Julian Beck nasceva a New York City il 31 maggio 1925.
Quest’anno ricorrrono i 100 anni di questa figura così gigantesta del teatro e della cultura mondiale, e davvero poche sono le manifestazioni che lo ricordano. “Fondato come teatro d’avanguardia nel 1947 a New York (da Julian Beck e Judith Malina), il Living Theatre scatena violente reazioni per la sua ispirazione politica. Costretto quindi ad abbandonare gli Stati Uniti per il suo impegno non gradito al potere, dagli anni Sessanta trasferisce la sua attività in Europa. Unione teatro e vita; riconsiderazione fisica e gestuale del linguaggio scenico; ricerca drammaturgica volta alla partecipazione emotiva del pubblico, sono i cardini fondativi dell’estetica teatrale rivoluzionaria del Living”.
Noi lo ricordiamo con una installazione di Giacomo Verde (1956-2020) a lui ispirata e dedicata alle UTOPIE dal titolo Inconsapevole Macchina Poetica, progetto Eutopie
Nella Inconsapevole Macchina Poetica (2002) Verde insieme, con il musicista Mauro Lupone e il
tecno musicista Massimo Magrini, predispone un programma in cui il visitatore, sollecitato da suoni e
immagini, deve rispondere a semplici domande sulla percezione soggettiva e interpersonale della
vita e del mondo. Le risposte si mescolano, come in un gioco dadaista, ai pensieri di alcuni artisti utopisti, facendo diventare gli utenti inconsapevoli creatori. Ispirata a Julian Beck e al Living
Theatre, a San Francesco d’Assisi al Subcomandante Marcos e a Mohammad Yunus, inventore del
microcredito, è stato uno dei primi risultati del progetto Eutopie sulle nuove utopie e collocato in forma installattiva, in situazioni diverse, all’aperto al chiuso, in spazi pubblici e privati.

Una situazione apparentemente familiare attende il visitatore:
una tastiera e uno schermo, una sedia su cui sedersi.
Ciò che incontra è un’interfaccia immediata e silente:
si tratta di leggere e di scrivere, rispondendo ad alcune domande.
Se il visitatore decide di non sottrarsi al chiedere, se entra nel gioco, attraverso le sue risposte innescherà un inconsapevole processo poetico.
Suoni e immagini evocativi avvolgono il visitatore per metterlo in relazione con la visione del mondo di Julian Beck (o di San Francesco, del Subcomandante Marcos o dell’inventore del microcredito Mohammad Yunu). Rispondendo alle domande ispirate dalle parole di questi 4 “Eutopisti” riscoprirà le proprie risposte trasformate in poesia.
Si compie un rito in cui ha luogo e prende forma l’utopia.
E’ il generarsi di nuova poesia, sussurrata e indelebile nella macchina che vive essa stessa di poesia e Utopia. La macchina poetica – il cui il tema costante è l’Utopia – può essere dedicata a diversi altri argomenti e l’attivazione delle domande può prendere spunto da altri testi e autori.
