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Intervallo! L’opera video di Rakele Tombini e Francesco Elelino 
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# INTERVALLI – Rakele Tombini e Francesco Elelino

Al POMEZIA LIGHT FESTIVAL i loro intervallo  dal gusto “vintage” segnalava l’avvicendamento degli artisti sul palco del live set FUN at BEACH

Quello che questa opera vuole trasmettere e l’immagine di un luogo inteso come “coscienza”, omologata attraverso l’utilizzo dei media. Videoproiezioni che hanno come oggetto informazioni televisive e che, tramite immagini digitalmente modificate e glitch art, trasmetteranno l’idea di video come scarto.

 

Una città inondata di luci! Successo per la seconda edizione del Pomezia Light Festival.
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Dopo la prima sfavillante edizione del Pomezia light Festival organizzata lo scorso anno da Opificio in collaborazione con il Comune (ventimila presenze in tre giorni, 14 opere e 30 artisti coinvolti, e 4 masterclass con esperti), che ha riunito giovani artisti, organizzatori, progettisti per lavorare insieme a un’idea nuova di città su cui puntare anche per sviluppare una diversa economia del territorio, quest’anno il Festival (che aveva anche un significativo titolo: Smart city) ha ripetuto se non addirittura aumentato, il numero di spettatori e il consenso generale all’evento artistico. Prova della riuscita dell’evento è anche l’attenzione di tantissimi giornali e media sull’evento.

Pomezia Light Festival si colloca così tra i primissimi festival di luci italiani e sale sul podio principale per la qualità dei progetti artistici selezionati e per la comunicazione dell’evento. Opificio ha voluto estendere anche ai ragazzi delle scuole superiori la possibilità di fare esperienza di cinema, video e fotografia coinvolgendoli a documentare le tre giornate di Festival e dedicando loro giornate di studio con esperti del settore. I risultati si vedono sui social: le immagini del festival fanno capolino ovunque, sparse tra instagram e twitter. Nella serata di apertura del venerdì 21 settembre e nella sera di sabato e domenica, un mare di persone ha letteralmente invaso Pomezia: le luci si sono accese alle 21.30 con il videomapping sulla Torre scandito da un ricordo dell’incendio storico dell’edificio e da grafiche 2D e 3D davvero di impatto.

Intorno, ai primi piani nel Palazzo comunale adiacente la Torre Civica, piccole storie determinavano una drammaturgia fatta di luci e corpi: dalle finestre si mostravano ritmicamente figure strane, sottolineate da geometrie di luci, che si muovevano in una sintesi visiva magnifica con la regia di Roberto Renna. Erano dentro un quadro di colori, erano pitture in movimento, quasi istantanee, sogni, visioni, come in uno di quei magnifici affreschi teatrali di Bob Wilson. Teatro, luci e suoni aprono così il Festival che si snodava in vari percorsi. 15 “stazioni” ospitavano installazioni video, quadri luminosi, opere create col neon, piccole azioni interattive di luci, proiezioni sul viale alberato. 

All’interno della Torre civica di Piazza Indipendenza erano ospitate alcune installazioni di light art, di glitch art, sculture digitali: percorrendo le strette scale ci si trovava dentro l’architettura più famosa di Pomezia, simbolo della città, l’ultima “città nuova” fascista nata alla fine degli anni Trenta e che è stata proprio oggetto di una conferenza in programma a cura di Daniela De Angelis. Altre conferenze hanno approfondito il tema dei linguaggi artistici: la televisione (con Roberto Renna), il suono (con Stefano Lentini), il walkabout (con Carlo Infante), il teatro (con A. Monteverdi).

Queste le opere: Art&Neon di Marco di Napoli; Trittico di Fabrizio Sorrentino; New folder di controllo remoto, L’evocazione di Carlo Flenghi, Space dislocation di Nerd Team, 1+1=III di Crono, Futuro antico di Controllo remoto (Murales), Fallen chandelier di Tilman Kuntzel, Scatola del vento di FanniDada (installazione video itinerante) PKK di Hack Lab di Terni

Poi ancora una mostra fotografica (in collaborazione con Alma Artis di Pisa) dal titolo 7 millions di Fabio Mignogna sulla violenza al femminile ospitata all’interno della libreria Odradek fino ad arrivare allo spazio aperto in Piazza San Benedetto da Norcia dove per 3 serate si alternavano alcuni gruppi per realizzare video live su un palcoscenico creato apposta con grande schermo e raccontare le inquietudini urbane e metropolitane sottolineate dal tema che univa tutti i progetti: il “collasso” dentro la “smart city”. L’arte anche quella più nuova e giovanissima si interroga su tematiche urgenti come la fragilità delle città e il loro raggiunto livello di saturazione rispetto all’industrializzazione selvaggia in atto, alla cementificazione, all’inquinamento.

