EIA – Exploring Artificial Intelligence in Art-Parco tecnologico della Sardegna 15/19-07-2019
1223

Dal 15 al 19 luglio si svolgerà nella sede di Pula (CA) del Parco tecnologico della Sardegna la scuola scientifica “EIA – Exploring Artificial Intelligence in Art”.

La scuola è organizzata dal CRS4 ed è realizzata anche grazie ai fondi del programma “Scientific School 2018-2019” promosso da Sardegna Ricerche. 

L’obiettivo della scuola è indagare il rapporto tra intelligenza artificiale e arte, per formare figure professionali fortemente competenti nelle tematiche trattate durante la scuola. L’intento è riunire ricercatori che si occupano di intelligenza artificiale, creativi, umanisti e quanti operano nel mondo dell’arte generativa e digitale, per fornire una esauriente visione del mondo dell’arte legato alla creatività delle macchine. 

Durante la scuola saranno affrontati temi come l’analisi e la sperimentazione di algoritmi e procedure per la creazione di contenuti artistici, coinvolgendo ricercatori impegnati nella definizione di modelli generativi (GAN, RL, ecc.), creativi che si misurano con i sistemi e le tecniche dell’intelligenza artificiale e umanisti che si interrogano sulle implicazioni sociali e culturali di questa stagione artistica contemporanea. 

Iscrizioni
La partecipazione alla scuola è gratuita e il numero massimo di partecipanti ammessi è pari a 30. Sono inclusi nell’iscrizione materiale didattico, coffee break e pranzo. I trasferimenti e i pernottamenti saranno invece a carico dei partecipanti.

Per candidarsi è necessario inviare entro il 15 giugno 2019 una richiesta di iscrizione, accompagnata da un breve testo motivazionale e da un curriculum vitae di massimo 2 pagine, al seguente indirizzo email: 
eia@crs4.it

Indirizzo email

L’ammissione sarà confermata entro il 22 giugno 2019 sempre tramite email. 

Indirizzo
Sardegna Ricerche 
Parco tecnologico della Sardegna 
Edificio 2, Località Piscinamanna 
09010 Pula (CA) – Italia 

Uscito per la CLUEB il libro di Cinzia Toscano “Il teatro dei robot La meccanica delle emozioni nel Robot-Human Theatre di Hirata Oriza”
1222

La robotica riveste nella contemporaneità giapponese un ruolo sempre più significativo e negli ultimi decenni si è inserita in maniera quasi naturale in ambiti sociali e lavorativi. Lo studio proposto, attraverso l’analisi del Robot-Human Theatre Project, nato dalla collaborazione tra il drammaturgo e regista teatrale Hirata Oriza e l’ingegnere dell’automazione Ishiguro Hiroshi, cerca di delineare i tratti distintivi della robotica giapponese e delle ricadute a livello sociale e antropologico del suo costante e inarrestabile sviluppo. Focus della ricerca è l’analisi teatrologica dei cinque spettacoli nati in seno al progetto e che vedono in scena attori in carne ed ossa e robot umanoidi e androidi. I, worker (2008), In the heart of the forest (2010), Sayonara (2010/2012), Three sisters android version (2012) e La Métamorphose version androïde (2014), oltre a rappresentare uno dei molteplici volti del connubio tra arte e tecnologia, hanno permesso di compiere un affondo nell’odierna società nipponica. Guardare a queste performance ha consentito di affrontare alcune tra le questioni più urgenti della contemporaneità giapponese: la rielaborazione della tragedia di Fukushima del 2011, gli hikikomori e la relazione uomo-macchina. Lo studio, strutturatosi su una metodologia trasversale si avvale di materiali inediti reperiti durante la ricerca di campo svolta in Giappone a stretto contatto con la Seinendan Theatre Company, fondata nel 1983 e, ancora oggi, guidata da Hirata.

Al via la rassegna di videoarte Over the real a Lucca
1221

martedì 16 aprile ore 18.45 

Auditorium Vincenzo da Massa Carrara – Fondazione Ragghianti 
Via San Micheletto, 3 – Lucca

Presentazione e proiezione delle opere video a cura di:

Lino Strangis e Veronica D’Auria (C.A.R.M.A.),

Maurizio Marco Tozzi.

venerdì 19 aprile ore 17

Auditorium Palazzo delle Esposizioni – Fondazione Banca del Monte di Lucca

Piazza San Martino, 7 – Lucca

“Anni ’70: la Videoarte fra tecnologia e trasformazioni sociali”

Conferenza con la partecipazione di Carlo Ansaloni (Centro Video Arte, Palazzo dei Diamanti, Ferrara), Gianni Melotti (art/tapes/22, Firenze), Michele Sambin (Centro Video Arte, Palazzo dei Diamanti, Ferrara e Galleria del Cavallino, Venezia),Alessandro Romanini (Presidente Comitato Scientifico Fondazione Ragghianti e Docente Accademia di Belle Arti di Carrara); introduce Maurizio Marco Tozzi

sabato 20 aprile ore 15

Auditorium Palazzo delle Esposizioni – Fondazione Banca del Monte di Lucca

Piazza San Martino, 7 – Lucca

https://overthereal.com/artists/

Presentazione e proiezione delle opere video a cura di:

Alessandra Arnò (Visualcontainer),

Gabriel Soucheyre (Videoformes).

Lino Strangis VR live al KLANG di Roma: Perdersi nella Realtà Virtuale (e dare vita ad altri mondi)
1219

Lino Strangis uno dei  migliori rappresentanti della Computer Art in Italia, persegue da anni in modo rigoroso la sua idea estetica di “intermedialità” che comprende oggi sculture 3D, Realtà Virtuale, installazioni immersive collocandole in azioni performative che “estendono” e “espandono” al limite della fantascienza, i confini della realtà. E’ l’esempio della straordinaria e originalissima performance di Azione sonora Altre musiche per Altri mondi al  KLANG di Roma del 4 aprile legata all’omonimo album di musica elettronica sperimentale di prossima uscita.

E in questa realtà parallela, formata da una costellazione scenografica digitale totalizzante fatta di sculture in forma di aggregato corallino 3D di note scappate dalla partitura per mineralizzarsi in altre vite – totemici relitti di una memoria umana- la performer (Veronica D’Auria) si immerge e si perde, indossando una “maschera” Oculus Rift che la rende al tempo stesso cieca e testimone di visioni surreali che dona al pubblico.

Lei è dentro forme in trasformazione, prigioniera di sogni/incubi plasmati in diretta in un firmamento digitale altrui:  Il suo corpo diventa segno dentro altri segni digitali che insegue suoni liquidi. Nulla accade prima dell’epifania rappresentata dall’atto di indossare la maschera-Oculus nelle cui cavità si ritrovano mondi fantastici creati in diretta dal “plasmatore” Lino Strangis.  La Realtà virtuale quale piattaforma teatrale e insieme maschera evocativa di mondi in divenire. E’ la materializzazione di utopie avanguardiste, a detta dell’autore in cui suono e immagine si sublimano a vicenda, definendo territori drammaturgici complessi, improvvisati e  ogni momento rinnovati e rinati dal vuoto e dalla luce.

Così Strangis ci racconta la funzione centrale della musica (e dei suoni) nella performance, vero centro gravitazionale di tutte le arti messe in campo: Sono scritture musicali per libere improvvisazioni, tramite le quali ho cercato di proseguire quella linea di ricerca che ha visto la scrittura musicale diventare altro, altre arti. Mi interessa molto spingere la performance sonora-musicale fino alla fondazione di una scena che ricomponga le drammaturgie sonore a quelle di gesti, luci e visioni in una versione minima e odierna dell’opera totale.

La performance al KLANG anticipa una serie di eventi, incontri, presentazioni di libri in cui l’opera di STRANGIS sarà al centro di molte attività ed esperienze multisensoriali per il pubblico prossimamente al MACRO di ROMA.

Qua il sito rinnovato dell’autore

Parte il 6 aprile su Rai5 per #StardustMemories il focus sul teatro americano novecentesco,
1218

I più grandi drammaturghi statunitensi del XX secolo incontrano i maggiori interpreti del teatro italiano del secondo Novecento. Per il ciclo “Stardust Memories” – che propone in versione restaurata grandi classici del teatro delle Teche Rai – Rai Cultura trasmette alcuni dei più pregevoli adattamenti di classici del teatro americano del Novecento prodotti dalla Rai tra gli anni ’50 e la fine degli anni ’60. Primo appuntamento in calendario, sabato 6 aprile alle 16.20 su Rai5, è la commedia “Fermenti – Ah, Wilderness!” (1957), composta nel 1933 dal Premio Nobel americano Eugene O’Neill. Ai primi del ‘900 in una cittadina della provincia statunitense si svolge l’educazione sentimentale del diciottenne Riccardo (Luca Ronconi), appassionato lettore di autori romantico-decadenti come Wilde e Swinburne. Sensibile, irrequieto, anticonformista, Riccardo ama scrivere poesie e prose che ricalcano temi e stili dei suoi modelli letterari: una missiva destinata alla amata Mildred (Monica Vitti) viene però intercettata dal padre della ragazza, che fraintende il messaggio nel modo peggiore. La separazione, imposta dal genitore puritano e bigotto, porta il giovane verso la cattiva strada, ma la sua integrità d’animo e il suo amore per l’arte lo salvano dall’errore e lo riavvicinano felicemente alla giovane innamorata. Di Eugene O’Neill, traduzione Laura del Bono, regia Carlo Ludovico Bragaglia con Augusto Mastrantoni, Margherita Bagni, Leonardo Bragaglia, Luca Ronconi, Ernes Zacconi, Gianrico Tedeschi, Monica Vitti, Gabriella B. Andreini, Gianrico Tedeschi, Maresa Gallo, Giovanni Marerassi, Franco Giacobini, Giamberto Marcolin, Marisa Omodei. Tra le altre opere proposte dal ciclo, “Lo zoo di vetro” di Tennesse Williams, realizzato nel 1963, con una magistrale Sarah Ferrati supportata dai giovani Anna Maria Guarnieri e Paolo Graziosi, “Piccola città” di Thornton Wilder – che con questo testo vinse il Premio Pulitzer nel 1938 – proposta in una messa in scena del 1968 nella traduzione di Carlo Fruttero e Franco Lucentini con Mario Carotenuto e Giulia Lazzarini e “Svegliati e canta” di Clifford Odets in una trasposizione scenica per la televisione del 1968 con Giulio Bosetti e Ilaria Occhini e la regia di Daniele D’Anza.

