Peter Brook, Cambridge, University Press 1995.

[6] P. Brook, Il punto in movimento, cit, pagg. 80-81.

s[7] P. Brook, Lo spazio vuoto, Roma, Bulzoni.

[8] G. Di Palma, Peter Brook e la scena: dallo spazio della composizione allo spazio di relazione (1945-1962), in “Biblioteca teatrale” n. 15, 2006, p. 169.

La mostra #LiberareArteDaArtisti alla Spezia dedicata a Giacomo Verde: le fotografie di Valentino Albini
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Il giorno prima dell’inaugurazione,il 24 giugno, il fotografo Valentino Albini per conto del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università Statale di Milano ha fatto un réportage della mostra Liberare Arte da Artisti, la prima grande retrospettiva dedicata al videomaker e artivista Giacomo Verde al Museo CAMeC della Spezia. Valentino Albini ha fotografato opere e installazioni e ha documentato la conferenza stampa con il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, alcuni degli artisti che hanno realizzato opere-omaggio, le conservatrici museali e i membri del comitato organizzativo con il figlio dell’artista a cui è dedicata la mostra, Tommaso Verde.

Queste fotografie faranno parte del numero speciale della rivista del Dipartimento, NotOtto, che sarà interamente dedicato alla mostra.

Giacomo Verde: il 25 giugno si inaugura una mostra antologica al Museo Camec della Spezia e una giornata di proiezioni per Palazzo delle Esposizioni di Roma-rassegna “Il video rende felici”
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Una giornata che unisce ROMA e LA SPEZIA all’insegna della videoarte, tecnoarte e artivismo di Giacomo Verde, artista indimenticato scomparso nel 2020.

Infatti al museo d’arte contemporanea della Spezia CAMeC dal 25 giugno al 15 gennaio 2023 troverà spazio un allestimento insolito, suddiviso in 3 parti che hanno contraddistinto tematicamente la sua vulcanica attività: artivismo, tecnoarte e teatro.

La mostra si intitola Liberare Arte da Artisti ed è stata organizzata e ideata da un numeroso gruppo di persone, curatori, amici e artisti di Verde che hanno organizzato materiali di archivio in una modalità assolutamente inedita e originale.

http://camec.museilaspezia.it/Mostre/in_corso.html

Ma il 25 giugno inaugura anche la rassegna di videoarte di Verde con 4 opere legate alla pittura per la manifestazione Il video rende felici. Sarà al Palazzodelle Esposizioni. Impossibile andare contemporaneamente ai due eventi ma al Museo troveranno spazio anche i video presenti alla rassegna romana.

Qua il link

https://www.palazzoesposizioni.it/evento/giacomo-verde-personali-il-video-rende-felici

SCiENzE Teatrali: apoGEO. L’opera d’arte (teatrale) all’epoca del riscaldamento globale. Un incontro on line il 14 giugno curato da Francesca Caloni e Anna Monteverdi
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Si può usare il teatro per parlare di emergenza climatica della Terra, di politiche energetiche, di “ecosistema condiviso non predatorio”, per dirla con Nicolas Bourriaud?

Proviamo con una serie di artisti e studiosi autorevoli a proporre il tema che riguarda proprio la relazione tra la TERRA e il TEATRO.

14 giugno dalle 14,30 sulla piattaforma TEAMS a questo link

Comitato Organizzatore:
Francesca Caloni, Università degli Studi di Milano (ESP)

Anna Monteverdi Università degli Studi di Milano (BAC)

Apre il 25 giugno al CAMeC della Spezia la mostra LIBERARE ARTE DA ARTISTI di e su GIACOMO VERDE
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CAMeC
Centro Arte Moderna e Contemporanea


Liberare Arte da Artisti. Giacomo Verde artivista
la Mostra + 3 Ri-Cre’Azioni

a cura di Luca Fani


inaugurazione 25 giugno 2022 ore 19.00

26 giugno 2022 – 15 gennaio 2023


La Spezia – Videoartivista, come si definiva, o tecnoartivista, Giacomo Verde estendeva il fare artistico a un’esplorazione insubordinata e irriverente della tecnologia e a un attivismo sociale, civile, politico nel senso vero e alto del termine, scriveva qualche tempo fa la docente e studiosa di media art Sandra Lischi.

Il 25 giugno prossimo si inaugurerà al CAMeC della Spezia, Liberare Arte da Artisti, retrospettiva dell’artista multimediale GIACOMO VERDE (1956-2020), che riprende una frase del poeta Lello Voce, utilizzata spesso da Verde per affermare la volontà di non confinare l’opera entro il sistema istituzionale delle arti ma, al contrario, di liberarla: liberare linguaggi e idee, scavalcare confini, incoraggiare utopie comunitarie senza puntare all’autoralità e al copyright.

La mostra, anziché porsi come archivio totalizzante del lavoro quarantennale di Verde, sarà una ̒memoria d’arte vivente’, che alternerà per ben sei mesi, da giugno a dicembre, proiezioni, oggetti, video creazioni e installazioni storiche dell’artista (quelli che scoprirete essere i suoi  ̒Imprescindibili’), oltre a omaggi, performance e re-interpretazioni attuali delle sue oper’azioni – a cura di colleghi e artisti che gli sono stati accanto o sagaci reinventori delle sue tecniche e del suo universo tecno-poetico.

La mostra sarà un’esplorazione intorno al ‘fare’ creativo e artivista di Verde – dai primi anni ʻ80 al 2020 – tra video, televisione, interattività, teatro e rete. Un percorso tra i linguaggi da lui attraversati, ricreati e intrecciati, tra tematiche di impegno politico e sociale, intorno a cui sarà organizzato il materiale (di archivio o da produrre ad hoc) per l’esposizione. Il percorso si articolerà tra QR Code, monitor e installazioni interattive cosicché il pubblico legga, azioni i dispositivi, guardi e sfogli i libri e i disegni in mostra, navighi tra #hashtag e opere di net art con il proprio cellulare, aggiungendo foto e commenti e disfacendo persino le opere. Perché, come diceva Antonio Caronia, “l’interazione prima di essere una caratteristica dei media digitali è l’essenza della relazione umana”.

Inoltre una parete racconterà, con le foto inedite di Massimo Vitali, lo studio di Verde: luogo del caos creativo, dell’accumulo, dell’archivio, dell’arte; mentre, aprirà la mostra, una fotografia di Jacopo Benassi, che immortala l’artista, a Lucca, in una storica home performance.

Multimediale, quindi, e interattiva – ma non solo. La mostra sarà anche trasformista come lo fu Verde: il Mago Giac, il R(Ǝ)O Dadaista, il poeta Giak Verdun, l’attivista, il punto di riferimento della cultura antagonista, il teatrante tecnologico, il primo net artist italiano.

Come già nel ciclo delle Opere Senza Opera (OSO), realizzate con il Collettivo SuperAzione presso l’Officina di Arte Fotografica e Contemporanea DadaBoom, la mostra sarà composta (anche) da oggetti ‘viventi’, destinati a proseguire il loro ciclo oltre lo spazio dell’esposizione per confondersi con la vita. Non a caso, sono state coinvolte due Università (Pisa e Milano) e tre Accademie di Belle Arti (Brera, Carrara e Bari): docenti e studenti, insieme con gli artisti e i curatori, daranno il loro contributo per una mostra-evento collettivo, che proseguirà fino a dicembre con una serie di happening una nuova veste dell’allestimento a cadenza bimestrale seguendo tre temi interconnessi: Artivismo, Tecnoarte e Interazione ed Effimero.


Una preview degli allestimenti in base alla tematica
Artivismo

Sempre presente in mostra, una selezione di opere di natura politica in cui l’artista, seguendo le indicazioni della studiosa Tatiana Bazzichelli, all’inizio del 2000 inaugurava la sua arte  ̒interventista’, che porta, come lui affermava, “la realtà dentro il museo, levandole ogni estetizzazione eccedente”. Tra gli eventi di Artivismo previsti spicca la diretta in streaming con il Museo Popolare Gïåk Vёrdün di Viareggio. La proiezione del video-documentario di Giacomo Verde Solo Limoni sarà inserita in calendario nella giornata del 20 luglio dedicata ai fatti del G8 di Genova – coordinata da Dalila Flavia D’Amico (Università di Roma) in collaborazione con il Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Milano, che dialogherà con Agnese Trocchi e Manolo Luppichini di Candida TV, Cristina Petrucci (la quale, durante le giornate di Genova, faceva parte del coordinamento di Radio GAP) e DadaViruz. L’Artivismo chiuderà la mostra a dicembre con un evento speciale coordinato da Tatiana Bazzichelli, fondatrice a Berlino del Disruption Network Lab e con ospiti internazionali tra i quali Steal This Poster. In questa stessa occasione avrà luogo l’azione artivista del Collettivo SuperAzione.

Tecnoarte e Interazione
La seconda sezione, che si inaugurerà il 2 settembre, sarà dedicata a Tecnoarte e Interazione e punterà i riflettori, invece che sul prodotto artistico, sul processo creativo dietro alle video-opere analogiche e interattive d’archivio – a cui si aggiungeranno interventi artistici originali di Alessandro Giannetti e un’installazione interattiva speciale, l’unica conservatasi della lunga carriera di Verde, che arriverà direttamente dal Museo d’arte moderna di Gallarate MA*GA, dove è tuttora conservata, dal titolo Reperto Antropo-logico unonovenovesette (1997), grazie a un accordo con la Sovrintendenza Nazionale ai Beni Culturali. Disegni preparatori, materiali di studio e grafiche inedite saranno esposti grazie allo studio specifico di Andreina di Brino (Università di Pisa), in collaborazione con Anna Monteverdi (Università di Milano) e Sandra Lischi (Università di Pisa). Interventi originali anche degli studenti d’Accademia coordinati dai docenti-artisti: Clemente Pestelli, Domenico Quaranta e Massimo Cittadini (Accademia di Belle Arti di Carrara) e Antonio Rollo (Accademia di Belle Arti di Bari). Docenti e studenti insieme con gli artisti e il curatore Luca Fani, contribuiranno a dare a vita alla mostra-evento collettivo.

Effimero
La terza sezione si inaugurerà a ottobre e sarà dedicata all’arte del qui e ora par excellence: dal teatro di strada, insieme con la Bandamagnetica, ad alcuni tra gli spettacoli di Verde più iconici – il teleracconto Hansel & Gretel Tv, insieme con i GialloMare Minimal teatro; Storie mandaliche dall’ipertesto di Andrea Balzola, realizzato con Massimo Cittadini, Lucia Paolini e Mauro Lupone; e ancora, le performance realizzate con Aldes di Roberto Castello e Alessandra Moretti; e i videofondali per Nanni Balestrini e Lello Voce. La sezione coordinata da Anna Monteverdi per il Dipartimento Beni Culturali (Università di Milano) sarà arricchita da workshop per le scuole diretti da Vincenzo Sansone e da un omaggio a Verde che il docente curerà con due allievi della Scuola di Scenografia e della Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Brera. Sono previsti riallestimenti teatrali in collaborazione con GialloMare Minimal teatro, Teatro la Piccionaia di Vicenza e Roberta Biagiarelli.