Ci sono riusciti benissimo tutti gli artisti da High Files (Tommaso Rinaldi) a Sims, a Vj Alis, a Rakele Tombini e Francesco Elelino a Gabriele Marangoni. Quest’ultimo, reduce da Ars electronica di Linz ha voluto portare un progetto nuovo creato apposta per Pomezia, un live electronics dal titolo RED NOISE con video realizzati da Angela di Tommaso e gestiti live da Tommaso Rinaldi. Un progetto davvero originale, quasi destabilizzante, che crea un momento di disturbo per far riflettere sullo stato di crisi, sulla condizione di dissonanza in cui oggi viviamo le città.

https://www.facebook.com/PomeziaLF/videos/839781216146242/

Noi citiamo due installazioni che ci hanno colpito moltissimo: le Proiezioni su vapori d’acqua per l’opera Shi Shi Odoshi di Mediamash studio (Luca Mauceri / Jacopo Rachlik) in cui l’immagine sembra un effetto ottico, una specie di miraggio perché la superficie di proiezione non è qualcosa di materico ma viene creata dal vapore scaturito dall’acqua caduta da una canna di bambù o di ferro su una pentola riscaldata da una fiamma con delle pietre. Molti sono gli artisti che usano superfici di proiezione le più diverse e originali (dalle chiome degli alberi alle cascate d’acqua) e l’artista che sta sperimentando di più le proiezioni su superfici impalpabili è sicuramente LOANIE LEMERCIER; ma in questo caso l’attesa del momento in cui l’ultima goccia genera il vapore che permette all’immagine di venire letteralmente alla luce, è parte stessa dell’opera che mira a un raccoglimento interiore dello spettatore come nelle installazioni di Bill Viola.

E poi il candelabro caduto di Tilman Kuntzel che è davvero geniale nel suo corto circuito tra percezione, suono, luce. Il candelabro, delicatissimo fatto di vetri preziosi è appoggiato a terra come fosse appena caduto; dentro alcune lampadine si illuminano a intermittenza, come se stessero per terminare la loro esistenza elettrica. IN realtà sono guidate in questo ossessivo accendersi/spegnersi da una serie di starter collocati in bella mostra in una teca trasparente, manomessi per dare quest’effetto e amplificati in modo da restituire un suono che rimanda proprio al crash, alla caduta. Noi proviamo l’esperienza virtuale di una rovina, una distruzione, che non è mai accaduta, ma di cui i nostri sensi ci informano perché sono stati “ingannati”.

Tilman Kuntzel Fallen Chandelier

Pomezia light Festival ha l’ambizione di seguire il percorso tracciato dai grandi festival europei, dalla Festa di luci di Lyon a Ars electronica di Linz fino a Visualia di Pola in Croazia; un obiettivo che sta prendendo corpo grazie alla passione dei giovani progettisti di Opificio, alla loro competenza acquisita sia sui banchi universitari che sul campo, ma soprattutto al loro desiderio di vivere la loro città in un’ottica completamente nuova, facendo crescere un’idea di economia della cultura che ha un valore immenso, creando i presupposti per una rinnovata identità del luogo da far nascere intorno alla creatività digitale e alla sua formazione. Non sarebbe sorprendente vedere affiancate al Festival le industrie del cinema, le aziende del light designing e del video per creare strutture stabili per l’alta formazione professionale dei giovani. Obiettivo che renderebbe sempre più radicato e ancora  più coerente un progetto di Festival come questo su cui l’Amministrazione di Pomezia ha intelligentemente investito.

Long life to Pomezia Life Festival!

