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Mar. Ott 21st, 2025

FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI, Rimini Protokoll “Ceci n’est pas une ambassade (Made in Taiwan”, 25-26 ottobre Teatro Astra
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Si deve inaugurare a Torino un’ambasciata di Taiwan, uno dei membri fondatori delle Nazioni Unite. Ci sono un anzia­no diplomatico, una vibrafonista, un’attivista digitale. Dietro l’ironia il problema vero dell’imperialismo cinese, le mire su Taiwan.

prima – v.o. sott. it – presentato con Piemonte dal Vivo

Durante una residenza artistica a Taipei, Stefan Kaegi ha incontrato numerosi artisti, industriali e diplomatici per dipingere un ritratto di Taiwan, una terra unica che ha gradualmente perso quasi tutta la sua rappresentanza diplomatica ufficiale. Attraverso le storie di un attivista digitale, di un ex diplomatico e di una musicista ed ereditiera di un’azienda di bubble tea, vengono raccontati punti di vista distinti sulla situazione di Taiwan attraverso modelli, simulazioni e proiezioni video. Insieme aprono un’ambasciata nella Repubblica di Cina (Taiwan) per tutta la durata della performance, protetti dalla libertà dell’arte. La finzione teatrale si intreccia con una storia culturale e politica dell’Asia poco conosciuta, che rispecchia le democrazie europee.

Cosa succederebbe se il teatro organizzasse la rappresentazione temporanea e nomade di questo territorio che, pur non potendo esistere ufficialmente come nazione, sarebbe comunque presente sul palco a ogni rappresentazione? Stefan Kaegi

L’isola di Taiwan è regolarmente colpita da terremoti ed eruzioni vulcaniche. Fa infatti parte dell’Anello di Fuoco del Pacifico, una zona sismicamente particolarmente attiva ai margini del Pacifico. Non lontano da Taipei, la placca del Mar delle Filippine si muove verso nord-ovest in media di 7 cm all’anno contro la placca euroasiatica, su cui poggia anche la Cina continentale. Questa descrizione geologica sembra la metafora di una situazione politica segnata da attriti tra grandi blocchi di potere e regolari eruzioni. Una situazione precaria, ma anche uno status quo con cui la maggioranza della popolazione si sente a suo agio.

https://youtube.com/watch?v=3VYy_NM8AUY%3Fsi%3DluOm43ukZy4Y90ZU

Nel 1945 Taiwan divenne membro effettivo delle Nazioni Unite e persino membro a pieno titolo del Consiglio di Sicurezza come “Repubblica di Cina”. Ma nel 1971 Nixon ristabilì relazioni armoniose tra Stati Uniti e Cina continentale, e Taiwan dovette lasciare l’ONU. Da allora, Taiwan ha lottato per il suo riconoscimento diplomatico. Taiwan è esclusa da organizzazioni internazionali come l’OMS o l’UNESCO; solo quattordici delle sue missioni diplomatiche hanno lo status di ambasciata; gli atleti taiwanesi corrono sotto la bandiera di “Taipei cinese”. Non solo dopo la guerra in Ucraina, la Cina ha ripetutamente chiarito sulla scena internazionale che, a suo avviso, Taiwan non è un paese indipendente e non dovrebbe in nessun caso essere considerato tale, né tantomeno rappresentato come tale su una mappa. Sebbene Taiwan abbia molti amici e partner commerciali internazionali, nessuno può permettersi di inimicarsi la Cina, la seconda economia mondiale. Pertanto, Taiwan è solo la parte più visibile di un dilemma globale.

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Il “Sunflower Movement” è stata una protesta studentesca nella primavera del 2014 a Taiwan contro un controverso accordo che avrebbe permesso alla Cina, tra le altre cose, di assumere parzialmente il controllo della libera stampa a Taiwan. Un’intera generazione è stata politicizzata. Sono state sviluppate nuove forme di democrazia partecipativa e trasparenza digitale. Il movimento ha ottenuto un sostegno a livello nazionale, per poi concludersi dopo le concessioni fatte dal governo filo-cinese, che lo hanno portato a perdere la maggioranza alle successive elezioni. La ricerca di nuove forme di partecipazione e trasparenza è continuata, rendendo Taiwan una delle democrazie più avanzate in Asia, un esempio del fatto che “anche i cinesi possono fare democrazia”, ​​come ha recentemente affermato un esperto di semiconduttori. Parallelamente, Taiwan ha sviluppato nuove forme di politica estera che le consentono di costruire relazioni internazionali al di fuori dei radar della diplomazia ufficiale.

They’re going to open in Turin an embassy of Taiwan, one of the state-founder members of the United Nations. There are an old diplomat, a vibraphonist and a digital activist. Behind the irony, the actual problem of Chinese imperialism and its expansionistic design on Taiwan.

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