Il timing della vernice
ore 19.00 inaugurazione
ore 20.00 rinfresco
a seguire: performance del Collettivo SuperAzione. Presso la terrazza CAMeC (fino alle ore 23.00) concerti acustici e live set, con omaggi di: Damiano Meacci e Gabriele Marangoni (Tempo Reale), Lino Strangis, La Serpe dOro, No Name, Stefano Giannotti, Marzia Vignotti e Irene Mazzantini (musiche celtiche); Claudio Barone suonerà lo strumento a corde appartenuto a Giacomo Verde, l’oud. Letture di poesie a cura di Giampaolo Ragnoli e Tommaso Verde; letture dai testi della biblioteca di Verde di Giancarla Carboni. Microfono aperto per tutti coloro che vorranno ricordare Giacomo.

Tommaso Verde, il giorno dell’inaugurazione e in occasione di tutti i nuovi allestimenti, proporrà al pubblico la Guida intergalattica alle opere di Giak Verdun grazie a un cut up originale dei diari di Verde.

CREDITS E INFO

Mostra promossa da Comune della Spezia Sindaco e Assessore alla cultura, Pierluigi Peracchini
Dirigente Servizi Culturali, Massimiliano Curletto
e prodotta da CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea
 

INFORMAZIONI e CONTATTI

titolo: Liberare Arte da Artisti. Giacomo Verde artivista. La Mostra + 3 Ri-Cre’Azioni

a cura di: Luca Fani

in collaborazione con: DadaBoom, SuperAzione, Tommaso Verde

direzione del progetto: Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati
ufficio prestiti: Cristiana Maucci

progetto grafico: Gabriele Menconi

luogo: CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia, Piazza Cesare Battisti 1
preview per la stampa: 24 giugno ore 11.30

opening: 25 giugno ore 19.00

apertura al pubblico: 26 giugno 2022 – 15 gennaio 2023

orari: da martedì a domenica 11.00 – 18.00

biglietti: intero euro 5, ridotto euro 4, ridotto speciale euro 3,50

per informazioni: Tel. +39 0187 727530 | camec@comune.sp.it |http://camec.museilaspezia.it

Immagine 1 CAMeC La Spezia – www.facebook.com/museo.camec

COMUNICAZIONE

Ufficio stampa Comune La Spezia: Luca Della Torre | Tel. +39 0187 727324 | ufficiostampa@comune.sp.it

Ufficio stampa del progetto: Simona Frigerio | Tel. +39 340 600 9106 | simona.m.frigerio@gmail.com

Liberare arte da artisti. La personale di Giacomo Verde alla Spezia inaugura il 25 giugno.
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Sarà una mostra multiforme, mutaforma e multiformato quella che si inaugura il 25 giugno alla Spezia al museo d’arte contemporanea CAMeC della Spezia curata da Luca Fani per ricordare GIACOMO VERDE.

Una mostra che ripercorre 40 anni di attività artistica ma soprattutto di vita, una mostra che rivela le mille tentacolari attitudini di un artista generoso e atipico, che faceva arte per fare comunità. La mostra rispecchia l’universo delle arti percorse da Verde, dal teatro alle arti visive, alla computer art all’artivismo, parola che meglio definisce tutta la sua cre’azione. Impegno sociale, impegno politico, attitudine hacker.

Non sveliamo ancora i materiali in mostra ma possiamo dire che nei sei mesi di permanenza in questo spazio, l’arte di Verde si espanderà, o si dissolverà, si aprirà e riaprirà svariate volte per nuovi inserimenti, per performance non programmate. Tre temi si susseguiranno ARTIVISMO, TECNOARTE E INTERAZIONE e EFFIMERO. Con conferenze, concerti, performance, iniziative, presentazioni di libri, workshop, spettacoli. Sono coinvolti artisti e associazioni, collettivi e officine d’arte e Accademie di Belle Arti.

Come nelle intenzioni di Verde, una parte dell’Archivio oggi depositato allo spazio sociale Ricre’Azione di Viareggio verrà distribuita tra gli ospiti, tra gli amici, che potranno portarsi a casa una parte della memoria di Giacomo.

L’invito è a venire all’inaugurazione del 25 giugno dalle 19 alle 23 e di tornare e ritornare per le riaperture.

NASCE ADV_Arti Digitali dal Vivo e si presenta il 24 maggio al Piccolo Teatro di Milano per le giornate europee del teatro EASTAP.
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Il Gruppo Interdisciplinare ADV – Arti Digitali dal Vivo nasce nel 2021 da un’idea di Anna Maria Monteverdi e Antonio Pizzo, con l’obiettivo di riunire studiosi, ricercatori, ma anche professionisti, curatori e artisti. I temi affrontati da ADV riguardano le questioni storiche e teoriche emerse dalla mediatizzazione degli eventi dal vivo, nello spettacolo e nel teatro. Il gruppo intende inoltre fornire un osservatorio critico delle pratiche tecno performative italiane e internazionali, raccogliere idee e divulgare progetti. ADV vuole promuovere e migliorare la diffusione di un campo che incrocia ricerca, istruzione e produzione e che va ben oltre le arti digitali e l’audiovisivo. ADV intende consolidare un dominio che abbraccia oltre trent’anni di ricerca e produzione italiana; vuole anche rafforzare lo spazio culturale per nuove ricerche. Il gruppo è organizzato attorno a una mailing list collegata con l’UNiversità Statale di Milano dove i membri condividono notizie, eventi e idee, oltre a proposte di nuove iniziative che vanno dalla scenografia digitale all’interaction design per il teatro, la danza e la musica, la ricerca sulle scienze cognitive, storytelling, sociologia dei media. Attualmente ADV conta una trentina di membri, è in forte crescita, e sarà presente in diversi convegni internazionali (tra cui IFTR a Reykiavik e il Romaeuropa Festival). Ad Eastap 2022, ADV presenta due panel. Il primo (New Perspectives on Live Digital Arts) intende discutere le implicazioni dei media digitali e della liveness nelle nuove pratiche performative sia come sfide teoriche che come opportunità pratiche. Il secondo (Performing media) si concentra su vari casi di studio che presentano una visione specifica della performance digitale e delle sue propaggini.

24 maggio h.12.15-13.30
SALA TEATRO GRASSI
PANEL “ARTI DIGITALI DAL VIVO” – 1. NEW PERSPECTIVES ON LIVE
DIGITAL ARTS
Vincenzo Del Gaudio
Chi è l’autore? Authorship teatrale e performance digitali
Desirée Sabatini
Performing Arts Archives. Problematiche di analisi, trasposizione e
catalogazione audiovisuale della memoria teatrale in video
Laura Gemini, Stefano Brilli e Francesca Giuliani
Staging Theatre without Theatres: Investigating Access Barriers to
Online Performance Creation During the Covid-19 Pandemic
Anna Maria Monteverdi
Why so Few Female Designers? Women Scenic Designers in
Intermediate Theatre
Presidente: Antonio Pizzo

17.45-19.00 SESSIONI PARALLELE
SALA TEATRO GRASSI
PANEL “ARTI DIGITALI DAL VIVO” – 2. PERFORMING MEDIA
Alfonso Amendola
Games e Teatro. Sincronia di linguaggi nel caso italiano Shakespeare
Showdown
 Vincenzo Sansone
The Creative and Design Methods of New Media Performance
Cinzia Toscano
Between Performer and Mechanical Puppets, the Directing Game of
Cinematic Theatre Meinhardt & Krauss
Alessandro Anglani
Sephirot il doppiogioco – From Representation to Simulatio

PROIECTURA: Videomapping a Lovere (BG) con gli studenti del Liceo artistico.
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Il Liceo Artistico “Decio Celeri” di Lovere (Bg), in occasione della manifestazione dedicata alla XV edizione della Settimana della Cultura Classica, ha sviluppato un progetto denominato “Proiectura” con la finalità di promuovere e valorizzare la storia millenaria del territorio.

Il progetto si concretizza in una mostra didattica, con l’obiettivo di illustrare il percorso creativo e progettuale, che ha dato vita allo spettacolo di videomapping, chiamato suggestivamente “Proiectura”, usando volutamente la radice latina del termine con il suo largo significato di progettazione e proiezione.

Il video projection mapping nuova macchina teatrale della visione, è una tecnica di proiezione evoluta, che crea un connubio tra architettura, colore, immagini, animazione, musica, storia ed emozioni, creando un coinvolgimento immersivo dello spettatore e rivela le sue alte capacità narrative e comunicative.

L’evento “Proiectura” verrà proiettato sulla facciata del palazzo Tadini di Lovere il 30 aprile 2022 alle ore 21,30, seguiranno 2 repliche in successione dell’evento.

La mostra del progetto verrà inaugurata il 22 aprile 2022 alle ore 17,00 presso Palazzo Tadini e sarà aperta al pubblico dal 22.04.2022 al 01.05.2022 presso l’atelier Tadini di Lovere in via Giorgio Oprandi

La mostra sarà aperta al pubblico con il seguente orario: Festivi e pre-festivi – 16:00 – 19:00
Feriali – 17:00 – 19:00


Referenti e coordinatori del progetto i docenti:

Prof. Facchini Massimo

Prof.ssa Piccolo Sashia

Prof. Piemontese Marcello

Esperti esterni del progetto i docenti:

Prof. Fossati Angelo (consulenza e ricerca archeologica)

Prof. Sansone Vincenzo (regia animazioni digitali, regia video projection mapping, visual design e mapping set-up)

Classe coinvolta: 5° artistico

In ricordo di Giacomo Verde….e di Franco Serantini a Pisa il 3 maggio
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IN RICORDO DI GIACOMO VERDE … E DI FRANCO SERANTINI

Su proposta della “Biblioteca F. Serantini” proponiamo un ricordo di Giacomo Verde, artista e docente a lungo attivo nel panorama culturale italiano e in particolare in quello pisano. Nell’occasione viene proiettato S’ERA TUTTI SOVVERSIVI di Giacomo Verde. il film/documentario racconta, con interviste e documenti d’epoca, la vita di Franco Serantini (1951-1972) e i tanti modi di essere sovversivi, dalla vita quotidiana (la musica, i consumi, le letture) all’impegno politico, che allora si misurava sulla strada come nelle sedi, in un impegno totale che mescolava pratica pubblica e vita privata. E quei ragazzi invecchiati di trent’anni che raccontano, alla fine, non sono così distanti dai loro omologhi che si sono ritrovati in anni recenti a Seattle e a Genova e credono ancora che un mondo migliore sia possibile.

S’ERA TUTTI SOVVERSIVI
(dedicato a Franco Serantini)
regia di Giacomo Verde
durata: 56′ / master: Betacam (girato in MiniDV)
Pisa – Lucca, maggio 2002

Produzione:

BIBLIOTECA FRANCO SERANTINI archivio e centro di documentazione di storia sociale e contemporanea Pisa / BFS EDIZIONI soc. coop. a r. l.
Il giovane anarchico Franco Serantini mori’ nel carcere di Pisa, la mattina del 7 maggio 1972, a causa delle botte ricevute durante il suo arresto. Lo presero sui lungarni, al margine degli scontri per la manifestazione organizzata da Lotta Continua contro il comizio del “fascista” Niccolai. I poliziotti colpevoli della sua morte non vennero mai individuati e condannati. A Pisa e’ una storia che tutti conoscono e a trenta anni da quei fatti il video cerca di ricostruire, attraverso diverse testimonianze e i materiali degli archivi della Biblioteca Franco Serantini, “l’aria che tirava” in quei primi anni ’70 e i momenti centrali della vicenda: che musica si ascoltava, l’organizzazione del Mercato Rosso, l’attivismo politico, gli scontri con la polizia e la figura di Franco attraverso il racconto di chi lo conosceva.