Pomezia Light Festival in collaborazione con Alma Artis Accademy – Accademia di belle arti di Pisa: Workshop audiovisual performance 21-22 settembre
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Pomezia Light Festival in collaborazione con Alma Artis Accademy – Accademia di belle arti di Pisa propone un wokshop su videomapping e audiovisual performance! Durante il corso si apprendereanno le nozioni base per la creazione di una performance audiovisiva tramite l’impego di software quali Resolume Arena, Adobe After Effect, Adobe Premiere Pro.
L’anima del Pomezia Light Festival incentra sullo studio costante di ciò che accade attorno a noi ma anche e sopratutto sulla condivisione

Al workshop partecieranno High Files, Anna Maria Monteverdi e tante altre special guest!

Giorni e Durata
Il workshop sarà dal 21 al 22 settembre 2018, ogni giorno 4 ore di incontro. Alla fine del workshop, il 23 settembre è prevista la performance nella sezione dedicata del Pomezia Light Festival.

▶︎ Posti disponibili: 5

▶︎ Scadenza Presentazione Cadidature: 10 Settembre 2018 ore 12

info: workshop@pomezialightfestival.it

Il workshop è aperto a tutti, ma abbiamo pochi posti disponibili, quindi vi chiediamo di rispondere a poche semplici domande!

Apri il link al sito

http://www.pomezialightfestival.it/plf18-workshop/

Tommaso Rinaldi, aka High Files al Pomezia Light Festival con l’installazione interattiva in videmapping MAREA
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Tommaso Rinaldi, aka High Files, visual artist, techno performer, vj, al Pomezia Light Festival ha presentato l’installazione Marea, nella fontana di Piazza San Benedetto da Norcia, non più funzionante.

Un’installazione in un luogo che ha perso la sua funzione materiale per cui nella fontana non scorre nulla ed è rimasto solo il cemento con alcune canaline dove un tempo c’era l’acqua. La materia liquida ritorna in forma di video a raccontare storie di giochi d’acqua, memoria di un elemento che è stato sottratto a uno spazio pubblico e che adesso giace silenzioso ingombrante e inutile.

L’asciutto piano inclinato viene utilizzato come un vero e proprio schermo sul quale si proiettano in mapping una serie di video a tema acquatico. L’attivazione dei video dipende da un’azione dello spettatore. Un’azione insolita, curiosa, semplice: Il meccanismo è attivato da un circuito elettrico collegato a una tastiera esterna. Chiudendo il circuito il segnale arrivava a diversi tasti che davano l’avvio dei video.

L’azione della mano dello spettatore (o meglio degli spettatori, fino a sei contemporaneamente) ognuno su una ciotola d’acqua, chiude un circuito elettrico che avvia la proiezione. L’azione combinata e casuale dei sei circuiti offe una proiezione sempre diversa.I  contenuti sono tutte riprese video in macro, di forti flussi e acque correnti. Quasi tutti i video hanno un movimento a cascata per rendere quasi verosimile la riattivazione della fontana,

Abbiamo fatto un paio di domande al giovane artista, già attivo in vari Festival, sulla sua attività e nello specifico sull’installazione per #PomeziaLightFestival

Qual è il tuo percorso artistico?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Durante gli anni dell’Accademia di Belle Arti a Torino ho iniziato a intraprendere un percorso legato alla visual art ma slegata dal consueto ambito; interessandomi principalmente l’atto performativo mi sono lanciato nel mondo del vjing e del video mapping. Avendo fatto però studi in scenografia spesso i miei video mapping vengono concepiti come sculture mappate. Questo mi ha permesso di lavorare in più ambiti, dai club ai festival di arte indipendente ad esempio Nesxt festival di TorinoIn più trovo fondamentale l’ interdisciplinarietà, così spesso collaboro con musicisti, ballerini, coreografi ed altri artisti visivi.

Per quanto riguarda la mia attività come High Files è difficile da definire… Mi occupo un po’ di tutto… Dalla realizzazione di contenuti visivi alla messa in atto live. pazio dalla realizzazione di strutture alla loro mappatura.. Installazioni… Visual e vj set.. Performance… Vado in crisi al pensiero di dovermi definire mi piace essere libero e non categorizzarmi!

