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L’Accademia Alma Artis di Pisa partecipa alla seconda edizione del Pomezia Light Festival (20-23 settembre).
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Alma Artis inizia da quest’anno la collaborazione con uno dei più dinamici Festival di tecnologie, il Pomezia Light Festival che si terrà dal 20 al 23 settembre, organizzato da Opificio in collaborazione con il Comune di Pomezia.

Si tratta di un Festival fortemente legato al suo territorio che punta sulla necessità di riappropriarsi della relazione con lo spazio cittadino.

Tema di questa edizione è la Smart City, ovvero la città intelligente e ideale che già gli intellettuali e architetti del Rinascimento immaginavano.

27 artisti di cui 8 internazionali, oltre 15 interventi artistici, 1 chilometro e mezzo di percorso per oltre 1000 metri quadrati di luce, una sezione dedicata agli artisti under 35.

La collaborazione con questo giovane Festival ricco di eventi è stata definita sia nella presenza di alcuni docenti (Anna Monteverdi, Tommaso Rinaldi), che di artisti che collaborano con l’Accademia (Angela di Tomaso) ed ex studenti (Fabio Mignogna), sia nel suggerire tematiche della manifestazione che daranno vita a eventi video live.

Le nuove forme di visualitàscrive il direttore della Alma Artis Dott. Dario Matteonistanno progressivamente trasformando il paesaggio della città contemporanea in sistemi di reti e di informazioni dove tutto è connesso e dove, almeno nel prossimo futuro, ciascuno degli abitanti potrà condividere qualsiasi oggetto/messaggio.

Nella città del futuro progettare un oggetto visivo, definito nella diversità di linguaggi che oggi mette a disposizione la tecnologia digitale, significa creare un veicolo di interazione, di scambio e di condivisione esteso nella sua effettualità a molteplici contesti della smart city, concetto di città ormai condiviso da un’ampia fascia di soggetti intellettuali , progettisti, politici e non ultimi artisti. Occorre dire che da tempo è emersa la necessità di sottoporre a verifica tale concetto nella prospettiva della“partecipazione intelligente e consapevole” piuttosto che nella mera assunzione di universo tecnologico totalizzante e portatore di nuove economie.

D’altra parte dobbiamo considerare che, nella smart city,alla materialità dei luoghi storicamente sedimentati si sovrappone o meglio si intreccia la immaterialità di nuovi spazi che definiscono nuovi protocolli di comportamento ma anche di visione e di percezione da parte dei cittadini. Da tali premesse e dalla convinzione delle necessità di formare figure professionali non più riconducibili alla categoria tradizionale dell’artista ma specialisti chiamati a interagire con un nuovo universo tecnologico e scientifico, consapevoli delle conseguenze culturali e sociali del loro agire in quanto progettisti multimediali nasce la collaborazione tra il Pomezia Light Festival e l’Accademia di Belle Arti, Alma Artis, di Pisa.

Programma

Pomezia Light Festival feat. Alma Artis

Dal 20 settembre ore 17 si inaugura la mostra di Fabio Mignogna 7 million alla libreria Odradek via Roma 49, Pomezia

21 settembre ore 11 Biblioteca Anna Monteverdi (Alma Artis), incontro su Alfabeti urbani. Per-formare la città

Da agorà a “networked public place”. Partecipazione, gioco, spettacolo, interattività: uno sguardo alle connecting cities e alle pratiche di Urban Media Art

22 settembre live media set con Gabriele Marangoni (sound) e Angela di Tomaso (video) Red noise

In collaborazione con Alma Artis Academy il musicista Gabriele Marangoni, docente al Conservatorio di Cagliari, partecipa con il progetto selezionato e presentato al BIG CONCERT NIGHT di Ars electronica di Linz 2018. Il suono acustico si fonde con quello elettronico, suoni lineari e onde di noise, mai uguale; un live-set ogni volta unico e ogni volta ispirato ed influenzato dal contesto, dalla realtà, dalle immaginazioni. I video saranno creati live da Angela di Tomaso aka A Di Ti, artista italiana “emigrata a Londra”, che nei suoi lavori ama mixare vari elementi tecnologici in una continua ricerca dell’abbattimento dei limiti estetici nell’opera d’arte digitale. La vedremo anche sul palco di Fun At The Beach con varie performance techno live.