Connessioni remote: Call for paper. Archiving the technology-based performing Arts.
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This fourth issue of Connessioni Remote (edited by ANNA MONTEVERDI-UniMi- AND DESIREE SABATINI-UNiLink-) intends to map the technological theatres through their archives, and the different storage and inventory methods and accessibility.

Documenting Performance, web archiving, and preserving the Performing Arts in the Digital Age is a subject of much discussion, as evidenced by the increasing number of publications and International conferences, such as Open Data-Open Access: New Frontiers for Archives- Digital Platforms for the Performing Arts (Rome, 2019); Performing the Future. Institutions and Politics of Memory (SIBMAS, Warsaw 2020); and Activating the Archive (EYE International Conference, 2018) among others.

Recently hundreds of digital artists, critics, and curators have drawn up a Manifesto: “Media Art needs Global Network Organization” aimed at creating a stable international platform of interoperable archives (International Liverpool Declaration). Meaningful as a model is the online project La Mama Archive born as “Collective Access Catalogue” to digitize the collection of half-inch open reel videos about early Off-Off-Broadway experiments, to store, preserve and make these files freely available to researchers, students and artists.

In Italy Donatella Gavrilovich had recently worked for the project Performance Knowledge Base (PKb 2014, Università di Roma) which focuses on the Open Data for the Performing Arts (Connecting the Future Conference, 2019). We also rely on the studies of the Media Archives by Gabriella Giannachi for MIT-Boston (Archive Everywhere, 2016; Archiviare tutto, Treccani, 2021), on the projects for the preservation of Media Arts by LIMA group (https://www.li-ma.nl/lima/) and by Tate Modern (https://www.tate.org.uk/about-us/conservation/time-basedmedia).

Performances are live events; transience and ephemerality are their principal characteristics, as they are constantly evolving and can never be captured in their entirety, but leave behind many traces. Peggy Phelan states that performance “becomes itself through disappearance” (Phelan 1993), likewise Digital Performances are absolutely unrepeatable and generate ephemeral documentation (video recordings of rehearsals, rendering 3D, video images or sensors, interactive design); due to the obsolescence of software, hardware, and network infrastructures, born-digital artworks are the subject of constant technological change (Sabatini 2013).

Starting from the historical Digital Performance Archive created by Steve Dixon (1999) how to preserve traces of live theatre and dance productions that incorporated digital media? We could overcome the inaccuracy of video recordings of live performance by distinguishing between “intra-documentary – the video recording of the performance-and inter-documentary -a larger documentary corpus including written annotations of the moving, sound and graphic annotations- (Bardiot 2017).

Following Gabriella Giannachi could we consider archives “not only documents and sites but also artworks, installations, museums, social media platforms, and mediated and mixed reality environments”? Re-playing, re-enacting a performance is “necessarily today to go through a performative act carried out within the digital traces” (Bardiot 2017); but what reperforming and therefore reenacting implies? “It’s a new form of performance, referring to, and therefore referring (from the Latin verb rĕfĕro: to bring back) the “doing” to a previously acted “fact” (…) It’s interesting to consider the reenactment as an internal mode of performance, consistent with the performance’s nature, and therefore useful to archive the performance itself, to preserve it and then pass it to those who were not present at the time. Focusing on attempts aimed at saving performance, we need to take into account those which mostly seem to respect the intrinsic nature of performance, properly typing its own codes” (Cutugno 2014).

Furthermore, how to archive forms of digital liveness, online performances/ enjoyed in real time by one’s own computers – through a phenomenological perspective that takes into account the relationship between the characteristics of the technologies and the practices of their use by performers and audiences? (Gemini 2020)

The director and deputy director of the journal, the scientific and editorial committee encourage the submission of articles and essays on Giacomo Verde’s archive, one of the most complete video-theatre archives of the 1980s in Italy, not yet fully catalogued. Those interested in submitting essays on the subject can consult Giacomo Verde’s website, download the volume from Milano University press by Anna Monteverdi Vincenzo Sansone e Dalila D’Amico, and contact Anna Monteverdi for information on the contents of the archive: Anna.Monteverdi@unimi.it

Contributions may address but are not limited to the following topics connected to intermedial theatres:

  • review of studies and research on the theme of archives
  • essays on preservation of the intermedial performance
  • analysis and identification of archival collections with historical value
  • digital archiving on platforms available for web access
  • open Access repository online
  • web applications for documenting interactive and digital performances
  • examples of re-performing the archive’s status
  • documenting on line live events
  • case studies on artists and on theatre companies
  • re-elaboration of the concept of archive and creative re-use of it
  • remote audience experiences of archive
  • perceptions and understandings of archives in the Digital Age
  • archives and Ai

Authors are invited to submit abstracts of a maximum of 1000 characters including spaces on the above-listed topics in Italian or English together with 4-5 keywords.

Abstracts should be sent by 25 th June 2022 to rivistaconnessioni.remote@gmail.com.

The Editorial Board will select a maximum of 10 abstracts based on thematic and methodological innovativeness for the current critical debate. Authors will be contacted by email by the editorial board to submit the final text through the OJS platform by registering online. Full articles must be between 30,000 and 40,000 characters long, including spaces, notes and bibliography, and must be unpublished. Authors are requested to consult in advance the guidelines for the graphic editing of the article and the editorial standards.  Articles not following these guidelines will be rejected. Articles of adequate quality and adherence to the objectives of the Journal will be reviewed and subjected to double blind refereeing.

For further information: rivistaconnessioni.remote@gmail.com

M. De Marinis, “A Faithful Betrayal of Performance: Notes on the Use of Video in Theatre”. New Theatre Quarterly, 1, 1985.

P. Phelan, Unmarked: The Politics of Performance, London: Routledge,1993.

M. De Marinis, Gli strumenti audiovisivi nello studio della relazione teatrale in A. Ottai, Il teatro e i suoi doppi, Roma, Kappa, 1994.

S. Bay- Chen, “The Paradox of Digital Preservation”. Computer, vol. 34, 2001.

R. Schneider, “Performance Remains”. Performance Research, 6, 2001

M. Reason, “Archive or Memory? The Detritus of Live Performance”. National Theatre Quarterly 19, 2003.

A. Monteverdi, A. Balzola, Le arti multimediali digitali, Milano, Garzanti 2019 (1st ed.: 2004).

M. Reason, Documentation, Disappearance and the Representation of Live Performance. Palgrave Macmillan, New York, 2006.

P. Auslander, “The Performativity of Performance Documentation”. PAJ: A Journal of Performance and Art, Vol. 84, 2006

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L. Gemini, “Osservare la (digital) liveness: caratteristiche e pratiche della comunicazione dal vivo”. Abracadamat.org, 06-04-2020.

POLIS TEATRO FESTIVAL A RAVENNA-a cura di ErosAntEros
1537

POLIS Teatro Festival torna a Ravenna con più di 20 eventi, tra cui 14 spettacoli, 3 prime nazionali e un focus internazionale sulla drammaturgia francese. Un programma culturale ricchissimo, che agli spettacoli affianca momenti di incontro e progetti partecipativi.Tutte le info: https://polisteatrofestival.org/

PROGRAMMA🗓️ 

martedì 3 maggio ore 21, Teatro Alighieri
EVERY BRILLIANT THING
Fabrizio Arcuri / Filippo Nigro🗓️ mercoledì 4 maggioore 20, Teatro Rasi
CONFINI
ErosAntEros*ore 22.30, Teatro Rasi – sala Mandiaye N’Diaye
Lorenzo Donati dialoga con ErosAntEros*🗓️ 

giovedì 5 maggioore 19.30, Teatro Rasi – Ridotto
CON LA CARABINA
Compagnia Licia Lanera*ore 20.30, Teatro Rasi – sala Mandiaye N’Diaye
Maddalena Giovannelli dialoga con Compagnia Licia Lanera e Paolo Bellomo*ore 21.30, Teatro Rasi


LO STRANIERO – UN FUNERALE
Teatro i*🗓️ venerdì 6 maggioore 18.30, Teatro Rasi – Ridotto
CON LA CARABINA
Compagnia Licia Lanera*ore 20, Teatro Socjale
DUE VOLTE TITO
Landi / Mignemi / Paris
selezione Visionari 2022ore 21.30, Teatro Rasi
8 ENSEMBLE
Pascal Rambert*ore 23, Teatro Rasi – sala Mandiaye N’Diaye
Nicola Arrigoni dialoga con Pascal Rambert e Chiara Elefante*🗓️ sabato 7 maggioore 18, Teatro Socjale
JEKYLL LU DUTTURI
Pietro Cerchiello / Dimore Creative
selezione Visionari 2022a seguire incontro con le due compagnie scelte dai Visionari, i Visionari e cena a base di cappelletti preparati dai volontari del Teatro Socjale – prenotazione il giorno stesso, prima dell’inizio dello spettacolo (disponibile opzione vegana e vegetariana)ore 20, Teatro Rasi – Ridotto
CON LA CARABINA
Compagnia Licia Lanera*ore 21.30, Teatro Rasi
LA MACHINE DE TURING
Ivica Buljan / Mini Teater*ore 23, Teatro Rasi – sala Mandiaye N’Diaye
Anna Maria Monteverdi dialoga con Ivica Buljan e Mini teater*🗓️ 

domenica 8 maggioore 12.30, Teatro Socjale
CAPITALISMO MAGICO
Nicola Borghesi e Lodo Guenzi / Kepler-452a seguire pranzo a base di cappelletti preparati dai volontari del Teatro Socjale – prenotazione il giorno stesso, prima dell’inizio dello spettacolo (disponibile opzione vegana e vegetariana)ore 15, Teatro Rasi – sala Mandiaye N’Diaye
MANIFESTO DEI DIRITTI E DOVERI DEGLI SPETTATORI
incontro realizzato in collaborazione con Ateatro, con Oliviero Ponte di Pino (Ateatro), Stefano Romagnoli (Spettatore professionista) e con spettatori, Visionari e operatori del territorioore 18, Teatro Rasi
PICCOLA PATRIA
CapoTraveore 19.30, Teatro Rasi – Ridotto
CON LA CARABINA
Compagnia Licia Lanera*ore 21, Artificerie Almagià
YOU WERE NOTHING BUT WIND
Motus* eventi del focus internazionale sulla drammaturgia francese

Il 25 giugno inaugura la mostra di Giacomo Verde alla Spezia. Seguite l’hashtag #LiberareArtedaArtistiSP
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Il 25 giugno inaugura la mostra di Giacomo Verde alla Spezia, Liberare Arte da Artisti. In attesa del comunicato, del logo e delle informazioni su come raggiungere il CAMeC e sapere cosa sarà allestito al primo piano del museo d’arte contemporanea, seguite l’hashtag #LiberarteArtedaArtistiSp

La mostra su e per il videomaker e artivista #GiacomoVerde alla Spezia non è ancora stata allestita ma è stato creato l’hastag con vari post e highliths e si può già seguire e anche un profilo Instagram @liberareartedaartistisp2022

Da qui è possibile vedere il lavoro in progress degli allestitori all’archivio dell’artista, depositato al Cantiere Sociale di Viareggio “Ri-Creazione”, sede del Collettivo dadaboom che prende il nome proprio da una installazione di Verde all’Officina d’arte viareggina; da questi brevi frammenti, dai video di Instragram è possibile dare uno sguardo fugace alla ricchezza di questo materiale radunato all’indomani della scomparsa dell’artista il 2 maggio 2020 e che non rappresenta solo la storia di un grande artista ma la memoria stessa della videoarte.

