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HUMAN DRAMATURGIES- ACT2: OPEN VOICE by GABRIELE MARANGONI
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www.gabrielemarangoni.com/human-dramaturgies

Da oggi Human Dramaturgies diventa ancora più Human e inaugura la sezione Open Voice in aggiunta a quella sonora.

Chiunque, da qualsiasi luogo ed in qualsiasi lingua è invitato ad inviare un video/videomessaggio di 10 secondi.

Come funziona? 2 possibilità

1) Con inquadratura orizzontale inviare un videomessaggio (max 10 secondi) che sia una riflessione su uno (o più) dei seguenti temi in tempo di pandemia:
– Relazione con il tempo
– Relazione con lo spazio esterno
– Relazione con lo spazio domestico
– Relazione con il denaro
– Cambiamento post pandemia

2) Con inquadratura orizzontale inviare un video (max 10 secondi) dello spazio esterno del luogo della quarantena (cosa si vede dalla finestra, quale è l’orizzonte?) oppure un video del proprio spazio domestico.

Tutti materiali dovranno essere inviati a : humandramaturgies@gmail.com con i seguenti dati : Nome, Cognome / data e ora di creazione / città.

Un piccolo gesto individuale che si trasforma in un’onda sonora globale in grado di diffondersi a livello planetario e diventare testimonianza e simbolo

Il progetto musicale SILENT: da Reggio Emilia a Ars electronica di Linz a Lugano. intervista al compositore Gabriele Marangoni
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Il 2018 si è rivelato  un anno d’oro per il compositore e fisarmonicista GABRIELE MARANGONI: presente con ben due progetti musicali al prestigioso Festival di Linz ARS electronica2018 SIlent e Red Noise,  Poi agli Uffizi con la partitura per voce ed elettronica per il concerto di Francesca Della Monica voluta dal direttore Dott. Schmidt per la sala del Caravaggio; 

poi è stato invitato come ospite d’onore al Pomezia Light Festival con un evento live electronics affiancato da Angela di Tomaso aka Aiditi. A Cagliari dove insegna al Conservatorio e dove abita, ha ideato un concerto elettronico in cuffia per il paesaggio delle Saline in collaborazione col FAI e a breve debutterà con le nuove musiche per lo spettacolo tratto dal testo teatrale Hypocrites di Jeton Neziraj, uno dei più noti e controversi autori dei nuovi Balcani. E ancora.. la tournée di SIlent in Svizzera e in Sardegna e un’ antologica dedicata alle sue composizioni per Tempo Reale di Firenze.

Incontriamo il musicista per farci raccontare il poderoso progetto che ha dato vita a SILENT, che prevede artisti non udenti in scena e debuttato al Festival musicale di Reggio Emilia la scorsa primavera. Il mezzo con cui comunicare ai non udenti la partitura  è un oggetto artistico capace di generare suono o vibrazione.  Ai fan della seconda avanguardia musicale ed elettronica non sfuggirà il riferimento al mitico «Handphone Table» o “Tavolo monofonico” (1978) di Laurie Anderson, un semplice tavolo di legno attraverso il quale lo spettatore sente musica appoggiando i gomiti su di esso e le mani alle orecchie, perché il suono vibrando sul legno, passa sul corpo umano e sulle ossa. Agli storici del teatro non sfuggirà invece  il riferimento allo spettacolo con cui Bob Wilson debuttò nell’avanguardia americana nel 1972 offrendo uno “sguardo” intenso e rallentato sul mondo della diversità: The deafman’s glance, Lo sguardo del sordo. 

Silent è un progetto prezioso, un distillato di cura teatrale e musicale, una partitura che disintegra il suono rendendolo contemporaneamente molto concreto; è un congegno musicale che sarebbe piaciuto sia a Cage che a Pierre Schaeffer . Due voci soliste una femminile (Francesca Della Monica) e una maschile si intrecciano a un ensemble di 12 artisti non udenti che producono suoni a partire da un feedback reso visibile da dispositivi vibranti.

A.M.Monteverdi: Parliamo di SILENT. Forse il tuo progetto più ardito e complesso in collaborazione con Tempo reale ma che ti sta dando enormi soddisfazioni: presentato alla Cavallerizza di Reggio Emilia, addirittura ad Ars electronica nell’Opening night e poi in Svizzera al Lac di Lugano anche se in versioni con moduli diversi. Musica in cui viene prevista la performance di artisti non udenti. Puoi raccontare come è nata l’idea della composizione?

