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Digital Performance webzine di Anna Monteverdi
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Lino Strangis: la computer art made in Italy sbarca ad Ars electronica. Profilo del Nam June Paik calabrese.
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Lino Strangis è un computer artist di pregio, un giovane e accanito scopritore delle più complesse modalità di espressione delle tecnologie 3D mescolate alla videoarte.

Di più, è un artista intermediale. Una definizione curiosa che lui stesso si dà da sempre, e che denota un attaccamento alla tradizione storica e avanguardista della videoarte, quella di Paik, di Vostell e dei numerosi artisti Fluxus che avevano cominciato in America a mescolare le carte delle arti tecnologiche e performative. Intermedia Art infatti è il termine coniato da Higgins per definire il movimento misto di performer, musicisti, artisti visivi, videomaker e filmaker che stava popolando la scena delle varie Biennali creando un precedente assoluto nell’ambito della sperimentazione artistica non solo tecnologica.

Ed è proprio a fianco di Paik che Strangis fa una delle sue prime apparizioni, nel senso che una sua opera viene esposta accanto a quella del Maestro coreano, il grande “giocoliere elettronico” che tra un’improvvisazione Fluxus e l’altra, inventò anche la videoperformance insieme con Charlotte Moorman.

Numerosi sono stati i festival che hanno accolto Strangis: la sua prima personale ufficiale è del 2005, al MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma, a cura del direttore Simonetta Lux. Le sue installazioni (anche quelle immersive con uso di Oculus rift) e opere monocanale hanno fatto la loro apparizione in vari spazi dedicati alla digital art: CONTEMPO, International Contemporary Art Festival-sezione Sensitive e Digital Scapes, Varna-Bulgaria; tre edizioni di Over the Real Festival di videoarte al GAMC di Viareggio. Nell’ultima edizione 2016 Strangis è intervenuto sulle sue  stesse creazioni digitali con effetti live video e sonori, tramite strumenti musicali modificati ed elettrificati e grazie al software da lui preferito: Ableton.

 Tra gli eventi internazionali a cui ha partecipato va ricordato l’evento per eccellenza, il punto di riferimento per tutti gli appassionati dell’arte digitale: Ars electronica di Linz, ma anche  il 70° GALA CONCERT del Conservatorio nazionale del Kazakistan per il quale Strangis ha realizzato i video live in diretta televisiva su 3 schermi di grandezza colossale.

Strangis declina il rapporto tra reale e virtuale in un video monocanale molto emblematico Just an apple, in cui riprese dal vero si alternano e si mescolano agli scenari in grafica digitale, tratteggiando una prospettiva ironica sulle possibilità rappresentate dal cyborg. La contaminazione quasi osmotica fra lo spazio fisico e quello matematico del computer sembra alludere in tutte le sue opere, anche a una potenziale dimensione mentale in cui i confini fra soggetto e mondo sfumano, come nel sogno, come accade anche in PENSIERO VOLANTE NON IDENTIFICATO e in Metaphysical orogeny. Frame da questi video sono diventate stampe su materiale plastico ed esposte come opere a sé.


 

L’ossessione per un viaggio oltre i confini della mente, l’attenzione per operazioni artistiche interattive per lo spettatore (videoarte e uso di piattaforme Kinect, composizioni audio-visuali con uso di occhiali 3D), l’attenzione per una narrazione astratta e la predilezione per raffigurazioni simboliche con colorizzazioni flashanti, trasmettono l’idea di un’ arte che si confronta con un nuovo paesaggio contemporaneo sempre più artificiale e con un’estetica polisensoriale .

La prolifica sperimentazione e produzione del giovane artista di Lamezia Terme, e la sua esperienza sui diversi linguaggi e formati mediali (dalla videoarte alla realtà virtuale, dall’interaction design alla sound art alla interactive performance), oltre che la decisa originalità e stile, vicino tavolta all’estetica da videogame, lo rendono un punto di riferimento soprattutto per l’arte tecnologica underground italiana.

Non a caso Strangis si è fatto promotore di manifestazioni, collettivi, raggruppamenti di artisti indipendenti per contrastare il potere del cosiddetto “sistema dell’arte”, a partire proprio dalla proposta di arte in spazi pubblici, in spazi degradati, per rivitalizzare luoghi periferici e favorire la socializzazione attraverso l’arte. Come Miniart video store.

Artista ma anche curatore, critico d’arte e acuto osservatore dei fenomeni legati alla tecnoarte, ha creato e alimentato grazie al suo particolare attivismo digitale, un importante dibattito spesso sfociato in pubblicazioni (La videoarte nel mondo del software) e videodocumentazioni d’artista. Va ricordata anche la creazione  di C.A.R.M.A. (Centro d’Arti e Ricerche Multimediali Applicate), la prima organizzazione italiana dedita espressamente alla distribuzione e alla diffusione della videoarte italiana nel mondo.

I suoi video in versione live act  o di scenografia elettronica accompagnano con forte impatto visivo, performance e spettacoli (come nel caso di SHAMANS OF DIGITAL ERA con lo storico attore e regista del teatro dell’avanguardia romana Carlo Quartucci).

 

 

22/11/2017 annamaria monteverdi

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