Com’è nata l’idea dell’installazione Marea?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES L’idea nasce dal’intento di ridare vita ad una architettura di Pomezia che nel tempo ha perso la sua funzione originaria. Essendo lo spazio una fontana ho voluto mettere in rapporto il pubblico con l’elemento acqua direttamente e in modo da coinvolgere più sensi, Passando dal tatto per arrivare a vista e udito. Ma l’idea nasce anche e soprattutto dal concetto che gli spazi in disuso possano tornare a vivere solo se la cittadinanza abbia il reale desiderio di relazionarsi e rapportarsi attivamente con questi. L’installazione fondamentalmente vuole creare uno stimolo ad andare verso questa direzione.

Qual è il significato del gesto dello spettatore che attiva il video tramite una baccinella d’acqua e dei circuiti?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Il gesto vuole ribaltare in un certo senso il rapporto che si ha con le acque delle nostre fontane, ritenute quasi “sacre” ed intoccabili, e la cui fruizione è per lo più passiva. Tramite il contatto diretto con l’acqua e l’interattivita questa fruizione diventa esclusivamente attiva. Poi visto che non sono un tecnico ho pensato che potesse essere un metodo semplice ma comunque efficace per lo scopo che volevo ottenere, una semplice attivazione, senza dovermi inoltrare in complesse scritture di programmi, essendo quello un ambito assolutamente da me incompreso

C’è un’ispirazione anche legata al contenuto? Qualche artista di riferimento?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: In realtà l’ispirazione nasce da una specie di sogno avuto in quei leggeri dormiveglia.. sai..quando i sogni sono quasi tangibili. Sicuramente son stato influenzato da altri artisti ma non sarei in grado di individuarli. Sicuramente il periodo impressionista mi ha fornito spunti su come trattare il tema acqua nonostante la mia fosse una rielaborazione video.

Che software hai utilizzato?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Il software utilizzato è Resolume arena e un video ( quello della goccia per intenderci) è stato realizzato digitalmente in after effect mentre tutto il resto sono registrazioni da campo audio e video. La parte interattiva era controllata da una tastiera esterna interfacciata in Resolume

Ti occupi anche di videoperformance. Ci vuoi raccontare come sei approdato a questo genere live?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Le video performance nascono come naturale sviluppo di un percorso parallelo che ho seguito negli ultimi anni che è quello della performance artistiche. questo percorso è iniziato con un workshop tenuto da Francesca Arri e da lì ho iniziato a performare per lei (tra l’altro recentemente abbiamo lavorato assieme alla performance “Anomala” in cui per la prima volta il mio contributo non è più stato fisico, bensì visivo). Da qui è nata la necessità di slegarmi dalla solita condizione in cui lavoro, ossia solitamente nascosto e relegato in una regia, e aggiungere all’apparato visivo anche la mia presenza e mostrare il processo creativo live al pubblico per renderlo più partecipe anche attivamente.

Questa è la foto della performance realizzata per nesxt festival. la performance consisteva nella realizzazione di video di oggetti a mia disposizione raccolti da me nel tempo, e poi nel convertirli, e modificarli live. Questo comportava un notevole carico sulle prestazioni del mio computer che generava anomalie di frame rate. Fondamentale è stata l collaborazione del pubblico per la realizzazione dei contenuti

Hai realizzato anche dei graffiti videomapping, un format molto “indie”

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Il graffito è un lavoro di videomapping live per l’organizzazione di eventi musicali Genau di Torino. Il dipinto che è stato realizzato realizzato da Btoy è stato rielaborato prima in formato video (realizzazione di una cinquantina di loop) tramite azioni di motion graphic e uso di fotografie per rendere il videomapping iperrealistico, poi gestito live per le 7 ore di concerto.

L’ospite della serata era Rebekah, una famosissima dj berlinese. e in realtà questo è un lavoro che nasce per puro divertimento, ho sempre pensato frequentando il Bunker, locale dove si è svolta la serata, che fosse una superficie perfetta per un videomapping, e collaborando spesso con Genau abbiamo approfittato dell’occasione per fare qualcosa di nuovo e a cui il pubblico non fosse abituato.

 https://www.facebook.com/ProjectionMappingCentral/videos/727087180827675/

Ti sei occupato anche di teatro o danza?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Sempre tramite genau sono entrato in contatto con un corpo di danza, le Ephimera con cui stiamo realizzando spettacoli di visual danza

Invece “Incubus, è una installazione video realizzata durante la residenza artistica “Una Diversa Geografia” in collaborazione con Globster, artista che lavora con il suono. questo è un estratto perchè i video venivano gestiti ed elaborati, dopo essere stati preparati in precedenza, totalmente a caso, dal software, sempre Resolume.