Gabriele Marangoni: L’importanza principale per me del progetto Silent è data dalla disabilità, dalla presenza di artisti non udenti. Questo è un punto delicato. Silent  non ha voluto associare questa presenza a un valore sociale che oggettivamente ha e lo riconosciamo. Questo accade spesso in progetti di questo tipo. ma Silent non ha mai avuto questo punto di partenza, è una risposta a una esigenza artistica ed estetica di una ricerca.  Era una mia riflessione: volevo cercare di spingermi lontano dalla mia esperienza, cioè annientare il più possibile i limiti che avevo come persona, come musicista cresciuto con una formazione musicale all’ascolto, con le molte sovrastrutture dettate dallo studio e da un percorso  formativo  come concertista, come compositore, dallo studio della storia della musica, Volevo annientare tutto questo, volevo spingermi in una regione del suono diversa, annientare le “sovrastrutture” intorno al suono, quelle che arrivano da una buona educazione armonica, melodica e sperimentale ma che comunque, sono tutte figlie di un percorso.

Anna Monteverdi E quindi quale è stato il punto di partenza?

Gabriele Marangoni: Mi sono chiesto, Come immagina il suono una persona che non ha accesso a tutto questo universo? E’ risaputo che non sentire con l’udito non preclude il fatto di percepire il suono. Sono voluto entrare in contatto con una esperienza extra personale, quella cioè di andare in una regione dove non sarebbe possibile arrivare perché lontanissima da noi e dalla nostra esperienza e dimensione, come è  la sordità. Se una persona non sente un suono con l’udito, questo non vuol dire che non percepisca o che non viva il suono, l’aspetto di ascolto, uditivo, possiamo considerarlo “un aspetto collaterale”. Volevo entrare in questa dimensione.

Anna Monteverdi: Che tipo di suono hai utilizzato?

Gabriele Marangoni: In Silent ci sono grandi suoni, cioè frequenze importanti,  la composizione  è un po’ come pensata in forme d’onda, che altro non sono che spostamenti di aria, che si possono percepire in parte con l’orecchio ma soprattutto con il corpo, perché entrano nel corpo e risuonano nel corpo. Ci sono frequenze gravi In SIlent,che sono potenti,  più è grave il suono più il cambiamento di pressione all’interno di un’area come un teatro è grande, più la vibrazione è grande. Il suono viene percepito in maniera quasi tribale, primitiva tramite i legni e tramite le ossa del corpo, quindi ci concentriamo sul suo aspetto fisico e non su quello storico o storicizzato come è la musica.

Anna Monteverdi: Quale è la grammatica con cui articolare la composizione?

Gabriele Marangoni  Innanzitutto il progetto è partito da elementi molto basici; ho fatto una grande sintesi, una composizione di un’ora basata su archetipi, il punto, la linea, il ritmo constante, il ritmo in accelerato , in diminuendo e in glissando che è il passaggio continuo da una frequenza acuta o grave e che è come un gesto grafico. Questo era la base di tutta la sintassi. A ognuna di queste articolazioni possiamo attribuire un significato espressivo, emotivo o di comunicazione e che ha un effetto controllabile, conosciuto e a priori su un interlocutore, interprete e pubblico. Su questo si è costruita come una struttura, un edificio, un progetto architettonico, con travi, archi e pilastri su Silent e  su questo scheletro poi sono intervenuti altre articolazioni, altri suoni che hanno riempito e hanno costruito la struttura della composizione.

Anna Monteverdi: Come hai individuato i tuoi attori cantori

Gabriele Marangoni Ho voluto chiamare un ensemble di 12 persone sorde e li ho chiamati per arricchire la composizione, loro con me creano pagine nuove per il mio vocabolario musicale. Ho ricercato con loro le articolazioni,  quelle possibilità che erano espressioni sonore,o  fisiche che loro potevano vivere, riconoscere e controllare come il respiro. Loro non sentono il suono del respiro ma ne hanno una percezione a livello fisico più raffinata e distillata di noi e questa loro gestualità del respiro che porta con sé un suono, loro la potevano controllare dal punto di vista musicale tramite una partecipazione fisica.  Dare loro dei riferimenti in partitura su come respirare, per esempio fare un respiro veloce, non poter più inspirare, ma solo espirare diventava una esperienza, una percezione interna, Ho cambiato il tuo stato d’essere per un attimo facendoti vivere una esperienza di musicalità, stando dentro una forma musicale.

Anna Monteverdi Cerchi una maschera sonora? UN elemento in cui trasformare il loro essere?

