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Call for Papers Open Arts New Audiovisual Scenarios for the Circulation of the Arts
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DAMSLab, University of Bologna, January 20–22, 2021


International conference promoted by the Department of the Arts, Alma Mater Studiorum – University of Bologna, Universidad de Murcia and IULM University, Milan.

Open Arts is an international conference aimed at exploring new forms of circulation of the cultural heritage and the arts. These result on one side from the increasing interest of the film and media industry, and on the other from the employment of multimedia technologies and the Internet by artists, museum institutions and exhibition spaces. In this regard, specific attention is devoted to the strategies developed in response to the COVID crisis. For this first edition, we are looking for papers that offer a reflection on the new audiovisual forms of valorization, dissemination, and circulation of the cultural heritage and the visual and performing arts. Through their contributions, scholars, artists and media professionals will reflect on a range of audiovisual products and multimedia strategies, questioning both their content and their media dimension. The conference will be accompanied by a cycle of screenings and the publication of a volume.
Following a growing sensitivity towards the sustainability of cultural heritage, or the economic and social balance of the labor of all the subjects working to enhance artistic heritage, the visual and performing arts today – contrarily to the avant-gardes of the last century – have not sought legitimacy by distancing themselves from popular culture. On the contrary, between the search for sponsorship and the needs related to the support of tourism, arts education or art literacy, they remain closer than ever to the media industry in an attempt to reach a wider audience. Documentaries and biopics on contemporary art and artists, the cultural heritage, architecture and the performing arts, as well as new streaming services for artists’ films and videos, and the use of multimedia devices in museums: these are no longer seen as tools that invalidate the intellectual dimension of art, but as strategic components for its circulation and appreciation.
An increasingly diverse media scenario allows artists and cultural operators to experiment with new forms of research, knowledge, and uses of the arts without having to clash with the logic of mass entertainment. This promotes a democratization of art, which becomes an increasingly less elitist and more relevant area in public life. The recurring issues that emerge include the renewed position of the audience, the use of social media and interactive technological devices in exhibition spaces, and the opening of contemporary artistic practices to an increasingly widespread visual culture. For this first edition of the conference, particular attention will be paid to the various multimedia strategies developed by museum institutions and exhibition spaces during the emergency period of the COVID-19 pandemic in 2020, characterized by an acceleration of new forms of experience and knowledge in order to respect social distancing and domestic isolation.

Locandina del convegno "Open Arts"

Possible topics include, but are not limited to:
Documentaries and biopics on art and artists
Television programming about the arts
The use of multimedia to access and promote the cultural heritage
Streaming services for artists’ films and videos
The use of social media by artists, museum institutions and exhibition spaces
Collaborations between contemporary artists and the media industry
Multimedia strategies developed by museum institutions and exhibition spaces, during the COVID-19 pandemic


Proposals should include:
Name and affiliation of the proponent
Title of the proposed paper
Abstract (300 words maximum)
A short biography of the proponent (150 words maximum)



We are seeking for speakers from different scholarly fields such as art history, film studies, media studies, visual studies, museum studies, architecture, and the performing arts. To propose a paper for a 20 minute talk, please send an abstract of no more than 300 words and a short bio of 150 words in a single PDF no later than 30 September 2020 to m.cucco@unibo.it and francesco.spampinato@unibo.it

– Speakers will be notified by October 31st
 Presentations can be in English or Italian

 
Steering committee:
Joaquin Cànovas Belchì (Universidad de Murcia), Giacomo Manzoli (University of Bologna), Anna Rosellini (University of Bologna), Vincenzo Trione (IULM University, Milan).

Organizing committee:
José Javier Aliaga Cárceles (Universidad de Murcia), Marco Cucco (University of Bologna), Anna Luigia De Simone (IULM University, Milan), Francesco Spampinato (University of Bologna), with the collaboration of Giorgio Avezzù (University of Bologna), Elisa Mandelli (Link Campus University, Rome) and Edoardo Milan (University of Bologna).

Remedi-Action, il videoteatro torna alla ribalta nel volume di Jennifer Malvezzi
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Mi rendo conto che una mia recensione di un libro in cui io compaio come citazione nella prima pagina dell’editore Postmedia rischia di non essere credibile. Ma non ci sono dubbi sul fatto che questo libro Remedi-Action. Dieci anni di videoteatro italiano scritto dalla giovane e ben documentata Jennifer Malvezzi, borsista di ricerca all’Università di Parma, sia un ottimo strumento di studio e di ricerca per chiunque voglia ancora addentrarsi in quel “paesaggio elettronico” che componeva la gloriosa arte teatrale degli anni Ottanta. Insomma un libro da consigliare a studenti e docenti e a tutti coloro che vogliono conoscere quel teatro italiano che ha avuto una brillante stagione di sperimentazione e in cui la tecnologia era uno dei linguaggi chiave da sperimentare in una generale e generazionale euforia di contaminazione.