Il documentario su Tomi Janezic al Festival del cinema europeo di Lecce l’11 aprile
1217

La sezione Cinema e realtà  del prestigioso festival del cinema europeo di LECCE propone i seguenti documentari accompagnati dai registi: Be kind di Sabrina Paravicini e Nino Monteleone, Non più, non ancora di Mariagrazia Contini, Paolo Marzoni, Vito Palmieri, Selfie di Agostino Ferrente (distribuito da Luce Cinecittà) e Tomi Janežič – La cura del teatro di Anna Maria Monteverdi.

Conferenza GARR 2019 Connecting the future Politecnico di Torino, 4-6 giugno 2019
1216

Si avvicina l’appuntamento con la conferenza GARR che dal 4 al 6 giugno presso il Politecnico di Torino ospiterà le migliori esperienze di innovazione in rete nel settore dell’istruzione, della ricerca e della cultura.
Da oggi è possibile iscriversi a Connecting the future, questo il titolo dell’edizione 2019, che sarà l’occasione per esplorare le opportunità e le sfide tecnologiche nella ricerca multidisciplinare.

Ricordiamo che c’è ancora tempo fino al 15 aprile per partecipare da protagonisti presentando un contributo tramite la call for papers.

✍️ Iscriviti ora   I  🎙️ Partecipa come speaker

I temi centrali della conferenza spazieranno dalla cybersecurity all’intelligenza artificiale, dalla conservazione dei dati alla loro valorizzazione, dalla formazione alla scienza aperta.
La conferenza sarà quindi l’occasione per presentare esperienze di innovazione e spunti di riflessione per il mondo dell’università, della ricerca, della scuola, della sanità, dei beni culturali.

Il programma è ricco di keynote speaker di rilievo internazionale.
Scopri di più sul sito dell’evento: www.garr.it/conf19

Opportunità di formazione
Il 3 giugno sarà interamente dedicato alla formazione con corsi sulla sicurezza informatica, per la realizzazione di materiali multimediali per la didattica e un corso sul public speaking per la ricerca.

Consortium GARR

Consortium GARR • The Italian Research & Education Network
External Relations and Communications 
Via dei Tizii, 6 – I 00185 Roma
comunicazione@garr.it
+39 06.4962.2000 

Al via il Festival del cinema europeo di Lecce sotto il segno di Sokurov. Nella sezione Cinema e realtà anche gli spezzini Bronzini e Monteverdi
1215

20 anni per il Festival del Cinema Europeo in programma a Lecce dall’8 al 13 aprile presso il Multisala Massimo.

“Un traguardo importante di una manifestazione cinematografica che ha portato in Puglia grandi autori europei come Saura, Kauruismaki, Michalkov, Angelopoulos, Ioseliani”, dice il direttore artistico Alberto La Monica,

Il regista russo Aleksandr Sokurov sarà il “Protagonista del Cinema Europeo”, con la retrospettiva di alcuni dei suoi film più rappresentativi realizzati dalla seconda metà degli anni ’90 a oggi tra cui l’intera tetralogia del potere: Toro, Moloch, Il sole e Faust  (Leone d’Oro a Venezia 68, nel 2011)

http://www.sentieridelcinema.it/loscar-europeo-alla-carriera-ad-aleksandr-sokurov/

(da https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/55/77961/ulivo-d-oro-a-stefania-sandrelli-e-aleksandr-sokurov.aspx)

La sezione Cinema e realtà propone i seguenti documentari accompagnati dai registi: Be kind di Sabrina Paravicini e Nino Monteleone, Non più, non ancora di Mariagrazia Contini, Paolo Marzoni, Vito Palmieri, Selfie di Agostino Ferrente (distribuito da Luce Cinecittà) e Tomi Janežič – La cura del teatro di Anna Maria Monteverdi.

Incontri in Alma Artis, Pisa: Francesco Ristori, fotografo e art director
1214

Martedì 2 aprile dalle ore 12:00 alle ore 13:30  Alma Artis inaugura il programma degli incontri culturali con l’artista Francesco Ristori, presso l’Aula Magna

Ristori è fotografo professionista ed art director  cura mostre e pubblicazioni riguardo al mondo ludico, rendendosi portavoce di un manifesto culturale che dalla Toscana tende le braccia verso la terra del Sol Levante.

Ristori viene a raccontare la sua innovativa idea di museo di giocattoli ispirati ai fumetti. 

Home

 

KLANG presenta : Altre Musiche per Altri Mondi (Lino Strangis/VR)
1212

Klang Roma presenta :

LINO STRANGIS
Altre Musiche Per Altri Mondi (VR experience)
https://www.linostrangis.net/
https://linostrangis.bandcamp.com/

Altre musiche per altri mondi è la nuova performance legata all’omonimo album di musica elettronica sperimentale di Lino Strangis in uscita nel 2019. Come in altre esperienze proposte negli ultimi anni si tratta infatti di un’azione intermediale e transmediale basata sulla messa in scena di una particolare dimensione liminale tra improvvisazione sonora e perlustrazione in tempo reale di un ambiente visivo costruito in realtà virtuale (realizzato ad hoc dallo stesso artista). Ad affiancare l’artista, alle prese con il sonoro dal vivo, la performer d’eccezione (Veronica D’Auria) al centro del palco, relazionando liberamente le movenze con il libero flusso sonoro, indaga visivamente e con il corpo (con headset Oculus Rift) un mondo psichedelico e metaforico contemporaneamente video-proiettato in tempo reale come grande fondale sul quale il pubblico può condividere visivamente l’esperienza in svolgimento, spezzando così l’abituale condizione di distacco dall’ambiente esterno connotativa dell’immersione in mondi virtuali.

Una danza dello sguardo che diviene modo alternativo di interagire con le immagini video come forma di dispositivo scenico o video scenografia interattiva. La scena, avvolta dal fumo, è trasformata inoltre in luogo rituale dalla presenza sul palco di una gruppo di sculture della serie denominata Partiture Spaziali, intese appunto come forma tridimensionale di scritture per improvvisazioni libere (in cui le note sono scappate dal pentagramma) ma anche come oggetto votivo nei confronti della sacralità dell’arte stessa o se si vuole di un qualche dio del libero suono. La musica, (un post ambient di matrice sperimentale oscillante tra atmosfere noise e residui di rock/metal “ripassati” in elettronica, ritmiche compulsive e visioni sognanti) “carburante” dell’azione tutta, si trasforma e si riforma su un canovaccio legato ai cambi di scena e la drammaturgia dell’ambiente virtuale, reinventando dal vivo le strutture sonore dell’album con il medesimo set di sintetizzatori utilizzati per l’improvvisazione registrata in studio.

Operazione JB . Azione urbana partecipata a Torino dedicata a Ballard a cura di Fannydada, 31 marzo
1211

Operazione JB

Azione urbana partecipata con contenuti multimediali fra reale e virtuale, guidata dai racconti di J.G. Ballard. A cura di fannidada e promossa da MUFANT nell’ambito del Progetto AxTO della Città di Torino finanziato con contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il 31 marzo a Torino: un percorso che da Piazza della Repubblica conduce al Polo del ‘900 presso la mostra “Futuri Passati” in occasione di Biennale Democrazia 2019.


ottant’anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale potremmo essere alle soglie di un nuovo conflitto, come scriveva con lucida preveggenza J.G. Ballard nella premessa al racconto “TEATRO DI GUERRA” (1977):

“…Data la crescente disoccupazione, la stagnazione industriale, un sistema classista sempre più rigido e una debole monarchia, disinteressata a tutto quanto non sia il cerimoniale, è possibile immaginare che il grande antagonismo tra l’estrema sinistra e l’estrema destra si risolva in un aperto conflitto civile?…” pg. 91

MITOLOGIE DEL FUTURO PROSSIMO (Myths of the Near Future, 1982), J.G. Ballard,
Mondadori, Urania n. 976, 05-08-1984,
a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, traduz. Giuseppe Lippi.

Come non rileggere oggi queste parole pensando all’Europa? Dobbiamo essere pronti!
Il MUFANT è stato scelto dal Comitato di Difesa per sperimentare nuove strategie difensive in collaborazione con i fannidada.