Gabriele Marangoni Ho avuto contatto con loro attraverso la fisicità, io ho dovuto trasformare la mia idea concettuale in un’idea fisica, e loro hanno lavorato con me sull’imitazione. Più che creare la maschera, era creare un feedback per loro, il dispositivo è ciò che mi ha permesso questo. Le superfici vibranti rendono concreto ciò che loro fanno. All’inizio loro non sapevano controllare i suoni ma quando si sono accorti che qualsiasi azione che  compivano aveva un feedback in vibrazione che gli tornava nel corpo, la prima domanda inevitabile dal punto di vista umano è stata Ma anche il pubblico sentirà questo? Le articolazioni che farai diventano vibrazioni   trasformate in tempo reale e quindi si, il pubblico percepisce questo. Il minimo gesto va nell’ambiente esterno e poi il suono si trasforma in vibrazione.  La meditazione, l’OM è un suono che diventa vibrazione, la preghiera, la litania…ritorniamo a quello, a quelle tradizioni sacre e tribali insieme.

Anna Monteverdi Questa musica dà una forte esperienza prima di tutto a chi esegue, poi cosa rimane di tutto questo?

Gabriele Marangoni Resta un aspetto sociale, inevitabilmente ed è quello che ho avuto nel rapporto coi sordi. Per la prima volta per molti di lor, hanno capito che possono produrre e percepire musica con qualsiasi cosa. Una di loro mi ha detto: “Ma allora qualsiasi cosa, per esempio se batto i denti, quella è musica?” Io ho detto “Si, certo”.

Anna Monteverdi: E loro di fronte a questa risposta anti accademica?

Gabriele Marangoni Sono rimasti colpiti perché loro erano da sempre esclusi dalla musica, la differenza che dobbiamo ricordare è tra musica e musicalità. Cage è storia, nel 2018 è un classico, io lo metto insieme a Frescobaldi! Fa parte della storia.

Anna Monteverdi: Quindi il suggerimento è: Vai oltre i tuoi limiti.

Gabriele Marangoni Era tutto un azzardo, nasce tutto dalla mia immaginazione e mi sono buttato senza rete di protezione, non avevo alcuna esperienza di lavoro con non udenti, ho voluto usare il loro “parlato”, perché in modo diverso  ma loro parlano con una voce sillabica, frammentata che da compositore mi sembra bellissima. C’è un non controllo meraviglioso..

Anna Monteverdi Non controllo che riguarda le altezze?

Gabriele Marangoni No su quello si può lavorare, parlo di controllo ritmico, testuale, loro cercano di dire delle parole ma poi non le dicono veramente, le vocali per loro sono difficili, e si crea un grammelot bellissimo che a scriverlo e poi trovare un soprano o una voce che lo interpreti sarebbe un’impresa ardua. Finita una sessione di prove un uomo mi ha detto che quello che produceva era brutto perciò non parlava; voleva accertarsi della mia buona fede e mi ha detto “Tutti mi dicono che ciò che produco con la voce non va bene, allora ho smesso di parlare con mia figlia, allora perché tu mi dici che la mia voce è bella?

Anna Monteverdi Perché non hai sentito la necessità del drammaturgo anche per raccontare queste storie?

Gabriele Marangoni Perché nell’idea iniziale c’era un’idea di suono totalitaria, mi sono concentrato solo su quello; è vero non c’è drammaturgia, mi interessava solo una indagine legata al suono, era un work in progress sulla fune a un’altezza vertiginosa. Dopo aver visto la prima a Reggio Emilia sto pensando di svilupparlo ulteriormente. Ma prima era un salto nel buio.

Anna Monteverdi Wilson traduceva questa diversità in un rallentamento esasperato che ti fa precipitare in una dimensione completamente altra. Ti senti soddisfatto della forma del tuo “differente” teatro musicale?

Gabriele Marangoni Sono estremamente soddisfatto e contento e in taluni aspetti il risultato finale ha sorpassato l’aspetto che avevo ideato, sono estremamente contento. Ora che ci sarà una ripresa a Lugano il progetto verrà ampliato.  Una specie in “Silent reload”  il 29 gennaio 2019 a Lugano al LAC.

Anna Monteverdi: Francesca Della Monica non è solo un’esecutrice ma una inventrice di partiture e trame, interpreta straordinariamente Sylvano Bussotti, Cage…è davvero una certezza.

 

Gabriele Marangoni Francesca la chiami perché vuoi la sua voce, non solo una soprano, lei ti porta non solo quello che tu hai scritto ma anche quello che lei ha dentro. Conoscevo la natura musicale di Francesca che adoravo,  ci accomuna un approccio di rispettosa “anarchia” della partitura. Lei doveva essere un elemento controllabile. La prassi era quella di definire una parte al dettaglio senza vie di fuga, ma con un po’ di mestiere alcune parti che erano difficilissime, necessitavano di qualche soluzione più vicina alle sue corde.. Lei ha dato un apporto personale importante. Nel duetto con la voce maschile  ho lasciato 3’27” liberi, improvvisando. 

Anna Monteverdi: Parliamo della scena.