Tommaso Rinaldi aka HIGH FILES presente al Pomezia light Festival dalla prima edizione e da quest’anno docente di Drammaturgia multimediale e Applicazioni digitali per l’arte alla Alma Artis propone FLANEUR – INSECTS ARE SMARTER THAN US Tommaso Rinaldi, aka High Files, lavora come visual artist e stage designer con le più importanti organizzazioni di eventi musicali a Torino ed Alessandria, legato alla scena Techno i suoi lavori si ampliano a collaborazioni di ogni genere.

Stay tuned!

#Pomezialightfestival18

#Pomezialightartists

#AlmaArtishttps://www.almaartis.it/

Ether’ò stupefacente installazione video di Diego Labonia in collab.con Simone Palma al #PomeziaLightFestival
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Non me ne vogliano gli altri artisti ma l’installazione di Ether’ò è quello che più mi è rimasta impressa di tutto il Festival di Pomezia. Ho sperimentato un incantato stupore a guardarla, che ho condiviso con bambini, giovani e anziani tutti raccolti intorno alla fontana circolare di Piazza Indipendenza diventata per l’occasione, come dice la scheda “pozzo metafisico” ma come dico io, anche un po’ “golfo mistico”.

Immagini che salivano a galla come ectoplasmi, volti, oggetti, ombre che camminavano sull’acqua, davvero impressionate e magico.

L’acqua diventa schermo dove quasi ci specchiamo, in un rituale collettivo, in stato sonnambolico, dove le immagini proiettate in questo strano liquido bianco lattiginoso, appaiono e scompaiono, si distorcono, assumono una forma a noi estranea e diventano enigma magmatico.

Sembra di guardare un film surrealista, un fotogramma tratto da Cocteau, da Maya Deren.

In effetti, qua lo stupore che la tecnologia dovrebbe regalarci come emozione, tra le tante altre cose, ci connette con il nostro intimo, con gli archetipi che abitano il nostro mondo interiore, e con l’eterno bambino che vuole giocare con le macchie, con le nuvole, con le pozzanghere; che vuole sorprendersi, sognare ad occhi aperti e anche lasciarsi ingannare da quel mondo inanimato di oggetti incomprensibili. Una percezione falsata da quell’acqua che sembra quel pozzo dove da piccoli rispecchiandoci, affogati da mille fantasie, abbiamo creato storie assurde. 

In epoca di immagine altamente definita, di perfezione algida foto-cine-videografica, lo spaesamento dovuto all’incertezza delle forme, dei contorni, della luce di questa davvero impressionante installazione, ci riporta a uno straneamento inconsueto che ci connette con l’immaginazione più profonda che alberga in noi.

Mi vengono in mente le parole di Stan Brakhage da Metaphors on visions:

“Fate entrare le cosiddette allucinazioni nel dominio della percezione..accettate le visioni di sogno, sogni notturni e a occhi aperti, come se fossero avvenimenti reali, facendo anche in modo che le astrazioni, in così dinamico movimento quando si premono le palpebre, siano veramente percepite. Rendetevi conto che non siete influenzati solo da fenomeni visuali sui quali siete focalizzati e cercate di sondare le profondità di tutto ciò che condiziona la vista”.

Effettivamente Brakhage, il grande genio del cinema sperimentale americano, che immaginava un rifiuto totale di regole di ordine visuale precostituite, avrebbe apprezzato questo lavoro.

Lo studio dell’opera è stata presentata al Villaggio Globale in dicembre 2016, ed è stata ideata da Diego Labonia in collaborazione con Simone Palma. Entrambi appartengono al festival di Light Art di Roma “RGB Light Experience”.

Diego Labonia, in arte Dielab, cresce nell’era analogica tra transistor, cavi e musicassette, nutrendo un istinto digitale dal VIC20 in poi. La commistione di queste due tecniche, analogico e digitale, si connota di una forte spinta verso il topic della luce nelle sue forme installative. Dopo aver fondato LUCI OMBRE inizia a realizzare progetti di illuminazione urbana tra cui Radiolaser. L’esperienza nel settore continua con la direzione artistica del primo festival di light art a Roma, RGB Light Experience – Roma Glocal Brightness, in occasione del quale realizza l’installazione luminosa Specchio Riflesso.