Abbiamo bisogno di volontari per valutare l’efficacia delle soluzioni trovate.

https://operazionejg.fannidada.com/?fbclid=IwAR1UTpr0oE2nesfGMIs8OXW8zTtAHAHKw_1kAe-MZw7Z0w_29pLJHViTags

Virgilio Sieni all’Accademia di Belle Arti di Carrara per I CANTIERI DEL GESTO
1210

Incontro con Virgilio Sieni
Rituali sullo spazio, la scultura e il corpo | Carrara_Cantieri del gesto 
Martedì 26 marzo ore 12 
Sala Marmi, Accademia di Belle Arti di Carrara

Martedì 26 marzo, alle ore 12.00, l’Aula Marmi di Palazzo Cybo-Malaspina ospiterà l’incontro Rituali sullo spazio, la scultura e il corpo. Carrara_Cantieri del gesto, che vedrà ospite il coreografo, danzatore e regista teatrale Virgilio Sieni.

L’incontro, introdotto dalla prof.ssa Simonetta Baldini, sarà l’occasione per presentare pubblicamente il progetto “Rituali sullo spazio, la scultura e il corpo | Carrara_Cantieri del gesto”, ideato da Virgilio Sieni in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara in occasione delle celebrazioni per il 250° anniversario della fondazione dell’Accademia.

L’idea di dar luogo a Carrara a un progetto di formazione e creazione sui linguaggi del corpo e della danza nasce dal respiro che emanano gli straordinari spazi storici dell’Accademia di Belle Arti: tra mare e montagna il luogo custodisce la memoria del territorio.

Il progetto pone al centro il tema della formazione e del percorso artistico rivolto agli studenti dell’Accademia. Il percorso, che si è articolato nei mesi di febbraio e marzo in pratiche e laboratori, restituirà alla città, giovedì 4 e venerdì 5 aprile, un ciclo di performance site-specific e spettacoli.

Virgilio Sieni si forma in discipline artistiche e architettura dedicandosi parallelamente a ricerche sui linguaggi del corpo e della danza. Approfondisce tecniche di danza moderna, classica, release con Traut Streiff Faggioni, Antonietta Daviso, Katie Duck. Nel 1983, dopo quattro anni di studio sul senso dell’improvvisazione nei linguaggi contemporanei della danza tra Amsterdam, Tokyo e New York, fonda la compagnia Parco Butterly e nel 1992 la Compagnia Virgilio Sieni, affermandosi come uno dei protagonisti della scena contemporanea internazionale.

Dal 2003 dirige Cango Cantieri Goldonetta Firenze, il Centro Nazionale di produzione per la danza nato per sviluppare ospitalità, residenze, spettacoli e progetti di trasmissione fondati sulla natura dei territori. Nel 2007 fonda l’Accademia sull’arte del gesto, contesto innovativo di formazione rivolto a professionisti e cittadini sull’idea di comunità del gesto e sensibilità dei luoghi. Dal 2013 al 2016 è direttore della Biennale di Venezia-Settore Danza. Nel 2013 è nominato Chevalier de l’ordres des arts et de lettres dal Ministro della cultura francese. Lavora per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei internazionali, realizzando progetti sulla geografia della città e dei territori che coinvolgono intere comunità sui temi dell’individuo e della moltitudine poetica, politica, archeologica.

Saggio on line sulla digital scenography del Ring di Lepage
1209

Segnaliamo l’ottimo approfondimento sul Ring di Lepage e la sua complessa scenografia su

Digital scenography and the mimetic aporia of Richard Wagner’s Ring Cycle

https://www.tandfonline.com/doi/full/10.3402/jac.v7.28238#_i6

Jason R. D’Aoust (2015) Digital scenography and the mimetic aporia of Richard Wagner’s Ring Cycle, Journal of Aesthetics & Culture, 7:1, DOI: 10.3402/jac.v7.28238

 

Incontro con il prof Fernando Mastropasqua sulla Commedia dell’Arte alla Statale di Milano
1208

il 3 aprile alle 14,30 per il ciclo di incontri sul teatro organizzato da Anna Monteverdi, Fernando Mastropasqua presenta il suo libro dedicato alla Commedia dell’Arte, Un teatro di pezzenti.

Fernando Mastropasqua è nato nel 1941 a Chiusi in provincia di Siena. Ha insegnato Storia del teatro e dello spettacolo nelle Università di Pisa, Trento e Torino. Tra le sue pubblicazioni: Le feste della rivoluzione francese, Milano, Mursia, 1976; Metamorfosi del teatro, Napoli, ESI, 1998; In cammino verso Amleto (Craig e Shakespeare), Pisa, BFS, 2000; Teatro provincia dell’uomo, Livorno, Frediani, 2004; La scena rituale, Roma, Carocci, 2007. In collaborazione con Ferdinando Falossi ha pubblicato L’incanto della maschera e La poesia della maschera, Torino, Prinp, 2014 e 2015. Collabora alla rivista “Critica d’Arte”.

 

The Paradoxes of Kosovo in the Theatre of Jeton Neziraj by Anna Monteverdi-European Journal of Theatre and Performance – N° 1
1207

At the core of this essay are the paradoxes of Kosovo, the youngest country in Europe as reflected in the theatre of Jeton Neziraj from Pristina, one of the most representative playwrights in the Balkans. Neziraj’s controversial and often censored texts, written in an absurd and ironic style, deal with current and burning social topics in Kosovo, the paradoxical realm of instability, controlled ethnic minorities, religious fundamentalism, nationalism, racism, immigration, homophobia, and corruption. For his plays, he has been blamed as ‘antipatriotic’, ‘Yugonostalgic’, and a ‘betrayer of national interests’. This essay includes interviews with the author, reflections on the contrasts and suffering of this ‘newborn’ country, and descriptions of the theatre performances directed by Blerta Rrustemi Neziraj.

The Paradoxes of Kosovo in the Theatre of Jeton Neziraj

Incontri sul Teatro internazionale all’Università Statale di Milano a cura di Anna Monteverdi
1206

INCONTRI SUL TEATRO INTERNAZIONALE I- (marzo-aprile 2019) Università Statale di Milano Dip. Beni culturali (via Noto)

Dai Balcani alla Spagna alcuni momenti significativi della drammaturgia e regia contemporanea 

A CURA DI ANNA MARIA MONTEVERDI

Lun.18 marzo h.12,30 Aula K 21

SPAGNA: Vincenzo Sansone,

Il disegno e l’animazione nel teatro di Marcel.lì Antunez Roca

Marcel.lì Antunez Roca, Epizoo

Marcel·lí Antúnez Roca è considerato uno dei padri della performance tecnologica per l’uso di sistemi digitali e macchine robotiche. A dispetto di ciò, tutti gli elementi della sua scena dipendono da una pratica cui l’artista è particolarmente legato: il disegno. Vincenzo Sansone ha dedicato allo studio dei disegni di Marcel.lì Antunez per le opere interattive e per le macchine robotiche uno studio specifico confluito in pubblicazioni e conferenze internazionali.

Vincenzo Sansone è studioso di Teatro e tecnologia. Dottore di ricerca in Teatro e Media è membro dell’IFTR ed è scenografo digitale. Ha scritto saggi su Marcel.lì Antunez Roca su Arabeschi.

Mercoledì 3 aprile h. 14,30 aula K 21

 Presentazione del volume del prof. Fernando Mastropasqua

Un Teatro di pezzenti (Prinp editore 2019)

La commedia dell’arte fu un teatro errante, uno stare al mondo disperati, un pensare collettivo che veniva dalla terra e immaginava la vita nient’altro che un rattoppo di miserie e sventure. Di questo misterioso fenomeno, che creò forme d’arte dalla miseria, si propone una ricostruzione degli scenari, adombrati nelle incisioni della Raccolta Fossard e negli affreschi della Narrentreppe di Trausnitz.

Fernando Mastropasqua, già professore di Storia del Teatro presso le Università di Pisa, Trento e Torino, si è occupato di feste, di maschere antiche, di carnevali, di regia. Tra le pubblicazioni: Komos, il riso di Dioniso: Maschera e Sapienza,1989; Metamorfosi del teatro,1998; In cammino verso Amleto (Craig e Shakespeare) 2000Teatro provincia dell’uomo, 2004; La scena rituale, Roma, 2007; collabora alla rivista “Critica d’Arte”. È autore con Ferdinando Falossi dell’Incanto della Maschera. Origini e forme di una testa vuota, Torino, Prinp Editore, 2014.

MERCOLEDI’ 3 aprile h. 12.30 Aula k21 (per il corso di Cinema documentario prof. De Berti)

KOSOVO: Anna Maria Monteverdi (Università Statale di Milano), I paradossi del Kosovo nel teatro di Jeton Neziraj. Teatri i Ri Ne Kosove (Nuovo Teatro in Kosovo).

Jeton Neziraj nato 40 anni fa a Prishtina, è la coraggiosa voce teatrale politica del Nuovo Kosovo; drammaturgo più volte censurato nel suo Paese ha composto più di trenta opere rappresentate e tradotte in tutto il mondo. Il documentario racconta la creazione di uno dei suoi più controversi testi teatrali messo in scena da Blerta Rrustemi Neziraj al Teatro Nazionale del Kosovo: La distruzione della Torre Eiffel.

Anna Monteverdi con Giancarla Carboni e Alessandro Di Naro e con la supervisione di Alessandro Bronzini ne hanno realizzato un documentario andato in onda su Rai5 per la Giornata Mondiale del Teatro 2017.

Lunedì 8 aprile 2019 h.12,30 AULA K21

SLOVENIA: Presentazione e proiezione del documentario La cura del Teatro: il teatro di Tomi Janežič (27’) di Alessandro Bronzini e Anna Monteverdi.