Gabriele Marangoni La complessità di questo è anche una complessità tecnologica. Sembra un palco molto semplice ma dietro ci sono due giorni di cablaggio e un giorno interno di sound test. Usando queste frequenze e suoni così particolari non si può prescindere dall’ambiente, dallo spazio dalla dissonanza del luogo, ogni volta bisogna calcolare la traiettoria di propagazione delle onde in base alle distanze, in base ai materiali che costituiscono la sala, ai soffitti agli elementi architettonici, Bisogna riprogettare uno schema acustico; fare un progetto acustico e poi gestirlo in tempo reale è estremamente difficile e  delicato perché sono suoni fragili, distruttibili, microsuoni, onde sonore che possono anche  far saltare l’impianto di amplificazione. Una gestione veramente complessa; ci sono “quintalate” di dati per secondo che si codificano e decodificano. Questo aspetto tecnologico non poteva che essere affidato a una delle realtà più preparate Tempo reale che ha coprodotto il progetto con il quale in un anno ho progettato  tutta la parte elettronica live sia la diffusione che la regia del suono.

Ringrazio Francesco Giomi che ha subito aderito al progetto, e poi Damiano Meacci e Francesco Caciago con cui ho collaborato per la realizzazione del progetto e che sono presenti in scena.

SILENT – visioni dal limite della percezione 
ideazione e composizione: Gabriele Marangoni
direttore: Dario Garegnani

SECRET THEATER ENSEMBLE 

soprano : Francesca Della Monica
voce maschile con tecniche estese : David W.Benini
percussioni : Gabriele Genta
progettazione installativa : Micol Riva
preparatrice e coordinatrice ensemble sordi : Aurora Cogliandro

TEMPO REALE 
Sound design: Francesco Casciaro
Live electronics : Damiano Meacci
Regia e proiezione del suono : Francesco Casciaro

interprete LIS : Francesca Fantauzzi

coordinatrice e assistente di produzione : Giulia Soravia

in coproduzione con Tempo Reale
in collaborazione Ente Nazionale Sordi Reggio Emilia

 

Il musicista Gabriele Marangoni e il suo Secret Theater Ensemble sbarca a Linz-Ars Electronica con due progetti di musica e elettronica.
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Anticipando il grande appuntamento del 29 gennaio 2019 al LAC di Lugano e dopo la presenza al Festival di Reggio Emilia, il progetto musicale SILENT di GABRIELE MARANGONI sbarca  niente meno che all’Ars Electronica Festival di Linz IL 6 SETTEMBRE.

IL 9 SETTEMBRE SEMPRE ALL’INTERNO DI ARS ELECTRONICA PROPORRA’ RED NOISE : Gabriele Marangoni, prepared accordion and live electronics

Il debutto austriaco di SILENT selezionato per la serata dell’OPENING vedrà la realizzazione di una versione, più compatta, più elettronica e site-specific per il Festival e  in collaborazione con Tempo Reale.

Silent è un viaggio visionario ai limiti della percezione, come recita il sottotitolo, in virtù della presenza di un artista sordo al fianco dei solisti. L’idea centrale è quella di accedere a una regione estrema della percezione, in cui il suono si fonde con la vibrazione e con il gesto. Ciò è reso possibile da dispositivi tecnologici e scenici in grado di mettere in comunicazione i performers fra loro e col pubblico superando la “barriera” del suono. In scena, così come in platea, sordi e udenti potranno condividere la stessa esperienza musicale, artistica, umana.

 

“ La scrittura di Silent è sempre più un viaggio misterioso verso l’ignoto ed il solo immaginato, nessuna rete, nessun riscontro. Un’opera sonora concepita con chi e per chi non può sentire i suoni ma che può viverne l’esperienza fisica” Gabriele Marangoni.

La produzione di SILENT è a cura del SECRET THEATER ENSEMBLE, una realtà nuova, formata da artisti di comprovata esperienza e che da sempre lavorano sull’innovazione, ensemble fondato nel 2017 da Gabriele Marangoni (compositore, musicista e docente presso il Conservatorio di Musica G.P. Palestrina di Cagliari) e Dario Garegnani (direttore d’orchestra attivo sulla scena contemporanea italiana ed europea) che con SILENT avrà il suo debutto.
Silent è tecnologia, dispositivi ed interazione generata e controllata in coproduzione con il centro di ricerca musicale TEMPO REALE di Firenze.