Sono infatti depositati nell’archivio i cataloghi U-Tape dal 1983 (l’anno della prima videoesposizione di Verde), tutti i cataloghi delle manifestazioni di videoarte e di arte virtuale dalla metà degli anni Ottanta fino al primo decennio del 2000. C’è poi tutta una libreria straordinaria, la libreria di un vero artivista che collezionava riviste cyberpunk, di politica e di arte, fumetti e grafiche e  che conservava con cura i libri dell’amico Antonio Caronia con dedica.

Questo archivio troverà in parte spazio alla mostra della Spezia voluta da un numeroso gruppo di amici artisti, ex studenti, studiosi, curatori, giornalisti. Ma non sarà solo un’esposizione di archivio. La mostra sarà “atipica” come la sua arte. Vi aspettiamo <3

Seguite l’hashtag per restare informati

#LiberareArtedaArtistiSp

1535

 Il 7 maggio 2022 si terrà la decima edizione della conferenza “Theater und Netz” presso la Fondazione Heinrich Böll nell’ambito della collaborazione tra nachtkritik.de e la Fondazione Heinrich Böll. Una valutazione della ripartenza del teatro dopo due anni di attività pandemica, con la guerra in Ucraina e i suoi effetti sulla scena culturale europea. L’ottimismo crescente dopo due anni di blocchi continui è contrastato da una nuova minaccia. Come si colloca il teatro in queste dinamiche tra l’emergere della pandemia e una brusca inversione di tendenza?

Team curatoriale della conferenza di quest’anno: Elena Philipp e Christian Rakow (nachtkritik.de) e Christian Römer (Heinrich Böll Foundation).

Ospiti

Pınar Karabulut, regista
Yael Ronen, regista
Herbert Fritsch, regista
Cosmea Spelleken, regista, punkt.live
Oliver Bukowski, autore
Akın Emanuel Şipal, autore
Anastasiia Kosodii, autore
Anne Lenk, regista
Thomas Gratzer, Rabenhof Theater, Vienna
Kerstin Grübmeyer, Nationaltheater Mannheim
René Heinersdorff, Theater am Dom, Colonia
Bernd Isele, Author Theatre Days DT, Berlin
Ekatarina Degot, Direttore artistico Steirischer Herbst
Stefan Schmidtke, Curatore, Capitale Europea della Cultura 2025 – Chemnitz
e molti altri ospiti.

La partecipazione è possibile solo previa registrazione tramite questo link di registrazione !

Non sono previste quote di partecipazione.

Exhibition and Symposium VIRAL THEATRES_ pandemic past/hybrid futures
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Viral Theatres: Pandemic Past / Hybrid Futures investigates how theatre and performance are transforming in terms of infrastructures, aesthetics, and work processes due to the pandemic and what the future of theatre might look like. The opening symposium will have a range of panels and dialogues on these topics from theatre makers, digital artists and scholars  alike and we were hoping this might be of interest for you. We will be streaming the sessions over the three days; if you are interested in attending online (or, if you happen to be in Berlin, in person) ,we would be delighted. Please find registration and program links below. With kind regards -Ramona and Christian

Viral Theatres: Pandemic Past /Hybrid Futures 

Exhibition Opening & Symposium

April 28 – 30, 2022, Tieranatomisches Theater BerlinHow hybrid is the future of theatre? In what ways has the pandemic changed how we work in theatre and gather in it as a public space? 

We would like to invite you to our Exhibition Opening & Symposium Viral Theatres: Pandemic Past/Hybrid Futures (April 28 – 30, 2022) as we explore these questions. In three days of events we will take stock of how pandemic time has moved from state of exception to new normality between viral outbreak and containment and what that means for theatrical production.

The event is a cooperation of the Research Project “Viral Theatres” (a collaboration of the Free University, the Humboldt University and Bard College Berlin) with the Research Project “Extended Audiences” at the EXC2020 “Temporal Communities,” the metalab(a)Harvard, the Harvard University Mahindra Humanities Centers, and the Open Society University Networks. The Project “Viral Theatres” is funded by the VolkswagenFoundation and led by Ramona Mosse, Janina Janke, Christian Stein and   Nina Tecklenburg.

In our exhibition, our artistic research project Viral Theatres offers a look into the Living Archive we have been gathering to document new forms and contents of pandemic theatre making and audience experience via interviews, rehearsal shadowing, video documentation and digital interactions. Included are glimpses into the pandemic theatre work of the Junges DT at the Deutsches Theater Berlin, the Berliner Ensemble, the Komische Oper, and the HAU Hebbel-am-Ufer as well as partner project such as the FutureStage manifesto by metalab@Harvard, and a set of theatre letters from around the world, co-curated by nachtkritik.de and the International Research Center for Interweaving Performance Cultures at the Free University Berlin.

The symposium consists of workshops, roundtable discussions and a VR performance; in it, we bring together international theatre practitioners and scholars to discuss aesthetics, infrastructures, and hybrid as well as digital artistic practices. Among the participants are Anna Krauß (HAU Hebbel-am-Ufer), Rainer Simon (Komische Oper Berlin), Sarah Ellis (Royal Shakespeare Company), Magda Romanska (metaLab@Harvard), Christian Rakow (nachtkritik.de), Fintan Walsh (Birkbeck) and the two performance collectives Turbo Pascal und punktlive. In addition, the independent performance group Interrobang will be showing Deep Godot, a one-to-one performance with an AI that explores the ambivalences of artificial intelligence. The performance collective Fevered Sleep will present their project This Grief Thing.

The symposium & opening takes place from April 28-30, 2022 at the Tieranatomisches Theater, the exhibition itself runs until June 3, 2022. You can register via Eventbrite here to attend in-person or on Zoom; you also can find a detailed program here.

We look forward to welcoming you to Viral Theatres either in person or digitally via our Zoom stream.

Al PimOff DIGITAL SABBATH, una performance  a cura di AJARIOT che indaga l’antispecismo e che coinvolge gli abitanti umani e animali del territorio.
1533

domenica 8 maggio, alle 20.30, sarà in scena al PimOff DIGITAL SABBATH, una performance che indaga l’antispecismo e che coinvolge gli abitanti umani e animali del territorio. Il progetto, che unisce la pratica performativa alla video-proiezione, è a cura di Ajariot, un collettivo artistico misto per provenienza, età, esperienze e pratiche: il gruppo sarà ospite in residenza presso gli spazi del PimOff per approfondire la sua particolarissima ricerca a partire da fine aprile.

NOTE DI REGIA
Il corpo: umano, animale, digitale.
Eppure, forse la distinzione non è poi così nitida.L’antispecismo, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali, sostenendo di conseguenza che l’essere umano non abbia il diritto di disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra specie.
 Femminismo e antispecismo stanno insieme.L’obiettivo ultimo dell’artista è far saltare ogni binario: maschio/femmina, natura/cultura, uomo/animale.Seguirà la performance un incontro tra artist* e pubblico mediato da Federica Timeto, ricercatrice nell’ambito di studi culturali, visulità e femminismo, nuovi media e Critical Animal Studies.

8 maggio

Digital Sabbath – danza in quattro quadri (così consiglia la veterinaria)

di AjaRiot

regia Isadora Pei

performer Ester Fogliano

videomaker Emanuele Policante

animazioni video DiCaRi – Diana Carolina Rivadossi

musiche Marco Bosetti

produzione AjaRiot – performing arts collective

Prosegue la rassegna targata Citofonare PimOff con Digital Sabbath, un progetto che indaga la relazione tra i corpi (umano, animale e digitale) unendo la pratica performativa alla video proiezione. Domenica 8 maggio il collettivo AjaRiot condividerà un’anteprima del suo nuovo lavoro con il pubblico, a seguito di una residenza creativa presso PimOff.

Il corpo: umano o animale, fisico o digitale, maschile o femminile, naturale o artificiale. Eppure, forse la distinzione non è poi così nitida. L’antispecismo, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali, sostenendo di conseguenza che l’essere umano non abbia il diritto di disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra specie.

Parallelo all’antispecismo, cammina in sintonia il femminismo. I femminismi di ultima generazione creano nuove alleanze, nuove kin, e nuove forme di parentela; utilizzano la tecnologia a favore dei soggetti e dei loro desideri; creano piattaforme di sperimentazione e di re-invenzione, che si rivelano fertili incubatrici di nuovi linguaggi. L’obiettivo ultimo dell’artista è quello di far saltare ogni binario e sciogliere qualunque tipo di costrizione esso possa comportare, riscoprendo la comunione dimenticata tra uomo e donna, natura e cultura, umano e animale.

Dopo la performance Federica Timeto dialogherà con il collettivo AjaRiot in un incontro aperto al pubblico.

CALL PER PERSONE E ANIMALI

Per lo sviluppo del progetto e la performance finale Digital Sabbath, AjaRiot cerca sette persone e sette animali (di differenti specie) in qualità di performer volontar*, che prenderanno parte ad alcune giornate di riprese video con il loro animale. Il collettivo indagherà la relazione tra il corpo dell’animale, della persona e della videocamera. Le loro relazioni/metamorfosi saranno al centro di uno dei quadri progettuali di Digital Sabbath.  Per partecipare scrivere a segreteria@pimoff.it rispondendo alla domanda: “Cosa significa per te la relazione con l’animale?”.

AJARIOT

Nato nel 2014, AjaRiot è un collettivo di artist*, performer, attivist*, danzatrici, videomaker, studios* e organizzatrici, mist* in provenienza, età, esperienze e pratiche.

La ricerca del gruppo si nutre di pratiche corporee, somatiche, plastiche, visive, documentarie e politiche.

Tra le creazioni del collettivo: W(h)o – man (2014/2016), performance che indaga la questione di genere e le teorie queer; Girl Is A Gun (2015/2017), un progetto che sfida alcuni assunti di base riguardo alla prostituzione; D.A.K.I.N.I. (2018/2019), progetto multidisciplinare e transdisciplinare che  indaga e intende far dialogare i temi dell’Intelligenza Artificiale con le teorie femministe contemporanee, selezionato da Cross Award 2018 – Cross Residence 2018 e vincitore del bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea con il sostegno di Compagnia di San Paolo. Dal 2019 AjaRiot sta creando la performance interattiva D.A.K.I.N.I. SUIT(E), progetto che ha vinto la residenza ed è co-prodotto da In\Visible Cities – Urban Multimedia Festival, Gorizia + Scientifica e ha il patrocinio di NTL – Nordisk Teaterlaboratorium.

FEDERICA TIMETO insegna Sociologia delle arti all’Università Ca’ Foscari a Venezia. Si occupa di studi culturali, visualità e femminismo, nuovi media e Critical Animal Studies. Collabora con il gruppo di ricerca Technoculture Research Unit. Fa parte della redazione della rivista antispecista militante Liberazioni e della rivista accademica Studi Culturali. Ha da poco pubblicato Bestiario Haraway. Per un femminismo multispecie (Mimesis, 2020).