TOMI JANEZIC

La tecnica dello psicodramma è alla base del metodo attoriale del pluripremiato regista sloveno Tomi Janežič, autore di una delle più apprezzate versioni de Il Gabbiano di Cechov.

Anna Monteverdi con Alessandro Bronzini ha realizzato il documentario La cura del Teatro (2018) che testimonia i laboratori e il lavoro registico di Janezic.

Lunedì 15 aprile ore 16,30 aula K21

SPAGNA: Vincenzo Sansone, Lo spettacolo “telematico e interattivo di Konic lab di Barcellona

Alain Bauman e Rosa Sanchez hanno dato vita al gruppo sperimentale catalano dedito alle nuove tecnologie interattive e telematiche: KONIC LAB.  Vincenzo Sansone ha raccolto documentazione preziosa sul loro percorso artistico.

Uscito il primo numero dell’European Journal of Theatre and Performance. Contiene il saggio di AMM sul Teatro di Jeton Neziraj.
1205

We are delighted to announce publication of the first issue of the European Journal of Theatre and Performance, the journal created by the European Association for the Study of Theatre and Performance (EASTAP). The association was established in 2017 in order to bring together researchers and theatre practitioners and to share knowledge about the various approaches and research methods employed in theatre and performance (www.EASTAP.com). The journal is an essential part of this enterprise whereby we are seeking to develop the academic discipline through exploring new avenues of research. The association aims to encourage ongoing dialogue between theory and practice, and to be a place where the theatre can reflect on itself in relation to the world around us. It also aspires to develop critical thinking about the concepts that lie at the heart of aesthetic and theatrical activity in Europe and beyond.

The journal is produced under the joint editorship of Agata Łuksza and Didier Plassard, and it will be published once a year.  Each issue will consist of 4 sections: an Essay section based on a specific theme for each issue, a Focus section dealing with the work of a particular director, an Archive section that will make available previously unpublished or poorly distributed documents, and finally a Book Review section that will focus on recently published scholarly books. While the principal language of the publication is English, the journal also welcomes articles written in other European languages.  The editors are supported and advised by an Editorial Committee composed of Maria-João Brilhante, Nancy Delhalle, Milija Gluhovic, Lorenzo Mango and Aldo Milohnic. Non-members will have to pay for access to articles for the first year but thereafter the journal will be available on open access.

European Journal of Theatre and Performance – N° 1

The first issue of the journal, which has just been published, is concerned essentially with the question of Europe. The Essay section is entitled Spectres of Europe: European Theatre between Communitarianism and Cosmopolitanism, and consists of articles selected by Aldo Milohnic and Agata Luksza. These explore the relationship between theatre practice and issues of communitarianism and cosmopolitanism, paying particular attention to the ways in which artists and theatrical institutions have intervened critically in debates concerning national, European or civic identity. The authors of the eight selected articles (Nikolaus Müller-Schöll, Rosaria Ruffini, Jasper Delbecke, Dick Zijp, Simon Bell, Anna Maria Monteverdi, Tom Nicholas and Kathrin-Julie Zenker) analyse some of the many contradictions at the heart of these debates, and highlight the critical and progressive role played by artists and theatre companies in contemporary Europe.

The Paradoxes of Kosovo in the Theatre of Jeton Neziraj

 

The Focus section is devoted to Milo Rau and brings together unpublished texts and interviews as well as a selection of photographs from a number of his productions.

From the Archives contains the text of an unpublished play by director and theorist Edward Gordon Craig. The play was written in 1916, and is entitled The Skeleton. It is accompanied by two epilogues, dated that same year. In his introduction, Didier Plassard discusses how this attempt at “realistic” theatrical writing, something of a paradox in relation to the rest of Craig’s work, contains features that foreshadow the poetics of postdramatic theatre practice.

We would like to take this opportunity to express our warmest gratitude to all the contributors to this issue, to the photographers, as well as to the institutions that have shown confidence in us and authorised us to publish documents in their possession, in particular the International Institute of Political Murder, the Edward Gordon Craig Estate, and the Institut International de la Marionnette.

A detailed table of contents for the issue is set out below. Access to the journal is free of charge for members of EASTAP. Simply log in with your name and password. For non-members, access to a given article will cost 3 euros. A tab will guide you to the payment module. It is also possible to access the entire issue for 25 euros  (http://eastap.com/journpress/eastap-journal/).

Josette Féral                                            Didier Plassard  and Agata Luksza

EASTAP President                                  Journal editors-in-chief

FOG- Festival di performing arts alla Triennale di Milano 15 MAR — 5 GIU 2019
1204

Da marzo a giugno torna la seconda edizione del festival FOG che presenta al pubblico le espressioni più innovative e affascinanti del teatro contemporaneo, della musica e della danza.

Il festival segue la stagione teatrale e ne accentua la pluralità disciplinare, il “fuori formato”, le insolite modalità di coinvolgimento degli spettatori, il rapporto con lo spazio pubblico e la natura. Un festival di produzione e di ospitalità capace di mettere in dialogo le performing arts con l’architettura, il design, l’arte all’interno della Triennale e in una rete di spazi della città di Milano dedicati alla ricerca e alla visione internazionale.

Jan Fabre
The Night Writer. Giornale notturno

Visionario e disarmante, The Night Writer. Giornale Notturno– che FOG presenta in prima assoluta – è un canto alla personalità sovversiva e intrigante di Jan Fabre, artista visivo e regista teatrale tra i più innovativi della scena internazionale.

© Phil Griffin

VAI ALL’EVENTO 

Daniel Blumberg
Daniel Blumberg in trio

Daniel Blumberg, uno degli artisti più originali della musica indipendente, torna in Italia per presentare il suo ultimo lavoro: Minus pubblicato da Mute Records.

© Gullick

VAI ALL’EVENTO 

Silvia Costa
Nel paese dell’inverno

Con un’indagine poetica e visuale sull’opera di Cesare Pavese, Silvia Costa mette in scena un lavoro che si relaziona alla realtà attraverso la trasfigurazione delle cose in immagini e simboli.

© Simone Gosselin

VAI ALL’EVENTO 

Siro Guglielmi
P!nk Elephant

PRESSO: DID STUDIO FABBRICA DEL VAPORE

Il primo appuntamento della serata è con Siro Guglielmi, giovane promessa della coreografia italiana, autore di una danza stilizzata e al contempo ricca e traboccante.

© Giovanni Oscar Urso

VAI ALL’EVENTO 

Sara Sguotti
S.solo

PRESSO: DID STUDIO FABBRICA DEL VAPORE

Il secondo appuntamento della serata è con Sara Sguotti, giovane artista italiana che, con questo autoritratto viscerale, mette in scena il suo tormento e il suo piacere. Vincitore di DNA appunti coreografici 2017, S.solo è una ricerca corporea che scaturisce da un incontro emotivo con la poesia di Baudelaire Il serpente che danza e con le opere di Louise Bourgeois, Tracey Emin e Ren Hang.

© Paolo Porto

VAI ALL’EVENTO 

Giovanfrancesco Giannini
datamigration_1

PRESSO: DID STUDIO FABBRICA DEL VAPORE

In datamigration_1 lo spazio scenico si connette a geografie lontane, in un affresco mediatico in cui l’informazione viene incorporata. In un percorso di immagini, video e flussi digitali, Giovanfrancesco Giannini accompagna il pubblico in un viaggio nella sua memoria personale archiviata in dati.

© Antonia Treccagnoli

VAI ALL’EVENTO 

Collettivo Munerude
Rotten#1

PRESSO: DID STUDIO FABBRICA DEL VAPORE

Rotten#1 si focalizza sui processi di trasformazione organica di piante e frutti, che generano un mutamento visibile. Il Collettivo Munerude vuole mettere i corpi in una condizione “vegetale”, trattandoli come masse naturali attraversate dal tempo.

© Camilla de Filippis

VAI ALL’EVENTO 

Salvo Lombardo/Chiasma
OPACITY#4

PRESSO: DID STUDIO FABBRICA DEL VAPORE

OPACITY#4 interroga rappresentazioni del corpo che tendono a un appiattimento delle culture della differenza. Salvo Lombardo utilizza la decostruzione dell’immaginario per criticare l’idea dell’Occidente come origine della produzione di significato.

© Carolina Farina

VAI ALL’EVENTO 

El Conde de Torrefiel
LA PLAZA

Torna a Milano El Conde de Torrefiel, collettivo spagnolo rivelazione degli ultimi anni, che presenta in prima italiana LA PLAZA, uno spettacolo pensato come una piazza cittadina, che racconta il presente facendo leva sulla memoria collettiva del passato.

© Luisa Gutiérrez

VAI ALL’EVENTO 

Enrico Malatesta
Aliossi “Crazy Bugs Experience”

Dedicato ai più piccoli, Aliossi è un progetto di sperimentazione sonora che invita a interagire liberamente con le forze del suono e con le possibilità di relazione e gioco generate dall’interazione di stimoli e reazioni intuitive.

© Enrico Malatesta

VAI ALL’EVENTO 

Lorenzo Bianchi Hoesch
Square Milano

Square Milano è un’installazione partecipativa cha manipola e condiziona la realtà che ci circonda. Nata da un progetto di ricerca condotto all’IRCAM – Centre Pompidou a Parigi, Square Milano immerge il pubblico in un universo sonoro ambiguo che gioca su una percezione simultanea del reale e del fittizio.