Live Electronics : Damiano Meacci. Voce solista con tecniche estese : David W. Benini. Performer sordo :Giuseppe Gallizzi. Composizione e direzione artistica : Gabriele Marangoni. Produzione : Secret Theater Ensemble + Tempo Reale

 

BIO

“Il mio pensiero è sonoro e con il suono posso creare. Il suono per me è un elemento puro, che permette di giungere ad una comunicazione di livello sensoriale, dove una volta negata  la comprensione, asettica e superficiale, l’ascoltatore può esplorare i propri paradigmi d’interpretazione. Concedersi al suono, significa anche  scoprire la propria fragilità, prendere contatto con la propria intimità.  L’atto sonoro, il momento dell’esecuzione, deve essere per chi ne prende parte (interpreti o pubblico) un rituale, dove confluiscono tutte le loro energie, bisogna spingersi ai limiti ed utilizzare il massimo del proprio potenziale.”

Le sue composizioni sono eseguite in tutto il modo, dalle rassegne di musica contemporanea ai festival di teatro. Ottiene con la valutazione di Eccellenza il Master of Advanced Studies in Contemporary Music Performance and Interpretation presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, il Master in Fisarmonica Digitale con il massimo dei voti presso il Conservatorio G.Verdi di Milano; in precedenza, sempre col massimo dei voti, ottiene il Diploma in Fisarmonica sotto la guida del M.Sergio Scappini , studia Composizione Sperimentale con il M. Dario Maggi presso il Conservatorio di Musica di Milano. Presso l’Università degli Studi di Torino ottiene la Laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti con il professor Ernesto Napolitano. Parallelamente agli studi universitari frequenta i corsi di Composizione musicale con l’ausilio di tecnologie elettroniche al centro di ricerca musicale AGON di Milano. 

Le sue opere si sviluppano dalla musica sperimentale per il teatro alla sonorizzazioni di spazi scenici , dalla musica contemporanea per ensemble, solisti e orchestre, a progetti di alta tecnologia, spettacoli, musica elettronica ed elaborazioni sonore dal vivo. La sua arte si espande anche verso installazioni, video e performance, anche in collaborazione con alcuni dei più grandi artisti, interpreti e direttori d’orchestra della scena contemporanea.

I suoi lavori sono stati presentati in festival come Euro Scene Festival, Lipsia (Germania), Festival Zoom, Rijeka (Croazia), Shangai Festival internazionale del teatro sperimentale (Cina), World Performing and Visual Arts Festival, Lahore (Pakistan), Off Frame Intenational Festival , Belgrado (Serbia), Festival LongLake, Lugano (Svizzera), Festival Vie, Modena (Italia), Festival Iberoamericano, Bogotà (Colombia), Festival Intercity, Firenze (Italia), Sound Thought Festival, University of Music Glasgow (UK), Festival Aperto, Reggio Emilia (Italia), Ars Electronica Festival, Linz (Austria), Festival Akousma, Montreal (Canada), Festival Musica Contemporanea, Cagliari (Italia).

Lavora a stretto contatto con ensemble di musica contemporanea e sperimentale stabili o che vengono formati appositamente per l’esecuzione dei suoi lavori in Italia ed all’estero, tra le sue ultime opere per ensemble con tour internazionale:

Birth (re) BoundBe, perr fisarmonica, 2 tromboni, 2 percussionisti, violino, viola, violoncello, contrabbasso, direttore; Round, per pianoforte, percussioni, 2 fisarmoniche e 4 soprani;
Diffraction# 1 per fisarmonica, viola, percussioni, soprano, clarinetto ed elettronica;
Human per ensemble variabile, elettronica e video.

Da sempre appassionato dall’evoluzione della scrittura musicale ha realizzato ed eseguito l’opera omnia indeterminata di John Cage (in particolare ha realizzato più versioni del capolavoro Variation I),Plus-Minus e Spiral di Karlheinz Stockhausen, Volumina di Ligeti, attualmente si dedica allo studio e all’esecuzione delle opere del Laboratoire New Music di New York.

Ha composto ed eseguio 15 opere di Teatro Musicale, collaborando stabilmente con la Markus Zhoner Arts Company di Zurigo, Qendra Multimedia di Prishtina, la compagnia Mood Machine di Parigi e la compagnia Teatro di X di Lugano

Le sue opere sono state trasmesse da: RSI (Radio Svizzera Italiana), Radio Rai (Radio Nazionale Italiana), Rai5 (televisione nazionale italiana), TSI (Svizzera televisione nazionale), Radio France. Lavori recenti  Alcune collaborazioni: Salvatore Sciarrino, Sylvano Bussotti, Volkstheater (Wien), Mood Machine (Parigi), Edgar Barroso (Harvard Music University), Zohner Arts Company (Zurigo), National Theater (Pristina), KZD, Belgrado (Serbia), Agon ars magnetica (Milano), Tempo Reale (Firenze).Galleria arte moderna GAM (MIlano), Museo del 900 (MIlano), Museo della moda e del design (Milano), Museo d’arte contemporanea (Bogòta), Facoltà di Teatro sperimentale di Bogòta, Museo d’Arte Moderna (Lugano), Atelier Foelmi (Zurigo). Glaskow University (Glaskow), Conservatorio della Svizzera italiana (Lugano), Conservatorio G.Verdi Milano.