INFORMAZIONI

29 aprile – 8 maggio | Residenza presso PimOff

8 maggio, 20.30 | Anteprima aperta al pubblico. A seguire incontro con il pubblico mediato da Federica Timeto.

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8 maggio

Digital Sabbath – danza in quattro quadri (così consiglia la veterinaria)

di AjaRiot

regia Isadora Pei

performer Ester Fogliano

videomaker Emanuele Policante

animazioni video DiCaRi – Diana Carolina Rivadossi

musiche Marco Bosetti

produzione AjaRiot – performing arts collective

Prosegue la rassegna targata Citofonare PimOff con Digital Sabbath, un progetto che indaga la relazione tra i corpi (umano, animale e digitale) unendo la pratica performativa alla video proiezione. Domenica 8 maggio il collettivo AjaRiot condividerà un’anteprima del suo nuovo lavoro con il pubblico, a seguito di una residenza creativa presso PimOff.

Il corpo: umano o animale, fisico o digitale, maschile o femminile, naturale o artificiale. Eppure, forse la distinzione non è poi così nitida. L’antispecismo, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali, sostenendo di conseguenza che l’essere umano non abbia il diritto di disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra specie.

Parallelo all’antispecismo, cammina in sintonia il femminismo. I femminismi di ultima generazione creano nuove alleanze, nuove kin, e nuove forme di parentela; utilizzano la tecnologia a favore dei soggetti e dei loro desideri; creano piattaforme di sperimentazione e di re-invenzione, che si rivelano fertili incubatrici di nuovi linguaggi. L’obiettivo ultimo dell’artista è quello di far saltare ogni binario e sciogliere qualunque tipo di costrizione esso possa comportare, riscoprendo la comunione dimenticata tra uomo e donna, natura e cultura, umano e animale.

Dopo la performance Federica Timeto dialogherà con il collettivo AjaRiot in un incontro aperto al pubblico.

CALL PER PERSONE E ANIMALI

Per lo sviluppo del progetto e la performance finale Digital Sabbath, AjaRiot cerca sette persone e sette animali (di differenti specie) in qualità di performer volontar*, che prenderanno parte ad alcune giornate di riprese video con il loro animale. Il collettivo indagherà la relazione tra il corpo dell’animale, della persona e della videocamera. Le loro relazioni/metamorfosi saranno al centro di uno dei quadri progettuali di Digital Sabbath.  Per partecipare scrivere a segreteria@pimoff.it rispondendo alla domanda: “Cosa significa per te la relazione con l’animale?”.

AJARIOT

Nato nel 2014, AjaRiot è un collettivo di artist*, performer, attivist*, danzatrici, videomaker, studios* e organizzatrici, mist* in provenienza, età, esperienze e pratiche.

La ricerca del gruppo si nutre di pratiche corporee, somatiche, plastiche, visive, documentarie e politiche.

Tra le creazioni del collettivo: W(h)o – man (2014/2016), performance che indaga la questione di genere e le teorie queer; Girl Is A Gun (2015/2017), un progetto che sfida alcuni assunti di base riguardo alla prostituzione; D.A.K.I.N.I. (2018/2019), progetto multidisciplinare e transdisciplinare che  indaga e intende far dialogare i temi dell’Intelligenza Artificiale con le teorie femministe contemporanee, selezionato da Cross Award 2018 – Cross Residence 2018 e vincitore del bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea con il sostegno di Compagnia di San Paolo. Dal 2019 AjaRiot sta creando la performance interattiva D.A.K.I.N.I. SUIT(E), progetto che ha vinto la residenza ed è co-prodotto da In\Visible Cities – Urban Multimedia Festival, Gorizia + Scientifica e ha il patrocinio di NTL – Nordisk Teaterlaboratorium.

FEDERICA TIMETO insegna Sociologia delle arti all’Università Ca’ Foscari a Venezia. Si occupa di studi culturali, visualità e femminismo, nuovi media e Critical Animal Studies. Collabora con il gruppo di ricerca Technoculture Research Unit. Fa parte della redazione della rivista antispecista militante Liberazioni e della rivista accademica Studi Culturali. Ha da poco pubblicato Bestiario Haraway. Per un femminismo multispecie (Mimesis, 2020).

INFORMAZIONI

29 aprile – 8 maggio | Residenza presso PimOff

8 maggio, 20.30 | Anteprima aperta al pubblico. A seguire incontro con il pubblico mediato da Federica Timeto.

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All’Astra di Vicenza 2 spettacoli del teatro La Piccionaia, ricordando i teleracconti di Giacomo Verde.
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In scena domenica 27 marzo e 3 aprile “Sei Stato tu” del centro di produzione teatrale La Piccionaia e “Il Sogno di Tartaruga” proposto da Il Baule Volante

Una storia contemporanea e una fiaba africana le due proposte primaverili che fanno da ponte con la programmazione estiva cittadina e in provincia

“Cosa produce stima? Cosa genera rispetto? Come ti comunico il mio rispetto? Come ti fai rispettare?”. Sei stato tu, lo spettacolo di Carlo Presottopresidente La Piccionaia – Centro di produzione teatrale, in scena domenica 27 marzo alle 17 all’Astra di Vicenza è una storia contemporanea, o, come spiegato dalle note di regia, un thriller per ragazzi che, con un approccio ironico e sorprendente alla realtà e alla sua rappresentazione, propone un tema molto sentito fin dai primi anni della vita sociale: quello del rispetto e delle regole di relazione tra pari e con gli adulti. La proposta “lupetto”, consigliata per i più grandi, assieme a Il Sogno di Tartaruga, in scena domenica 3 aprile, grazie al contributo della Camera di Commercio di Vicenza nell’ambito del progetto Terrestri in viaggio, prosegue la programmazione molto apprezzata di Famiglie a teatro, la rassegna curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione del Veneto.

Lo spettacolo nato dall’idea originale e la collaborazione drammaturgica con il collettivo catalano Agrupación Señor Serrano, protagonista il 25 marzo dell’XI edizione del Festival Teatro fra le generazioni a Castelfiorentino organizzato da Giallo Mare Minimal Teatro di Empoli, parte dal ritrovamento di un paio di occhiali da bambino rotti: “Chi è stato? Sei stato tu? Oppure sei stato solo a guardare? Ma se potessi tornare indietro, se potessi cambiare il passato come diventerebbe il presente?”. Il racconto circolare con la voce narrante di Sofia Presotto, che vede sul palco Yele CanaliStefano Capasso e Innocenzo Capriuoli con la consulenza musicale e gli effetti sonori a cura di Andrea Cera e il training fisico di Valentina Dal Mas, esplora i temi delle differenze, del rispetto, dell’empatia, della solidarietà e degli affetti e pone l’accento su quanto sia importante rafforzarsi l’un l’altro per creare comunità. Un progetto che propone molti modi per rileggere i fatti accaduti, per tornare poi al momento “zero”, da cui ripartire verso il futuro: la soluzione. L’allestimento, partito da un lavoro di raccolta di narrazioni di bambini sul tema, utilizza una particolare tecnica di interazione tra teatro e immagine digitale dal vivo. Carlo Presotto, infatti, rielabora in questa messa in scena il suo percorso di ricerca tra teatro e video, nato dall’incontro con Giacomo Verde, e poi sviluppato in numerose creazioni.

La prima domenica di aprile, sempre alle 17, la fiaba africana “coccinella”, consigliata dai 4 anni, della compagnia emiliana Il Baule Volante, dal titolo Il sogno di Tartaruga, salda ulteriormente il legame fra Famiglie all’Astra e Terrestri in viaggio, che vedrà una ricca programmazione estiva e autunnale in città e in provincia. Lo spettacolo di Liliana Letterese con la regia di Andrea Lugli ha vinto il Premio Maria Signorelli 2008/9, assegnato dal pubblico della rassegna nazionale “Oltre la scena”, al Teatro Verde di Roma. Tutto parte dal sogno di Tartaruga, che “sognò un albero che si trovava in un luogo segreto. Sui rami dell’albero crescevano tutti i frutti della terra: banane, datteri, noci di cocco, meloni, miglio, patate dolci, manioca e tanti altri”. Gli interpreti Andrea Lugli, Mauro Pambianchi e Stefano Sardi, con le musiche di Mauro Pambianchi e Stefano Sardi, le scene di Chiara Bettella e Andrea Manfredini e la collaborazione alla parte narrativa di Roberto Anglisani, ci portano in Africa, “un continente che tutti sogniamo, una terra che immaginiamo piena di colori, di suoni e ritmi, di una natura esuberante e vitale”. Con vivacità, come in un sogno, i protagonisti sono gli animali della savana, rappresentati da pupazzi animati a vista. Le musiche sono eseguite dal vivo su ritmi e strumenti africani, con tutta la loro carica di energia, capace di coinvolgere gli spettatori di tutte le età.

L’Associazione Teatrale “Otiumetars – Il Baule Volante” nasce nel 1993 come gruppo di teatro di ricerca e, dal 1994, opera professionalmente ed in forma esclusiva nel settore del teatro-ragazzi. Ha preso parte a festival di teatro di figura, di narrazione e di teatro di strada di rilevanza nazionale ed internazionale. Partecipa annualmente con i suoi spettacoli a rassegne di teatro per le scuole e per le famiglie su tutto il territorio italiano, oltre che in Francia, Spagna e Svizzera.

Le tecniche utilizzate negli spettacoli sono diverse, dal teatro d’attore a quello di figura, a quello di narrazione, ma sempre con l’intendimento di ricercare un teatro per ragazzi che non abbia confini d’età.

biglietti sono in vendita al costo di 6,50 euro per l’intero, 5,50 euro per il ridotto e 5 euro per i bambini (sotto i 14 anni).                                             E con porta il nonno a teatro, un nonno e due nipoti entrano a teatro a 10 euro.

Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.itwww.teatroastra.it.

A disposizione del pubblico il parcheggio del Circolo Tennis Palladio 98.    Il parcheggio ha capienza limitata: si consiglia di arrivare in anticipo.              Per altri parcheggi limitrofi, consultare il sito http://www.aimmobilita.it/it/mobilita/auto.

Per accedere al teatro è obbligatorio, per i maggiori di 12 anni, esibire il Super Green Pass. A partire dai 6 anni è obbligatorio indossare una mascherina di protezione FFP2, durante tutta la permanenza all’interno dello spazio del teatro. Infine, per garantire ulteriormente la sicurezza di tutti, durante questa stagione, nonostante le disposizioni in vigore ad oggi permettano di occupare tutti i posti a sedere in sala, si è scelto di distanziare i diversi nuclei familiarilasciando tra di loro una poltrona libera.

CONVEGNO DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE “LE PROFESSIONI DEL COMUNICARE: PASSATO, PRESENTE, FUTURO”, Università di Teramo.
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Università degli Studi di Teramo
Facoltà di Scienze della Comunicazione
Convegno di studi
Le professioni del comunicare: passato, presente, futuro
26 – 27 aprile 2022
26 aprile 2022
Polo didattico “Gabriele D’Annunzio”

A trent’anni dalla nascita dei primi corsi di studio in comunicazione in Italia, la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Teramo organizza il convegno “Le professioni del comunicare: passato, presente, futuro” che si terrà dal 26 al 27 aprile 2022.