© Andrea Macchia

VAI ALL’EVENTO 

Linda Fregni Nagler
Things That Death Cannot Destroy

L’opera consiste in una doppia proiezione di antichi vetri per lanterna magica provenienti dall’archivio dell’artista e si inserisce nel ciclo intitolato Things That Death Cannot Destroy, iniziato nel 2009 e sviluppato negli anni come un unico corpo di azioni performative, vere e proprie sequenze di immagini concepite come un flusso di associazioni visive.

Linda Fregni Nagler
ETN-O96-ML
Bali, “all in the expression.”

VAI ALL’EVENTO 

mk
Parete Nord

In Parete Nord, affrontare una danza come una concatenazione di movimenti vuol dire utilizzarla per esplorare l’esterno e provare a perdere i contorni della figura – dissolversi nel mondo. Lo spettacolo ha la forma di un dittico: a una prima parte costruita sul dinamismo incessante e serrato dei performer si succede una scena di paesaggio, ispirata dalla “disubbidienza geografica” che ogni territorio montano porta con sé.

© Andrea Macchia

VAI ALL’EVENTO 

Camilla Monga
Duetto in ascolto

La giovane coreografa italiana Camilla Monga collabora con il compositore Zeno Baldi in un duetto d’intesa e di piena attenzione che esplora processi di accumulazione coreografica e musicale. Ogni stimolo visivo e uditivo diviene un segno riconoscibile per essere interpretato e tradotto in puro suono.

© Camilla Monga

VAI ALL’EVENTO 

Nicola Galli
Deserto digitale

Deserto digitale è una composizione coreografica dedicata alla rivoluzionaria ricerca musicale di ‪Edgard Varèse e ispirata alla composizione Déserts. Il percorso sperimentale del compositore diviene il cuore pulsante della creazione, immaginata come un rituale visivo e onirico conteso tra sospensione, violenza e catarsi.

© Nicola Galli

VAI ALL’EVENTO 

Francesca Foscarini
Animale

PRESSO: TEATRO FRANCO PARENTI

Animale è un lavoro potente e poetico firmato dalla coreografa italiana Francesca Foscarini, vincitrice del premio Danza & Danza 2018 per artisti emergenti. Creato per il danzatore francese Roman Guion, il solo – che ha debuttato alla Biennale Danza di Venezia nel 2018 – è un piccolo capolavoro coreografico che esplora il nesso tra la sensibilità umana e quella animale.

© Furio Ganz

VAI ALL’EVENTO 

Michele Rizzo
Deposition

PRESSO: TEATRO FRANCO PARENTI

“Deposizione” è un termine preso in prestito dalla fisica: si riferisce al processo di trasformazione di materiale volatile in materia solida. In questo solo ipnotico ed evocativo, l’artista e performer Michele Rizzo prende ispirazione da questo procedimento per presentare al pubblico la possibilità di una trascendenza invertita – dal virtuale al profondamente umano, e viceversa.

© Lukas-Heistinger

VAI ALL’EVENTO 

ZERO
Dal post-globale al post-sperimentale

“Dal postglobale al post-sperimentale” è un vero e proprio mix sonoro: dalle nuove concezioni di Intelligent Dance Music ai suoni urbani delle città del Sud America, passando per il garage rap dei sobborghi delle metropoli di tutto il mondo e della post techno tra rumorismo e cassa in 4/4.

© Enea Colombi

VAI ALL’EVENTO 

Rimini Protokoll (Stefan Kaegi) / Thomas Melle
Uncanny Valley

In questo nuovo lavoro, che sorprenderà e provocherà reazioni nella prima italiana presentata a FOG, il pluripremiato collettivo Rimini Protokoll affronta il tema degli androidi e della loro inquietante somiglianza agli esseri umani.

© Gabriela Neeb

VAI ALL’EVENTO 

Compagnie Didier Théron
LA GRANDE PHRASE
AIR

PRESSO: BIBLIOTECA DEGLI ALBERI/ FONDAZIONE RICCARDO CATELLA

Bizzarro ed esilarante, il ciclo “GONFLES / Vehicles” della Compagnie Didier Théron assume l’aria come motore della creazione. Le figure di questi lavori sono vestite di latex gonfiato: l’aria all’interno e all’esterno dei costumi genera forme e deformazioni, energie e dinamiche.

© Cie Didier Théron

VAI ALL’EVENTO 

Bonobo
Tú Amarás

Affrontando domande impegnative – e particolarmente pertinenti ai problemi di oggi – questo spettacolo della compagnia cilena Bonobo, vincitore di riconoscimenti letterari, interroga il rapporto tra progresso e intolleranza: che sono gli “altri”? Cosa li definisce come diversi da noi? Quando diventano nemici?

© Jorge Sánchez

VAI ALL’EVENTO 

Cristian Chironi
Milano Drive

PRESSO: FONDAZIONE ICA MILANO

Milano Drive è un progetto multidisciplinare che indaga le relazioni del grande architetto modernista Le Corbusier con la città di Milano, muovendosi tra dimensione spaziale, visiva e sonora.

© Cristian Chironi

VAI ALL’EVENTO 

Giulio Boato
Theatron. Romeo Castellucci

PRESSO: FONDAZIONE GIANGIACOMO FELTRINELLI

Theatron, film del pluripremiato regista Giulio Boato, è un ritratto inedito di Romeo Castellucci, protagonista indiscusso del teatro contemporaneo.

© Giulio Boato

VAI ALL’EVENTO 

Agrupación Señor Serrano
Kingdom

La pluripremiata compagnia Agrupación Señor Serrano presenta Kingdom, un cocktail irriverente che combina banane, King Kong, consumerismo, coreografie virili, pubblicità, punk rock, supermercati, crescita, confusione, espansione, multinazionali, scarsità di risorse, colpi di stato, bestialità, musica trap e uomini molto macho in una festa senza fine.

© Vicenç Viaplana

VAI ALL’EVENTO 

Alex Cecchetti
Walking Backwards

LUOGO SEGRETO

Nel lavoro site specific di Alex Cecchetti gli spettatori sono invitati a camminare all’indietro in un percorso narrativo. Con una guida al loro fianco e storie di alberi, piante ed erbe sussurrate nelle orecchie, sono invitati a immergersi nel paesaggio fino a divenire il giardino e scoprire così che non ci sono inizi o finali, ma che lungo il cammino tutto è benvenuto.

© PatMic

VAI ALL’EVENTO 

Alessandro Sciarroni
HISTORY OF TOUCHES

VIDEO, DOCUMENTARI, IMMAGINI E APPUNTI COREOGRAFICI INTORNO AL LAVORO DI ALESSANDRO SCIARRONI

In una giornata dedicata all’attività artistica di Alessandro Sciarroni, gli spazi del Teatro dell’Arte, aperti al pubblico dal primo pomeriggio, ospitano in loop le documentazioni video delle sue produzioni più importanti, assieme ad uno slide show delle sue immagini fotografiche. Contemporaneamente, negli spazi espositivi della Triennale, alcuni danzatori condividono con i visitatori pratiche legate alla poetica dell’artista.

© Alessandro Sciarroni

VAI ALL’EVENTO 

Ivana Müller
Hors-Champ

Nel contesto di una colonia artificiale di tende, gli spettatori diventano attori in questa performance all’aperto dell’eclettica artista Ivana Müller, in prima italiana. Hors-Champ interroga la nostra relazione con la natura, con gli altri, con il concetto di sopravvivenza, con il tempo libero e la cultura, attraverso una serie di incontri con “sconosciuti” che intrattengono una conversazione seguendo un copione.

© Jean-Philippe Buffereau

VAI ALL’EVENTO 

Dewey Dell
Storm Atlas

PRESSO: SANTERIA SOCIAL CLUB

Storm Atlas è un catalogo di tempeste. Potenti quadri audiovisivi intrappolano lo spirito di tumulti metereologici di ogni tipo: composizioni di gesti, suoni e testi traducono il grande sconquasso degli elementi.

© Jonas Verbeke

VAI ALL’EVENTO 

Deflorian / Tagliarini
Scavi

PRESSO: ZONA K

Scavi è una performance affascinante e di immenso valore storico, realizzata per un numero limitato di spettatori. Concepita come progetto collaterale a Quasi Niente, uno spettacolo ispirato a Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni, la performance vuole essere la restituzione pubblica delle “scoperte” fatte da Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e Francesco Alberici nella fase di indagine del lavoro.

© E. Carecchio

VAI ALL’EVENTO 

Motus
Rip it up and start again

Rip it up and start again è uno spettacolo-concerto-karaoke-manifesto con molti video clip musicali, che ricerca nel passato recente per guardare l’oggi con occhi diversi, tentando di creare un’imprevedibile scena-movimento che possa scatenare stupore e spingere ad alzare il volume del dissenso.

© ENDDNA

VAI ALL’EVENTO 

Radio Raheem
Celebrating Soundscapes:
Gold Panda UK
Awesome Tapes From Africa

Si rinnova per il secondo anno la collaborazione con Radio Raheem, una web radio indipendente che prende ispirazione da piattaforme internazionali ormai consolidate quali NTS a Londra, The Lot Radio a NY e Red Light Radio ad Amsterdam.