E’ docente di fisarmonica presso il Conservatorio di Musica Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cagliari. Le sue partiture sono edite dalla DaVinci Editions di OSAKA.

Debutta il 4 novembre a Reggio Emilia il concerto di Gabriele Marangoni “Silent. Visioni dal limite della percezione” per ensemble vocale di 12 persone sorde. Intervista al musicista.
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All’interno di Dispositivi Meravigliosi, titolo-tema della IX edizione del Festival Aperto di Reggio Emilia, ARRIVA una proposta artistica innovativa e di grande sensibilità: Silent. Visioni dal limite della percezione di Gabriele Marangoni è un concerto e una sfida ai limiti della percezione che porta in scena, accanto a un gruppo di solisti, un ensemble vocale di 12 persone sordomute.

La scrittura di Silent è sempre più un viaggio misterioso verso l’ignoto ed il solo immaginato, nessuna rete, nessun riscontro. Un’opera sonora concepita con chi e per chi non può sentire i suoni ma che può viverne l’esperienza fisica – Gabriele Marangoni. L’idea centrale è quella di accedere a una regione estrema della percezione in cui il suono si fonde con la luce, la vibrazione, il gesto. Ciò è reso possibile da dispositivi tecnologici e scenici in grado di mettere i performer in comunicazione fra loro e col pubblico superando la “barriera” del suono. In scena, così come in platea, sordimuti e udenti potranno condividere la stessa esperienza musicale, artistica, umana.

Sabato 4 novembre 2017, ore 20.30
Teatro Cavallerizza, Reggio Emilia
SILENT. Visioni dal limite della percezione
di Gabriele Marangoni
per ensemble vocale di persone sorde, soprano, voce maschile, percussione e live electronics
*prima assoluta

Secret Theater Ensemble
live electronics Tempo Reale
direttore Dario Garegnani

In coproduzione con Ente Nazionale Sordi 

Abbiamo intervistato GABRIELE MARANGONI, musicista, fisarmonicista, docente al Conservatorio di Musica di Cagliari.

SILENT ALL’INTERNO DEL FESTIVAL DI REGGIO EMILIA; COLLABORAZIONE CON TEMPO REALE….PUOI RACCONTARCI DI COSA SI TRATTA:

MARANGONI: Silent è la realizzazione di un’utopia, un concerto in cui il suono non è concepito come momento d’ascolto, ma come vibrazione di cui fare esperienza. Uno studio che vuole essere un’avanguardia che rompe le barriere tra udente e non udente, con un prodotto artistico costruito appositamente per essere fruito indistintamente da chi può utilizzare l’udito e chi non può. Obiettivo della produzione è quello di pensare al pubblico in maniera trasversale con un concetto di musica che non faccia distinzione tra persone udenti, persone sorde o persone audiolese. Un’esperienza dove il suono diviene un potente mezzo per creare una dimensione comunicativa quasi magica e dove l’esperienza di fruizione diviene fisica, poderosa.

QUAL E’ LA PARTICOLARITA’ DI QUESTO CONCERTO?

Una particolarità, che a mio avviso ha la ricchezza di Silent, è che il tutto nasce dalla percezione e dalla possibilità comunicati va di persone sorde.  Per la prima volta non si è voluto cercar di far comprendere il mondo sonoro dei normo udenti a persone non in grado di farlo ma bensì il contrario, ogni suono presente in partitura deriva dallo sviluppo dell’universo sonoro interiore dei sordi, quindi la percezione del respiro, il battito cardiaco, la comunicazione visiva, il rapporto con la percussione del proprio corpo come coi denti e la lingua, e dall’esperienza tattile e fisica del suono, allo stesso tempo concettuale e primordiale.

MUSICALMENTE E TECNOLOGICAMENTE COME LO HAI REALIZZATO?