Simone Palma concentra la sua ricerca nella realizzazione di scenografie digitali per il teatro e nell’esplorare il dialogo tra uomo e macchina nel contesto di una performance. Tra le videoproiezioni teatrali ricordiamo quelle per The Coast Of Utopia, Valse de Meduse, Citizen X e Phantasmagorica di TehoTeardo/MP5. Dal 2015 collabora con RGB Light Experience – Rome Glocal Brightness per il quale realizza il videomapping Stream of Life. Parallelamente all’attività artistica, si occupa di servizi di visualizzazione e animazione tridimensionale per diversi studi di architettura romani e di produzioni video indipendenti.

Intervista a GISELLA GELLINI studiosa di LIGHT ART, per il POMEZIA LIGHT FESTIVAL
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La prof.ssa Gisella Gellini è una delle maggiori conoscitrici di light art e ha contribuito a fondare le basi per la storia dell’arte della luce.
Dal 2009, con la collaborazione della giornalista Clara Lovisetti, cura la pubblicazione annuale del libro “Light Art in Italy, temporary installations” per Maggioli Editore: una raccolta delle più importanti installazioni temporanee di Light Art in Italia tenute nell’arco di un anno. In un’intervista del 2009 Gellini già parlava diffusamente della necessità di un archivio storico specialistico sull’arte della luce per trasmetterne la memoria alle nuove generazioni.

Intervista a cura dello staff del Festival

Tommaso Rinaldi, aka High Files al Pomezia Light Festival con l’installazione interattiva in videmapping MAREA
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Tommaso Rinaldi, aka High Files, visual artist, techno performer, vj, al Pomezia Light Festival ha presentato l’installazione Marea, nella fontana di Piazza San Benedetto da Norcia, non più funzionante.

Un’installazione in un luogo che ha perso la sua funzione materiale per cui nella fontana non scorre nulla ed è rimasto solo il cemento con alcune canaline dove un tempo c’era l’acqua. La materia liquida ritorna in forma di video a raccontare storie di giochi d’acqua, memoria di un elemento che è stato sottratto a uno spazio pubblico e che adesso giace silenzioso ingombrante e inutile.

L’asciutto piano inclinato viene utilizzato come un vero e proprio schermo sul quale si proiettano in mapping una serie di video a tema acquatico. L’attivazione dei video dipende da un’azione dello spettatore. Un’azione insolita, curiosa, semplice: Il meccanismo è attivato da un circuito elettrico collegato a una tastiera esterna. Chiudendo il circuito il segnale arrivava a diversi tasti che davano l’avvio dei video.

L’azione della mano dello spettatore (o meglio degli spettatori, fino a sei contemporaneamente) ognuno su una ciotola d’acqua, chiude un circuito elettrico che avvia la proiezione. L’azione combinata e casuale dei sei circuiti offe una proiezione sempre diversa.I  contenuti sono tutte riprese video in macro, di forti flussi e acque correnti. Quasi tutti i video hanno un movimento a cascata per rendere quasi verosimile la riattivazione della fontana,

Abbiamo fatto un paio di domande al giovane artista, già attivo in vari Festival, sulla sua attività e nello specifico sull’installazione per #PomeziaLightFestival

Qual è il tuo percorso artistico?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Durante gli anni dell’Accademia di Belle Arti a Torino ho iniziato a intraprendere un percorso legato alla visual art ma slegata dal consueto ambito; interessandomi principalmente l’atto performativo mi sono lanciato nel mondo del vjing e del video mapping. Avendo fatto però studi in scenografia spesso i miei video mapping vengono concepiti come sculture mappate. Questo mi ha permesso di lavorare in più ambiti, dai club ai festival di arte indipendente ad esempio Nesxt festival di TorinoIn più trovo fondamentale l’ interdisciplinarietà, così spesso collaboro con musicisti, ballerini, coreografi ed altri artisti visivi.

Per quanto riguarda la mia attività come High Files è difficile da definire… Mi occupo un po’ di tutto… Dalla realizzazione di contenuti visivi alla messa in atto live. pazio dalla realizzazione di strutture alla loro mappatura.. Installazioni… Visual e vj set.. Performance… Vado in crisi al pensiero di dovermi definire mi piace essere libero e non categorizzarmi!