© Radio Raheem

Un lungo (e parziale) percorso storico sulla digital performance on line su OLATS
1203

Segnaliamo questo percorso con frammenti video e riferimenti di autori/opere significative on line da qualche anno e non più aggiornato sulla digital performance

I riferimenti storici sono forse l’aspetto più importante dello studio che riportiamo con il link alla pagina:

1. DEFINITION

En 2007, est paru à MIT Press un ouvrage intitulé Digital Performance: A History of New Media in Theater, Dance, Performance Art, and Installation. Cet ouvrage est aujourd’hui considéré comme la référence principale du domaine « arts de la scène et technologies numériques ». Les auteurs, Steve Dixon et Barry Smith, donnent la définition suivante :

|||||||||| « le terme « digital performance » comprend toutes les œuvres des arts de la scène où les technologies informatiques jouent un rôle clé en ce qui concerne le contenu, la technique, l’esthétique ou le résultat final ». [1]

Cette définition souligne un point important : ce n’est pas la présence sur scène d’un ordinateur qui permet de définir s’il y a ou non digital performance (sans caricaturer, avec l’essor des régies numériques, on pourrait alors dire qu’aujourd’hui toutes les formes de spectacle vivant sont des digital performances). Les choses sont bien plus complexes que cela. Les technologies numériques peuvent en effet intervenir au cours du processus de création ou encore servir de modèle à l’écriture. Ce n’est donc pas la question de l’outil qui est essentielle mais celle de la pensée à l’œuvre. Cela ne rend pas la définition du corpus aisée mais évite l’écueil d’une vision techniciste des technologies numériques.

Je laisserai tout au long de ce Basiques l’expression digital performances en anglais, non seulement parce qu’elle s’impose de plus en plus, mais aussi parce qu’elle a pour avantage de considérer les arts de la scène dans leur ensemble, sans distinguer notamment le théâtre de la danse, ce qui permet d’éviter des discussions stériles sur les genres et leurs frontières. Signalons qu’en français, un numéro spécial de la revue Anomalie publié en 2002 a également été intitulé Digital performance.

La traduction française par « performance numérique » est inexacte, le terme performance en anglais n’ayant pas la même signification en français. « Arts de la scène et nouvelles technologies » demeure très flou sur le contexte historique : il y a des « nouvelles technologies » à tous les âges de l’histoire du théâtre, et ces « nouvelles » technologies que seraient le numérique et les réseaux ne sont plus si neuves. Quant à « arts de la scène à composantes technologiques », outre la longueur de l’expression, celle-ci met l’accent sur les technologies conçues comme des outils et non comme des environnements de pensée. « Représentation numérique » ou « spectacle numérique » ne sont pas très usités et n’évoquent qu’une parcelle du champ étudié.

http://www.olats.org/livresetudes/basiques/artstechnosnumerique/1_basiquesATN.php

Tobias Gremmler_ The new Svoboda?
1202

Tobias Gremmler : The director (Tim Yip) wanted to tell the story without drawing a too concrete picture. The visuals should trigger the imagination of the audience rather than being consumed. Thus, the visuals appear often incomplete or hiding something that needs to be imagined. For example, the dragon is mostly invisible, covered by smoke. But as its motions become expressed through the turbulences of the smoke, one can imagine the movements behind it. The smoke becomes a medium that abstracts a scene and propagates it wider into space. Similar methods are used with bamboo and stone. This elements serve as media that translates the underlying scenarios.

Every medium has a different degree of intimacy that determines the individual freedom of interpretation. When you read a book, all voices and images appear in your own head. They come to existence through the imagination of the reader. Thus, each character in a book has as many different voices as readers. In cinema, the space for imagination is more constrained, as the voices and visual appearance of the characters are already predefined. Although I am working with a visual medium, I often introduce elements of incompleteness in the sense that it encourages the recipient to complete it with its own imagination.

Chinese theatre particular interests me because there are no gaps between singing, dancing and acting. Most of the performers have skills in all disciplines and can seamless blend between them during a play. In contrast, western theater is strictly divided into opera, dance or drama, and the performers are specialized in one of this disciplines.

When I composed music for theater, being in my early 20s, I got in touch with disciplines such as dance, lighting, costumes and stage design. I learned that each of this disciples has an almost equal impact on the final piece as the expression of a scene can be altered complete just by music or lighting. I was fascinated by this interaction and it had a huge influence of my later work. Even if I mainly focus on visuals now, it still contains aspects of lighting, dancing, costume and stage design

There is a high degree of abstraction in Chinese theater. Every gesture, eye movement, costume color or pattern has a specific meaning, like a highly elaborated system of visual design trough witch information is encoded. As a foreigner, I have a natural distance toward this system which allows me to analyze it from a different perspective, although I found some aspects deeply resonating. There is a universal core in each theatrical expression, independent from its cultural encoding. We all feel happiness, sadness, curiosity or anger. It is just expressed differently through different cultures.

For example, in some of Robert Wilsons works one can trace a relation to Chinese theatre. The methods how information is encoded visually is somehow similar. I am not referring to the visual style but rather the visual language. In my collaborations with Chinese performance, I extract aspects of its visual language and reconstruct its grammar in a way it becomes readable across different cultures without losing its inherent meaning.

 

https://www.timyipstudio.com/content/article/en/114

from facebook

https://www.facebook.com/tobias.gremmler.7/media_set?set=a.10210858396963721&type=3

 

Legacy of Svoboda-The polyvision
1200

Dal sito della PERNI SCHEDA SVOBODA

“Svoboda è stato autore di alcuni rivoluzionari allestimenti espositivi.
Celebre il Polyécran all’Expo 1958 di Bruxelles (nella foto), proiezione multipla su otto schermi di forma quadrata e trapezoidale su sfondo nero.
Una messinscena che ha avviato un filone di rappresentazioni simili e che proprio per questo oggi non stupirebbe nessuno, ma che allora destò scalpore per la novità e l’efficacia, richiedendo la soluzione di problemi tecnici di considerevole complessità, in un’epoca in cui le soluzioni computerizzate di proiezione e sincronia dell’audio non erano nemmeno ipotizzate.
L’esperimento fu ripetuto, in modo più sofisticato, all’Expo 1967 di Montréal, dove gli schermi diventarono oggetti tridimensionali di varie forme (cubi, sfere).
Le tecniche di proiezione e le loro interazioni in scena furono per Svoboda un’ulteriore occasione di sperimentazione”.

«Mi sono sempre domandato perché bisognasse proiettare solo su una superficie compatta, e non su fasci di linee mobili, o su frammenti di superfici, o su aste.» 

 Polyekran

Polyekran (literally, “multi-screen”) was conceived by Josef Svoboda in collaboration with Emil Radok and, like Laterna Magika, was presented at the EXPO 58 in Brussels. It was a system of 8 projection screens, carefully positioned within a black space, onto which films and photographs were projected with a musical score, forming an audio-visual composition without live performers.

Polyvision

Polyvision was created for the 1967 EXPO in Montreal. It was a spatial installation comprising three-dimensional mobile objects onto which slides and film images were projected with music, forming different audio-visual compositions.

 

 

http://www.ubu.com/film/leger_ballet.html

 

 

 

 

 

 

Svoboda-Scenographer
1197

 da http://www.graphicine.com/josef-svoboda-light-and-shadows/

Archiv Narodni Divadlo

http://www.svoboda-scenograf.cz/en/

Frammenti video da INA fra

Data base da PINTEREST

Dalla pagina della società PERONI scheda SVOBODA

Josef Svoboda negli Anni ’40.
Prima di iscriversi nel 1938 alla scuola per falegnami di Praga e in seguito all’Accademia di Architettura, Svoboda lavora per un paio d’anni nella falegnameria del padre, dove sviluppa una perizia e una concretezza artigianale che gli saranno di grande aiuto in seguito.

«Sarò sempre grato a mio padre che mi costrinse, prima che diventassi scenografo, al lavoro manuale. [ … ] Sono convinto che il teatro è e rimane l’ultima opera artigianale del nostro tempo e di quello futuro.»
Josef Svoboda, op.cit., pagg. 18 e 19.

La sua attività di scenografo inizia a Praga nel 1943, ed è subito evidente come si sia già lasciato alle spalle la tradizione pittorica ottocentesca, influenzato invece dal costruttivismo russo e dalle teorie di Gordon CraigAdolphe Appia, che lo porteranno a prediligere l’uso delle forme, dei volumi architettonici, del movimento, degli effetti della fototecnica.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
I racconti di Hoffman, produzione del 1946 del Teatro del 5 Maggio di Praga.

Dal 1946 è direttore di produzione del Teatro del 5 Maggio di Praga, dal 1950 direttore tecnico-artistico al Teatro Nazionale, dal 1968 docente all’Università di Praga, dal 1970 scenografo principale al Teatro Nazionale, dal 1973 direttore artistico di Laterna Magika, gruppo teatrale che raccoglie la sintesi della visione scenografica di Svoboda, mescolando il linguaggio teatrale a quello cinematografico e utilizzando il movimento cinetico-architettonico in un codice scenografico che utilizza schermi multipli, sipari di luce, specchi, laser e proiettori di ogni genere.
Alle responsabilità direttive Svoboda ha sempre affiancato un’intensissima attività di scenografo che lo ha visto impegnato anche in cinema e televisione in celebri produzioni a fianco di registi del calibro di Václav KašlíkAlfréd RadokMilos FormanOtomar KrejcaGiorgio StrehlerHenning Brockhaus.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Scena da Domenica d’agosto, produzione del 1959 del Teatro Nazionale di Ostrava.

L’attività di Svoboda rimane confinata alla Cecoslovacchia fino al 1958.
Da allora il regime, in considerazione della sua fama, non può impedirgli di collaborare sempre più spesso con le più importanti produzioni teatrali del resto del mondo.