L’uso di dispostivi tecnologici è alla base di Silent, in primo luogo il contrappunto frequenziale, ossia una linea sonora progettata in partitura e che attraversa l’intera opera fatta da frequenze gravi che “riempiono” con la dimensione fisica delle loro onde sonore il teatro e creano una vibrazione modulante che viene percepita attraverso il corpo, fino oltre l’udibile. Per poter realizzare questo si è fatto uso di un sistema audio di infra woofer posto sotto la platea del teatro che renderà l’intera platea un corpo vibrante producendo onde sonore fino ai 4Hz. Un secondo parametro tecnologico è l’elaborazione in tempo reale dei suoni prodotti dall’ensemble di sordi presenti sul palco, affiancato dai solisti, ogni loro suono, ogni loro respiro verrà moltiplicato, modificato e gestito in real time da un sistema di dispositivi informatici che avrà la funzione di lente di ingrandimento e che restituirà ai sordi la percezione del suono creato sottoforma di vibrazione. Come detto la vibrazione è un elemento di estrema importanza ed infatti sul palcoscenico saranno presenti tre superfici vibranti, appositamente progettate e realizzate, che permetteranno ai performers sordi di percepire e vivere l’intero concerto attraverso un’epsereinza tattile. mentre ogni persona del pubblico avrà a disposizione una sfera d’aria che permetterà di percepire le vibrazioni che si propagheranno nello spazio.

QUALCOSA SULLA PRODUZIONE

Silent è una produzione di Secret Theater Ensemble, una realtà nuova fondata nel 2017 da me e dal direttore d’orchestra Dario Garegnani, in coproduzione con il centro di ricerca musicale Tempo Reale di Firenze e la Fondazione I Teatri / Festival Aperto di Reggio Emilia. Entrambe queste istituzioni sono state fondamentali per la realizzazione di questo utopistico progetto, il Festival e la Fondazione, nella persona di Roberto Fabbi, da subito si sono dimostrate profondamente coinvolte e hanno reso il tutto possibile con una collaborazione forte, concreta ed illuminata. In ugual modo anche Francesco Giomi, direttore di Tempo Reale, ha dato l’appoggio incondizionato al progetto mettendo a disposizione il centro fiorentino con il tutto il suo bagaglio di conoscenza ed esperienza nel campo dell’informatica musicale e dell’elaborazione elettronica ed insieme a  Damiano Meacci e Francesco Casciari   nel corso dell’ultimo abbiamo realizzato l’architettura informatica ed elettronica dell’intera opera.

CHI SONO I COLLABORATORI?

Francesca Della Monica (soprano)

Silent non è solo un’utopia resa reale ma anche una sinergia di collaboratori ed artisti che seguendo la mia follia si sono spinti in regioni nuove, come Micol Riva che è stata responsabile della progettualità installativa e della realizzazione delle superfici vibranti, i solisti in scena, partendo dalle straordinarie capacità vocali di Francesca Della Monica e David Benini e alla grande sensibilità musicale del percussionista Gabriele Genta. Sul palco, insieme ai sordi, ci sarà anche Aurora Cogliandro, docente del Conservatorio di Cagliari, che ha messo a disposizione del progetto le sue competenze e la sua esperienza nel lavorare all’educazione sonora dei sordi e che sarà per loro un punto di riferimento e di unione con il direttore Dario Garegnani, come anche nel caso di Francesca Fantauzzi, performer Lis, che ha lavorato con noi sia come interprete Lis che come  vera propria performer, insomma, una produzione importante e resa possibile anche grazie ad un team di lavoro d’eccezione, sia dal punto di vita artistico sia da quello organizzativo come Giulia Soravia che ha lavorato insieme a me in tutta la fase di produzione.

Per concludere non saprei come definire esattamente Silent, se non come una dimensione totalmente inedita, dove tramite il suono, la vibrazione, la comunicazione visiva ed emotiva ho cercato di creare un paesaggio vivibile, un universo dove ogni singola persona inserita è legata all’altra da un vincolo estremamente intimo, quasi invisibile ma di una potenza deflagrante.

Un concerto oltre l’udibile una visione ai limiti della percezione.

Diffraction#1. In paradise artists can fly. Progetto performativo Italia-Kosovo di Gabriele Marangoni e Jeton Neziraj debutta il 19 novembre a Pisa
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Debutta a Pisa il 19 novembre al Festival Teatri di confine Diffraction # 1 In paradise artitsts can fly, pièce multimediale ideata e musicata dal compositore Gabriele Marangoni con testo dello scrittore kosovaro Jeton Neziraj.

La pièce è suddivisa in 4 quadri composti da una sovrapposizione di livelli espressivi: suono, testo, rumore, gesto ed azioni. In scena un ensemble composto da tre musicisti, una soprano e un direttore d’orchestra.

Si tratta del primo capitolo di una serie di indagini e distillazioni creative che partono dal concetto di deviazione e mutamento per studiare le particolari condizioni sociali e situazioni storiche che hanno portato negli esseri umani coinvolti, qualche cambiamento e deviazione. 

Il testo, composto da Jeton Neziraj, è un ironico apologo “postdrammatico” che ha per protagonista una rana dal nome Fito in cerca di una città ideale. 