Il mio ragionamento sulla “bontà” di questo libro si basa sul fatto che chiunque abbia scritto su questo argomento ovvero il videoteatro, a meno di non averlo vissuto personalmente come spettatore, ha sempre fatto riferimento sostanzialmente, al libro di Andrea Balzola (La nuova ricerca elettronica), a quelli di Valentina Valentini (Teatro in immagine, Camera astratta), a Bruno di Marino (il catalogo Elettroshock) e (of course) agli scritti sparsi di Carlo Infante. Sembrava non ci fosse più nulla da dire sul fenomeno, visto anche che quegli anni erano stati letti nelle recensioni straordinarie (e analiticissime) di critici come Beppe Bartolucci e Franco Quadri.

Quello che ha forse confuso la critica (me compresa) e molti di coloro che hanno tentato di fare una storiografia di  questo fenomeno già tramontato alla fine del decennio Ottanta e consegnato alla memoria e alla fortuna (nel senso latino del termine…), sono proprio questi validissimi scritti di studiosi e teorici tra il 1990 e il 1995 che hanno avuto  sicuramente il merito di portare alla ribalta un fenomeno artistico italiano degno attenzione ma che limitavano (per ragioni editoriali o di scelte personali) la ricerca a un ambito circoscritto di autori e opere.

Evidentemente molto rimaneva ancora da raccontare, e non certo tra i minori: il lavoro pionieristico di Michele Sambin, per esempio, performer video solitario e in seguito col Tam Teatromusica, è stato ingiustamente emarginato o solo parzialmente studiato, per poi essere riscoperto successivamente grazie al Festival Invideo che digitalizzò nel 2004 l’intero archivio di Sambin.pm143dpi300

Non a caso la copertina del libro della Malvezzi è una foto di scena del Tam Teatromusica che anticipa al lettore in qualche modo che il contenuto va nella direzione di una “riscoperta” di un sommerso di qualità.

In sostanza, la visione del videoteatro italiano anche nel percorso di studio di generazioni di studenti, si è sempre limitata ad alcuni esempi-faro (Camera astratta di Studio azzurro e Giorgio Barberio Corsetti/Gaia scienza; Crollo nervoso dei Magazzini; Tango Glaciale di Falso Movimento, Eneide di Krypton). Questo libro ha il pregio di raccontare un videoteatro diverso, certo anche con quegli esempi famosi e con quei protagonisti indiscussi della scena su cui forse era stato già detto quasi tutto, ma attingendo a un universo più ampio, che si apre al videoclip per esempio e alla cultura pop a cui molti autori si richiamavano. E così ecco spuntare le coppie Taroni/Cividin, Dal Bosco/Varesco ecco riemergere Antonio Syxty e le esperienze pionieristiche di distribuzione come Tape connection dell’attivissima Maia Borelli o Soft video (vedi ampia sezione di interviste ai protagonisti).

Il capitolo dedicato ai Magazzini di Tiezzi riporta alla luce, come da archeologia del postmodern, lavori sperimentali del gruppo e materiali inediti frutto di un’accurata ricerca d’archivio come si faceva una volta. Così la distanza cronologica dal fenomeno (per ragioni diciamo generazionali) in realtà, permette all’autrice di inquadrare il fenomeno nella giusta prospettiva critica attuale. La Malvezzi rielabora sulla base di molti testi pubblicati in questi anni sulla videoarte e sul teatro digitale, il videoteatro storico rintracciandone il valore non solo nella memoria ma nella “remediation” come occhieggia il titolo, ovvero ciò che un linguaggio esercita e elabora per riadattarsi a un nuovo ambiente (nel caso specifico al digitale). Quale sarà il volto del videoteatro attuale trasformato? Un discorso che apre scenari importanti considerata l’ampia produzione di performance tecnologiche contemporanee, ormai dimentiche di pionieri e affini.

Ma come non riconsiderare, per esempio, le scene prospettiche fatte di luce e diapositive di Ritorno ad Alphaville e in generale i lavori di Martone come le fondamenta dell’ampia (e spesso poco creativa) produzione di scenografia in videomapping?

Ritorno ad Alphaville, Martone. Foto di Cesare Accetta.
Ritorno ad Alphaville, Martone. Foto di Cesare Accetta.

Ci limitiamo a sottolineare che ben pochi lavori teatrali allo stato attuale delle tecnologie hanno avuto l’impatto e la forza eversiva di Camera astratta che a dirla tutta, fu presentato a Kassel (chissà che ne avrebbe detto Vila-Matas); ed oggi mostrare le testimonianze video a studenti d’accademia e persino a convegni internazionali (come quest’anno alla Sorbonne Nouvelle dove Vincenzo Sansone in un commosso omaggio a Paolo Rosa, ha presentato attività videteatrale di Studio azzurro) ha ancora un impatto tale che sembra giustificare l’affermazione di Rosalind Krauss: Reinventare un medium.

Ottime le schede finali (tratte da video opere ispirate agli spettacoli) che sintetizzano anche a vantaggio della nuova didattica, artisti e tendenze e dove forse, una scheda sul lavoro di Giacomo Verde ci stava bene. Un libro veloce dove come nella valigetta di Duchamp, ci sta dentro tutto. Anche le nostre memorie.