«Ho conosciuto il teatro durante la seconda guerra mondiale, quando tra la gente del palcoscenico e chi era in sala si comunicava con parole a doppio senso e con gesti della resistenza. Trovai allora la mia strada, dura e ostinata, che non ho più abbandonato.
Come tutti quelli della mia generazione, ho creduto anch’io che, a guerra conclusa, sarebbe stato possibile costruire un mondo migliore dove solo l’arte libera avrebbe regnato sovrana. E come la maggior parte della mia generazione ho vissuto il disinganno e la delusione; come la maggior parte di noi ho salutato la rivoluzione del novembre 1989 con sollievo e con nuova speranza.»
Josef Svoboda, op.cit., pag. 12.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Negli ‘Anni 60 Svoboda inizia una serie di collaborazioni con i maggiori teatri italiani, che si protrarranno con costanza per quasi quattro decenni e daranno origine ad alcune delle sue interpretazioni scenografiche più memorabili sia di opere liriche che di prosa.

Nel 1987 viene chiamato a Milano dal Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, per la messa in scena in coproduzione con il Teatro alla Scala del dittico brechtiano di rara esecuzione Chi dice sì, chi dice no, con la regia di Lamberto Puggelli.

Affiancato dalla direzione tecnica di Giorgio Cristini, Svoboda crea una scenografia molto asciutta, costruita con pochi fondali increspati in ASC320S – Tela Sceno largh. 320 cm – Ignifugo, qualche scaletta a pioli in legno, alcune proiezioni e luci taglienti che danno vita ad uno spettacolo sobrio, perfettamente centrato sul testo di Bertolt Brecht e sulle musiche di Kurt Weill.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
La collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano culminerà con il Piccolo Teatro, ”Faust, frammenti” parte prima, nel 1989, e parte seconda, 1990, tra le regie più note di Giorgio Strehler.

«Io ero – si capisce – molto curioso di incontrare Giorgio Strehler, e fui ben lieto quando, nel 1989, ne ebbi finalmente l’occasione. Si tratta infatti di uno di quei registi che dominano totalmente l’arte del teatro, così propriamente definita dai tedeschi, con termine intraducibile, Gesammkunstwerk».
Josef Svoboda, op.cit..

Nella foto, una scena de La donna del mare di Henrik Ibsen, allestimento del 1991 del Piccolo Teatro con la regia di Henning Brockhaus e i costumi di Luisa Spinatelli.

Photo © Luigi Ciminaghi / Piccolo Teatro di Milano

Photo
Scena da La regina delle nevi, da Hans Christian AndersenLaterna Magika, Praga, 1979.

Audace sperimentatore, pur fornendo le sue prove più incisive nel confronto con il teatro di prosa e musicale del ‘900, Svoboda ha rivisitato in chiave moderna anche il teatro d’opera classico, con interpretazioni sempre rivoluzionarie, che hanno spesso entusiasmato pubblico e critica, ma che non hanno esitato a scandalizzarne le frazioni più accademiche quando la scelta delle linee interpretative lo richiedeva.

«Nell’arte gli scandali ci sono sempre stati e non c’è ragione per cui non ci debbano essere – il progresso va contro la convenzione e la convenzione si difende. [ … ] La prima del Wozzeck di Alban Berg ha provocato un infarto al sindaco di Praga, ma nemmeno questa tragica circostanza ha potuto diminuire il grande significato dell’opera. [ … ] L’ansia di evitare gli scandali comporta solo l’appiattimento della regia e della messinscena.»
Josef Svoboda, op.cit., pag. 29.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Scena da Odysseus, allestimento di Laterna Magika, Praga, 1979.

Come altri grandi scenografi della sua generazione, Svoboda ha contribuito allo sviluppo di tecniche che hanno rivoluzionato la scenografia del ‘900. Ha sperimentato materiali specchianti, riflettenti e fotoassorbenti di ogni genere. Come altri ha introdotto nel teatro la combinazione di teatro e cinema, le proiezioni multischermo, l’effetto pulviscolo.
Ha perfezionato l’uso del controluce, quello dei cosiddetti ”sipari di luce” e, più di chiunque altro, ha studiato e messo a punto egli stesso nuove tecniche di illuminazione teatrale (basti pensare ai proiettori Svoboda, oggi di comune impiego).
Sul palcoscenico ha espanso gas, nebulizzato liquidi: ha provato tutto quello che gli era possibile provare.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Svoboda è stato autore di alcuni rivoluzionari allestimenti espositivi.
Celebre il Polyécran all’Expo 1958 di Bruxelles (nella foto), proiezione multipla su otto schermi di forma quadrata e trapezoidale su sfondo nero.
Una messinscena che ha avviato un filone di rappresentazioni simili e che proprio per questo oggi non stupirebbe nessuno, ma che allora destò scalpore per la novità e l’efficacia, richiedendo la soluzione di problemi tecnici di considerevole complessità, in un’epoca in cui le soluzioni computerizzate di proiezione e sincronia dell’audio non erano nemmeno ipotizzate.
L’esperimento fu ripetuto, in modo più sofisticato, all’Expo 1967 di Montréal, dove gli schermi diventarono oggetti tridimensionali di varie forme (cubi, sfere).
Le tecniche di proiezione e le loro interazioni in scena furono per Svoboda un’ulteriore occasione di sperimentazione.

«Mi sono sempre domandato perché bisognasse proiettare solo su una superficie compatta, e non su fasci di linee mobili, o su frammenti di superfici, o su aste.»
Josef Svoboda, op.cit., pag. 186.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Scena da La dama di picche di Pëtr Il’ič Čajkovskij al Houston Grand Opera, 1982.

Milena Honzíková, collaboratrice dalla fine degli Anni ’40 e assistente di Svoboda fino alla morte, è tra le persone che meglio ne hanno conosciuto l’approccio artistico.

«Dalla sua prima messinscena fino a quelle odierne non troviamo nemmeno un esempio di allestimento mediocremente illustrativo. [ … ] La personalità in continua evoluzione, la capacità di individuare il punto nevralgico delle singole opere, spiegano la sua caparbia ricerca di materiali e mezzi figurativi sempre nuovi. Sin dal principio egli afferma che lo scenografo non svolge la propria funzione se il suo lavoro non contiene un messaggio personale, insieme all’esperienza umana e alla consapevolezza di quanto sia insufficiente la nostra conoscenza della vita e dell’arte.»
Milena Honzíková, dalla presentazione a I segreti dello spazio teatrale, pag. 7.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Un esperimento che ancor oggi surclasserebbe qualsiasi forma di multimedialità interattiva fu quello di Boston, nel 1965, dove Svoboda ripropose Intolleranza 1960, soggetto di Angelo Maria Ripellino musicato da Luigi Nono.
Su di una serie di schermi predisposti sul palcoscenico venivano proiettate in contemporanea azioni che si svolgevano sul palcoscenico e in studi esterni, per le strade di Boston e tra il pubblico (v. foto).

«Lo scopo fondamentale [ … ] era di trascinare il pubblico e di farlo partecipare intensamente allo spettacolo. Durante il canto di protesta della cantante nera la telecamera riprendeva le persone del pubblico proiettandone l’immagine sullo schermo. La gente si riconosceva e si divertiva.»
Josef Svoboda, op. cit., pag. 77.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Scena da Rusalka di Antonín DvořákTeatro Nazionale di Praga, 1991.

«A un certo punto scambiammo l’immagine dal positivo al negativo, e sullo schermo le persone apparvero tutte nere. Alcuni spettatori incominciarono a protestare, noi li filmammo e li trasmettemmo. Riuscimmo a inserire nello spettacolo persino una dimostrazione che si svolgeva in quel momento davanti al teatro.»
Josef Svoboda, op. cit., pag. 77.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Scena da Il borghese gentiluomo di MolièreAtelier Théâtral di Louvain-la-Neuve, 1990.

Benché inizialmente più attratto dal teatro sperimentale, Svoboda si dovette dedicare fin dai primi allestimenti al teatro d’opera, in seguito apprezzandone però i contenuti e le possibilità artistiche.

«… l’opera non è solo musica, è anche teatro, è la stilizzazione al suo apice. [ … ] Per uno scenografo l’opera è una grande occasione, ma al tempo stesso anche un grosso problema. Egli deve sollecitare la fantasia dello spettatore, ma non soffocarla: non deve far credere niente, ma solo contribuire alla scoperta del senso attraverso precise allusioni. Si potrebbe dire che il suo compito consista nel raggiungere con mezzi realistici un effetto fantastico. E i mezzi devono essere quelli della finzione teatrale. Insomma, l’opera è incredibilmente esigente con tutti i professionisti che vi sono coinvolti.»
Josef Svoboda, op. cit., pag. 65.

Photo © ”I segreti dello spazio teatrale”, courtesy of Ubulibri

Photo
Lucia di Lammermoor, scenografia ideata da Svoboda ancora per l’Arena Sferisterio e caratterizzata dal fondale da lui stesso definito ”psicoplastico” per la sua tridimensionalità e per il modo in cui veniva impiegato, in proiezione e in trasparenza, per far comparire e sparire i personaggi.

«Nella Lucia di Lammermoor una funzione del tutto particolare era attribuita al sipario, delle dimensioni di 30 metri per 15 e dello spessore di 30 centimetri. Questo sipario si ripiegava, si contorceva, si tendeva, si scansava come magma, era un animale – svolgeva insomma un vero e proprio ruolo drammatico, e costituiva inoltre una superficie eccellente per le proiezioni. In tutte e due le messinscene le trasformazioni del pavimento e del sipario erano esattamente programmate.»
Josef Svoboda , op.cit., pag. 184.