Chi è Fito? La rana romantica e coraggiosa che vuole vedere la realtà oltre il suo protetto stagno e per il cui gesto che si conclude non in un happy end, non è prevista alcuna rinascita o metamorfosi.  Dietro il suo cammino che lo fa però approdare nella città corrotta che per molti aspetti ricorda Mahagonny simbolo della degenerazione della società, della falsità, e dell’insita debolezza del sistema capitalista nell’idea di Brecht-Weill, si nasconde il valore irrinunciabile della ricerca di un “senso” alle faccende umane. I rapporti tra Fito e i personaggi che interagiscono con lui ricordano quelli degli uomini, in cui sono presenti elementi di conflittualità ed affettoamore e incomprensione. Quello che tocca in dono al lettore/spettatore è una risata liberatoria: la ricerca di Fito è inutile quanto ridicola. Canzonata dal coro e  inseguita nelle sue peripezie da suoni, musiche, distorsioni e armonie vocali, Fito acquista la sua dignità nell’improbabile confronto con i militari che occupano nazioni e con i potenti che le sfruttano. Jeton adotta per questo concerto una forma narrativa comica che, come ricordava Bachtin, distrugge e smaschera, una comicità graffiante e dal gusto del paradosso e del parodico.  L’immagine beffarda e canzonatoria dell’eroe-rana ricorda alcuni personaggi aristofaneschi e in tempi più recenti, alcuni protagonisti de Le cosmicomiche di Italo Calvino“. (A.M.Monteverdi. dal libretto di sala).

 Un progetto internazionale tra Italia e Kosovo che ha avuto una residenza d’artista presso Armunia e a Lugano, che rientra pienamente nello spirito di Teatri di Confine: un lavoro di evocazione basato sull’esperienza umana.

www.diffraction.it

 Diffraction#1 In paradise artists can fly.

IN PROGRAMMAZIONE

 Teatro Sant’Andrea – Pisa

mercoledì 19 novembre 2014 alle 21:15

Via del Cuore  56127 PISA (PI) Tel. 050 542364

concept e composizione Gabriele Marangoni
testo Jeton Neziraj
interventi critici Anna Maria Monteverdi
direttore Dario Garegnani
soprano Federica Napoletani
viola Susanna Tognella
fisarmonica Ylenia Volpe
percussioni Komugi Matsukawa
suono e luci Dargo Raimondi
coordinazione Lenditi Idrizi
produzione Qendra Multimedia, Prishtina

con il supporto di 

Ambasciata Italiana in Kosovo, Armunia e Fondazione Toscana Spettacolo

Sito internet http://www.teatrosantandrea.it/
Email: info@sacchidisabbia.com

 

Gabriele Marangoni ha ottenuto il Master in Advanced Studies in Contemporary Music Performance and Interpretation per la guida del Maestro Sergio Scappini presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Diplomato in fisarmonica al Conservatorio G.Verdi di Milano dove affronta anche gli studi di composizione. All’Università degli Studi di Torino ha conseguito la laurea in Scienze e Tecnologie dell’Arte. Dal 2004 è compositore e strumentista di Markus Zohner Theater Compagnie.. Realizza e esegue le musiche delle produzioni “Hans Christian Andersen”, “KOSOVO:BLOOD:THEATRE:PROJECT, The Last Supper”, “Giulietta&Romeo&Juliet”, “DIOfemmina”. Ha registrato in prima assoluta presso gli studi Rai l’opera Mise in Abime di Yuval Avital. Per la Radio della Svizzera Italiana ha inciso le musiche del radiodramma Radio 2 di Samuel Beckett. Nel 2010 scrive il testo Della morte,della follia. per la produzione di 7 performance testuali seriali con musiche di K.Stockhausen.

 Jeton Neziraj (Priština,1977) è autore di oltre 15 testi teatrali, tra cui Aeneas woundedThe last Supper,Yue Madeline yue, The Demolition of the Eiffel Tower, Peer Gynt in Kosovo, War in Time of Love, One flew over the Kosovo theatre rappresentate a Vienna, Parigi, New York e Londra, oltre che in Kosovo, Albania, Croazia, Serbia, Macedonia. Liza is sleeping ha vinto nel 2007 il premio come miglior testo albanese. Di Patriotic Hypermarket. A post-dramatic dialogue between Belgrade and Priština (2010) è co-autore con Milena Bogvac. Unico autore del Kosovo ad essere rappresentato a Belgrado, dirige la compagnia Qendra Multimedia. Per le tematiche dei suoi testi, i suoi spettacoli sono stati censurati in Serbia e in Cina. Fa parte del network europeo di drammaturgia EURODRAM. I suoi testi sono stati tradotti nell’antologia inglese Six Plays; in Italia Anna Monteverdi ha curato l’edizione de La distruzione della Torre Eiffel (traduzione di MOnica Genesin e Giancarla Carboni9