Ogni forma linguistica o espressiva è in rapporto con la comunicazione. È altrettanto vero – come sostiene Marshall Mac Luhan, una figura chiave nella teoria dei media – che la comunicazione, da tecnica al servizio dell’operato dell’uomo ha progressivamente assunto una posizione di dominio, travalicando il mero impiego strumentale: “Noi plasmiamo i nostri strumenti; successivamente i nostri strumenti plasmano noi” suggerì nel 1967 all’amico e collega John Culkin, professore alla Fordham University di New York.

Ieri, oggi e ancor più domani l’analisi, la valutazione e il controllo degli strumenti del comunicare rappresentano insomma temi chiave per chiunque voglia utilizzarli in termini professionali.

Ma quante e quali sono le professioni del comunicare?

E che variazioni hanno subito nel tempo, specie con l’avvento dell’era digitale?

Ancora: in che modo le discipline e le strutture universitarie hanno promosso o assecondato tali variazioni?

Sul piano accademico queste domande rientrano nelle scienze della comunicazione, le discipline universitarie che studiano la trasmissione, la ricezione e lo scambio di messaggi fra gruppi di persone o fra individui. In Italia, i primi corsi di studio di questo genere sorsero nel 1991 a Salerno, Siena e Torino. Nel 1992 toccò a Bologna, Palermo e Roma “La Sapienza”. Il corso di Teramo risale al 1997 e rappresenta il seme dell’attuale facoltà, istituita nel 2002.

Apertura dei lavori
Ore 14.00 – Aula Tesi
Dino Mastrocola, Magnifico Rettore dell’Università di Teramo
Christian Corsi, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione
Paolo Coen, Coordinatore del convegno
I sessione – Plenaria
Modera Stefano Traini, Università di Teramo
Ore 14.20 – Aula Tesi
Una storia perfetta. Rossini: un brand per la città di Pesaro
CHRISTIAN DELLA CHIARA, FONDAZIONE ROSSINI OPERA FESTIVAL – FESTIVAL NAZIONALE D’ARTE DRAMMATICA
Relazione di apertura, durata 30’
Le professioni della comunicazione e gli studi mediali
ENRICO MENDUNI, SAPIENZA’ UNIVERSITÀ DI ROMA
Comunicare con l’arte e per l’arte
RAFFAELLA MORSELLI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La formazione nella comunicazione: quando la teoria è pratica
ANTIOCO FLORIS, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
Il gesto del musicista come forma di comunicazione
LUCA AVERSANO, UNIVERSITÀ ROMA TRE

Ore 16.10 – Pausa caffè
2
II sessione – Economia aziendale 1
Ore 16.30 – Aula 2
Modera Daniela Mancini, Università di Teramo
Co-creazione di valore tramite “passaparola” nelle banche di credito cooperativo
MANUEL DE NICOLA, UNIVERSITÀ DI TERAMO – UMAIR ANEES, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Oltre il Museum Management: Digitalizzazione del patrimonio culturale tra crisi e opportunità
ALESSIO MARIA MUSELLA, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La creazione e la comunicazione del valore nelle start-up innovative quotate. Gender diversity,
effetti signaling e contributo comunicativo delle donne amministratrici
ANTONIO PRENCIPE, UNIVERSITÀ DI TERAMO
III sessione – Arti visive e Museo 1
Ore 16.30 – Aula 1
Modera Mario Micheli, Università Roma Tre
Comunicare la storia dell’arte attraverso le riviste online: alcune esperienze dirette
EMANUELE PELLEGRINI, SCUOLA IMT ALTI STUDI, LUCCA
Il citazionismo, da occulta promozione della professione d’artista a pubblicità globalizzata
ISABELLA PASCUCCI, STORICA DELL’ARTE E GIORNALISTA
Estetica del limite. L’arte tra la vita e la morte
MARIO SAVINI, CRITICO D’ARTE E GIORNALISTA
I musei italiani su TikTok. Medium, tone of voice, advocacy e criticità della nuova museologia digitale
VANDA LISANTI, UNIVERSITÀ “GABRIELE D’ANNUNZIO” DI CHIETI-PESCARA
Comunicare la letteratura abruzzese: il ruolo del Museo
AMEDEO DI NICOLA, MINISTERO DELLA CULTURA, ROMA

IV sessione – Teatro e studi performativi
Ore 16.30 – Aula 16
Modera Fabrizio Deriu, Università di Teramo
I recenti progressi della digitalizzazione della memoria teatrale audiovisiva e l’impatto su identità e
autenticità delle Performing Arts nelle digital collections
DESIRÉ SABATINI, LINK CAMPUS UNIVERSITY, ROMA
Il teatro si fa online. Riflessioni sulle pratiche comunicative live on line delle nuove performance e
relativo pubblico
ANNA MARIA MONTEVERDI, UNIVERSITÀ STATALE, MILANO
3
Leggere il teatro e la Performance nel mediascape contemporaneo: un percorso tra Marshall
McLuhan e Raymond Williams
VINCENZO DEL GAUDIO, UNIVERSITÀ DI SALERNO, DELLA TUSCIA ED ECAMPUS
Comunicare la danza come elemento di promozione artistica e culturale: la rivista «Numero
Unico» (1956-1965)
NIKA TOMASEVIC, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Le buone maniere alla luce dei performance studies. La mediazione della realtà e della
rappresentazione sociale alla luce di Schechner
SAMUELE BRIATORE, ‘SAPIENZA’ UNIVERSITÀ DI ROMA

V sessione – Storia
Ore 16.30 – Aula 5
Modera Massimo Carlo Giannini, Università di Teramo
La comunicazione politica dal Triennio repubblicano alla Restaurazione: l’enciclopedismo
di Melchiorre Gioia (1767-1829)
FABIO DI GIANNATALE, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Il giornalismo e la nascita della stampa di massa in Francia (1836-1880): dall’écrivain-publiciste alla
professione di giornalista
GIUSEPPE CARRIERI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La stampa per tutti e per ciascuno, stampa e redattori nella Napoli del 1848
VINCENZO GARGIULO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Comunicare la storia. La creazione di una visual novel sugli Acquaviva duchi d’Atri
CARMINE CRISTIAN RUOCCO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Il processo di acculturazione politica durante il fascismo attraverso l’analisi dell’«Annuario della
stampa»
NICCOLÒ PANAINO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
VI sessione – Semiotica e linguistica 1
Ore 16.30 – Aula 9
Modera Leonardo Terrusi, Università di Teramo
La professione che verrà. Studio sull’immaginario delle nuove professioni della comunicazione
NICOLÒ CAPPELLETTI – DANIELE CHIEFFI – MICHELA DRUSIAN, ISTITUTO UNIVERSITARIO SALESIANO, VENEZIA
La letteratura come comunicazione politica: l’esperienza dei “Nobel” italiani
LUIGI MASTRANGELO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La comunicazione delle organizzazioni internazionali
PIA ACCONCI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
4
L’influenza dei social network in ambito educativo: nuove parole e modi attuali di fare lezione a scuola
KARINA IUVINALE – FRANCESCA VACCARELLI, UNIVERSITÀ DI TERAMO

Ore 18.30 – Termine delle sessioni

27 aprile 2022
Polo didattico “Gabriele D’Annunzio”
VII sessione – Arti visive e Museo 2
Ore 9.00 – Aula 2
Modera Luca Siracusano, Università di Teramo
Dall’inventio al bulino: Francesco Ruschi e la divulgazione tra Roma e Venezia dopo la peste del 1630
MARTINA LEONE, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Verso un museo moderno: le mostre di Palma Bucarelli alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di
Roma
ANTONIETTA BIONDI, ‘SAPIENZA’ UNIVERSITÀ DI ROMA
Comunicare il restauro: il ruolo delle nuove tecnologie e del documentario
MARIO MICHELI, UNIVERSITÀ ROMA TRE
Dalla comunicazione al coinvolgimento emotivo: le professioni museali attraverso l’esperienza di
Swapmuseum
CAROLA GATTO, UNIVERSITÀ DEL SALENTO

VIII sessione – Musica
Ore 9.00 – Aula 7A
Modera Paola Besutti, Università di Teramo
Cosa ci insegna l’improvvisazione musicale. La comunicazione audiotattile
VINCENZO CAPORALETTI, UNIVERSITÀ DI MACERATA
La musica fra contesti formativi e contesti di cura: quali paradigmi educativi
‘comunicare’ oggi?
FRANCESCA PICCONE, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Etnografia sonora e comunicazione: il suono come sistema culturale
GIANFRANCO SPITILLI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Raccontare la musica: critica, estetica, sound design
ALESSANDRO GIOVANNUCCI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
5
IX sessione – Economia aziendale 2
Ore 9.00 – Aula 9
Modera Rossella Di Federico, Università di Teramo
L’influenza della composizione del Consiglio d’amministrazione nella comunicazione della
Responsabilità sociale d’impresa
JACOPO CINELLI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Comunicazione, partecipazione ed e-government: il public engagement nei siti istituzionali delle
province italiane
JACOPO DI BONAVENTURA, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La comunicazione del Covid-19. Analisi della β convergenza a livello provinciale del tasso di contagio
SAMUELE CESARINI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La crisi sanitaria e il PNRR come leve per una rinnovata comunicazione pubblica. Stato dell’arte e
prospettive future
GIOVANNI PROVVISIERO, UNIVERSITÀ DI TERAMO

X sessione – Cinema, fotografia, nuovi media 1
Ore 9.00 – Aula 16
Modera Enrico Menduni, ‘Sapienza’ Università di Roma
La scelta dell’attore nella comunicazione audiovisiva e la funzione/ professione del Casting
Director
GABRIELE MARCELLO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Comunicare il sapere attraverso la televisione: il caso di Roberto Rossellini
MARGHERITA MORO, UNIVERSITÀ DI UDINE
Comunicare nell’audiovisivo: tra nuove professioni e semi-professioni
GIANLUIGI ROSSINI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Ricostruire mostre storiche attraverso la realtà virtuale
LUCA SIRACUSANO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Ore 10.30 – Pausa caffè
XI sessione – Arti visive e Museo 3
Ore 11.00 – Aula 2
Modera Raffaella Morselli, Università di Teramo
Il pittore e la città: strategie dell’apparire nella Bologna del Seicento da Guido Reni a Guercino
GIULIA ISEPPI, UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
6
La storia nell’arte. Il caso della Morte di Cesare di Vincenzo Camuccini
DANIELE DI BARTOLOMEO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Fonti storiche e tecnologie digitali. Opportunità di sviluppo e limiti delle digital humanities
PIETRO COSTANTINI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Art-Tap: per una fruizione digitale del patrimonio artistico di Alfredo Paglione
CHIARA DI CARLO, UNIVERSITÀ DI TERAMO