 

Tommaso Rinaldi
HIGH FILES
https://www.instagram.com/highfilesvisuals/
https://www.facebook.com/highfilesvisuals/09oo

 

Un Festival da “sold out”: Pomezia Light Festival, ovvero quando a vincere sono le idee
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Eccoci finalmente a tirare le somme di un Festival decisamente importante per il panorama italiano e di cui sentiremo sempre più parlare. Una prima edizione davvero coi fuochi d’artificio, considerato che si è trattato di uno dei primi eventi del suo genere nella regione Lazio.

Parliamo del POMEZIA LIGHT FESTIVAL (9-10-11 giugno 2017).

Nato con l’ambizione di farsi largo tra i grandi festival europei di luci (Lione e Pola), il Pomezia Light Festival come prometteva il sottotitolo (realtà aumentata e habitat urbano) ha sommato nel suo ricco programma, molto di più di quello che si vede normalmente nei festival internazionali: la selezione dei giovani artisti tecnologici, tra videoart e light art; la vetrina delle nuove tecnologie, l’evento in videomapping che mostra in nuova luce l’architettura centrale della cittadina, la Torre civica; gli eventi di formazione, gli approfondimenti, i momenti di gioco per bambini, i laboratori creativi.

Non poteva mancare il Walkabout condotto da Carlo Infante (Urban Experience) e  Anna Marotta (Cantierealtà) con il percorso alla scoperta dell’ambiente urbano.

Una formula che il pubblico ha apprezzato, riempiendo all’inverosimile la piazza e facendo lunghe file per vedere le installazioni e tornarci anche due o tre volte.

Completamente organizzato dall’Associazione Culturale Opificio, composta in parte da ex studenti dell’ISS Roberto Rossellini e dal Prof. Roberto Renna e dalla Professoressa Daniela Venanzangeli, l’evento ha modificato, dal 9 all’11 giugno, il volto della città alle porte di Roma.

Il coinvolgimento di scuole, associazioni, gruppi di artisti e di studiosi, ha reso il Festival particolarmente vivace e partecipato, secondo un’idea condivisibile, di territorio come “campo di forze”, un insieme di idee, progetti e modalità creative che possono spargersi intorno come in un arcipelago  ma dove è necessario orientarsi con una mappa. Una mappa non solo portatrice di dati ma anche di segni: una mappa poetica che chiede di essere interpretata.

Ma oltre a questo, l’eccellente direzione artistica di Roberto Renna (una vita nella produzione filmica e teatrale, oggi dedito con grande passione alla formazione dei giovani) e del suo staff Opificio (segnaliamo l’ottimo Emanuele Polani), ha siglato con un marchio di grande originalità il Festival, grazie  a uno studiato e attento percorso nelle vie cittadine scandito da luci e video, dove lo scorcio quotidiano persino banale diventava prezioso, insolito e familiare al tempo stesso: e così gli artisti hanno giocato con gli oggetti “trovati” della città, chiedendo la prossimità, l’avvicinamento quasi  intimo dello spettatore all’opera.

Si è valorizzato col Festival, un nuovo paesaggio, in un’alchimia di forme, colori e luci che ha tracciato traiettorie sensoriali inusuali ed emozionali. Nell’allestimento effimero ma significativo di una scena urbana, sono diventati palcoscenici naturali gli spazi residuali della città estesa e i segni marcati di una deindustrializzazione in corso.

Una festa fatta di fontane danzanti, di glitch art, di light painting, di installazioni interattive, di alberi che si illuminavano con led, di graffiti digitali, di video live e spettacoli; un festival che ha emozionato per le proiezioni sull’acqua, per la maestria inaspettata di giovanissimi artisti, per la ricchezza tematica dei percorsi.

Il Guerrilla Lighting è stato poi, un altro momento particolarmente atteso: un evento effimero che si proponeva di illuminare edifici particolari mostrandoli sotto una diversa prospettiva a cura degli studenti delle scuole I.I.S. “Via Copernico”, Liceo Blaise Pascal, IIS Largo Brodolini,

La bravura di chi ha organizzato il Festival sta proprio nel senso etimologico del verbo comporre: saper disporre insieme cose diverse.

(to be continued)