Com’è nata l’idea dell’installazione Marea?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES L’idea nasce dal’intento di ridare vita ad una architettura di Pomezia che nel tempo ha perso la sua funzione originaria. Essendo lo spazio una fontana ho voluto mettere in rapporto il pubblico con l’elemento acqua direttamente e in modo da coinvolgere più sensi, Passando dal tatto per arrivare a vista e udito. Ma l’idea nasce anche e soprattutto dal concetto che gli spazi in disuso possano tornare a vivere solo se la cittadinanza abbia il reale desiderio di relazionarsi e rapportarsi attivamente con questi. L’installazione fondamentalmente vuole creare uno stimolo ad andare verso questa direzione.

Qual è il significato del gesto dello spettatore che attiva il video tramite una baccinella d’acqua e dei circuiti?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Il gesto vuole ribaltare in un certo senso il rapporto che si ha con le acque delle nostre fontane, ritenute quasi “sacre” ed intoccabili, e la cui fruizione è per lo più passiva. Tramite il contatto diretto con l’acqua e l’interattivita questa fruizione diventa esclusivamente attiva. Poi visto che non sono un tecnico ho pensato che potesse essere un metodo semplice ma comunque efficace per lo scopo che volevo ottenere, una semplice attivazione, senza dovermi inoltrare in complesse scritture di programmi, essendo quello un ambito assolutamente da me incompreso

C’è un’ispirazione anche legata al contenuto? Qualche artista di riferimento?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: In realtà l’ispirazione nasce da una specie di sogno avuto in quei leggeri dormiveglia.. sai..quando i sogni sono quasi tangibili. Sicuramente son stato influenzato da altri artisti ma non sarei in grado di individuarli. Sicuramente il periodo impressionista mi ha fornito spunti su come trattare il tema acqua nonostante la mia fosse una rielaborazione video.

Che software hai utilizzato?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Il software utilizzato è Resolume arena e un video ( quello della goccia per intenderci) è stato realizzato digitalmente in after effect mentre tutto il resto sono registrazioni da campo audio e video. La parte interattiva era controllata da una tastiera esterna interfacciata in Resolume

Ti occupi anche di videoperformance. Ci vuoi raccontare come sei approdato a questo genere live?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Le video performance nascono come naturale sviluppo di un percorso parallelo che ho seguito negli ultimi anni che è quello della performance artistiche. questo percorso è iniziato con un workshop tenuto da Francesca Arri e da lì ho iniziato a performare per lei (tra l’altro recentemente abbiamo lavorato assieme alla performance “Anomala” in cui per la prima volta il mio contributo non è più stato fisico, bensì visivo). Da qui è nata la necessità di slegarmi dalla solita condizione in cui lavoro, ossia solitamente nascosto e relegato in una regia, e aggiungere all’apparato visivo anche la mia presenza e mostrare il processo creativo live al pubblico per renderlo più partecipe anche attivamente.

Questa è la foto della performance realizzata per nesxt festival. la performance consisteva nella realizzazione di video di oggetti a mia disposizione raccolti da me nel tempo, e poi nel convertirli, e modificarli live. Questo comportava un notevole carico sulle prestazioni del mio computer che generava anomalie di frame rate. Fondamentale è stata l collaborazione del pubblico per la realizzazione dei contenuti

Hai realizzato anche dei graffiti videomapping, un format molto “indie”

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES Il graffito è un lavoro di videomapping live per l’organizzazione di eventi musicali Genau di Torino. Il dipinto che è stato realizzato realizzato da Btoy è stato rielaborato prima in formato video (realizzazione di una cinquantina di loop) tramite azioni di motion graphic e uso di fotografie per rendere il videomapping iperrealistico, poi gestito live per le 7 ore di concerto.

L’ospite della serata era Rebekah, una famosissima dj berlinese. e in realtà questo è un lavoro che nasce per puro divertimento, ho sempre pensato frequentando il Bunker, locale dove si è svolta la serata, che fosse una superficie perfetta per un videomapping, e collaborando spesso con Genau abbiamo approfittato dell’occasione per fare qualcosa di nuovo e a cui il pubblico non fosse abituato.

 https://www.facebook.com/ProjectionMappingCentral/videos/727087180827675/

Ti sei occupato anche di teatro o danza?

TOMMASO RINALDI/HIGHFILES: Sempre tramite genau sono entrato in contatto con un corpo di danza, le Ephimera con cui stiamo realizzando spettacoli di visual danza

Invece “Incubus, è una installazione video realizzata durante la residenza artistica “Una Diversa Geografia” in collaborazione con Globster, artista che lavora con il suono. questo è un estratto perchè i video venivano gestiti ed elaborati, dopo essere stati preparati in precedenza, totalmente a caso, dal software, sempre Resolume.