Photo © Alfredo Tabocchini

EX FABRICA CANAPA-Direzione artista TPO (Prato)
1196

EX FABRICA
CANAPA
Produzione: Teatro Metastasio di Prato
Direzione artistica: Compagnia TPO – Davide Venturini
Con: Valentina Consoli, Běla Dobiášová
Engineering ed effetti visivi: Rossano Monti, Elsa Mersi
Musiche originali: Spartaco Cortesi
Scene: Laura VdB Facchini

“Canapa” è un progetto dedicato alla sperimentazione delle nuove tecnologie digitali ed interattive in ambito teatrale nato in collaborazione con la compagnia pratese TPO. Questa azione scenica costituisce la terza parte di un trittico chiamato “trilogia botanica per Ex Fabrica”, E’ la seconda parte della trilogia botanica per Ex Fabrica dedicata alla mitologia di 3 piante: l’eucalipto, il cotone, la canapa. Il significato olistico della pianta di cotone rimanda al rapporto tra tenacia e leggerezza, respiro e ritmo vitale, divisione e unione. La capsula del cotone chiusa nel suo guscio legnoso si apre e libera un fiocco leggero, aereo, in contatto con il cielo e la luce. Al tempo stesso il simbolismo del filo è quello del mezzo che collega tutti gli stati dell’esistenza fra loro. Da questa relazione terra/aria trae spunto la performance. Una visione ipnotica tra reale e virtuale in cui le immagini (interattive) sono lo strumento di fusione tra le piante e il corpo delle due danzatrici. Un gioco di sensi e di senso, tra botanica e teatro.

le altre due azioni già prodotte sono Landskin (2016) e Cotone (2017).

“Canapa” quindi rappresenta la conclusione di un percorso artistico dedicato alla relazione personale e sociale tra esseri umani e piante, nella fattispecie l’eucalipto, il cotone e la cannabis. Nella visione olistica e mitologica, queste tre piante rappresentano, in modi diversi, relazioni profonde tra esseri umani, la terra, il viaggio, il sogno. In “Canapa” sono presenti gli archetipi di una tradizione colturale dismessa negli anni (70-90) del secolo scorso a causa del proibizionismo ma oggi in via di recupero grazie ad una nuova prospettiva che vede in questa pianta una risorsa universale. La canapa sativa nel contesto artistico e teatrale di questo progetto costituisce un universo a sé, un ambiente sensoriale, un paesaggio botanico vivente che comunica con il corpo ed in questo dialogo crea un contatto epidermico ed emotivo.

 

Raccogliamo l’appello del MUSEO VIRTUALE DEL DISCO E DELLO SPETTACOLO di Massimo Baldino
1195

Carissimi amici, carissime amiche del Museo Virtuale del Disco e dello Spettacolo,
come sapete, la nostra è un’Associazione che si occupa della salvaguardia della memoria storica della tradizione musicale e discografica italiana, oltre che del mondo dello spettacolo radio-televisivo. In questi anni abbiamo raccolto, e digitalizzato migliaia di brani, spesso letteralmente salvandoli dall’oblio. Abbiamo soci e amici in tutto il mondo, che ci hanno inviato dischi, spartiti musicali, vecchie fotografie. Abbiamo lavorato instancabilmente e continuiamo a farlo, sia aggiornando regolarmente il sito www.ildiscobolo.net con brani sapientemente “ripuliti” e nuove biografie, sia studiando ogni stagione su come rendere sempre più appetibile la nostra webradio, offrendovi, oltre alle storiche trasmissioni, ogni anno qualcosa di nuovo.
La nostra è un’Associazione no-profit e tutto quello che incassiamo viene reinvestito in materiale e spese di gestione. E sono proprio queste spese di gestione a farsi sempre più gravose, tanto da rischiare di diventare insostenibili.
Per questo motivo oggi più che mai vi chiediamo un aiuto.
Vi ricordiamo che associandovi e pagando 75 euro l’anno avrete la possibilità di accedere a tutto il nostro archivio, ascoltando i brani per intero.
Avete anche la possibilità di sostenerci con una spesa di 20 euro annui e anche per voi abbiamo in serbo qualche sorpresa.
Inoltre, potete versare anche una quota una tantum per aiutarci a sostenere le spese.
Ringraziandovi per l’attenzione e l’affetto che ci dimostrate ascoltandoci e leggendoci ogni giorno, vi ricordiamo che per qualsiasi informazione potete scrivere a ildiscobolo@gmail.com.
Lo staff.

Anteprima al Cinema Il Nuovo (La Spezia) del documentario teatrale La cura del Teatro di Anna Monteverdi e Alessandro Bronzini
1194

Il video documentario La cura del teatro ideato, realizzato e prodotto da Anna Maria Monteverdi con le immagini e il montaggio di Alessandro Bronzini, sul pluripremiato regista teatrale sloveno Tomi Janežic verrà proiettato in anteprima nazionale alla Spezia, al Cinema Il Nuovo venerdì 1 febbraio ore 21 alla presenza degli autori.

Seguirà una sorpresa per tutti gli appassionati del cinema d’autore.

Frutto di una lunga ed elaborata ricerca sul lavoro del regista balcanico che ha adottato il metodo dello psicodramma come pedagogia teatrale, La cura del Teatro è un percorso attraverso i festival europei che lo hanno accolto dal 2016 al 2018 (Festival FabbricaEuropa a Firenze, Festival Mundi nel Salento, Accademia di Cinema e teatro di Lubjana, Centro di ricerca internazionale e residenza teatrale di Krušce, Napoli Teatro Festival).

Avvalendosi della collaborazione di Alessandro Bronzini per le immagini, e di alcuni studenti del corso di Scenografia e Video dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, la Monteverdi ha effettuato numerose interviste al regista e riprese in occasione di incontri pubblici molto speciali, come quello a Campi Salentina, paese natale di Carmelo Bene e durante laboratori intensivi come quello al Teatro Sannazzaro di Napoli

.

Tomi Janežic ha eccezionalmente concesso alla Monteverdi e a Bronzini, in esclusiva per il documentario, le rare immagini delle prove della sua pluripremiata produzione de Gabbiano e le riprese delle tournée in Romania, in Serbia e in Croazia.

Il risultato finale è un omaggio degli autori spezzini a uno dei più rappresentativi registi del nostro tempo prodotto dal Teatro Nazionale della Serbia e della Norvegia, il cui lavoro è sintetizzabile nella frase scelta per il titolo: “La cura del teatro”, che raduna quei principi cari alla psicoterapia di Jacob Moreno di spontaneità, autenticità e creatività alla base del fondamentale lavoro dell’attore su se stesso per comprendere e trasmettere le dinamiche, le tensioni e i conflitti drammaturgici di una storia.

Il documentario, che ha ricevuto il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, è stato presentato e proiettato dagli autori spezzini ad agosto 2018 al Festival dello psicodramma a Krušce (Slovenia), presso il Centro di ricerca internazionale e residenza teatrale fondato dallo stesso Janežic. La regista Anna Monteverdi, ricercatore di Storia del Teatro alla Statale di Milano, ha inoltre presentato e proiettato in anteprima “La cura del teatro” il 25 ottobre 2018 a Parigi in occasione della sua conferenza al Convegno Europeo EASTAP – European Association for the Study of Theatre and Performance presso la Citè Internazionale Universitaire.

Ambientazione: Lubiana (Slovenia) / Krusce (Slovenia) / Napoli / Campi Salentina (LE)

Periodo delle riprese: 2016 – 2018

Collaboratori: Gabriele Rosato (assistente alla regia); musiche e color correction Roberto Passuti; Voce Margherita Eula. Assistente di produzione Tommaso Verde.

Anna Monteverdi, ricercatore di Storia del Teatro alla Statale di Milano, si è occupata del regista canadese Robert Lepage su cui ha scritto due monografie, e di Teatro nei Balcani; ha realizzato il documentario sul Nuovo Teatro in Kosovo per Rai5 trasmesso per la Giornata mondiale del Teatro 2017. Coordinatrice della Scuola di Nuove tecnologie Alma Artis di Pisa, esperta e docente di Culture digitali e Storia della Scenografia, è presente in numerosi Festival di arte elettronica (Pomezia LIght Festival, RGB light Festival, Festival della Robotica di Pisa). Coordinatrice della sezione Intermediality dell’IFTR International Federation of Theatre Research, ha organizzato a Belgrado la giornata su Robotica Realtà virtuali e immersive al IFTR18 con la Scuola Sant’Anna di Pisa e Istituto Italiano di Cultura.

Tomi Janezic e Anna Monteverdi a Lubjana settembre 2016. Accademia AGRFT

Alessandro Bronzini diplomato nel 1992 all’ ETPA Ecole Technique de Photographie et d’Audiovisuel di Rennes (Francia) come tecnico polivalente in audiovisivi. Venticinque anni di esperienza nel settore, specializzato nella realizzazione di filmati istituzionali e promozionali (tra cui Lavazza, Arbre Magique, Banca Popolare Etica, Gruppo Abele, Museo della Resistenza di Torino). Il suo documentario commissionato dal Museo  Diffuso della resistenza di Torino, “Una pietra, un nome, una persona” è stato selezionato al Torino Film Festival 2017. E’ docente di Montaggio video alla Alma Artis Academy di Pisa. Con Anna Monteverdi sta avviando il progetto di un nuovo documentario internazionale su Robert Lepage.

Info: CINEMA IL NUOVO Via C. Colombo 99 te. 018724422

Per prenotare Roby 3385646472

 

:: digital performance interactive arts