XII sessione – Cinema, fotografia, nuovi media 2
Ore 11.00 – Aula 24
Modera Gabriele D’Autilia, Università di Teramo
Documentario, fiction e pedagogia: il caso della televisione cinematografica di
Alessandro Blasetti
PIETRO AMMATURO, UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA – FRANCESCO D’ASERO, UNIVERSITÀ ROMA TRE
La professione del traduttore nell’era digitale: l’avvento del localizzatore
MARCO PIRRONE, UNIVERSITÀ ECAMPUS, ROMA
PAOLA BESUTTI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
COSA C’È DI NUOVO NELLA ‘PUBLIC MUSICOLOGY’?
XIII sessione – Economia aziendale 2
Ore 11.00 – Aula 21
Modera Daniela Mancini, Università di Teramo
Le Benefit Corporation e la comunicazione per la sostenibilità. Modelli e prospettive
DANILO BOFFA, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Comunicare e percepire le politiche economiche e fiscali. L’asimmetria informativa nelle politiche di
contrasto alla povertà e nelle imposte sui patrimoni
GIANLUCA MONTURANO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
La comunicazione contabile nella pubblica amministrazione. La complessa transizione dal passato al
futuro
DONATO CIUNCI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Com’è comunicata la digital transformation dei business model nel report integrato? Alcune evidenze
dai settori ICT
MANUEL DE NICOLA, UNIVERSITÀ DI TERAMO – ANNA MARIA MAURIZI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
7
XIV sessione – Semiotica e linguistica 2
Ore 11.00 – Aula 5 G
Modera Stefano Traini, Università di Teramo
“Genere: cupo ed emozionante”. Trasformazioni del processo mediatico nei podcast e nelle serie
Netflix
GIUDITTA BASSANO, LIBERA UNIVERSITÀ MARIA SANTISSIMA ASSUNTA, ROMA
UX e Service design come nuova frontiera delle professioni della comunicazione
PIERO POLIDORO, LIBERA UNIVERSITÀ MARIA SANTISSIMA ASSUNTA, ROMA
Il ruolo del lessicografo tra parole desuete e new entries
FRANCESCA VACCARELLI – FRANCESCA ROSATI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Ore 12.30 – Pausa pranzo

XV sessione – Semiotica e linguistica 3
Ore 14.30 – Aula 5 G
Modera Piero Polidoro, Libera Università Maria Santissima Assunta
Classico, anzi iconico. Uno sguardo sull’italiano della comunicazione culturale
LEONARDO TERRUSI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Dietro le fake news: i Bias cognitivi che rendono le persone vulnerabili alle fake news
ZUZANA BENKOVÁ, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Ex ante, in fieri, ex post: la semiotica alla prova nel progetto di comunicazione
MARIANNA BOERO,UNIVERSITÀ DI TERAMO – DANIELA PANOSETTI, POMILIO BLUMM, PESCARA – PAOLA SOZZI, POMILIO
BLUMM, PESCARA
XVI sessione – Sociologia
Ore 14.30 – Aula 4
Modera Marcello Pedaci, Università di Teramo
Le professioni del comunicare e la logica della rimediazione
ANGELA ZOCCHI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Agency individuale e efficacia della comunicazione: le competenze socio-cognitive dei docenti e loro
habitus professionale
ADOLFO BRAGA, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Potere e comunicazione. Un’indagine sui top leader europei famosi nel mondo
ROSSELLA DI FEDERICO, UNIVERSITÀ DI TERAMO – DANIELE ROSCIOLI, UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE
8
XVII sessione – Scienze giuridiche
Ore 14.30 – Aula 7
Modera Pietro Gargiulo, Università di Teramo
L’ultima frontiera dell’arte digitale. L’applicazione dei Non Fungible Tokens alle opere d’arte, sviluppi
e problematiche del diritto d’autore
ALESSANDRO SCENNA, STUDIO AVVOCATI SCENNA, TERAMO
Statistica, informazione statistica e privacy: esiste un conflitto tra diritto all’informazione statistica e
diritto alla privacy?
RAFFAELLA BONADIA, ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, ROMA
Comunicare l’importanza strategica e l’impatto economico sociale di un appalto pubblico di
notevole rilevanza sul tessuto culturale amministrativo e contabile
CRISTIAN COLASACCO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
L’importanza strategica della comunicazione della Pubblica Amministrazione. Considerazioni e
sviluppi
GIORGIA BERGAMANTE, UNIVERSITÀ DI TERAMO
XVIII sessione – Comunicazione
Ore 14.30 – Aula 16
Modera Antioco Floris, Università di Cagliari
Il pluralismo epistemico alla prova della pandemia
RAFFAELE MASCELLA, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Digital transformation nell’higher education: il caso UNITE
ANNA MANCO, UNIVERSITÀ DI TERAMO
Immediatezza e relazionalità. Paradossi della comunicazione
CAMILLA DE SIMONE, UNIVERSITÀ “GABRIELE D’ANNUNZIO” DI CHIETI-PESCARA
La comunicazione scientifica all’interno delle università: quali sfide per il futuro?
MONIA ALESSANDRINI, UNIVERSITÀ DI TERAMO

XIX sessione – Arti visive e Museo 4
Ore 14.30 – Aula 7A
Modera Emanuele Pellegrini, Scuola IMT Alti Studi, Lucca
L’evoluzione del ritratto di gruppo dalle Fiandre cattoliche alla Repubblica delle Province Unite
riformate
CECILIA PAOLINI, UNIVERSITÀ DI TERAMO
9
Ecomusei e arte contemporanea: raccontare la memoria per vivere il futuro, una ricerca e strategia
partecipata per lo sviluppo del territorio
PIERNICOLA MARIA DI IORIO, UNIVERSITÀ DEL MOLISE
Brand heritage management. Tesaurizzare il patrimonio aziendale per comunicare l’immaginario
VIRGINIA SPADACCINI, UNIVERSITÀ “GABRIELE D’ANNUNZIO” DI CHIETI-PESCARA
La creazione di reputazione e valore sociale post-disaster: il ruolo di Eni nel restauro di Santa Maria
di Collemaggio all’Aquila e il percorso di riconoscimento UNESCO della Festa della Perdonanza
Celestiniana
MASSIMO ALESII, AGT COMMUNICATIONS

Ore 16.00 – Pausa tè

XX sessione – Plenaria
Ore 16.30 – Aula Tesi
Moderano Christian Corsi, Università di Teramo – Paolo Coen, Università di Teramo
Riflessioni conclusive: una tavola rotonda
Carla Cucchiarelli, Michela Drusian, Antioco Floris, Raffaele Mascella, Piero Polidoro
Ore 18.00 – Conclusione dei lavori

Pubblicato in Open Access per Milano University Press il primo volume dell’Archivio Giacomo Verde. I disegni per videoinstallazioni e videoteatro a cura di A.Monteverdi V. Sansone e D. D’Amico
1530

Alla pagina https://libri.unimi.it/index.php/milanoup/catalog/book/69, è da oggi pubblicato il volume Giacomo Verde. Attraversamenti tra teatro e video (1992-1986), di Anna Maria Monteverdi, Flavia Dalila D’Amico, Vincenzo Sansone.

Hansel e Gretel TV. Il Kit. Archivio Giacomo Verde. Foto di Valentino Albini/Dipartimento Beni culturali UniMi

A poco più di un anno di distanza dalla scomparsa di Giacomo Verde, pioniere della videoarte, del tecnoteatro e dell’arte interattiva italiana e convinto “artivista”, viene pubblicato il corpus di disegni inediti e bozzetti a matita, pastello e collage per video, videoinstallazioni e video performance dell’artista del periodo 1986-1992 (organizzato dall’autore in una sequenza cronologica inversa: 1992-1986). Si tratta della prima pubblicazione nata dal costituendo Archivio Giacomo Verde e illustra la prima fase “tecnoartistica” di Verde: un periodo ben documentato e ricco creativamente parlando, quando approda da autodidatta, nel 1983 dal teatro popolare e di strada alla videoarte con opere e installazioni aventi come caratteristica l’artigianalità del “manufatto tecnologico”, l’uso della bassa tecnologia e l’aggiunta di materiali poveri. Gli autori dedicano il libro alla memoria dell’indimenticato Giac.

Biografie autore

Anna Maria Monteverdi, Università degli Studi di Milano

Esperta di Digital Performance, è Professoressa Associata di Storia del Teatro all’Università Statale di Milano (Dipartimento Beni Culturali e Ambientali) e docente di Drammaturgia multimediale e Storia della Scenografia. È fondatrice e direttrice della rivista accademica Connessioni remote dedicata a Arte, Teatro tecnologico e Artivismo. Ha pubblicato: Leggere uno spettacolo multimediale (Dino Audino, 2020), Memoria, maschera e macchina nel teatro di Robert Lepage (Meltemi, 2018), Nuovi media, nuovo teatro (FrancoAngeli, 2011), Rimediando il teatro con le ombre, le macchine, i new media (Giacché, 2014) e, con Andrea Balzola, Le arti multimediali digitali (Garzanti, 2004-2019). È co-curatrice della mostra Giacomo Verde. Liberare Arte da Artisti (Sp, Camec, 2022).Flavia Dalila D’Amico, Università degli Studi di Roma La Sapienza

Flavia Dalila D’Amico è una studiosa e curatrice nel campo delle arti performative. I suoi interessi di ricerca si rivolgono alle intersezioni tra corpi, soggettività politiche e tecnologie nell’ambito delle arti dal vivo. Con la supervisione della Prof.ssa Valentina Valentini, nel 2017 ha ottenuto il titolo di Dottore di Ricerca in Musica e Spettacolo presso Sapienza Università di Roma, con una tesi volta a indagare la relazione tra le disabilità e il teatro, confluita in parte nella monografia Lost in Translation. Le disabilità in scena, (2021, Bulzoni Editore). Nel 2014 ha vinto una borsa di studio “DAAD”, programma di scambio internazionale che le ha permesso di studiare presso la Freie Universität di Berlino con la supervisione della Prof.ssa Susanne Foellmer. È stata assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura di Roma La Sapienza, indagando da una prospettiva storico-critica il ruolo degli artisti visivi e performativi, nei processi di innovazione tecnologica.Vincenzo Sansone, Università degli Studi di Milano

Vincenzo Sansone, laurea magistrale in Teorie e tecniche dello spettacolo digitale (Sapienza Università
di Roma), è dottore di ricerca in Studi Culturali Europei/Europäische Kulturstudien (Università di Palermo). È stato ricercatore in visita presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona e l’Università Politecnica di Valencia.
È anche attore e scenografo digitale. Il focus delle sue ricerche concerne le seguenti aree: arti performative, nuovi media, animazione, tecnologie AR, software culture, cultura visuale. Nel 2021 è stata pubblicata la sua prima monografia Scenografia Digitale e Interattività. Il video projection mapping nuova macchina teatrale della visione (Aracne Editrice). Attualmente è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano
e l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Il gruppo Arti Digitali dal Vivo si presenta con un proprio panel al convegno europeo EASTAP (Milano 22-27maggio)
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In occasione del V convegno Eastap (European Association for the Study of Theatre and Performance), in collaborazione con Piccolo Teatro Milano e Università degli Studi di Milano, da 23 al 27 maggio 2022, si terrà il Panel del gruppo di studiosi, curatori, accademici e artisti riuniti in ADV (Arti Digitali dal Vivo)

“New Perspective on Live Digital Arts & Performing Media”,

Di seguito i nomi dei relatori e dei moderatori:


New perspective on Live Digital Arts (2 sezioni)
Moderatore: Antonio Pizzo (con una introduzione del gruppo di ricerca ADV)
1) Del Gaudio Vincenzo
Chi è l’autore? Authorship teatrale e performance digitali.
2) Sabatini Desirèe,
Performing Arts Archives. Problematiche di analisi, trasposizione e catalogazione audiovisuale della memoria teatrale in video
3) Gemini Laura / Brilli Stefano /Francesca Giuliani
·Staging theatre without theatres: investigating access barriers to online performance creation during covid-19 pandemic
4) Monteverdi Anna Maria
Le scenografe tecnologiche: Es Devlin, Kirsten Dehlom, Raffaella Rivi

Performing media
Moderatrice: Anna Maria Monteverdi
1) Amendola Alfonso, Guerra Annachiara
·Games e Teatro. Sincronia di linguaggi nel caso italiano Shakespeare Showdown
2) Sansone Vincenzo
· The Creative and Design Methods of New Media Performance
3) Toscano Cinzia
· Between performer and mechanical puppets, the directing game of Cinematic Theatre Meinhardt & Krauss
4) Anglani Alessandro
· Sephirot il doppiogioco – from representation to simulation

Alla fine di aprile ci sarà la programmazione complessiva

Per ulteriori informazioni: https://www.piccoloteatro.org/…/call-for-papers-v…

Conferenza GARR 2022 a PALERMO 18-20 maggio. La rete come strumento per costruire il futuro.
1528

Conferenza GARR 2022
CondiVisioni. La rete come strumento per costruire il futuroUniversità di Palermo, 18-20 maggio 2022
Si avvicina l’appuntamento con la conferenza GARR che dal 18 al 20 maggio presso l’Università di Palermo ospiterà le migliori esperienze di innovazione in rete nel settore dell’istruzione, della ricerca e della cultura.
Da oggi è possibile iscriversi all’edizione 2022 dal titolo CondiVisioni che sarà l’occasione per porre l’attenzione sulle nuove sfide che impegnano il mondo della ricerca e che possono essere vinte solo con un approccio collaborativo, aperto e di confronto con la società.
Si parlerà del futuro della rete e del cloud, di infrastrutture di ricerca, di intelligenza artificiale, di condivisione di dati, di cybersecurity, di realtà virtuale e di innovazione digitale nella didattica e tanto altro.

✍️ Iscriviti ora

🗣️ Tra i keynote speaker: Roberto Baldoni (direttore generale Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale), Massimo Midiri (Rettore Università di Palermo), Valeria Rossi (presidente Open Hub Med), Stefano Vaccari (direttore generale CREA), Matteo Dell’Acqua (ECMWF), Marco Aldinucci (Università di Torino), Michela Milano (Università di Bologna), Sofia Pescarin (CNR), Roberto di Giulio (Università di Ferrara), Sauro Longhi e Massimo Carboni (GARR), Dianora Bardi (ImparaDigitale).

Scopri di più sul sito dell’evento: www.garr.it/conf22 e sui canali social: #confgarr22

Opportunità di formazione
Nei giorni precedenti, il 16 e il 17 maggio, sarà dato spazio alla formazione con tre corsi su come raccontare i dati, sull’applicazione dei principi del GDPR nel settore della ricerca e sulla sicurezza informatica
🎓 Scopri i corsi di formazione in programma

Segui Rete GARR anche sul canale Telegram: https://t.me/retegarr

Lunedì 11 Aprile h.14:30, Dipartimento Beni Culturali, Milano: incontro su “Auto rappresentazione, identità e genere: raccontare con le immagini” con Eleonora Sabet e Marzio Villa del collettivo usthey Narrative. Anche in streaming.
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Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e testo
Link Per live Streaming su Youtube

ELEONORA SABET

Eleonora Sabet è un’autrice di origini Siriane-Palestinesi, nata a Milano nel 1995. È autodidatta e si avvicina alla fotografia attraverso gli autoritratti. Nel 2018 parte per il Medio Oriente per scoprire le origini della sua famiglia e sviluppare progetti personali. Nel 2019 vince una borsa di studio con VII Academy per “Photojournalism Survival Kit” workshop tenuto da Ron Haviv, dopo quell’esperienza la nomina per il 6×6 Global Talent Program World Press Photo. Nel 2020 ha Maggie Steber come insegnante e la guida nella ricerca fotografica sulla sua famiglia. Nel 2021 il suo progetto “Confined Youth” è selezionato per عــمـان – الـــصـورة مـهــرجــان Image Festival

Amman. È resident artist su OEG — Open Edition Gallery di Perimetro e il suo lavoro è selezionato dai curatori Claudio Composti, Hester Keijser and Enrico Stefanelli. Nel 2021, pubblica il suo primo libro fotografico “The Memory Of You Still Hurts”, viene rappresentata da Heillandi Gallery, JERGON, e co-fonda usthey NARRATIVE, collettivo nato con lo scopo di diffondere le esperienze di fotografi che rappresentano minoranze sociali. Nel 2022 viene pubblicato da Milano Urban Center e Triennale “Dimenticare La Notte”, progetto che fa focus sulla relazione fra il genere femminile e la notte raccontata in quanto spazio e tempo. I suoi lavori sono esposti al festival Sexy Period, Through Sexuality ideato da Mulieris. È una dei fotografi selezionati per il Camera Club Milano, iniziativa nata da Self Publish, Be Happy. Collabora attivamente con BASE Milano tenendo il corso di formazione “FIRST OF ALL, rappresentazioni fotografiche inclusive”.

MARZIO EMILIO VILLA

Marzio Emilio Villa è un artista Black-indigenous nato in Brasile nel 1987, vive e lavora a Milano. La sua ricerca visiva si focalizza sulle disparità sociali, indagando le realtà discriminatorie e le strutture sociali europee e internazionali. Attraverso i suoi lavori, si dedica a un’introspezione sociologica su temi che partono dal colonialismo, dalle reminiscenze presenti nella celebrazione architettonica dei monumenti, dall’urbanistica in rapporto alle disparità sociali, dall’etica nel processo fotografico, ponendo attenzione agli effetti della civilizzazione e alle sue complessità strutturali, con empatia verso le identità collettive e individuali.

Dal 2012 espone in maniera ricorrente presso la galleria parigina Myriam Bouagal Galerie. Nel 2016 diventa autore all’interno della galleria Heillandi Gallery. Nel 2017 entra a far parte del collettivo internazionale Hans Lucas. Nel 2019, suo progetto “La marée de la mémoire” viene esposto a Voies off – Rencontres D’arles e da Leica Galerie di Parigi. Nel 2020 collabora attivamente con il quotidiano Wall Street Journal. Nel 2021, dona la sua opera “Kahnawá:ke, native sacred land occupied” al Museo Lia di La Spezia, esposta affianco ad un capriccio di Canaletto. A fine 2021 co-fonda usthey NARRATIVE, collettivo nato per rappresentare fotografi che fanno parte di minoranze. Sempre nello stesso anno, il suo lavoro “Privileges” entra a far parte della collezione permanente del MUDEC di Milano ed esporre da Marsèll nel contesto Photo Vogue festival. Fa parte dei fotografi selezionati per il Camera Club Milano, iniziativa nata da Self Publish, Be Happy e Collabora attivamente con BASE Milano tenendo il workshop “FIRST OF ALL, rappresentazioni fotografiche inclusive”.


Marzio Emilio Villa
pronouns: he/him
@you_is_photographustheynarrative.comhanslucas.com

Presentazione del volume “Massimo Vitali. Una storia italiana” di Noemi Pittaluga. Roma, 7 aprile, Officine Fotografiche
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Presso @OfficineFotograficheRoma (V. Giuseppe Libetta 1) verrà presentato il volume di Noemi Pittaluga MASSIMO VITALI. UNA STORIA ITALIANA (Ledizioni).

Saranno presenti:

Noemi Pittaluga, Massimo Vitali, fotografo (diretta online) Nicola Cavalli, editore (diretta online)

modera:Anna Maria Monteverdi, Docente di Discipline dello Spettacolo presso l’Università Statale di Milano

Il volume “Massimo Vitali. Una storia italiana” di Noemi Pittaluga, pubblicato dalla casa editrice Ledizioni di Milano, intende analizzare per la prima volta l’intero excursus artistico dell’autore, riconoscibile e famoso a livello internazionale soprattutto grazie alla sua Beach series.

Le spiagge di Massimo Vitali: “è la normalità delle nostre vite”

Il libro ripercorre gli anni di formazione di Massimo Vitali e individua le fonti testuali e iconografiche (in particolare il legame con la tradizione della fotografia oggettiva, con l’arte rinascimentale e la storia del teatro) in connessione con la produzione delle ultime tre decadi. Il testo, che presenta una cinquantina di scatti significativi dal 1994 ad oggi e rare immagini del primo periodo di attività del fotografo, mette in evidenza come la poetica dell’autore abbia una salda relazione anche con la grande tradizione della pittura di paesaggio e quella fiamminga del Cinquecento e Seicento e sottolinea come l’opera dell’artista sia orientata ad indagare le dinamiche relazionali che si instaurano tra le persone.

L’interesse di Massimo Vitali per i cambiamenti sociali e politici emerge nell’intervista esclusiva che, insieme con il testo critico, individua un chiaro fil rouge con gli scatti giovanili in bianco e nero del fotografo. Lontano dall’evento spettacolare e traumatico, l’artista oggi osserva dalla sua alta pedana i cambiamenti degli usi e dei costumi prediligendo come set fotografico la spiaggia, ma non disprezzando altri luoghi come la montagna, la discoteca e la piazza. Con una visione mediterranea che si coniuga con uno sguardo sottile e imparziale, il lavoro di Massimo Vitali, maturato negli anni ’90, mette al centro della sua ricerca l’uomo, presentato sempre come protagonista e mai come un segno grafico.

Una storia italiana per Massimo Vitali | FPmag NEWS

The Lift-Un’opera site-specific di Fabio Giampietro mercoledì 13 aprile MEET Digital Culture Center
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Mercoledì 13 aprile alle ore 18.30 MEET inaugura The Lift, l’opera immersiva site-specific di Fabio Giampietro (Milano, 1974). È un progetto nel quale Giampietro coinvolge il pubblico rendendolo complice del racconto. L’esperienza inizia all’interno di una galleria d’arte: ai muri, sette grandi tele riproducono i paesaggi di Fabio Giampietro avvolgendo lo spettatore.

Le persone vengono accompagnate lungo il percorso espositivo dalla voce di una misteriosa guida. Improvvisamente, le pareti della galleria cadranno come carte, svelando un unico panorama circolare estratto dai quadri, anch’essi crollati insieme ai muri. È qui che comincia il viaggio: il panorama inizia a muoversi, trasformando la stanza in un enorme ascensore che sale nel mezzo di una metropoli, accelerando fino a catapultarlo fuori dal grattacielo stesso, oltre la città, e a fluttuare nello spazio.

Dopo un momento di pausa l’ascensore precipiterà velocemente verso il basso, accompagnato da un grande frastuono; il polverone sollevato dallo schianto si diraderà rivelando un’inaspettata conclusione.

 

Informazioni per il pubblico

Per partecipare all’opening è necessario confermare la propria presenza, rispondendo a questa mail.

The Lift

Dal 14 aprile, l’installazione sarà fruibile a pagamento: dal martedì alla domenica, dalle ore 15.00 alle ore 19.00

  • Intero: 10 euro
  • Ridotto (under 25): 7 euro
  • Famiglia (due adulti e fino a tre bambini): 15 euro
  • Gratuito: bambini under 6; visitatori con disabilità e loro accompagnatori

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