 

Tommaso Rinaldi
HIGH FILES
https://www.instagram.com/highfilesvisuals/
https://www.facebook.com/highfilesvisuals/09oo

 

Un Festival da “sold out”: Pomezia Light Festival, ovvero quando a vincere sono le idee
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Eccoci finalmente a tirare le somme di un Festival decisamente importante per il panorama italiano e di cui sentiremo sempre più parlare. Una prima edizione davvero coi fuochi d’artificio, considerato che si è trattato di uno dei primi eventi del suo genere nella regione Lazio.

Parliamo del POMEZIA LIGHT FESTIVAL (9-10-11 giugno 2017).

Nato con l’ambizione di farsi largo tra i grandi festival europei di luci (Lione e Pola), il Pomezia Light Festival come prometteva il sottotitolo (realtà aumentata e habitat urbano) ha sommato nel suo ricco programma, molto di più di quello che si vede normalmente nei festival internazionali: la selezione dei giovani artisti tecnologici, tra videoart e light art; la vetrina delle nuove tecnologie, l’evento in videomapping che mostra in nuova luce l’architettura centrale della cittadina, la Torre civica; gli eventi di formazione, gli approfondimenti, i momenti di gioco per bambini, i laboratori creativi.

Non poteva mancare il Walkabout condotto da Carlo Infante (Urban Experience) e  Anna Marotta (Cantierealtà) con il percorso alla scoperta dell’ambiente urbano.

Una formula che il pubblico ha apprezzato, riempiendo all’inverosimile la piazza e facendo lunghe file per vedere le installazioni e tornarci anche due o tre volte.

Completamente organizzato dall’Associazione Culturale Opificio, composta in parte da ex studenti dell’ISS Roberto Rossellini e dal Prof. Roberto Renna e dalla Professoressa Daniela Venanzangeli, l’evento ha modificato, dal 9 all’11 giugno, il volto della città alle porte di Roma.

Il coinvolgimento di scuole, associazioni, gruppi di artisti e di studiosi, ha reso il Festival particolarmente vivace e partecipato, secondo un’idea condivisibile, di territorio come “campo di forze”, un insieme di idee, progetti e modalità creative che possono spargersi intorno come in un arcipelago  ma dove è necessario orientarsi con una mappa. Una mappa non solo portatrice di dati ma anche di segni: una mappa poetica che chiede di essere interpretata.

Ma oltre a questo, l’eccellente direzione artistica di Roberto Renna (una vita nella produzione filmica e teatrale, oggi dedito con grande passione alla formazione dei giovani) e del suo staff Opificio (segnaliamo l’ottimo Emanuele Polani), ha siglato con un marchio di grande originalità il Festival, grazie  a uno studiato e attento percorso nelle vie cittadine scandito da luci e video, dove lo scorcio quotidiano persino banale diventava prezioso, insolito e familiare al tempo stesso: e così gli artisti hanno giocato con gli oggetti “trovati” della città, chiedendo la prossimità, l’avvicinamento quasi  intimo dello spettatore all’opera.

Si è valorizzato col Festival, un nuovo paesaggio, in un’alchimia di forme, colori e luci che ha tracciato traiettorie sensoriali inusuali ed emozionali. Nell’allestimento effimero ma significativo di una scena urbana, sono diventati palcoscenici naturali gli spazi residuali della città estesa e i segni marcati di una deindustrializzazione in corso.

Una festa fatta di fontane danzanti, di glitch art, di light painting, di installazioni interattive, di alberi che si illuminavano con led, di graffiti digitali, di video live e spettacoli; un festival che ha emozionato per le proiezioni sull’acqua, per la maestria inaspettata di giovanissimi artisti, per la ricchezza tematica dei percorsi.

Il Guerrilla Lighting è stato poi, un altro momento particolarmente atteso: un evento effimero che si proponeva di illuminare edifici particolari mostrandoli sotto una diversa prospettiva a cura degli studenti delle scuole I.I.S. “Via Copernico”, Liceo Blaise Pascal, IIS Largo Brodolini,

La bravura di chi ha organizzato il Festival sta proprio nel senso etimologico del verbo comporre: saper disporre insieme cose diverse.

(to be continued)